Storia
L'IDEA - LA REALIZZAZIONE - L'ORGANIZZAZIONE - L'ESPANSIONE - LA CRISI - IL DECLINO | L'espansione
Dal 1805 al 1807 fu costruita la quarta ala del Collegio. I lavori riprendono dopo la parentesi del 1820-21 con la spesa di onze 238 per la costruzione del cortile. Il 1 novembre 1846 viene iniziata la nuova cappella con la spesa di onze 314 incluso il contributo di tarì 12 l'anno chiesto ad ogni collegiale. Il bilancio del 1847-48 si chiude con un introito di 3.468 onze (lire 43.176,6 del 1861 = a lire 404.408.988 del 2017, pari a € 208.859,81) ed una uscita di onze 2.632. A differenza dei collegi dei Gesuiti, dotati di vistose rendite anche da beni immobili, il Collegio Capizzi si manteneva con le rette dei collegiali, 200 onze ricevute dalla Mensa di Monreale, 60 dall'Ospedale Grande di Palermo e altre 60 corrisposte dal 1818 dalla Ducea di Nelson per posti gratuiti ad alunni brontesi. Le rette degli alunni dalle 14 onze annuali del 1778-79, subirono un rialzo col procedere degli anni diventando 18 nel 1808, 20 nel 1850, 22 nel 1860 e onze 32 nel 1873. Nei registri di contabilità viene annotato che a volte le famiglie pagavano anche in natura con prodotti valutati ai prezzi correnti. | L'immediata affermazione del Collegio (nel giro di 20 anni i 37 convittori iniziali del 1778 passarono a 195 nel 1797) fu anche dovuto alla buona amministrazione ed alla capacità del personale direttivo di camminare, in campo scolastico, al passo coi tempi, aggiornando e aumentando le materie di insegnamento, ossia superando i vecchi schemi scolastici così usuali, all'epoca, nei collegi dei Gesuiti. Si inizia nel 1778, come da decreto di Re Ferdinando, con le classi di leggere e scrivere, umanità e retorica. Nel 1782-83 la retorica viene separata dall'umanità e stabiliti due distinti professori. Nel 1808 le materie d'insegnamento diventano dieci: leggere e scrivere, 2a classe, 4a minore e 4a maggiore, umanità, retorica, filosofia, teologia, alle quali nel 1810 si aggiunge il "canto fermo". Il 20 febbraio del 1818 un devastante terremoto colpì il versante di nord-ovest dell'Etna. Il vulcanologo Carlo Gemmellaro scrive di «gran tremuoto», iniziato il 18 che si protrasse per diversi giorni con 24 violente scosse. Il Real Collegio subì gravissimi danni con caduta di calcinacci e distaccamento parziale delle pareti verticali nel piano abitato dagli alunni, nei dormitori e nei corridoi. Un preventivo redatto a marzo dello stesso anno dall'architetto catanese Carlo Pulejo quantificò i danni in onze 311 (centoundici in più della dotazione annuale concessa quaranta anni prima, il 18 aprile 1778, ad Ignazio Capizzi dal re Ferdinando III). Nel 1837, il Collegio assunse il titolo di "Real Collegio Borbonico"; fu introdotto il metodo "normale", e la classe, di leggere e scrivere assume il nome di "scuola dei piccoli"; fu aggiunto l'insegnamento della lingua italiana, mentre la teologia venne divisa in dogmatica e morale. Nel 1850 iniziò lo studio della letteratura italiana, eloquenza, geografia, lingua francese. Quattro anni dopo il diritto ecclesiastico, matematica, calligrafia e, nel 1864, la fisica. Nel 1852, riferisce la relazione statistica, essendo direttore mons. Giacomo Biuso, vi erano 12 piazze franche, e vi insegnavano 19 sacerdoti. Certo, gli avvenimenti, che in quel periodo sconvolsero l'Italia e l'Europa e la donazione fatta da Ferdinando IV nel 1799 del territorio brontese all'ammiraglio Horatio Nelson, influirono negativamente sulla vita del Collegio: le condizioni del popolo brontese peggiorarono e il Comune si dissanguò in una serie continua di cause nei tribunali per difendere i propri diritti, con accentuazione delle contrapposizioni interne tra ceto borghese e popolo contadino, che culminarono nei fatti del 1848 e del 1860. Come non guardare oggi in controluce la Ducea di Nelson e il Collegio: di là l'esclusivo interesse economico, a volte vessatorio ed oppressivo, di qua la bandiera della cultura e dell'elevazione sociale del popolo, irradiate fino in lontane Terre. 1860, la crisi
Con l'unità d'Italia, l'accentramento dello Stato è anche causa di crisi del Collegio. Nel 1863-64 i convittori scendono a 134 e la retta sale a onze 24 (circa 1.600 euro), nel 1883 l'Istituto raggiunge il minimo di 50 collegiali anche se pochi anni prima, il 22 novembre 1867 sotto il rettorato del sac. Giuseppe Di Bella, l'Istituto aveva ottenuto il pareggiamento del suo ginnasio. Contro il rischio di veder diminuito il numero dei convittori il Collegio venne dotato di scuole tecniche (non se ne fece poi nulla) e gli alunni smisero di vestire la talare sostituendola con una divisa militare alla marinara. Anche le risorse economiche scarseggiano ed il Comune fa fatica a concedere finanziamenti. Il 1883 fu anno di vera crisi e non soltanto di natura finanziaria. Il Collegio vedeva appannarsi la sua prestigiosa immagine e rischiava la chiusura. Quell’anno gli studenti che lo frequentavano superarono di poco il numero di 50. La Sicilia vedeva aumentare di anno in anno il numero delle scuole pubbliche, altri istituti nascevano e le famiglie non sentivano più il bisogno di mandare a Bronte i loro figlioli. Nello stesso anno 1883, con l'introduzione della illuminazione a petrolio, furono messi nei corridoi, nel refettorio e nelle camerate 62 fanali di cristallo e viene perfezionato l'ultimo quarto del Collegio con la spese di onze 226. Il 27 settembre di quell'anno si fecero grandi feste per ricordare il primo centenario della morte del fondatore ma nemmeno la solenne celebrazione conseguì gli effetti che si speravano: una più vasta conoscenza dell'Istituto. Benedetto Radice nelle sue Memorie storiche di Bronte scrive di «archi di trionfo a verdura, fiori e drappi antichi sciorinati su per balconi e finestre, trasparenti con varii episodi della vita del Capizzi, inaugurazione di un suo busto di marmo, bande musicali, canti, baldorie, illuminazione, fuochi d’artificio, tennero il paese in festa. Era l’apoteosi del venerabile Ignazio Capizzi. Non mancò la solita accademia, ove in molte favelle fu data la stura a versi e a prose.» In una molteplicità di interventi, scritti in versi ed in prosa ed in parecchie lingue (intervennero anche il p. Gesualdo De Luca e Francesco Cimbali, il discorso commemorativo fu tenuto da Enrico Cimbali tornato appositamente da Roma. «Ma, conclude il Radice - finita la festa gabbato il Santo. Ci voleva altro che accademie! Il Collegio andava mancando d’inanizione. I convittori erano andati giù a 50.» Quali furono i motivi della decadenza? Nel 1883 il frate cappuccino Gesualdo De Luca, professore in quel Collegio, nella sua Storia della Città di Bronte cercò di darne una risposta: «1° La trasformazione d’Italia, scuole pubbliche in ogni comune ed ogni borgata, e la legge militare. 2° Il caro dei viveri. 3° L’aumento gravissimo della retta, cioè del danaro da pagarsi pel vitto dei giovani, e la tassa scolastica. In primo si pagava la miserabile somma di lire duecentoventinove e centesimi cinquanta l’anno pel vitto abbondantissimo, dopo il 1870 fu elevata a più di lire seicento in tutto. 4° La decadenza dell’antica rigorosa disciplina morale, che tanto era gradita ai cattolicissimi ed agli onesti padri di famiglia; 5° in fine il troppo piegarsi di qualcuno al nuovo tempo dettando per modelli di comporre temi rivoluzionarii, come per esempio, l’assalto di Palermo, un giovane sulle patrie mura, le tirannia del Governo Borbonico, e peggiori.» Vere o non vere queste cause, la crisi del Collegio sembrava irreversibile, gli alunni diminuivano di anno in anno con grande preoccupazione dei brontesi. «A interessare i cittadini, - continua il Radice - nel giugno o luglio seguente, fu fatta una grande radunata di tutte le teste quadre del paese e d’ogni ceto e condizione sociale per trovare in combutta uno specifico che ridesse la vita al gran moribondo.» «Si fecero molte parole, - continua con un pizzico d'ironia - si fece anche qualche battibecco che mise in subbuglio la colta assemblea e mandò a monte ogni cosa. «Allora su proposta di un illuminato consigliere del Comune, nella seduta del 29 ottobre 1885, visto e considerato che il Collegio non valeva più nulla, e che non c’era via di farlo assurgere al suo primo splendore, il Consiglio deliberò di disfarsene, cedendo fabbricato, direzione, amministrazione nonchè le stoviglie e gli attrezzi di cucina, con casseruole, padelle ecc. (dice la sapiente deliberazione) ad una Corporazione religiosa qualsiasi coll’obbligo di elevarlo a liceo infra 5 anni, scorso il quale termine inutilmente si facessero le pratiche col governo; ma pare che la commissione deputata a ciò non ne avesse allora trovata alcuna che volesse venire a Bronte a far lo stufatino ed il cibreo; e al solito il liceo rimase nella deliberazione del Comune. Che gente praticona e ammodo! Meno male che il beato Ignazio vegliava l’opera sua dall’alto dei cieli!» Nella speranza di una sua rinascita e che i figli di Don Bosco potessero rimettere in auge il vecchio Istituto, nel 1892, il Collegio viene affidato ai Salesiani rimasti fino al 1914 (quando si dimisero). Nello stesso anno il rettore sac. Giuseppe Prestianni (uno dei due benemeriti fondatori del nostro Ospedale civico) faceva restaurare e completare l’edificio. Il Collegio fu rinnovato negli interni e nelle strutture esterne, anche mediante modifiche al progetto originario del fondatore e dell'architetto palermitano Marvuglia. Con la speranza di far risorgere a nuova vita l'Istituto fu rifatta tutta la pavimentazione "a cemento" e sostituite le scale "primordiali" di pietra lavica e di mattoni con il marmo; sorsero ampie aule scolastiche, vasti dormitori. La chiesa del Sacro Cuore, progettata dall’ing. Caselli e classicamente decorata dall'artista Sciuto Patti, eretta al posto della chiesa S. Rocco, resta l'opera che conclude nel modo più degno l'attivo rettorato del Prestianni. Contro il parere di Caselli che voleva ricomporre l’unità architettonica del Collegio, fu eretta anche una nuova costruzione ad uso di botteghe e case da affittare addossate al monumentale edificio. L’antico prospetto fu così stravolto e, scrisse il nostro Benedetto Radice, «sottomettendo il bello all’utile, la speculazione uccise l’estetica». 1926, il pareggiamento
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| | Uno dei tanti dormitori del Collegio nel 1935 e (sotto) il refettorio per i convittori. | | |
| | | Il Capizzi oggi: il nucleo storico è quello a destra, al centro la Chiesa del Sacro Cuore (1907), l'ala a sinistra è stata eretta nel 1892. A destra, la lapide commemorativa posta sull'ingresso del Collegio. Fu murata nel primo centenario della morte del ven. Ignazio Capizzi (1883) e porta scolpita la seguente dicitura: "AL VENERABILE IGNAZIO CAPIZZI FONDATORE DI QUESTO COLLEGIO DAL POPOLO EDIFICATO E DAL RE DOTATO NEL PRIMO CENTENARIO DELLA SUA MORTE XXVII SETTEMBRE MDCCCLXXXIII | | | Sopra, l'Auditorium Calanna (era uno dei dormitori dei collegiali, poteva contenere fino a 100 letti). La sua realizzazione è stata sponsorizzata dalla Banca Popolare di Bronte (l'antica Cassa Agraria) ed inaugurato il 4 Aprile 1998. Nelle due foto sotto, una vetrata recentemente posta nell'atrio di ingresso (riporta una frase di Ignazio Capizzi: «A dio la gloria, al prossimo il vantaggio, per me il sacrificio») e, a destra, un ingresso secondario del Collegio (dalla via Card. De Luca). Oggi è l'ingresso principale alla Pinacoteca, ospitata nei locali a piano terra del Capizzi ed aperta nel Dicembre 2007. | | |
| Sotto il rettorato del sac. Vincenzo Portaro (dal 1916 al 1936) il Collegio Capizzi riprese a crescere con un graduale aumento del numero dei convittori che vi affluivano da tutti gli angoli della Sicilia e della Calabria: nell'anno scolastico 1916-17 gli alunni interni furono 130, l'anno successivo 138 fino a superare nel 1920-21 il numero di 200. La scelta di nominare il Portaro, già professore di latino e greco al Regio Liceo Cutelli di Catania, a Rettore del Capizzi apparve subito avveduta e felice. «Dal 1916 al 1936 – scrive A. Corsaro - il Portaro si distingue per intelligenza, pieno senso del dovere e ineccepibile correttezza. Egli fa nascere il liceo classico pareggiato, si adopera a restaurare il prospetto dell'Istituto, migliora il complesso di attrezzature destinate agli apparecchi igienici, pensa a un Polisportivo». E, aggiungiamo noi, dopo oltre 150 anni dalla fondazione, apre il portone del Real Collegio Capizzi anche alle ragazze brontesi e non. Fra le altre iniziative tese a dar nuova linfa al secolare Istituto, nel 1924, il Rettore dotò il Convitto di un ottimo e completo Gabinetto di fisica (la spesa fu di circa 20 mila lire) che affiancò a quello di Scienze naturali e Chimica. Un decreto del 24 Marzo 1926 pareggiava il liceo dell'lstituto ai licei statali: «... a decorrere dal 1° ottobre 1925, il liceo classico mantenuto dal R. Collegio "Capizzi" di Bronte è pareggiato, per il valore legale degli studi che vi compiono, ai corrispondenti istituti regi.» "In corrispondenza alle direttive Nazionali" venne anche iniziata la costruzione del "Colleggetto", la casa di villeggiatura estiva e polisportivo dei convittori del Collegio inaugurato il 26 Maggio 1929 in occasione dei solenni festeggiamenti organizzati dal Rettore Portaro per il III cinquantenario del Collegio. Il Real Collegio Capizzi vedeva però in lontananza il proprio declino e si cercava in tutti i modi di farlo rinascere a nuova vita anche perché in Sicilia molti altri istituti scolastici nascevano e le famiglie non sentivano più il bisogno di mandare a Bronte i loro figlioli sostenendo notevoli spese. In quegli anni la retta per l'anno scolastico (1 settembre - 30 Giugno) era di Lire 3.000 (1.000 in più del 1921), una somma notevole che poche privilegiate famiglie potevano permettersi. Oltre bisognava corrispondere 100 lire (una tantum) per diritto di ammissione, altre 100 annue per «uso di mobilia (lettiera in ferro,e rete metallica, colonnetta, tavolino da studio, due sedie e servizio da tavola) per visite ordinarie del medico, per servizio d'infermeria, del parrucchiere; e L. 15 mensili per bucato». Le spese per libri, vestiario, tasse scolastiche, visite mediche straordinarie, medicine, vitto speciale, ecc., erano sempre a carico del convittore e venivano conteggiate a fine anno «purchè la famiglia abbia lasciato fin da principio un deposito di L. 300, integrato o rimborsato a seconda dell'ammontare delle spese». Ed il Collegio ovviamente viveva con alterne fortune: il numero dei convittori (che ovviamente determinava anche l'economia e le sorti dell'Istituto ed anche di Bronte) scese nell'anno 1936-37 ad appena 40, per risalire 1939-41, con il rettore Anselmo Di Bella, a 135 convittori ed oltre 300 alunni. Nel Settembre del 1936, ultimo anno del rettorato di V. Portaro, la direzione del Capizzi fu affidata ai Fratelli Maristi (la Congregazione dei Piccoli Fratelli di Maria) che lasciarono il Collegio dopo pochi anni. Dopo la costruzione dell’acquedotto brontese, nel 1940, il Collegio fu dotato di un "modernissimo impianto di bagni e docce" e d'«impianto di riscaldamento a termosifone» in tutte la aule, nella sala da studio e nel refettorio. In quegli anni l'Istituto fu "oggetto di desiderio" anche da parte del Vaticano che intendeva trasformarlo in Seminario. Così scrive, infatti, il rettore Di Bella nel 1947: «(…) E faccio noto ora, poichè sono tirato in causa, quanto allora restò, per discrezione, fra i muri del Collegio, che per la decisione forte ed energica mia e del Consiglio di amministrazione, il Collegio sostenne la sua indipendenza di fronte alla Sacra Congregazione dei Seminari, che ne pretendeva la dipendenza, in forza del Trattato di Conciliazione. «Due grossi memoriali furono in quella circostanza presentati alla Sacra Congregazione, due volte mi recai a Roma a trattare la questione e a sostenere i diritti del Collegio davanti allo stesso Segretario della Sacra Congregazione, card. Ruffini, e il pericolo provocato, forse e senza forse, da nostri concittadini, allora fu scongiurato; ma avverto i brontesi, che quella cenere potrebbe un giorno essere rimossa.» (Il Ciclope, anno II, n. 2 (14) del 19 Gennaio 1947) Il declino
Pochi anni dopo, nel luglio del 1943, il Capizzi, in quel periodo requisito dall'autorità militare e trasformato in «ospedale militare di riserva n. 2», venne parzialmente danneggiato dai disastrosi bombardamenti degli alleati e in un angolo fatto saltare dai tedeschi con le mine per ostruire le via Card. De Luca. Si deve all'impegno ventennale - dal 1946 al 1966 - del nuovo rettore, il sac. Giuseppe Calanna e del suo vice, padre Giuseppe Zingale (foto a destra), l'opera di risanamento e di rinnovamento. Il suo rettorato, che è proseguito fino a pochi anni fà, quando per le mutate condizioni socio-culturali vennero chiuse la scuola ed il convitto d'istruzione e d'educazione, rappresenta più di un quarto della lunga e fascinosa storia del Collegio. Ben presto i convittori dai trenta del periodo bellico (51 nel 1945, 90 nel 1946 e 119 un anno dopo) passarono a 160. Furono ricostruite le parti danneggiate dai bombardamenti, ristrutturati nuovi locali interni, rinnovati i dormitori, la palestra, le cucine, i servizi igienici, rammodernati il refettorio e le aule scolastiche. Ed infine il Rettore Calanna ed il suo vice, padre Zingale, portarono finalmente a compimento un antico desiderio di tutti i brontesi: la traslazione, a 211 anni dalla morte, dei resti mortali del ven. Ignazio Capizzi da Palermo a Bronte nel suo Collegio, dove riposano dal 17 Aprile 1994. Il Capizzi fu edificato dal popolo con il contributo dei sovrani Borboni ("Populus aedificavit, Rex dotavit", si legge ancora su una lapide posta sul frontone del Collegio). Per questo dall’iniziale denominazione di Casa di Pubbliche Scuole di Educazione si chiamò nel 1935 Collegio Borbonico. Successivamente, nel 1848, su iniziativa dell’abate Giuseppe Castiglione, pari del Regno, il Parlamento siciliano lo denominò "Collegio Nazionale". Dopo l’unità d’Italia mutò ancora nome in quello di "Real Collegio Capizzii". E tale è rimasto fino ad oggi. Grazie alla direzione illuminata di alcuni colti rettori (Giuseppe Saitta, Giacomo Biuso, Francesco Tirendi) ed all’opera di maestri quali Luigi Pareti e Vincenzo Schilirò, il Collegio divenne nei secoli il più importante centro culturale della Sicilia Orientale. Nelle sue aule venne formata buona parte della classe dirigente siciliana per oltre due secoli. Nel 1886, al Parlamento Italiano il Ministro Ruggero Bonghi definì il Collegio Capizzi "foro della lingua latina". Bronte e il Meridione devono tantissimo all'umile sacerdote Ignazio Capizzi ed al Collegio che Lui volle. Soprattutto dal '700 a tutto l'800, il Collegio Capizzi, che in quei secoli era diventato la grande fucina del Sapere siciliano, ha permesso a Bronte di diventare un paese fecondo di personaggi illustri. Ha formato una schiera di "ingegni eletti", insigni prelati, uomini sovranamente pii, filosofi, poeti latini, giuristi ed economisti, medici celebri. Ma sopratutto, per più di un secolo, fece di Bronte un potente faro di cultura. Moltissimi i siciliani e i calabresi, che fino ai recenti anni cinquanta, studiarono e si sono formati nel Collegio Capizzi. Tra gli altri si ricordano Arcangelo Spedalieri, Antonino, Placido e Gesualdo De Luca, i fratelli Cimbali (Enrico, Giuseppe, Eduardo), Benedetto Radice, Alessandro D’antona (da Riesi, senatore e chirurgo), Luigi Capuana (da Mineo, scrittore), Piccolo Cupani (da Mineo, procuratore generale e primo Governatore dell’Eritrea), mons. S. Nicotra (da Barcellona, auditore apostolico a Vienna), etc.. Luigi Capuana, ricordando con piacere i tre anni passati al Capizzi (dal 1851 al 1854), una sera del 1910 raccontava a Benedetto Radice che "lì, in Collegio, gli cominciò la febbre dello scrivere". Naturalmente, nell’ultimo periodo, d’élite ed esclusiva era diventata la Scuola per il costo degli studi che equivaleva al prestigio e al tenore degli stessi. Oggi
Oggi le mutate condizioni socio-culturali hanno fatto chiudere la scuola ed il convitto d'istruzione del Collegio. Riconosciuto il 27/4/1781, con decreto di Ferdinando IV Re di Napoli e III di Sicilia, Ente morale giuridico di istruzione e di educazione, confermato il 6/12/1864 dal Ministro della pubblica Istruzione come “Corpo morale laicale destinato all’istruzione”, pareggiato ai licei statali il 24/3/1926 con decorrenza dal 1° ottobre 1925, iscritto presso il Tribunale di Catania al n. 238 del registro delle persone giuridiche, oggi il Real Collegio Capizzi (ente morale–laicale autonomo privato con funzione pubblica) tenta di entrare in una nuova fase operativa. Tenta di completare la prima, tradizionale e specifica - insegnamento della dottrina e delle umane lettere -, assumendo la funzione «di centro educatore per la formazione permanente del cittadino». Grazie anche allo spirito di iniziativa ed al contributo di Nunzio Sciavarrello, parte del Collegio è diventata finalmente sede di una ricca pinacoteca. Raccoglie oltre 500 opere di grafica internazionale (donate dall'Istituto per la cultura e l'arte su iniziativa del suo presidente Nunzio Sciavarrello) oltre a dipinti, sculture e disegni di artisti brontesi e di artisti provenienti da ben 50 nazioni. I locali del Collegio racchiudono una prestigiosa biblioteca e preziosi, unici archivi della storia locale. Conservano un antico ed ancora efficiente Gabinetto scientifico. Totalmente rinnovato nel 1924 oggi è in stato di completo abbandono: contiene un buon numero di antichi apparecchi di fisica, di scienze naturali e di chimica e una raccolta di zoologia con reperti di numerosi uccelli e animali imbalsamati e di oggetti conservati in liquidi. Conservano anche una piccola collezione di reperti archeologici, un antico strumento musicale a tastiera (spinetta recentemente restaurata appartenuta al filosofo Nicola Spedalieri), il suo autoritratto (del 1773), un modellino in legno in scala riproducente il Collegio nella parte antica ed il suo completamento così come era stato concepito nella versione originaria, opere dei pittori brontesi Agostino Attinà (1841-1893), Nunziato Petralia (1859-1936),
ventinove quadri di Rosetta Zingale
(da lei stessa donati ai brontesi dopo la sua morte) e numerose altre tele di particolare interesse.
| Così è stato denominato il Collegio 1778 Reggie Pubbliche Scuole di Bronte 1781 Casa di Pubbliche Scuole di Educazione 1783 Casa delle Pubbliche Scuole di Bronte 1864 Real Collegio degli Studi di Bronte 1788 Reggie Scuole di Bronte 1794 Regie Domus Studiorum Civitatis Brontis 1803 Reggie Pubbliche Scuole e Casa di Educazione di Bronte 1811 Reggie Scuole di Bronte 1835 Real Collegio Borbonico 1848 Collegio Nazionale 1849 Collegio Borbonico 1859 Real Collegio Borbonico di Bronte 1860 Collegio 1861 Real Collegio 1886 Istituto Convitto Ginnasio Capizzi Dopo l'Unità d'Italia assunse il nome definitivo di Real Collegio Capizzi e tale è rimasto fino ad oggi. La denominazione di Collegio Nazionale durò appena un anno, quello della sollevazione popolare del 1848 contro i Borboni. L'abate Giuseppe Castiglione, che sedeva nella Camera dei Pari, nel cui petto bollivano sentimenti di libertà e di odio al tiranno, nella seduta del 9 agosto 1848 propose che fosse tolto al Collegio il nome di borbonico. E il Parlamento nello stesso giorno emanò il decreto denominandolo Collegio Nazionale. Pochi anni dopo, riconquistata la Sicilia, il Borbone lo rinominò Collegio Borbonico. | I Rettori del Collegio | 1778 Placido Minissale 1779 Mariano Scafiti 1783 Vincenzo Uccellatore 1788 Paolo Colavecchia 1790 Placido Minissale 1793 Vincenzo Collia 1800 Luigi Auriti 1802 Francesco Sanfilippo 1805 Mariano Scafiti 1809 Giuseppe Rizzo 1812 Placido Leanza 1815 Giuseppe Rizzo 1817 Francesco Sanfilippo 1820 Giuseppe Saitta 1820 Emanuele Palermo 1823 Filippo Lanza 1826 Mariano Lo Turco 1829 Luigi Saitta 1832 Giuseppe Saitta 1833 Luigi Luca 1837 Francesco Mirenda 1839 Filippo Lanza 1842 Francesco Tirendi | 1845 Gaetano Rizzo 1849 Giacomo Biuso 1852 Gaetano Rizzo 1857 Luigi Palermo 1861 Giosuè Calaciura 1862 Giuseppe Di Bella 1879 Gioacchino Zappia 1881 Nunzio Lanza 1886 Benedetto Meli 1889 Nunzio Lanza 1892 Giuseppe Prestianni 1916 Vincenzo Portaro 1936 Anselmo di Bella 1941 Mariano Russo 1946 Giuseppe Zingale 1946 Giuseppe Calanna 1992 Giuseppe Zingale 2015 Nunzio Capizzi |
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| 1878 - 1883
La Deputazione Nel 1778 Ignazio Capizzi con regolare atto notarile (atto 4 ottobre 1778 notaro Francesco Abbadessa, dieci giorni prima della solenne apertura delle Scuole) nominò 8 componenti (la Deputazione: il Direttore, i Deputati ed altre figure) per il governo del nascente Istituto. Nella prima deputazione furono eletti: Dr. Placido Minissale, rettore; don Pietro Uccellatore, commissario; don Carlo Stancanelli, deputato patrono; e i deputati: arciprete dr. Placido Dinaro; dr. Benedetto Verso, Vicario Foraneo; sac. don Giovanni Piccino; barone Vincenzo Meli e dr. don Lorenzo Margaglio. Nel 1781 il Presidente del Regno, D. Antonio Cortada, approva i regolamenti del Collegio. La nuova deputazione è composta dal direttore sac. dr. Mariano Scafiti e da 4 deputati rappresentanti i ceti cittadini: uno nobile, il barone Giuseppe Meli; uno ecclesiastico, il sac. G. Uccellatore; uno legale, il dr. G. Margaglio e il quarto borghese, Nunzio Scafiti. Il Collegio diventa patrimonio del popolo, che tutti si impegnano a salvaguardare e potenziare. Nel 1832 fra gli otto componenti della Deputazione che governava il Collegio, 4 erano di nomina del Consiglio comunale. La Deputazione era composta dal sindaco presidente Giuseppe Zappia e dal Sac. Luigi Saitta, Rettore, Gennaro Minissale, Deputato Patrono, Vincenzo Meli, Deputato Nobile, Michele Minissale, Deputato Borghese, Giacomo Dott. Cimbali, Detentore provvisorio da Segretario. Nel 1883 era composta dal presidente sindaco di Bronte, Guglielmo Leotta, dal Sac. Nunzio Lanza, direttore del Collegio e dai componenti, Antonino Cimbali, Guglielmo Grisley, Leone Cimbali, Antonino Leanza, Ignazio Cannata, Giuseppe Aidala e Graziano Messineo. Quell'anno come presidente onorario della Deputazione fu nominato Alexander Nelson Hood, IV duca di Bronte. L'amministrazione del Collegio era tenuta dal Rettore che doveva rendere conto alla Deputazione ed al Consiglio comunale. La Deputazione sovrintendeva ed aveva ingerenza in tutti gli affari del Collegio e faceva le sue deliberazioni in tutte le occorrenze. | 1888 Il Collegio di Bronte «Chi, trenta o quarant'anni sono, avesse fatto un giro per tutta la Sicilia, in qualunque delle sette grandi province delle quali essa si compone, avrebbe, senza alcun dubbio, sentito parlare, col massimo rispetto e con la massima ammirazione, del Collegio di Bronte, da cui si può dire che, per un secolo circa, vennero fuori le più alte e solenni celebrità dell'intera isola: letterati, avvocati, medici, magistrati, statisti, prelati: gente d'ogni genere e specie, insomma. Dappertutto si accorreva colà come per prender un certo battesimo di gloria; e quelli che si partivano, diventati padri alla lor volta, memori sempre e grati verso il luogo benefico della loro prima educazione ed istruzione, vi mandavano i propri figli. Non si badava nè a spese, nè a difficoltà di viaggio, allora ardue di molto: si teneva come a un grande onore l'essere stato semplicemente nel Collegio di Bronte; e così la fama di esso, non smentita mai, viveva generale e incontestata.» (G. Cimbali, Nicola Spedalieri, pubblicista del secolo XVIII, Città di Castello, Lapi, 1888) | 1943 Requisizione del Real Collegio Capizzi «In data 11 c.m. l'Ufficio Lavori del Genio della Difesa Territoriale di Palermo - sezione staccata di Messina con foglio numero 43 procedeva alla requisizione di tutto l'edificio del Collegio Capizzi e con foglio numero 44 procedeva pure alla requisizione di tutti i quartini di abitazione facenti parte dell'edificio del Collegio stesso, necessari per utilizzare al massimo i locali del Collegio come corsie ospedaliere. I detti quartini in numero di 5, composti di 4-5 vani ciascuno, dovranno essere utilizzati in parte quali uffici, in parte quale alloggio del personale ufficiale, che ha l'obbligo di dimorare in permanenza in ospedale. Degli inquilini che dovranno sloggiare in forma dell'ordine di requisizione, in linea di massima, tutti pur facendo qualche resistenza e pur chiedendo qualche facilitazione che lo scrivente ha promesso, aderiscono. Soltanto un inquilino, il notaro Azzia Nunzio ha dimostrato di essere assolutamente restio, dichiarando che non intende ottemperare all'ordine ricevuto, nonostante disponga di una bella villa nelle immediate vicinanze dell'abitato di Bronte (...)» Comunicazione inviata dall'Ospedale Militare di Ris. 2 al Comando Intendenza FF. AA. Sicilia - Direzione Sanità il 14 Giugno 1943. Nella foto a sinistra, un salone del Real Collegio danneggiato dai bombardamenti del 1943 | 1946 Giuseppe Calanna Il sac. Giuseppe Calanna, rettore del Collegio Capizzi dal 1946. Le sue principali caratteristiche possono riassumersi nelle due parole "sorvegliare ed amare". Fu discendente di quel Pietro Calanna fondatore delle prime scuole brontesi destinate alle giovani. Gli è stato dedicato il grande salone dove dormivano i collegiali (oggi trasformato in "Auditorium Calanna"). Don Giuseppe Calanna, nato a Bronte il 20 febbraio 1911, ordinato sacerdote il 15 luglio 1934, fu tra i fondatori dell'Azione Cattolica "Vico Necchi" e, dal 1941, Cappellano militare in Albania col 93° Reggimento Fanteria Messina, dove esercitò il suo ministero con coraggio ed incurante del pericolo. Per ben tre volte gli fu conferita la Croce al Merito di guerra. Rientrato a Bronte nel 1944, gli fu affidata dal 1946 la direzione del Real collegio Capizzi, che svolse fino alla morte avvenuta il 28 Marzo 1996. | 1947 Le Tasse sono Fortissime «(...) Le tasse sono fortissime, si dice: ogni alunno quest'anno ha pagato in media L. 8000 di tassa di frequenza; essi erano 240, quindi l'Istituto avrebbe incassato L. 1.920.000; ci sono state poi le tasse d'esami che hanno dato un introito di circa L. 200.000. Tale cifra non basta per pagare i quindici professori, il segretario e i due bidelli, ed a coprire le spese di manutenzione dei locali, cancelleria, ispezioni, commissari di esami, assicurazioni ecc. Quest'anno si è tirato avanti alla men peggio, decurtando gli stipendi ai professori, specie ai supplenti; ma siccome tale situazione non può perdurare, non resta che o aumentare ancora le tasse scolastiche per raggiungere la cifra di tre milioni e mezzo che è necessaria, od ottenere un'adeguazione del contributo del Comune. (...) Siamo sicuri che la Scuola tirerà avanti ugualmente aumentando le tasse fin che potrà; l'amministrazione del Collegio darà tutto l'aiuto possibile; poi, se proprio non se ne potrà fare a meno si chiuderanno i battenti. (...)» E' la risposta, firmata N. M. e pubblicata da Il Ciclope il 21 Luglio 1947, all'Avv. Vincenzo Castiglione che denunciava l'aumento del contributo comunale a favore del Collegio da L. 22.000 a L. 500.000 annue: «... Immorale, ... oltrecchè illegale... - scriveva Castiglione, all'epoca l'unica voce dell'opposizione al Consiglio comunale. - I lavoratori di Bronte, che, sino ad oggi hanno viste precluse per i loro figli le porte del Collegio Capizzi a causa delle fortissime tasse scolastiche da esso imposte, si opporrebbero violentemente a che i loro sudati contributi vadano a favore dei figli di papà.» |
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