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Cenni storici sulla Città di Bronte
Fondata nel 1912 - Per novanta anni ha sostenuto l'economia brontese La Cassa Agraria di Mutuo (Banca Mutua) Nel 2002 venduta ad una banca del nord Nei primi anni del ‘900 la precaria situazione economica, la penuria di capitali disponibili a buon mercato, la condizione di estremo disagio e la povertà della maggior parte della popolazione, l’estrema indigenza dei braccianti e dei contadini brontesi furono di stimolo per la nascita di piccoli istituti cooperativi di credito, fondati prevalentemente da componenti il clero locale, destinati a sostenere la fascia più debole e bisognosa dei cittadini brontesi. Si prefiggevano, oltre al miglioramento economico, civile e religioso dei soci, il prestito in denaro ed in natura (scorte vive o morte quali sementi, attrezzi, etc.) ma anche finalità di carattere sociale e l’aiuto ai bisognosi. In un paese dell’economia agricola, di appena 20 mila abitanti, la maggioranza dei quali composta da braccianti, poveri contadini “senza un fazzoletto di terra” e piccoli artigiani e commercianti, si verificava un frenetico proliferare di iniziative a carattere creditizio ma con scopi principalmente sociali, di istruzione, assistenza ed aiuto ai bisognosi. La fondazione
La Cassa Agraria di Mutuo fu fondata il 26 maggio del 1912, “regnando Vittorio Emanuele Terzo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia”. Andava a sostituire la Cassa Agraria di Depositi e Prestiti. A volerla furono i “Sigg. Ignazio Calì fu Nunzio, Sanfilippo Vincenzo di Arcangelo, Portaro Giuseppe fu Antonino, Schilirò Vincenzo fu Carmelo, Cariola Domenico fu Vincenzo, Sanfilippo Francesco di Arcangelo, Sofia Salvatore fu Vincenzo, possidenti, tutti nati, domiciliati e residenti in Bronte”. Costituirono una Società Anonima Cooperativa a capitale illimitato denominata «Cassa Agraria di Mutuo» la quale si proponeva “il miglioramento morale e materiale dei suoi membri e dei lavoratori in genere, col fornire ad essi, in prestito, il denaro necessario, coll'avviarli alla cooperazione del lavoro, e coll'assumere per essi, senza alea, imprese di lavoro, produzione o scambio”. Potevano “appartenere” alla Società coloro che accettavano lo “Statuto; fossero proprietari di terre, o agricoltori, fìttajuoli, mezzadri, o enfiteuti; fossero domiciliati in Bronte, o vi tenessero frequente dimora, o vi avessero relazioni di affari”. Con una successiva modifica apportata nel 1927 fra i requisiti per l’ammissione a socio veniva aggiunta l’”essere ossequienti alla religione cattolica e alle istituzioni nazionali”. Per venire incontro ai contadini e sopperire alla penuria di capitali disponibili a buon mercato, la Cassa poteva compiere anche “tutte le operazioni di Credito Agrario, consentite dalle leggi su citate (23.1.1887 e 29.3.1906 per il Credito Agrario), ed in specie: Concedere ai soci ed a terzi, che ne facessero richiesta, “prestiti sia in natura, sia in denaro, per uno o più dei seguenti scopi: a) per la raccolta; b) per la coltivazione, c) per le sementi, d) per i concimi, e) per le materie anticrittogamiche, curative ed insetticide, f) per dotare i fondi di scorte vive o morte, di macchine ed attrezze rurali, g) e per alcuno degli altri scopi specificati nell’art. 20 della legge 29 marzo 1906”. | Più di un terzo degli utili era destinato in opere di beneficenza: all’art. 60 dello Statuto era previsto che “gli utili netti della Cassa, a fine d'anno sociale, verranno erogati come segue: il 30 per cento al fondo di riserva, il 35 per cento ai soci come dividendo in proporzione dell'intero delle azioni versate, il 35 per cento sarà impiegato dal Consiglio d'Amministrazione in opere di beneficenza e propaganda rispondenti allo spirito dell'Istituzione”. E, per alcuni decenni, le opere di “beneficenza e propaganda” furono concrete e tangibili. La costruzione e l’apertura dell’Ospedale di Bronte, pensate da un altro prete, Giuseppe Prestianni (1849-1924) rettore del Real Collegio Capizzi dal 1892 al 1916, furono anche dovute ai generosi contributi della Cassa Agraria che per alcuni anni devolse grosse somme al completamento della palazzina centrale (bilanci 1921, 1922 e 1923 per un totale di Lire 28.000). Ancora nel 1925 la Congregazione di Carità che gestiva l’Ospedale aveva un debito di lire 19.010,70 che fu estinto «con offerta promessa dalla spett. Cassa Agraria di Mutuo sul bilancio 1924 (per lire 17.000) e con le generose oblazioni degli altri Enti e benefattori». Il primo esercizio della Cassa Agraria (1913) si chiuse con un Capitale sociale di Lire 14.862,89, una raccolta di Lire 232.623,70 ed un utile netto di 1.399,68 (lire 366,74 furono destinata a beneficenza). Nel 1925 la banca era ancora guidata da due preti: da Benedetto Ciraldo, presidente (1878 - 1942, uno dei fondatori della Banca, filantropo tanto da meritarsi il titolo di "padre dei poveri") e da Antonino Zingale, vice presidente (la carica di segretario contabile era ricoperta da Giuseppe Interdonato, il futuro sindaco). Alla chiusura di bilancio aveva 62 soci, raggiunse un Capitale sociale di Lire 227.566,70, depositi a risparmio per 5.031.390, 85, un utile di lire 70.578,68 (delle quali 17.177,54 furono destinate ancora ad opere di beneficenza). | «Bronte, morte di una Banca. No, non è il seguito del "Cronaca di un massacro" di Florestano Vancini, ma una notizia di cronaca economica. Venerdì una delle ultime insegne di una banca siciliana in provincia si è spenta. Da domani la Banca Mutua Popolare di Bronte, fondata nel 1912 da un gruppo di possidenti brontesi col nome di "Cassa Agraria di Mutuo", diventerà Banca Popolare di Lodi a seguito della cessione al gruppo "Bipielle" del residuo pacchetto azionario detenuto dai soci brontesi» (Giornale di Sicilia, 8 settembre 2002) |
La sede e direzione generale della Banca Mutua Popolare di Bronte in una foto del 1974, e, sopra , in una china di Mario Schilirò. "Banca Mutua", solo con queste due parole i brontesi hanno sempre denominato la Banca dagli anni 1950 in poi. L'iniziale denominazione di Cassa Agraria di Mutuo (che andava a sostituire la Cassa Agraria di Depositi e Prestiti) cambiò in Cassa di Mutuo nel 1933 ed in Banca di Mutuo nel 1940. Quindici anni dopo, nel 1950, l'antica Cassa Agraria assume la forma cooperativa e venne denominata Banca Mutua Popolare di Bronte. Nel 1994 venne eliminata la parola "Mutua". Quattro anni dopo, al fine di agevolare "la morte" della Banca, la forma da "Scarl" fu trasformata in "Spa". Solo quattro anni ancora e nel 2002 fu scritta la parola fine: l'antica Cassa Agraria veniva fagocitata dalla Banca Popolare di Lodi, allora diretta da Gianpiero Fiorani. «Una triste fine della gloriosa "Banca Mutua", che non potrà più assistere l'economia locale», scrissero i giornali. |
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| L'originaria denominazione di «Cassa Agraria di Mutuo», stabilita dallo Statuto sociale del 1912, venne modificata in «Cassa di Mutuo» nel 1933. Successivamente il 31 marzo del 1940 la denominazione cambiò in «Banca di Mutuo». Il fondo a disposizione del Consiglio di amministrazione da impiegare in “opere di beneficenza e propaganda” passò dal 35 al 15% degli utili netti. Le precarie condizioni economiche della popolazione Brontese erano radicalmente mutate e l’antica Cassa Agraria di Mutuo perdeva via via fra gli scopi sociali “il miglioramento morale”, le “finalità di carattere sociale e l’aiuto ai bisognosi” per trasformarsi in una società prettamente economica. La crescita
Il 30 luglio 1950, per adeguarsi alle nuove norme legislative, la Società assunse la forma di società Cooperativa a r. l., fu aumentato il valore nominale delle azioni da L. 30 a L. 500 e cambiata ulteriormente la denominazione sociale in «Banca Mutua Popolare di Bronte». Si fissò inoltre la durata della Società in anni 99 dal 26 maggio 1912 al 25 maggio 2011. Guidata sempre con oculatezza e ispirata a criteri di sana gestione, l’antica Cassa Agraria si trasformò in poco tempo in un potente fattore di crescita socio-economica del piccolo paese etneo. “Nello spirito della cooperazione” mise in atto sempre una attività creditizia orientata al sociale, sempre “seria ed onesta” e mirata per andare ”incontro il più possibile ai bisogni di tutti indistintamente gli operatori economici, applicando tassi inferiori a quelli comunemente praticati dalla quasi generalità degli istituti bancari”. | Si può dire che a favore di Bronte e della povera economia locale ha realizzato per quasi un secolo quanto fatto dal Collegio Capizzi nel campo della cultura e nell’istruzione. Nel corso dei suoi quasi cento anni di attività è stata guidata da padre Benedetto Ciraldo, da Luigi Margaglio, Nunzio De Luca, Vincenzo Calì (a lui ed al direttore per quasi vent’anni Gino Isola sono dovuti, in gran parte, i successi raggiunti nell’ultimo periodo dall’Istituto), Nunzio Meli (dal 1977 al 1996, fu anche fra i sindaci di Bronte) e, per ultimo, dall’avv. Pietro De Luca. Nella relazione al Bilancio del 1974, l’esattore Vincenzo Calì (vice presidente della Banca dal 1947 e presidente dal 1962 all’ottobre del 1977) rammentava con rammarico la «scarsissima produzione di mandorle ed olio, nessun incremento nelle culture di cereali e legumi, i prezzi poco remunerativi per gli animali da carne», ma riportava il fatto positivo dell’inizio dell’attività di una cooperativa agricola (la “Smeraldo”, sostenuta dalla banca) «che sembra abbia incominciato a produrre qualche benefico risultato in favore dei produttori di pistacchio». Nel 1977 la Banca, ancora con un l’unico sportello brontese, assunse la gestione della Tesoreria del Comune di Bronte “non solo per ampliare la sua sfera di azione ma anche per dimostrare in modo concreto il suo interesse verso la collettività”. Nello stesso periodo la Banca, dal 1912 operativa solo nel territorio brontese, iniziava una graduale espansione dell’attività creditizia nei paesi circostanti aprendo filiali nei comuni di Maletto (1977), Maniace (1981), San Teodoro (1990), Catania (1990), Adrano, Giarre, Biancavilla. Restava ancora una Banca “a misura d’uomo”, sempre attenta alle piccole economie locali con le quali operava in perfetta simbiosi. Amministrata con una persistente politica di autofinanziamento e con grande efficienza, mirava ancora, più che agli utili, a scopi prevalentemente sociali ed al potenziamento delle attività agricole, artigianali e commerciali delle zone di attività. In vent’anni di attività (dal 1962 al 1982) gli amministratori portarono il numero dei soci da 94 a 321, il patrimonio sociale da 67 milioni a quasi 4 miliardi di vecchie lire e gli utili da 12 milioni e mezza ad 1 miliardo e 400 milioni. I dipendenti? Solo diciotto a fine ’83! Nel 1978 l'Assemblea straordinaria dei soci apportò nuove modifiche allo Statuto sociale, aumentando inoltre il valore nominale delle singole azioni da L. 500 a L. 5000. L’undici settembre 1994 lo Statuto sociale, fu ancora adeguato alla nuova normativa prevista dalla legge in materia bancaria e creditizia del 1 settembre 1993, n. 385. La denominazione sociale mutò ancora una volta in «Banca Popolare di Bronte» - Soc. coop. a r. l., la durata della società fu portata sino al 25 maggio 2050. Ma restò solo un sogno: pochi anni dopo, nel 1998, dopo quasi novant’anni dalla sua fondazione, Bronte perdeva la sua benemerita istituzione: dopo lunghe trattative, la Banca Popolare di Bronte entrava infatti nel gruppo bancario della “Banca Popolare di Lodi”. La vendita
In data 4 Ottobre 1998 l’Assemblea generale dei soci, appositamente convocata, trasformava la forma giuridica della Banca Popolare di Bronte da società cooperativa a r.l. in società per azioni; veniva adottato un nuovo testo statutario conforme alle indicazioni della Banca acquirente; i soci aderivano all’Offerta pubblica di acquisto lanciata dalla Lodi e trasferivano alla stessa oltre il 51% del capitale sociale, dando alla Lodi il pieno controllo dell’antica “Cassa Agraria di Mutuo”, decretandone di fatto la sua scomparsa. L’Offerta pubblico di acquisto lanciata dalla Lodi aveva purtroppo avuto pieno successo! Nel 1998 la Banca aveva 8 filiali insediate nelle province di Catania e Messina con un organico di appena 61 dipendenti, un patrimonio di quasi 30 miliardi con una raccolta diretta di oltre 175, un ricco patrimonio immobiliare, sportelli sempre affollati e, soprattutto, sempre in utile (continuava a produrre utili dalla fondazione: nell’ultimo bilancio, quello del 1997, erano stati di oltre 2 miliardi e mezzo). Lo stesso anno la Banca era stata insignita del Premio XXIV Casali per l'economia come "insostituibile punto di riferimento per l'economia brontese". |
| Il cav. Giuseppe Interdonato, ricoprì la carica di Direttore della Banca fino al 1959. In età giovanile fu uno dei promotori della fondazione della «Cassa». Nel periodo bellico fu anche presidente dell'Ospedale Castiglione Prestianni e sindaco di Bronte eletto nell'immediato dopoguerra. |
Vincenzo Calì, vice presidente della Banca dal 1947 e presidente dal 1962 all’ottobre del 1977. |
Il cav. Gino Isola, per oltre vent'anni direttore della Banca, nel periodo del suo maggiore sviluppo. |
| Certamente nel panorama creditizio rappresentava una piccola realtà economica, lo era stato per un secolo anche per una scelta precisa dei vari amministratori, ma, indubbiamente, costituiva anche una Società solida e sana, molto radicata nel territorio, dove non temeva concorrenza, e con una clientela affezionata e fedele. L’ultimo Consiglio di Amministrazione di estrazione sociale locale accolse nel 1998 «con viva soddisfazione, l’esito positivo delle trattative” che rappresentava “una scelta strategica focalizzata sul futuro della Banca». Il Motivo della vendita? Così ha risposto il consiglio di amministrazione: «La risposta è semplice: in un momento di totale stravolgimento e di costante evoluzione (per non dire rivoluzione) sociale, giuridica, economica, geografica, finanziaria, bisogna "stare all'erta", bisogna scrutare anche le minuscole e le più lontane nubi che si profilano all'orizzonte, per evitare di essere colti impreparati, tanto dal più piccolo temporale, quanto dalle grosse tempeste. In altre parole, con uno slogan abusato, "bisogna fare le scelte giuste al momento giusto". Solo la tempestività ci può consentire di essere attori protagonisti delle nostre scelte, senza doverle subire come imposizioni esterne; di proporre, quindi, accordi, senza essere costretti ad accettare passivamente regole e condizioni imposte da altri». «Ora, in tutta serenità e coscienza, il Consiglio di Amministrazione ha colto quelle nubi di cui parlavamo prima - che già si sono abbattute in non pochi Istituti di piccole (e anche di medie) dimensioni -; tali nubi sono ancora lontane dal nostro orizzonte, il nostro clima è certamente ancora sereno e soleggiato; e tuttavia, non possiamo non considerare, uscendo di metafora, la minaccia costituita dalla repentina modifica dell’ambiente competitivo delle banche». «... La necessità di fronteggiare la maggiore concorrenza, anche non bancaria, che è già di per sé portatrice di una riduzione dei redditi futuri, in uno ai previsti maggiori costi da sopportare per le innovazioni di processo e di prodotto necessarie per generare nuovi servizi finanziari, ci hanno convinto che, fra le soluzioni possibili, la più adatta fosse quella di ricercare alleanze… L’accordo, attraverso un rafforzamento organizzativo, commerciale e professionale, si pone, quindi, come obiettivo primario la creazione delle basi per proseguire nel percorso di sviluppo finora realizzato, consolidando ulteriormente il posizionamento di mercato del nostro Istituto». |
| | Il Presidente della Banca, avv. Nunzio Meli, riceve il "Premio XXIV Casali - 1987 per l'Economia" dalle mani dell'allora Vice Presidente della Regione Siciliana on. Salvatore Leanza, sindaco di Bronte negli anni 2002-2004. |
| La Sede centrale e l'ultimo logo della Banca: richiamava l'economia brontese fondata sull'agricoltura e, sopratutto sul Pistacchio. | |
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| Con la vendita della Banca venivano trasferiti altrove il controllo della Società e il processo decisionale, Bronte era stato irrimediabilmente tagliato fuori; addirittura pochi anni dopo (2001) veniva trasferita anche la Direzione Generale a Catania. La fine
Il progetto di aggregazione, pur con la sua ferrea logica economica e le esigenze di mercato, sradicava il grande albero piantato a Bronte da padre Ciraldo nel 1912, cancellava una Istituzione più sociale che economica, e quanto era stato perseguito con tenacia ed intelligenza nel corso di un secolo, anche tra difficoltà a volte quasi insormontabili (si pensi solo ai periodi bellici del 15/18 e dell'ultima guerra). Per motivi che risultavano incomprensibili e sconosciuti, l’economia brontese ed il Paese stesso perdevano una sua Istituzione, uno dei suoi fiori all’occhiello, il punto di forza che, per quasi un secolo, aveva sostenuto gli artigiani, gli agricoltori ed i braccianti, i bisognosi, tutta la modesta economia del territorio, adottando ed incoraggiando iniziative economiche ma anche benefiche ed altamente sociali (vedi il notevole contributo dato negli anni 20 alla costruzione dell’Ospedale). La gloriosa “Cassa Agraria di Mutuo” quasi certamente cesserà di vivere entro il 2002: Nel corso dell’anno la Banca ha perso anche tutto il proprio patrimonio immobiliare (10 immobili ubicati a Bronte, Maletto Adrano e Maniace) conferito ad una società del gruppo Lodi. Nel mese di aprile la stessa banca capogruppo, mirando al controllo totale, ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per l’acquisizione del 100% della Popolare di Bronte, di cui già controlla il 51,11% del capitale. Il 12 Settembre 2002 col passaggio definitivo dell'attività bancaria alla Lodi è scritta la parola "fine" nella storia della gloriosa Cassa Agraria. Una delle ultime insegne di una banca siciliana nella provincia di Catania è stata definitivamente spenta e, tra l'indifferenza generale, Bronte ha perso veramente tanto. |
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