I Sindaci di Bronte

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I personaggi illustri di Bronte, insieme

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1800/1862, 1862/1903, 1903/1914, 1914/1942, 1943/1952, Dal 1952 al 1968, 1968/1993, 1993/2005, Dal 2005 a oggi

1952

De Luca Nunzio

Nunzio De Luca fu eletto sindaco successi­vamente alle elezioni ammi­ni­strative del 25 Maggio 1952.

Successe a Giuseppe Interdonato, il sindaco della ricostruzione di Bronte, capeggiando una giunta bicolore (DC - PS) con gli assessori Minissale Giuseppe (il futuro sindaco del '55), Catania Luigi e Ciraldo Nunzio (della DC), Meli Vincenzo (PS) e con due assessori supplenti Liuzzo Giuseppe (DC) e Longhitano Antonino (PS).

Non riuscì però a completare la sindacatura fino alla scadenza naturale del mandato che era di cinque anni. Restò in carica dal Giugno 1952 fino al mese di Novembre 1955 quando contrasti interni alla maggioranza condussero il sindaco alle dimissioni.

Nunzio De Luca lasciò la poltrona di sindaco al farmacista Giuseppe Minissale.


Le elezioni del 1952



 

Il nostro secondo Consiglio Comunale dopo il periodo fascista

(elesse a sindaco Nunzio De Luca - elezioni del 25 maggio 1952)

Lista Indipendente: De Luca Nunzio, Minissale Giuseppe, Azzia Nunzio, Interdonato Giuseppe, Franchina Leone Giuseppe, Meli Vincenzo, Liuzzo Giu­seppe, Prestianni Mariannina, Lombardo Igna­zio, Schilirò Giuseppe, Camuto Anto­nino, Paparo Vincenzo, Talamo Gennaro, Paparo Biagio, Schilirò Vin­cenzo, Messineo Nunzio, Ciraldo Alfio, D'Aquino Biagio, Saitta Giuseppe, Cannata Antonino.

DC: Ciraldo Nunzio, Camuto Carmelo, Catania Luigi.

PCI: Cantaro Galeno Domenico, Bonanno Salvatore, Parasiliti Rantone Signo­rino, Mirenda Alfio.

PS: Longhitano Antonino, Castiglione Vincenzo.

MSI: Longhitano Giuseppe, Radice Renato.

PDI: Saitta Alfredo.

Alle elezioni amministrative del 25 maggio 1952 furono presentate tre liste: Democrazia Cristiana, Blocco del Popolo, L'Aquila.

La prima è capeggiata da Nunzio De Luca, figlio di Placido (il sindaco del 1946) espressione dei notabili democristiani appoggiato dalla chiesa brontese.
La lista denominata "Garibaldi" o "Blocco (o Fronte) del Po­polo" riuniva Psi e Pci ed aveva come capolista l'avv. Vin­cen­zo Castiglione (il futuro sindaco del 1956).
La lista civica "L'Aquila" non aveva un capolista, era formata (in ordine alfabetico) da esponenti del Msi (guidati dal­l'avv. Renato Radice) da monarchici e da dissi­denti democristiani (fra loro il preside Carmelo Zerbo, il cancelliere Agostino Ciraldo e l'inse­gnante Ignazio Zingale) confluiti, subito dopo le elezioni, nuova­mente nel partito di origine (la DC).

Lo scrutinio vide prevalere la DC che con 4.293 (45,0%) voti prese il premio di maggioranza con 24 consiglieri; 3.602 voti (38,0%) andarono alla lista di "Garibaldi" (Blocco del Popolo e Autonomia e Rinascita) con 6 consiglieri e 1.621 voti a L'Aquila (17,0%), con due consiglieri.


Lista «Aquila»

L’appello ai Cittadini brontesi dei Candidati

«Cittadini! Non vi promettiamo miracoli»

1952- Elezioni amministrative a BronteL’appello ai cittadini brontesi dei 24 candidati Indipendenti della lista Aquila iniziava con una atten­ta disamina della situazione politica del tempo:
«Per una autentica deviazione del buonsenso, le elezioni ammini­stra­tive hanno assunto ovunque carattere esclusivamente politico; non più democratica necessità di scegliere i migliori ed i più idonei alla cosa pubblica, ma lotta di ideologie e di partiti dalla quale deve essere allon­tanato chi non fa professione di fede politica.
Anche in Bronte la stessa prospettiva; la lotta era destinata ad accen­dersi fra due soli antagonisti, Democrazia Cristiana e Social-Comuni­smo, l’uno e l’altro fissi agli scopi politici, l’uno e l’altro preoccupati di fare del nostro Comune una roccaforte per le elezioni politiche del 1953.
Contro questo assurdo e questo pericolo abbiamo creduto legittimo e doveroso levarci per la indipendenza, la libertà, l’onore ed il benessere del paese: tanto più, che la D. C., partito di maggioranza, sconquas­sata e disorganizzata per le beghe e la prepotenza dei suoi uomini rappresentativi, scende in campo riproponendo in sostanza la stessa amministrazione che ha sgovernato per sei anni dando continuo e scandaloso esempio di discordia e di insufficienza.»

Finite le accuse agli amici dei due partiti allora al potere segui­vano le solite promesse ed i soliti lontani miraggi questa volta però fatti da candidati "indipendenti" (il loro motto era "Per l'onore e la Libertà") che si definivano anche «amanti del luogo dove dobbiamo e vogliamo vivere» e che rivendicavano «l’onore e la responsabilità di amministrare il nostro Comune: ma con amore, con abnegazione, con disinteresse assoluto, con la idea precisa di fare di Bronte un paese nel quale si possa vivere una vita comoda e dignitosa».

Bellissime frasi come bello e stringato era l’elenco del programma amministrativo che seguiva. Compren­deva tutte le solite tiritere di opere e progetti che in seguito continueranno a caratterizzare a Bronte le elezioni amministrative: «… tutela del patrimonio e del denaro pubblico da considerare sacri; risanamento del bilancio attraverso un rispar­mio oculato; … risoluzione del problema idrico e della nettezza urbana; manutenzione delle strade, risanamento dei quartieri popolari, …fognature, piano regolatore, ampliamento dell’impianto di illuminazione pubblica, … attività culturali in armonia col nostro Collegio Capizzi...» ed anche «mercato, macello, fiere, incremento della edilizia popolare, campo sportivo, strade di campagna».

Dopo questa ampia premessa e le notevoli promesse, l’appello ai cittadini dei 24 candidati “indipendenti” andava al sodo, senza fronzoli, sostanziale: «Cittadini! Non vi promettiamo miracoli: date le condizioni penose del nostro Comune tutto quanto costituisce il nostro programma potrebbe rappresentare un sogno, ma per la realizzazione di questo sogno val la pena di battersi e noi ci batteremo con onestà e disinteresse. Unitevi a noi per l’avvenire di Bronte».


I 24 “Indipendenti” della Lista Aquila

Anastasi Antonino fu, Giuseppe, agricoltore; Attinà Giuseppe di Francesco, sarto; Carastro Giuseppe di Mariano, impiegato; Cata­nia Gaetano fu Antonino, agricoltore; Ciraldo Agostino di Nunzio, avvocato; Di Bella Giuseppe fu Gaetano, geometra; Franco Anto­nino fu Giuseppe, muratore; Galvagno Vincenzo fu Vincenzo, veterinario; Grisley Guglielmo fu Samuele, medico chirurgo; Isola Aurelio fu Antonino, commerciante; Leanza Antonino fu Salvatore, commer­ciante; Lombardo Vincenzo fu Mario, insegnante; Lo Vecchio Gia­como fu Luigi, notaio; Mazzaglia Giuseppe di Salvatore, mu­gnaio; Meli Salvatore fu Illuminato, dott. scienze colon.; Mineo Biagio fu Luigi, industriale; Portaro Giuseppe fu Gaetano, esercente; Radice Renato fu Benedetto, avvocato; Russo Alfredo fu Salvatore, com­mer­ciante; Saitta Alfredo fu Luigi, agricoltore; Schilirò Ignazio fu Pietro, agricoltore; Spanò Mario fu Benedetto, barbiere; Zerbo Carmelo di Salvatore, prof. di matematica; Zingali Ignazio fu Antonino, insegnante.

Leggendo i nomi di questa lista, come di altre, vogliamo far notare come alla vita politica partecipasse l'elite brontese  dell'epo­ca, con entusiasmo, passione ma soprattutto convinzione di voler fare qualcosa per migliorare la vita sociale: vi troviamo noti nomi ("ven­tiquattro uomini uniti e compatti nell'amore per le cose di Bronte") di imprenditori, artigiani, professori, avvocati che non avevano alcuna remora di mettersi in gioco con un programma elet­torale pratico e coinvolgente.

E’ da dire anche che “Aquila”, la lista degli Indipendenti, riuscì a convin­cere pochi brontesi: raggiunse 1.621 voti, il 17,0%, portando in Consiglio comunale solo due consiglieri. Ma subito dopo si sciolse come neve al sole. I democristiani rientrarono ordinatamente nel loro partito di origine e così pure i missini e tutti gli altri.

 

1952, un Volantino elettorale

distribuito dai candidati della lista civica Aquila ricorda una disputa fra Giuseppe Interdonato (sindaco uscente) e il notaio Nunzio Azzia (segretario politico della DC) nelle elezioni del 25 maggio 1952.

«Nella propaganda... (a sinistra)
- «Pregu dutturellu!», dice il sindaco uscente, Interdo­na­to, a Nunzio De Luca offren­dogli la poltro­na di sindaco.

Nella realtà!... (a destra)
- «Dio me l'ha data, nemmeno tu me la tocchi»,
dice invece al segretario Azzia nella seconda vignetta.

Ed in alto, l'aquila brontese della "Fidelissima Brontis Universitas":
- "Cià finimmu cu stà fassa?!"

Il manifestino, come l'altro (vedi sotto) con la faccia di Garibal­di, si riferisce alle elezioni del 25 maggio 1952, quando in lizza erano tre liste: "DC", "Blocco del Popolo" (Garibaldi) e "Aquila".

Sul retro del manifestino c'è scritto:
«1. Garibaldi significa comunismo. Con questo contrassegno si presentano ventiquattro uomini cui sta a cuore non il benessere di Bronte ma soltanto la sorte del comunismo.
2. Scudo Crociato significa Democrazia cristiana. Con questo contrasse­gno si presenta una infelicissima combinazione di uomini tra i quali regna sovrana la discordia e l'ambizione.
3. L'Aquila significa Bronte. Con questo contrassegno si presentano ven­tiquattro uomini uniti e compatti nell'amore per le cose di Bronte, non legati ad alcun partito politico, i quali vi garentiscono una onesta, fattiva ed imparziale amministrazione.»

il «Santino» del Fronte del Popolo

Il Fronte Democratico Popolare (FDP) era una federazione politica di sinistra formata dal PCI, dal PSI e da altre formazioni minori. Il simbolo della coalizione era il volto di Giuseppe Garibaldi, tinto di bianco (sim­bolo del pacifismo) incastonato in una stella verde (che indicava il lavoro) con i contorni rossi (segno tipico della sinistra che completava la serie dei tre colori italiani). Ma gli avver­sari politici dello Scu­do Crociato lo tra­sfor­ma­rono subito nel simbolo del Comu­nismo.
Il depliant dice:
«FRO. DE. POP  /  W il fronte democratico? / Capovolgi e vedrai la frode!»

 Il peccato della "Voce Amica"

«Chi non va Messa la Domenica commette peccato grave, peccato più grave com­mette chi non va a votare: perché chi non va a Messa commette un peccato le cui conse­guenze sono limitate alla propria anima; chi non va a votare fa male alla propria anima e alla propria fami­glia, alla Religione e alla Patria, ai con­tem­poranei e a quelli che verranno...»

«...Tutti abbiamo ancora "un  martello" sospeso sul nostro capo, "una falce" allun­gata contro il nostro collo: l'unica arma di difesa è il voto a nessuno deve trascurarla...»

«Non votare è colpa grave. Peccato più grave è dare il voto al Blocco del Popolo. Un cristiano non può con tranquillità di coscienza dare il voto al Partito Socialista o al Movimento Sociale.»

Le tre frasi, che oggi ci appaiono alquanto strane ed insolite, sono tratti da la "Voce Amica", Bollettino Parroc­chiale della Forania di Bronte del Maggio 1951. Si autodefiniva un «grido di allarme per i dormienti, luce di verità per i perplessi, monito di salvezza per i tra­viati, Voce amica per tutti». Era espressione dalle gerar­chie ecclesiastiche brontesi ma sembrava avere come unico sco­po quello di criticare aspramente le attività della sinistre locali, con roventi predi­che anti-comuniste ed espressa propa­ganda elet­torale con espli­cite indicazioni di voto.

Nella foto a destra il sindaco Nunzio De Luca, con bastone e paglietta, come era di moda all'epoca.

 

1955

Giuseppe Minissale, sindaco di Bronte (1955)Minissale Giuseppe

Giuseppe e era il titolare della omonima farmacia di Piazza Rosario; democristiano, è stato eletto sindaco nel mese di novembre 1955 dopo le dimissioni della Giunta presieduta da Nunzio De Luca, di cui era stato assessore.

Scrive Pino Firrarello che «neanche lui ebbe la possibilità di lavorare come avrebbe voluto, vittima di una situazione politica che ai tempi lasciava più spazio ai contrasti interni piuttosto che alla consape­volezza di ricercare la stabilità politica come unico mezzo per garantire durata e risultati. (...)
«Incarnava esattamente la figura del democristiano nel senso più pulito e nobile del termine, ribadendo nel suo agire i principi cristiani suggeriti da don Luigi Sturzo, tuttavia appena 7 mesi dopo aver assunto l’incarico di sindaco dovette lasciarlo.»

Il sindaco Minissale ebbe come assessori Ciraldo Nunzio e Camuto Carmelo della Democrazia Cristiana e Meli Vincenzo del Partito Socialista. L'unico assessore supplente era Longhitano Antonino del Partito Socialista.

La sua Giunta, però, durò in carica solo pochi mesi: da novembre 1955 a giugno 1956 quando, nelle elezioni amministrative dello stesso mese, la sinistra, guidata dall'avv. Vincenzo Castiglione, con il 50,3 % dei voti (contro il 49,7% della DC) per la prima volta andò al governo della città.
Fu un risultato storico che determinò anche le dimissioni del segretario politico della DC, il notaio Nunzio Azzia, che guidava il partito da oltre dieci anni. La sinistra pur avendo 2 leader (Vincenzo Castiglione e Mario Lupo) si presentò unita sotto un'unica lista (Autonomia e Rinascita) avente come capolista e sindaco designato Castiglione e come secondo capolista Lupo.

Non furono presentate liste di destra e la Democrazia Cristiana, che aveva come capolista il segretario notaio Nunzio Azzia (foto a destra), si presento unita solo dal nome ma divisa e dilaniata da profonde rivalità interne. Ed il clero, sempre determinante nelle vittorie della DC, sembrò questa volta dimenticare l'appuntamento elettorale.

«Nel 1952 - scrive Mauro Petralia nella sua tesi di laurea (Il sistema politico e i partiti: Il caso di Bronte) - con la vittoria della Dc pri­meggiano i liberi professionisti; con la vittoria delle sinistre nel 1956 ritornano ad essere gli artigiani i più rappresentativi, così come lo erano stati nel 1946, quando erano maggiormente presenti tre le file dalla Dc. Gli eletti al Consiglio comunale di Dc, Psi e Pci appar­tengono a classi sociali che differenziano nettamente i tre partiti tra di loro: gli artigiani sono la componente maggiore del Psi; operai e braccianti quella del Pci; la Dc ha un profilo chiaramente interclassista ma piccoli proprietari coltivatori diretti, liberi professionisti e insegnanti sono le categorie che contraddistinguono il partito democristiano a Bronte.»

1956

Castiglione Vincenzo

Vincenzo Castiglione, avvocato, socialista, battagliero difensore dei diritti sindacali dei lavoratori e alfiere nella lotta che i contadini sostennero contro la Ducea dei Nelson per l'applicazione della riforma agraria e la divisione delle terre, è stato sindaco di Bronte dal 1956 al 1962.

Dai primi anni del dopoguerra era stato il capo indiscusso dell'opposizione in Consiglio comunale ed il punto di riferimento degli artigiani, della classe operaia ma anche e sopratutto dei tanti braccianti agricoli che venivano inquadrati ed assistiti dalla Camera del Lavoro da lui diretta che ben presto, con la fattiva collaborazione di Nunzia Maria Currenti (Nunziamaria), diventò il luogo dove la povera gente poteva sottoporre i propri problemi e trovare soluzione.

Uomo di grandi capacità professionali ed umane fu anche avvocato del Comune che difese "senza pretendere onorari, recuperando solo quelli liquidati dai giudici a carico dei condannati" (non recuperando in molti casi nemmeno le spese).

Fu eletto sindaco di Bronte dopo le elezioni amministrative del 2 giugno 1956.

Furono presentate solo due liste e l'avv. Castiglione fu a capo della lista di sinistra Autonomia e Rinascita (aveva come simbolo la Testa di Garibaldi e comprendeva socialisti, comunisti ed indipendenti, vedi sotto) che ottenne, fatto unico nella storia politica locale, la maggioranza assoluta dei voti (4.868, il 50,2%).

L'avv. Vincenzo Castiglione, eletto sindaco, capeggiò la prima giunta di sinistra della storia politica di Bronte. Cutrona Vittorio, insegnante, assessore brontese (1956)I suoi assessori furono Cantaro Galeno Domenico (PCI), il prof. Mario Lupo, indipendente, vice sindaco (foto a sinistra), l'insegnante Vittorio Cutrona (foto a destra) e l'avv. Antonino Venia (del Partito Socialista, futuro sindaco del 1968) con Vincenzo Lupo (segretario della Sezione brontese del Pci) e Lorenzo Gulino (PS), assessori supplenti.

«Non c'è dubbio – scrive Pino Firrarello in "Bronte, il paese della mia vita" – che dalla sua elezione i contadini del tempo ne trassero sicuro beneficio, basti pensare alla battaglia vera e propria che si intestò contro la Ducea per l'applicazione della riforma agraria e la divisione delle terre.
Anche il Comune, nella sua definizione di “res publica” trasse giovamento, non solo dalla sua azione amministrativa, ma anche dalle sue capacità professionali ed umane. (…) Era uomo politico vero, forgiato dalla cultura e dall'esperienza accumulata in tantissimi anni di indiscussa leadership dell'opposizione in consiglio comunale.»

A Vincenzo Castiglione, nato nel 1909 e morto il 23 luglio del 1981, Bronte ha dedicato ed intitolato una delle sue più importanti piazze (l'ex Piazza Roma).

Facciamo un breve cenno alle elezioni amministrative che decretarono il suo successo. Nel 1956 furono presentate alle elezioni solo due sole liste.

La lista n.1 (aveva come simbolo la testa di Garibaldi e la scritta Autonomia e Rinascita) con i seguenti candidati: Castiglione Vincenzo, Lupo Mario, Bonina Antonino, Cantaro Galeno Domenico, Capace Carmelo, Castiglione Antonino, Cordaro Antonino, Cutrona Vittorio, D'Aquino Nunzio, Gangi Vincenzo, Gulino Giuseppe, Gulino Lorenzo, Lazzaro Nunzio, Longhitano Antonino, Luca Luigi, Lupo Giovanni, Lupo Vito, Martello Alfio, Meli Benedetto, Pappalardo Nunzio, Proietto Passé Nunzio, Sciacca Antonino, Sofia Carmelo, Venia Antonino.

La lista n. 2 (Scudo Crociato con scritta Libertas) con i seguenti candidati: Amato Vincenzo, Attinà Fortunato, Azzia Nunzio (segretario politico della DC), Badalato Giuseppe, Bonina Giuseppe, Caruso Felice, Caruso Matteo, Ciraldo Nunzio, D'Aquino Biagio, Leanza Vittorio, Lombardo Vincenzo, Messina Francesco, Minis­sale Giuseppe, Paparo Alfio, Paparo Vincenzo, Parasiliti Rantone, Piazza Giovanni, Pinzone Nunzio, Prestianni Antonino, Reitano Salvatore, Schi­lirò Ignazio, Schilirò Vincenzo, Zingali Ignazio.

I risultati delle elezioni del 1956 videro la lista "Autonomia e Rinascita" (quella con la testa di Garibaldi) ottenere la mag­gioranza assoluta con 4.868 voti (50,2%), contro i 4.821 (49,8%) della Democrazia Cristiana (scudo crociato).

Il trionfo dei social comunisti ebbe profonde ricadute sugli equilibri della Dc brontese. Il notaio Nunzio Azzia, dopo oltre dieci anni, si dimette dal ruolo di segretario politico e gli subentra il prof. Giuseppe Guastella.


1960, Quattro anni dopo

nelle successive elezioni amministrative del novembre 1960, la Democrazia Cristiana si riportò nuovamente al primo posto ottenendo 4.784 voti con 14 seggi assegnati su 32.

Il Partito socialista ottenne 4.286 voti (13 consiglieri), il PCI ed il PO 1.068 voti (3 seggi), il PSDI di Giuseppe Gatto 455 voti (1 consigliere) ed il Partito Monarchico di Alfio Saitta 455 voti (1 consigliere).

La DC non riuscì a formare una Giunta democristiana e la sinistra brontese elesse nuovamente sindaco l'avv. Vincenzo Castiglione che guidò una giunta appoggiata dai 13 consiglieri del PS, dai 2 del PCI, da Brundo Placido del PO e Giuseppe Gatto del PSDI.

Assessori effettivi furono Mario Lupo, Nunzio Pappalardo, Antonino Venia del PS e Gatto Giuseppe del PSDI di G. Saragat (assessori supplenti: Salvatore Longhitano e Alfio Martello del PS).

 

I 32 del Consiglio Comunale

Della prima Giunta di sinistra (1956)

Pappalardo Nunzio (cons. comunale, 1956)PS: Castiglione Vincenzo, Venia Antonino, Gu­lino Lorenzo, Lon­ghi­tano Antonino, Gangi Vin­cenzo, Cordaro Antonino, Capa­ce Carme­lo, Boni­na Anto­nino, Castiglione Antonino, Pappa­lardo Nunzio (foto a destra), Guli­no Giuseppe, Martello Alfio, Proietto Nunzio, Luca Luigi.

Ind.: Lupo Mario, Cutrona Vittorio, D'Aquino Nun­zio.

PCI: Cantaro Galeno Domenico, Sofia Carme­lo, Sciacca An­tonino, Lupo Giovanni, Lazzaro Nunzio, Meli Benedetto, Lupo Vito (sarto, fratello di Vincenzo, il se­gre­tario della Sezione bron­tese del PCI).

DC: Minissale Giuseppe, Azzia Nunzio, Attinà Fortunato, Zingale Igna­zio, Bonina Giuseppe, Lombardo Vincenzo, Amato Vincenzo, Piazza Giovanni.

... e della seconda (Novembre 1960)

Zino LombardoDC (14 seggi): Meli Nunzio, Lombardo Nun­zio (detto Zino, foto a destra), Attinà Fortunato, Iso­la Nun­zio, Mancino Antonio, Castiglione Sal­va­tore, Pre­stian­ni Vin­cenzo, Biuso Biagio, Ciraldo Agosti­no, Cara­stro Giuseppe, Schi­lirò Vincenzo, Cara­ci Nunzio, Longhitano Vincenzo, Ciraldo Fran­cesco.

PS (13 seggi): Castiglione Vincenzo, Lupo Ma­rio, Venia Anto­nino, Gulino Lorenzo, Di Caudo Gre­gorio, Mar­tello Alfio, Longhitano Sal­vatore, D'Aquino Antonino, Galva­gno Angelo, Casti­glione Pla­cido, Pap­palar­do Nunzio, Liotta Carmelo.

PCI (2 seggi): Lupo Vincenzo, Galati Seba­stia­no,Alfio Saitta, consigliere comunale nel 1960
PO (1 seggio): Brundo Placido,
PSDI (1 seggio): Gatto Giuseppe,
PMP (1 seggio): Saitta Alfio (fabbroferraio, foto a destra).

I risultati delle elezioni del Novembre 1960 vide­ro, dopo la batosta subita quattro anni prima, nuovamente la DC al primo posto con 4.784 voti (43,3%, 14 seggi), seguita dal PSI (4.286 voti, 38,8% e 13 seggi), PCI (1.068 voti, 9,7% e 3 seggi), PSDI (455 voti, 4,1%, 1 seggio) e il solito PM (il Partito Monarchico di "donn'Ăffiu Azzarellu") (455 voti, 4,1%, 1 seggio).

L'affluenza alle urne fu da record: si raggiunse l'87,4% la più alta percentuale di tutti i tempi mai superata nelle elezioni ammini­strative brontesi.

Questa seconda amministrazione dell'avv. Castiglione durò solo due an­ni. Si reggeva, infatti, su una risicata maggio­ranza di appena 17 consi­glieri su 32. Fu facile per la DC (ed anche per qualche settore del clero locale) stravolgere tutto e "convin­cere" alcuni consiglieri a cambiare casacca per "salvare" il Comune «per la prima volta cadu­to - scriveva il clero - in mano ad uomini colpiti da una scomunica».Gatto Giuseppe (PSDI, Bronte 1962)

Nel giro di due anni l'opposizione democri­stiana prima riuscì a portare fra le proprie file il consigliere Antonino D'Aquino del PS e succes­sivamente a farcela nel "convin­cere" il sindacalista esponente del PSDI, Giuseppe Gatto (foto a destra), a togliere il proprio sostegno a Castiglione facendo cadere la Giunta. I due, cambiando casacca, lasciarono Castiglione confluendo in una nuova maggio­ranza che elesse un nuovo sindaco, il democristiano avv. Nunzio Meli.

Vincenzo Castiglione non lasciò la politica. Nel marzo 1962 fu eletto consigliere provin­ciale del PSI, unitamente ad altri due brontesi: il notaio Nunzio Azzia (DC) e il sen. Biagio Pecorino (MSI).  Nelle successive elezioni comunali del 1964, 1968, 1973 e 1979, capolista della lista del PSI, fu sempre eletto al Consiglio comunale.


Il Comune in mano agli "scomunicati"

Per meglio capire il clima e le lotte (non solo politiche) vissuti a Bronte a cavallo degli anni '50, riportiamo di seguito un articolo pub­blicato dalla "Voce Amica", Bollettino Parrocchiale della Forania di Bronte (Renato Magnani, direttore respon­sabile, anno III, n. 7 del Luglio 1951, stampato dallo Stab. Tip. Sociale) e (a seguire) alcune parti di un volantino distribuito a fine agosto 1956 nel quale il clero brontese fornisce ai fedeli il motivo dell'interruzione di una Pro­cessione per la presenza "arbitraria" dell'amministrazione comunale "socialcomunista", "scomunicata  dall'Autorità religiosa":


Colpirne uno per educarne cento??

«Strascichi elettorali

Le esequie negate

Il giorno 22 giugno il giovane Germanà Antonino, investito da una motocicletta, morì improv­visamente. Portato all'ospedale, non si fece altro che constatarne il decesso.
Chiunque sia, chi resta vittima d'un tragico incidente, lascia in tutti un senso di vivo cordoglio.
Ma quando si domandarono i funerali solenni, poichè prima di morire aveva esplicato un'attività intensa a favore del Comunismo, che non si poteva occultare, l'autorità religiosa, a norma del Decreto del S. Uffizio del 1 luglio 1949 e del Codice di Diritto Canonico can. 1240, fu costretta a rifiutare.
Non per lui, povero giovane! che già aveva reso conto a Dio, il quale speriamo (?!?, ndr), gli abbia usato misericordia, ma per quelli che ne condividono le idee e si illudono che si possa essere insieme cattolici e comunisti.
Nel pomeriggio il corteo funebre, in cui spiccavano molte bandiere rosse, accompagnò l'estinto al cimitero.
Avevano domandato che il Crocifisso, almeno, andasse innanzi al corteo.
Ma non capivano che un corteo funebre, aperto dal Crocifisso e chiuso dalle bandiere rosse, avrebbe riprodotto al vivo la scena del Venerdì Santo, quando sulla via del Calvario, dietro a Gesù che portava la croce, andavano i suoi carnefici?
Davanti al Cimitero l'Avv. Castiglione prese la parola. Disse fra l'altro che il defunto non era stato comunista. E perchè allora tutte quelle bandiere rosse nell'accompagnamento?
Aggiunse che «se il paradiso c'è, le sue porte sono state aperte a quel gio­vane lavoratore». Se c'è... dunque non è sicuro, perchè il comunismo insegna che il paradiso e l'inferno sono in questa terra.
Conchiuse con un'invettiva contro i preti e un ridicolo invito alla preghiera, perché avendo iniziato l’Ave Maria alle «gratia plena» si arrestò non sapen­do come proseguire, e dopo aver domandato a bassa voce aiuto ai più vicini, che non erano in grado di darglielo, pose fine al suo discorso ripetendo «pregate, pregate».

IL RICATTO dei "BOTOLI RINGHIOSI"

Lo stesso giorno delle mancate eséquie fu sparsa ad arte nel paese la diceria che un sacerdote brontese aveva preso la fuga, ammannendola con un con­torno di particolari succulenti, che lasciavano perplessi i buoni e mandavano in visibilio gli altri, che facevano a gara per aggiungervi frange e coloriture, intramezzate da espressioni di scandalo farisaico.
L'intenzione del ricatto è evidente.
La canea dei botoli ringhiosi, che ebbe pestato il muso dalla disposizione dell'autorità religiosa che interdiceva i funerali solenni ad un loro iscritto, si sfogò addentando e lacerando la fama d'un povero sacerdote in ciò che ha di più delicato.
La coincidenza è quanto mai significativa.»

(Tratto da "Voce Amica, bollettino parrocchiale della Forania di Bronte")


"Le provocazioni social­comuniste", il clero di Bronte spiega

1956, La processione negata

«Cittadini di Bronte,
Una scena veramente incre­sciosa per noi e per tutti ha avuto luogo Dome­nica sera alla Chiesa Annun­ziata. I buoni ne sono rimasti addolo­rati, i fana­tici del socialco­munismo hanno specu­lato per lanciare dei fischi che denotano il loro grado di educazione e di civiltà, altri sotto la veste farisaica si sono fatti in quattro pro­te­stando in loro favore come se Cristo e Satana potessero andare a braccetto.

Il Sig. Sindaco arbitrariamente con i rappresentanti socialco­mu­nisti al Comune, insolitamente al completo ed inappun­tabilmente attil­lati, si è voluto inserire nel quadro delle mani­festazioni reli­giose in onore della Madonna. Nessuno aveva invitato quei Signori a pren­de­re parte in forma uf­ficiale ad una manifestazione religiosa, nè potevano essere invi­tati perchè essendo socialcomunisti professanti una dottrina anti­cri­stiana, dalla Autorità religiosa sono stati scomunicati.

(...) L'Attuale Sindaco con i componenti la Giunta e i 24 Consi­glie­ri comunali essendo esponenti qualificati di una ideo­logia con­dan­na­ta dalla Chiesa e come tali scomunicati, anche se a parole si pro­fes­sano cristiani, non poteva pretendere di parte­cipare ad una ma­ni­festazione religiosa. (...)

Nè vale l'osservazione che intendeva partecipare in rappre­sen­tan­za del popolo, poichè il popolo veramente credente, e prati­cante era presente e rinunziava ben volentieri ad essere rappre­sentato da un esponente di idee anticristiane.

Vi sembra poi logico che un individuo non invitato, poco educata­mente si presenti a casa vostra? Perchè dun­que costoro arbitra­ria­mente si sono voluti presentare ed intrufolarsi con la prepo­tenza? Ed a che scopo? Era per un omaggio da rendere alla Vergine? o piuttosto una parata coreografica, ben studiata per far vedere al popolo che i socialcomunisti sono anche religiosi? Ma purtroppo si vedono ben raramente o mai in Chiesa!!!

Il Sindaco tirò in ballo la consuetudine della partecipazione di una rappresentanza del Comune alle Processioni; dimenticava però che è la prima volta nella storia di Bronte che il Comune sia cadu­to in mano ad uomini colpiti da una scomunica.

Ciò posto: visto che il loro gesto di prepotenza non aveva altro ef­fet­to che impedire la Processione, e determinare malumore nel po­polo, perchè delicatamente e con senso di educazione non si sono ritirati tanto più che il Clero concedeva loro che restasse la sola ban­diera quale emblema del Comune?
E vi sono sembrati... cristiani i fischi durante la Benedizione?
Non parti­vano certamen­te da bocche che desideravano rendere omaggio alla Vergine. Diedero invece l'impressione della manife­stazione dei loro veri sen­timenti che se ne infischiano (fischian­do) della Religione quan­do non possono superare il loro scopo politico.

Fedeli carissimi
Il Clero, nel sospendere la Processione, non ha agito per capric­cio, ma disciplinatamente ha seguito le direttive del Papa e dei Ve­scovi. (...) Domenica prossima, malgrado quello che è successo avrà luo­go la Processione.
Dimostrate come sempre la vostra Fe­de arden­te e la vostra devozione alla SS. Vergine Annun­ziata, parte­cipando in mas­sa, anche in riparazione alla grave irri­verenza com­messa per le provocazioni social­comuniste.
Bronte 29 Agosto 1956 - Il clero brontese»

Nella foto a destra, Vincenzo Castiglione e alcuni consiglieri comunali e componenti della sua Giunta (l'amministrazione comunale brontese - a detta del clero - «per la prima volta in mano ad uomini colpiti da una scomunica») sfilano nel Corso Umberto in appoggio alle manifestazioni studentesche contro una delle tante riforme della scuola (legge n.1859 del 31 dicembre 1962). Da sinistra, si notano (clicca per ingrandire) il vice sindaco prof. Mario Lupo (con l'impermeabile bianco), il sindaco Castiglione e, dietro, il figlio Livio; Vincenzo Lupo (assessore, davanti a Mario Lupo), Giuseppe Gatto (assessore). Antonino Castiglione (Ninu Firiri, consigliere comunale) e Lorenzo Gulino (assessore supplente); sulla destra (con gli occhiali) Vito Lupo, sarto, fratello di Vincenzo..
 

Vincenzo Castiglione visto da A. Mazola
Il sindaco Castiglione in un disegno tratto da un giornale bron­tese del 1957. Più che la caricatura è la poesia simpatica e un pò sfottente.

«Questa caricatura di mio padre, - affer­ma la figlia Laura che ce l'ha segna­lata - è stata fatta da Angelo Mazzo­la  e la poesia dal prof. Gino Saitta. La ritengo simpatica perchè prende in giro mio padre».
Dieci anni prima Angelo Maz­zola aveva dedi­cato un'altra carica­tura all'Avv. Vincenzo Castiglione, pubblicata ne "Il Ciclope".
 

Questo nostro sindaco

«Questi che tu vedi, o forestiero
è il sindaco, avvocato Castiglione,
solerte assolvitor del magistero
che il popol gli votò, ma che affarone!
Che affarone per Bronte, voglio dire,
che vuol vedere a forza rifiorire!

E fiorirà, rifiorirà di certo,
questo nostro paese sotto a uno
che, da avvocato, ora si è scoperto
abile reggitor qual mai veruno,
uomo per eccellenza archimandrita,
amator dei fiori e della vita.


Lavora tutto il giorno, e pur la notte
dicono la passi a far progetti:
sistemazion di strade che sono rotte,
necessità di fogne, di pozzetti;
poi pensa ai soldi che non vengon mai
e tra sospir s'addorme, in mezzo ai guai.

Vincenzo Castiglione, visto da A. MazzolaPur, l'altro giorno, la trovò qualcosa,
e quella via, l'Antonietta Aldisio,
tutta scassata e tutta tuberosa,
sta facendola fare; un paradiso;
lui presenzia ai lavor, quando può farlo
per evitare della fiacca il tarlo.

Quest'è il sindaco nostro, o forestiero,
puoi ben vederlo scuro in volto
ma il cuor sentimentale e veritiero
ti fa inebriare e intenerire molto.
Sentimentale: e questo io lo dico
pel suo intenso amore dell'antico:
(tipico il carro cui non sa che farne
all'infuori del trasporto della carne).»

Gino Saitta
 

   

Nonzia Maria

CURRENTI NUNZIA MARIA, SINDACALISTA,BRONTE 1956Una vita passata a difendere diritti

Parlando del sindaco Vincenzo Castiglione non possiamo fare a meno di ricordare anche una figu­ra fem­minile, coraggiosa e deter­mi­nata, presente allora con no­te­vole forza d'anino e capacità organiz­zativa sulla scena politica e sindacale: Nunzia Maria Currenti (Nonziamaria, Bronte 28.12.1915 - 11.4.1986), titolare per diversi decenni della locale Camera del Lavoro.

Comunista prima, socialista poi affiancò validamente l'avv. Vincenzo Castiglione nella lunga e aspra battaglia per la di­vi­sione delle terre della Ducea ai contadini, distinguendosi sempre nella difesa dei braccianti, dei lavoratori e delle classi più emar­ginate.

Minuscola e poco appariscente, di animo mite e buono, ma determinata e battagliera, a Bronte fu la prima donna a mili­tare apertamente e con molto coraggio nelle file della sini­stra, benvo­luta e rispettata dai braccianti e dalla classe ope­raia ma anche sempre osteg­giata, ed a volte con vio­lenza verbale, dal clero locale e dalle classi benestanti.

Lei stessa raccontava che camminando per le strade di Bron­te non era raro il caso di incontrare altre donne che nel ve­derla si facevano il segno della cro­ce voltandosi dall'al­tra parte o cambiavano strada. Per l'Autorità religiosa Nunzia Maria era, in­fat­ti, "scomunicata perchè socialco­munista professante una dottrina anticristiana".

Non volle mai far parte di Giunte comunali ma affiancò sem­pre l'avv. Castiglione nelle file del Partito socialista ed i la­vo­ratori la elessero in Consiglio comunale ininterrot­ta­men­te per 20 anni, dal 1964 al 1984 (quattro sindacature): nel 1964, 1968, 1973 e nel 1979.

Nel 1984, le successive elezioni amministrative, lei stessa preferì ap­pog­giare la candidatura del figlio del sindaco Casti­glio­ne, Livio, facendolo eleggere al posto suo al Consiglio comunale. (aL)

 

1962

Meli Nunzio

(Bronte 1913 - 1999), professore, avvocato, è stato sindaco di Bronte dal 1962 al 1968. Figura di grande cultura ed equilibrio è stato anche preside del Liceo Capizzi ("u zzù Nonziu", lo zio Nunzio, così  veniva affettuosamente chiamato dagli studenti) e presidente della locale Banca Mutua Popolare (l'antica Cassa Agraria di Mutuo, fondata nel 1912, successivamente venduta ad una Banca di Lodi).

Trascinato in politica, era stato per la prima volta eletto Consigliere comunale nel 1946 (a destra in una foto dell'epoca) come liberale nella lista della "Spiga" e successivamente, nel 1960, rieletto nelle file della Democrazia Cristiana.

Mweli Nun zio, consigliere comunale (1946)Successe come sindaco all'avv. Vincenzo Castiglione con una manovra politica ed una anomala giunta composta dagli assessori avv. Attinà Fortu­nato e Lombardo Nunzio (Demo­crazia Cristiana), Saitta Alfio (Partito Monarchico) e Gatto Giuseppe (Partito Socialde­mocra­tico, che prima appoggiava il precedente sindaco, il socialista Castiglione) e dagli assessori supplenti Caraci Nunzio e Ciraldo Francesco (Democrazia Cristiana).

«Era una persona estremamente per bene, - ricorda Pino Firrarello - rispettata e di cultura, ma forse privo di una grande passione per la politica e soprattutto oberato da tantissimi impegni di lavoro. Se gli incarichi di prestigio che ricopriva danno la misura della statura dell’uomo, con­tem­po­ranea­mente ci fanno capire quanto poco tempo potesse dedicare all’attività ammini­stra­tiva. Come se non bastasse la sua Giunta non poteva contare su un valido aiuto in Consiglio comunale perché il Partito socialista dell’epoca fu estromesso dalla maggioranza, la Giunta in Consiglio poteva contare solo su 2 voti in più rispetto a quelli dell’opposizione e ciò rendeva difficile l’attività amministrativa.»

Nonostante queste difficoltà Meli concluse il mandato e, due anni dopo la sua elezione, si presentò alle successive elezioni.

Nelle elezioni amministrative del 22 novembre 1964 (vedi sotto), la Democrazia Cristiana risultò ancora vincente riportando 4.553 voti (il 42,52%) contro i 2.524 (23,57%) voti che ebbe il secondo partito, il Partito Socialista.

Fu formata una Giunta di centro-sinistra e i consiglieri comunali elessero sin­daco nuovamente il prof. Meli Nunzio che ebbe come assessori Giusep­pe Gatto (del PSDI), Nunzio Lombardo (fu il primo degli eletti con 2.584 voti di preferenza, un record per Bronte) e Carmelo Zerbo (della DC, preside della Scuola Media) e il futuro sindaco avv. Antonino Venia (del Partito Socialista Italiano).
Altri assessori furono Nunzio Pappalardo (PS, assessore all'annona ed all'acqua) e Giuseppe Currao (DC, sindacalista della Cisl) e Alfio Martelli (assessori supplenti).

«I primi problemi - scrive Pino Firrarello, uno degli attori di quel periodo politico (Un contadino al Senato, pag. 47) - nacquero al momento della formazione della Giunta. A quel­l'epoca il Sindaco e gli Assessori venivano eletti nell'am­bito del Consiglio comunale dagli stessi Consiglieri. Sindaco fu riconfermato il Preside Meli.
Dopo qualche tempo Lombardo lo volle sostituire, commettendo un enorme errore politico. Considerato il suo successo personale con 2000 preferenze - risultato che a Bronte per le elezioni comunali non è mai stato eguagliato – Lombardo avrebbe dovuto fare il Sindaco da subito. Avendo tatticamente rinviato, Lombardo non poteva poi pensare di mettere in discussione una persona per bene come il Dott. Meli. Da lì iniziò un lento logorio che portò allo scioglimento del Consiglio comunale.»

Pochi anni dopo la formazione della Giunta Meli (1968), a causa anche di profondi dissidi sorti fra la DC ed il PSI, fu decretato lo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale con la conseguente nomina di un Commissario, il dott. Emmi Francesco.


Le Elezioni del 1964

In queste elezioni comunali (alla scadenza del primo mandato del sindaco Meli) furono presentate otto liste:

DC (con capolista il sindaco uscente, Nunzio Meli), Bilancia (una lista civica di dissidenti della DC, guidati dal prof. Vincenzo Paparo, futuro sindaco nel 1973), Psi (guidato dall'avv. Vincenzo Castiglione, già sindaco nel 1956), Pci (guidato da Vincenzo Lupo, foto a destra), Socialismo (Psdi, il cui leader brontese era Giuseppe Gatto), Psiup, Pli e Msi (guidato dal dott. Biagio Pecorino, futuro senatore della Repubblica nel 1972).

Per dare un'idea della attiva partecipazione dei brontesi alla vita politica di quegli anni vi diamo l'elenco dei 32 componenti di quattro liste, rappresentativi dell'élite della società brontese e di tutte le classi sociali dell'epoca. Tutti si mettevano in gioco, senza alcuna remora o ritrosia, al servizio della comunità:

I 32 della “Bilancia"La lista del MSII 32 della Democrazia CristianaLa lista dei 32 Socialisti (PSI)
1 Paparo Vincenzo
2 Barbagallo Luigi
3 Biuso Cristoforo
4 Calì Nunzio
5 Cavallaro Vincenzo
6 Costanzo Zam. Vinc.zo
7 Croce Salvatore
8 Dell'Erba Nicolò Maria
9 Di Piazza Giuseppe
10 Faranda Antonino
11 Gorgone Vincenzo
12 Guccio Antonino
13 Leanza Salvatore
14 Liuzzo Salvatore
15 Lombardo Vincenzo
16 Lovecchio Luigi
17 Lupo Aurelio
18 Mazzaglia Vincenzo
19 Moschetto Nunzio
20 Pappalardo Francesco
21 Parrinelli Natale
22 Petronaci Salvatore
23 Piazza Giovanni
24 Prestianni Pietro
25 Prestipino Placido
26 Romeo Alfio
27 Russo Vincenzo
28 Schilirò Nunzio
29 Spedalieri Giuseppe
30 Spitaleri Vincenzo
31 Tirendi Francesco
32 Zingali Ignazio
1 Pecorino dott. Biagio
2 Attinà Salvatore
3 Barbaria Paolo
4 Biuso Biagio
5 Camuto Carmela
6 Caraci Carmelo
7 Castiglione Antonino
8 Caudullo Antonino
9 Chirieleyson Antonino
10 Currao Vincenzo
11 D'Aquino Placido
12 De Luca Biagio
13 Franco Antonino
14 Giarrizzi Biagio
15 Gorgone Gaetano
16 Grisley dott. Guglielmo
17 Meli Vincenzo
18 Minio geom. Giuseppe
19 Parrinelli Nunzio
20 Ponzo Francesco
21 Prestianni Luigi
22 Rinaldo Calogero
23 Saitta Giuseppe
24 Sanfilippo Nunzio
25 Scalisi Nunzio
26 Scarlata Giuseppe
27 Schilirò Nunzio
28 Spedalieri Roberto
29 Uccellatore Vincenzo
30 Venia Gaetano
31 Vitanza Salvatore
32 Zerbo ins. Antonino
1 Meli Nunzio, sindaco uscente
2 Azzia Domenico, dir. Cassa Mutua Comm.
3 Barbaria Biagio, commerciante
4 Biuso Biagio, consigliere uscente
5 Bonsignore Alfio, artigiano
6 Camuto Carmelo, imprenditore edile
7 Caraci Nunzio, assessore uscente
8 Caruso Felice, procuratore legale
9 Ciraldo Agostino, capo gruppo consiliare
10 Ciraldo Francesco, assessore uscente
11 Cirami Nunzio, coltivatore diretto
12 Costanzo Giuseppe, commerciante
13 Curaro Giuseppe, sindacalista
14 Interdonato Giuseppe, dir. banca in pensione
15 Leanza Concetta, sarta
16 Leanza Vittorio, insegnante
17 Lombardo Annetta, casalinga
18 Lombardo Nunzio, commis. Cons. Alto Simeto
19 Longhitano Francesco, direttore I.N.A.M.
20 Longhitano Vincenzo, consigliere uscente
21 Mineo Biagio, industriale
22 Montagno Gaetano, commerciante
23 Nociforo Salvatore, imprenditore edile
24 Paparo Alfio, consigliere uscente
25 Paparo Luigi, presidente Coltivatori Diretti
26 Pinzone Nunzio, imprenditore edile
27 Prestianni Vincenzo, consigliere uscente
28 Sarta Giuseppe, insegnante
29 Schilirò Gino, medico-pediatra
30 Schilirò Vincenzo, consigliere uscente
31 Triscari Carmelo, bracciante agricolo
32 Zerbo Carmelo, preside scuole medie.
1 Castiglione Vincenzo, avvocato
2 Calcagno Angelo, calzolaio
3 Caruso Giuseppe, bracciante agricolo
4 Castiglione Placido, muratore
5 Cordaro Antonino, bracciante agr.
6 Currenti Maria, sindacalista
7 Cutrona Vittorio, insegnante
8 D'Aquino Nunzio, esercente
9 Di Caudo Gregorio, insegnante
10 Gangi Vincenzo, sarto
11 Gatto Luigi, muratore
12 Germanà Bozza Carmelo, bracc. agr.
13 Gulino Giuseppe, falegname
14 Gulino Lorenzo, falegname
15 Lembo Salvatore, ebanista
16 Liotta Salvatore, muratore
17 Longhitano Salvatore, insegnante
18 Lupo Francesco, dott. Mat. e Fisica
19 Lupo Giovanni, artigiano
20 Lupo Mario, professore
21 Martello Alfio, calzolaio
22 Meli Alfio, ebanista
23 Meli Nunzio, insegnante
24 Mirenda Vincenzo, mediatore
25 Pace Francesco, muratore
26 Pappalardo Nunzio, elettricista
27 Parasiliti Parracello Gius., bracc. agr.
28 Saitta Francesco, esercente
29 Saitta Ignazio, mediatore
30 Saitta Vincenzo, muratore
31 Venia Antonino, avvocato
32 Zambataro Nunziato, bracciante agr.


Quella delle elezioni amministrative del Novembre 1964 fu una campagna elettorale sentita e partecipata ed anche aspramente combattuta.
Il risultato elettorale vide il trionfo della DC capeggiata da Nunzio Lombardo: DC (4.553 voti, 42,52%), Psi (2.524, 23,57%), Pci (1.036, 9,67%), Psdi (729, 6,72%), Msi (676, 6,31%), Lista civica "Bilancia" (672, 6,27%), Psiup (295, 2,75%), Pli (180, 1,68%).

L'affluenza alle urne registrò una delle percentuali più alte delle amministrative brontesi, l'85,7%.
La Democrazia Cristiana col 42,52% è ancora al primo posto; la sua supremazia non viene scalfita dalla diaspora interna che aveva dato vita alla lista civica della Bilancia (6,27%) conse­guendo addirittura 17 seggi, 3 in più delle precedenti elezioni del 1960 quando aveva preso il 43,3% (4.784 voti).

L'esito elettorale vide invece il crollo del Partito Socialista Italiano che perse molti punti percentuali e ben quattro seggi (quattro anni prima, nel 1960, aveva raggiunto i 4.286 voti, il 38,8% con 13 seggi).
Il PCI confermò i tre consiglieri mentre il PSDI del sindacalista Giu­seppe Gatto riuscì a portare in Consiglio comu­nale due consiglieri.
 

Gli eletti al Consiglio Comunale nel 1964

DC (17 seggi):Avv. Caruso Felice Paparo Vincenzo (lista civica Bi­lancia), Zingale Igna­zio (Bilancia), Meli Nun­zio, Azzia Dome­nico, Caruso Felice (foto a destra), Ciral­do Ago­sti­no, Ciraldo Francesco, Currao Giu­sep­pe, Lean­za Con­cetta, Lom­bardo Anna, Lom­bardo Nun­zio, Lon­ghi­tano Fran­cesco, Montagno Boz­zone Gae­tano, Paparo Luigi, Sarta Giusep­pe, Schi­lirò Gino, Zerbo Car­melo.

PSI (9 seggi): Castiglione Vincenzo, Casti­glione Pla­cido, Currenti Maria Nunziata, Gu­lino Giu­seppe, Lupo Fran­cesco, Pace Fran­ce­sco Paolo, Pappalardo Nunzio, Venia Anto­nino.

PCI (3): Lupo Vincenzo, Sofia Carmelo, Parasiliti Parracello Giusep­pe.

PSDI (2 seggi): Gatto Giuseppe, Musarra Amato Salvatore.

MSI (1): Pecorino Biagio.

1964, Manifestino elettorale della DC

«Cittadino brontese,

Non ti lasciare ingannare.
Partito Democratico Cristiano ce n'è uno solo, quello di sempre: lo Scudo Crociato. Quelli della Bilancia son pieni di rabbia e livore contro la Democrazia Cristiana, per beghe personali. Hanno già offerto il piattello della loro bilan­cia anche ai Socialcomunisti.
Chi vota Bilancia dunque vota anche per i socialcomunisti.
Rifletti bene! Dietro la Bilancia non c'è alcuna forza politica che possa af­frontare i grossi problemi del nostro Comune. Dietro la Bilancia c'è il vuoto!
La Democrazia Cristiana, dopo aver dato in questo dopoguerra, un nuovo volto alla tua Città, in questi ultimi tre anni ha ottenuto e speso per opere pubbliche oltre un miliardo. Adesso, corroborata anche con uomini nuovi, potrà realizzare anche di più.
Per il bene, per il progresso culturale, agricolo, industriale della tua Città,
Vota Democrazia Cristiana»

Nella foto a destra, il sindaco uscente Nunzio Meli (penultimo a destra). In questa foto fornitaci dalle Acli c'è quasi tutto lo stato mag­giore della Dc dell'epoca: l'avv. Fortunato Attinà (primo a sinistra), l'ex sin­daco Giuseppe Inter­do­nato, il sindaco Meli e Giuseppe Fran­china (sulla destra) futuro sindaco nel 1979. Ci è sconosciuta la persona al centro della foto.

Il Tacchin... ardo

A destra una vignetta satirica indirizzata a Zino Lombardo dai dissidenti democristiani della "Bilancia": Zino Lombardo, impiegato alla Cassa Mutua Commerciati di Catania, riusciva a collocarsi fra i candidati più votati alle elezioni comunali e provinciali.

Traeva principalmente la sua forza elettorale dal Patronato Acli, da lui gestito, che aveva il maggior numero di iscritti a Bronte.


La guerra dei 10 anni

Pur militando nello stesso partito (la DC) uno dei suoi antagonisti, il sen. Pino Firrarello, ha scritto di lui: «Nella Democrazia Cri­stia­na incontrai politici con cui ebbi più liti che accordi, come per esempio con Nunzio Lombardo».

In un articolo di S. Rizzo e G. A. Stella così si legge: «Lombardo Nunzio era il boss andreot­tiano della Dc di Bronte quando il giovane Pino prese possesso della cittadina: «Era potentissimo, io lavoravo al dazio e mi chiese di stracciare una multa. Non la stracciai e mi dichiarò guerra. L'accettai. Durò 10 anni, la guerra. Alla fine non contava un pistacchio».

1964, Nunzio Lombardo

Nunzio (Zino) Lombardo, primo degli eletti con il peso delle 2000 prefe­renze mai ottenute da altri candi­dati, pretendeva giusta­mente di fare il sindaco, ma le trattative condussero ad una scelta impron­tata alla continuità e pertanto Nunzio Meli, che garantiva mag­giore equilibrio tra le diverse anime democri­stiane e gli alleati socialisti e socialdemocratici, continuò a fare il sindaco.

Successivamente lo strappo con i consiglieri della lista “Bilancia” fu in qualche modo ricucito e Lom­bardo, approfittando della nuova compo­sizione numerica della DC, ripropo­se la sua elezione a sindaco.

I socialisti per primi si opposero ed insieme a loro i democristiani Zingale, Sarta, Luigi e Vincenzo Paparo che tolsero sostegno alla maggioranza. Le pressioni per far eleg­gere Lombardo sindaco però continuarono e 17 consi­glieri del Psi, Pci, Msi ed i 4 democristiani che si opponevano a Lombar­do, nel 1968 si dimisero.» (Pino Firrarello, Bronte, il paese della mia vita, 2015).

Nell'ultimo periodo della sua vita Zino Lombardo, profondo estimatore della cultura contadina e artigianale, ha cercato in ogni luogo, acquistato ed accumulato oggetti, utensili ed arnesi, costumi contadini e borghesi d’epoca, testimonianze della vita passata e della storia dell'arti­gianato brontese, costituendo in trent'anni di appassionata ricerca, in uno stabile risalente all’epoca della presenza araba nell’isola, un prestigioso Museo dell'Antica Civiltà Locale (meglio noto come "Masseria Lombardo"), subito entrato nei vari circuiti del turismo nazionale e visitato ogni anno da migliaia di turisti e studenti.

Dopo la sua improvvisa scomparsa, nessuno, nè a livello locale (sindaco di Bronte era Turi Leanza), nè provinciale (presidente della Provincia era Raffaele Lombardo), nè regionale (presidente della Regione era Totò Cuffaro), dimostrò interesse o particolare sensibilità per salvare questo nostro patrimonio culturale e tradizionale che è andato disperso nuovamente in innumerevoli rivoli e piccole raccolte private.

Lombardo pubblicò anche un libretto (Evoluzione Demografica ed Economica a Bronte, Tip. Saitta, 1965) ricco di quadri e raffronti statistici fra le varie epoche da lui indagate.

 

1968

EMMI FRANCESCO, commissario, nominato il 17 Agosto '68 in seguito allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale causato dai profondi dissidi verificatisi in seno alla coalizione di centro-sinistra guidata dal sindaco Nunzio Meli.

Il Commissario guidò il Comune fino alle nuove elezioni del 24/25 Novembre 1968 ed alla sindacatura dell'avv. Antonino Venia.

In merito a questo periodo della storia amministrativa di Bronte, Mauro Petralia nella sua tesi di laurea (“Il sistema politico e i partiti: il caso di Bronte”) riporta una dichiarazione del sen. Pino Firrarello ed, a seguire, un’altra di Antonino Paparo (sindaco di Bronte dal 1986 al 1989):
«Nunzio Lombardo (foto a sinistra) - afferma il senatore - aveva tutte le carte in regola per aspirare alla carica di sindaco, alla luce del risul­tato elettorale ottenuto (fu il primo degli eletti con 2.584 voti di preferenza, NdR) ma la rielezione di Nunzio Meli garantiva mag­giore equili­brio tra le diverse anime democristiane e gli alleati socialisti e socialdemocratici.

Nei due anni successivi all’elezione di Meli rientrarono nel partito e nella maggioranza anche i consiglieri della Bilancia. Lombardo ap­profittò della nuova composizione numerica della Dc, per proporre la sua elezione a sindaco, ma trovò il passo sbarrato e l’opposi­zione esplicita sia da parte dei socialisti ma anche di consiglieri democristiani, su tutti Zingale, Sarta, Luigi e Vincenzo Paparo che tolsero sostegno alla maggioranza.
Le pressioni da parte dei dorotei affinché si realizzasse l’elezione di Lombardo a sindaco, portarono nel 1968, alle dimissioni contestuali dei consiglieri del Psi, Pci, Msi e dei 4 democristiani sopra citati, in tutto 17 consiglieri comu­nali e questo portò allo scioglimento del Consiglio e della Giunta, e al commissariamento del comune»
.

«In seguito allo scioglimento del Consiglio, - aggiunge Nino Paparo - nel 1968 venne richiesta agli organi centrali del partito, l’autoriz­za­zione per la costituzione di una nuova sezione democristiana, che venne accettata. La minoranza del partito democristiano di cui era leader Vincenzo Paparo, nel 1968 costituì una nuova sezione: la “Luigi Sturzo”, che raccolse oltre a coloro che formarono la lista della Bilancia, anche gli esponenti della Coldiretti Nino e Luigi Paparo, l’insegnante Giuseppe Sarta, indipendente vicino all’on. Sardo, alcuni fuoriusciti vicini a Drago, come Fortunato Attinà che verrà eletto segretario della nuova sezione, e alcuni giovani emergenti come Pino Firrarello, Francesco Spitaleri e Gino Anastasi, futuri sindaci di Bronte».

I SINDACI: 1800 al 1862  1862/1903  1903/1914  1914/1942  1943/1952  dAL 1952 AL 1968  1968/1993  1993/2005  Dal 2005 A OGGI


Uomini illustri di Bronte
       

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