1952 | De Luca Nunzio Nunzio De Luca fu eletto sindaco successivamente alle elezioni amministrative del 25 Maggio 1952. Successe a Giuseppe Interdonato, il sindaco della ricostruzione di Bronte, capeggiando una giunta bicolore (DC - PS) con gli assessori Minissale Giuseppe (il futuro sindaco del '55), Catania Luigi e Ciraldo Nunzio (della DC), Meli Vincenzo (PS) e con due assessori supplenti Liuzzo Giuseppe (DC) e Longhitano Antonino (PS). Non riuscì però a completare la sindacatura fino alla scadenza naturale del mandato che era di cinque anni. Restò in carica dal Giugno 1952 fino al mese di Novembre 1955 quando contrasti interni alla maggioranza condussero il sindaco alle dimissioni. Nunzio De Luca lasciò la poltrona di sindaco al farmacista Giuseppe Minissale. Le elezioni del 1952
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Il nostro secondo Consiglio Comunale dopo il periodo fascista (elesse a sindaco Nunzio De Luca - elezioni del 25 maggio 1952) Lista Indipendente: De Luca Nunzio, Minissale Giuseppe, Azzia Nunzio, Interdonato Giuseppe, Franchina Leone Giuseppe, Meli Vincenzo, Liuzzo Giuseppe, Prestianni Mariannina, Lombardo Ignazio, Schilirò Giuseppe, Camuto Antonino, Paparo Vincenzo, Talamo Gennaro, Paparo Biagio, Schilirò Vincenzo, Messineo Nunzio, Ciraldo Alfio, D'Aquino Biagio, Saitta Giuseppe, Cannata Antonino. DC: Ciraldo Nunzio, Camuto Carmelo, Catania Luigi. PCI: Cantaro Galeno Domenico, Bonanno Salvatore, Parasiliti Rantone Signorino, Mirenda Alfio. PS: Longhitano Antonino, Castiglione Vincenzo. MSI: Longhitano Giuseppe, Radice Renato. PDI: Saitta Alfredo. |
| Alle elezioni amministrative del 25 maggio 1952 furono presentate tre liste: Democrazia Cristiana, Blocco del Popolo, L'Aquila. La prima è capeggiata da Nunzio De Luca, figlio di Placido (il sindaco del 1946) espressione dei notabili democristiani appoggiato dalla chiesa brontese. La lista denominata "Garibaldi" o "Blocco (o Fronte) del Popolo" riuniva Psi e Pci ed aveva come capolista l'avv. Vincenzo Castiglione (il futuro sindaco del 1956). La lista civica "L'Aquila" non aveva un capolista, era formata (in ordine alfabetico) da esponenti del Msi (guidati dall'avv. Renato Radice) da monarchici e da dissidenti democristiani (fra loro il preside Carmelo Zerbo, il cancelliere Agostino Ciraldo e l'insegnante Ignazio Zingale) confluiti, subito dopo le elezioni, nuovamente nel partito di origine (la DC). Lo scrutinio vide prevalere la DC che con 4.293 (45,0%) voti prese il premio di maggioranza con 24 consiglieri; 3.602 voti (38,0%) andarono alla lista di "Garibaldi" (Blocco del Popolo e Autonomia e Rinascita) con 6 consiglieri e 1.621 voti a L'Aquila (17,0%), con due consiglieri. Lista «Aquila»
L’appello ai Cittadini brontesi dei Candidati «Cittadini! Non vi promettiamo miracoli» L’appello ai cittadini brontesi dei 24 candidati Indipendenti della lista Aquila iniziava con una attenta disamina della situazione politica del tempo: «Per una autentica deviazione del buonsenso, le elezioni amministrative hanno assunto ovunque carattere esclusivamente politico; non più democratica necessità di scegliere i migliori ed i più idonei alla cosa pubblica, ma lotta di ideologie e di partiti dalla quale deve essere allontanato chi non fa professione di fede politica. Anche in Bronte la stessa prospettiva; la lotta era destinata ad accendersi fra due soli antagonisti, Democrazia Cristiana e Social-Comunismo, l’uno e l’altro fissi agli scopi politici, l’uno e l’altro preoccupati di fare del nostro Comune una roccaforte per le elezioni politiche del 1953. Contro questo assurdo e questo pericolo abbiamo creduto legittimo e doveroso levarci per la indipendenza, la libertà, l’onore ed il benessere del paese: tanto più, che la D. C., partito di maggioranza, sconquassata e disorganizzata per le beghe e la prepotenza dei suoi uomini rappresentativi, scende in campo riproponendo in sostanza la stessa amministrazione che ha sgovernato per sei anni dando continuo e scandaloso esempio di discordia e di insufficienza.» Finite le accuse agli amici dei due partiti allora al potere seguivano le solite promesse ed i soliti lontani miraggi questa volta però fatti da candidati "indipendenti" (il loro motto era "Per l'onore e la Libertà") che si definivano anche «amanti del luogo dove dobbiamo e vogliamo vivere» e che rivendicavano «l’onore e la responsabilità di amministrare il nostro Comune: ma con amore, con abnegazione, con disinteresse assoluto, con la idea precisa di fare di Bronte un paese nel quale si possa vivere una vita comoda e dignitosa». Bellissime frasi come bello e stringato era l’elenco del programma amministrativo che seguiva. Comprendeva tutte le solite tiritere di opere e progetti che in seguito continueranno a caratterizzare a Bronte le elezioni amministrative: «… tutela del patrimonio e del denaro pubblico da considerare sacri; risanamento del bilancio attraverso un risparmio oculato; … risoluzione del problema idrico e della nettezza urbana; manutenzione delle strade, risanamento dei quartieri popolari, …fognature, piano regolatore, ampliamento dell’impianto di illuminazione pubblica, … attività culturali in armonia col nostro Collegio Capizzi...» ed anche «mercato, macello, fiere, incremento della edilizia popolare, campo sportivo, strade di campagna». Dopo questa ampia premessa e le notevoli promesse, l’appello ai cittadini dei 24 candidati “indipendenti” andava al sodo, senza fronzoli, sostanziale: «Cittadini! Non vi promettiamo miracoli: date le condizioni penose del nostro Comune tutto quanto costituisce il nostro programma potrebbe rappresentare un sogno, ma per la realizzazione di questo sogno val la pena di battersi e noi ci batteremo con onestà e disinteresse. Unitevi a noi per l’avvenire di Bronte». I 24 “Indipendenti” della Lista Aquila
Anastasi Antonino fu, Giuseppe, agricoltore; Attinà Giuseppe di Francesco, sarto; Carastro Giuseppe di Mariano, impiegato; Catania Gaetano fu Antonino, agricoltore; Ciraldo Agostino di Nunzio, avvocato; Di Bella Giuseppe fu Gaetano, geometra; Franco Antonino fu Giuseppe, muratore; Galvagno Vincenzo fu Vincenzo, veterinario; Grisley Guglielmo fu Samuele, medico chirurgo; Isola Aurelio fu Antonino, commerciante; Leanza Antonino fu Salvatore, commerciante; Lombardo Vincenzo fu Mario, insegnante; Lo Vecchio Giacomo fu Luigi, notaio; Mazzaglia Giuseppe di Salvatore, mugnaio; Meli Salvatore fu Illuminato, dott. scienze colon.; Mineo Biagio fu Luigi, industriale; Portaro Giuseppe fu Gaetano, esercente; Radice Renato fu Benedetto, avvocato; Russo Alfredo fu Salvatore, commerciante; Saitta Alfredo fu Luigi, agricoltore; Schilirò Ignazio fu Pietro, agricoltore; Spanò Mario fu Benedetto, barbiere; Zerbo Carmelo di Salvatore, prof. di matematica; Zingali Ignazio fu Antonino, insegnante. Leggendo i nomi di questa lista, come di altre, vogliamo far notare come alla vita politica partecipasse l'elite brontese dell'epoca, con entusiasmo, passione ma soprattutto convinzione di voler fare qualcosa per migliorare la vita sociale: vi troviamo noti nomi ("ventiquattro uomini uniti e compatti nell'amore per le cose di Bronte") di imprenditori, artigiani, professori, avvocati che non avevano alcuna remora di mettersi in gioco con un programma elettorale pratico e coinvolgente. E’ da dire anche che “Aquila”, la lista degli Indipendenti, riuscì a convincere pochi brontesi: raggiunse 1.621 voti, il 17,0%, portando in Consiglio comunale solo due consiglieri. Ma subito dopo si sciolse come neve al sole. I democristiani rientrarono ordinatamente nel loro partito di origine e così pure i missini e tutti gli altri. | 1952, un Volantino elettorale distribuito dai candidati della lista civica Aquila ricorda una disputa fra Giuseppe Interdonato (sindaco uscente) e il notaio Nunzio Azzia (segretario politico della DC) nelle elezioni del 25 maggio 1952. «Nella propaganda... (a sinistra) - «Pregu dutturellu!», dice il sindaco uscente, Interdonato, a Nunzio De Luca offrendogli la poltrona di sindaco. Nella realtà!... (a destra) - «Dio me l'ha data, nemmeno tu me la tocchi», dice invece al segretario Azzia nella seconda vignetta. Ed in alto, l'aquila brontese della "Fidelissima Brontis Universitas": - "Cià finimmu cu stà fassa?!" Il manifestino, come l'altro (vedi sotto) con la faccia di Garibaldi, si riferisce alle elezioni del 25 maggio 1952, quando in lizza erano tre liste: "DC", "Blocco del Popolo" (Garibaldi) e "Aquila". Sul retro del manifestino c'è scritto: «1. Garibaldi significa comunismo. Con questo contrassegno si presentano ventiquattro uomini cui sta a cuore non il benessere di Bronte ma soltanto la sorte del comunismo. 2. Scudo Crociato significa Democrazia cristiana. Con questo contrassegno si presenta una infelicissima combinazione di uomini tra i quali regna sovrana la discordia e l'ambizione. 3. L'Aquila significa Bronte. Con questo contrassegno si presentano ventiquattro uomini uniti e compatti nell'amore per le cose di Bronte, non legati ad alcun partito politico, i quali vi garentiscono una onesta, fattiva ed imparziale amministrazione.» | il «Santino» del Fronte del Popolo Il Fronte Democratico Popolare (FDP) era una federazione politica di sinistra formata dal PCI, dal PSI e da altre formazioni minori. Il simbolo della coalizione era il volto di Giuseppe Garibaldi, tinto di bianco (simbolo del pacifismo) incastonato in una stella verde (che indicava il lavoro) con i contorni rossi (segno tipico della sinistra che completava la serie dei tre colori italiani). Ma gli avversari politici dello Scudo Crociato lo trasformarono subito nel simbolo del Comunismo. Il depliant dice: «FRO. DE. POP / W il fronte democratico? / Capovolgi e vedrai la frode!» | | |
| Il peccato della "Voce Amica" «Chi non va Messa la Domenica commette peccato grave, peccato più grave commette chi non va a votare: perché chi non va a Messa commette un peccato le cui conseguenze sono limitate alla propria anima; chi non va a votare fa male alla propria anima e alla propria famiglia, alla Religione e alla Patria, ai contemporanei e a quelli che verranno...» «...Tutti abbiamo ancora "un martello" sospeso sul nostro capo, "una falce" allungata contro il nostro collo: l'unica arma di difesa è il voto a nessuno deve trascurarla...» «Non votare è colpa grave. Peccato più grave è dare il voto al Blocco del Popolo. Un cristiano non può con tranquillità di coscienza dare il voto al Partito Socialista o al Movimento Sociale.» Le tre frasi, che oggi ci appaiono alquanto strane ed insolite, sono tratti da la "Voce Amica", Bollettino Parrocchiale della Forania di Bronte del Maggio 1951. Si autodefiniva un «grido di allarme per i dormienti, luce di verità per i perplessi, monito di salvezza per i traviati, Voce amica per tutti». Era espressione dalle gerarchie ecclesiastiche brontesi ma sembrava avere come unico scopo quello di criticare aspramente le attività della sinistre locali, con roventi prediche anti-comuniste ed espressa propaganda elettorale con esplicite indicazioni di voto. Nella foto a destra il sindaco Nunzio De Luca, con bastone e paglietta, come era di moda all'epoca. |
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| 1955 | Minissale Giuseppe Giuseppe e era il titolare della omonima farmacia di Piazza Rosario; democristiano, è stato eletto sindaco nel mese di novembre 1955 dopo le dimissioni della Giunta presieduta da Nunzio De Luca, di cui era stato assessore. Scrive Pino Firrarello che «neanche lui ebbe la possibilità di lavorare come avrebbe voluto, vittima di una situazione politica che ai tempi lasciava più spazio ai contrasti interni piuttosto che alla consapevolezza di ricercare la stabilità politica come unico mezzo per garantire durata e risultati. (...) «Incarnava esattamente la figura del democristiano nel senso più pulito e nobile del termine, ribadendo nel suo agire i principi cristiani suggeriti da don Luigi Sturzo, tuttavia appena 7 mesi dopo aver assunto l’incarico di sindaco dovette lasciarlo.» Il sindaco Minissale ebbe come assessori Ciraldo Nunzio e Camuto Carmelo della Democrazia Cristiana e Meli Vincenzo del Partito Socialista. L'unico assessore supplente era Longhitano Antonino del Partito Socialista. La sua Giunta, però, durò in carica solo pochi mesi: da novembre 1955 a giugno 1956 quando, nelle elezioni amministrative dello stesso mese, la sinistra, guidata dall'avv. Vincenzo Castiglione, con il 50,3 % dei voti (contro il 49,7% della DC) per la prima volta andò al governo della città. Fu un risultato storico che determinò anche le dimissioni del segretario politico della DC, il notaio Nunzio Azzia, che guidava il partito da oltre dieci anni. La sinistra pur avendo 2 leader (Vincenzo Castiglione e Mario Lupo) si presentò unita sotto un'unica lista (Autonomia e Rinascita) avente come capolista e sindaco designato Castiglione e come secondo capolista Lupo. Non furono presentate liste di destra e la Democrazia Cristiana, che aveva come capolista il segretario notaio Nunzio Azzia (foto a destra), si presento unita solo dal nome ma divisa e dilaniata da profonde rivalità interne. Ed il clero, sempre determinante nelle vittorie della DC, sembrò questa volta dimenticare l'appuntamento elettorale. «Nel 1952 - scrive Mauro Petralia nella sua tesi di laurea (Il sistema politico e i partiti: Il caso di Bronte) - con la vittoria della Dc primeggiano i liberi professionisti; con la vittoria delle sinistre nel 1956 ritornano ad essere gli artigiani i più rappresentativi, così come lo erano stati nel 1946, quando erano maggiormente presenti tre le file dalla Dc. Gli eletti al Consiglio comunale di Dc, Psi e Pci appartengono a classi sociali che differenziano nettamente i tre partiti tra di loro: gli artigiani sono la componente maggiore del Psi; operai e braccianti quella del Pci; la Dc ha un profilo chiaramente interclassista ma piccoli proprietari coltivatori diretti, liberi professionisti e insegnanti sono le categorie che contraddistinguono il partito democristiano a Bronte.» | 1956 | Castiglione Vincenzo Vincenzo Castiglione, avvocato, socialista, battagliero difensore dei diritti sindacali dei lavoratori e alfiere nella lotta che i contadini sostennero contro la Ducea dei Nelson per l'applicazione della riforma agraria e la divisione delle terre, è stato sindaco di Bronte dal 1956 al 1962. Dai primi anni del dopoguerra era stato il capo indiscusso dell'opposizione in Consiglio comunale ed il punto di riferimento degli artigiani, della classe operaia ma anche e sopratutto dei tanti braccianti agricoli che venivano inquadrati ed assistiti dalla Camera del Lavoro da lui diretta che ben presto, con la fattiva collaborazione di Nunzia Maria Currenti (Nunziamaria), diventò il luogo dove la povera gente poteva sottoporre i propri problemi e trovare soluzione. Uomo di grandi capacità professionali ed umane fu anche avvocato del Comune che difese "senza pretendere onorari, recuperando solo quelli liquidati dai giudici a carico dei condannati" (non recuperando in molti casi nemmeno le spese). Fu eletto sindaco di Bronte dopo le elezioni amministrative del 2 giugno 1956. Furono presentate solo due liste e l'avv. Castiglione fu a capo della lista di sinistra Autonomia e Rinascita (aveva come simbolo la Testa di Garibaldi e comprendeva socialisti, comunisti ed indipendenti, vedi sotto) che ottenne, fatto unico nella storia politica locale, la maggioranza assoluta dei voti (4.868, il 50,2%). L'avv. Vincenzo Castiglione, eletto sindaco, capeggiò la prima giunta di sinistra della storia politica di Bronte. I suoi assessori furono Cantaro Galeno Domenico (PCI), il prof. Mario Lupo, indipendente, vice sindaco (foto a sinistra), l'insegnante Vittorio Cutrona (foto a destra) e l'avv. Antonino Venia (del Partito Socialista, futuro sindaco del 1968) con Vincenzo Lupo (segretario della Sezione brontese del Pci) e Lorenzo Gulino (PS), assessori supplenti. «Non c'è dubbio – scrive Pino Firrarello in "Bronte, il paese della mia vita" – che dalla sua elezione i contadini del tempo ne trassero sicuro beneficio, basti pensare alla battaglia vera e propria che si intestò contro la Ducea per l'applicazione della riforma agraria e la divisione delle terre. Anche il Comune, nella sua definizione di “res publica” trasse giovamento, non solo dalla sua azione amministrativa, ma anche dalle sue capacità professionali ed umane. (…) Era uomo politico vero, forgiato dalla cultura e dall'esperienza accumulata in tantissimi anni di indiscussa leadership dell'opposizione in consiglio comunale.» A Vincenzo Castiglione, nato nel 1909 e morto il 23 luglio del 1981, Bronte ha dedicato ed intitolato una delle sue più importanti piazze (l'ex Piazza Roma). Facciamo un breve cenno alle elezioni amministrative che decretarono il suo successo. Nel 1956 furono presentate alle elezioni solo due sole liste. | La lista n.1 (aveva come simbolo la testa di Garibaldi e la scritta Autonomia e Rinascita) con i seguenti candidati: Castiglione Vincenzo, Lupo Mario, Bonina Antonino, Cantaro Galeno Domenico, Capace Carmelo, Castiglione Antonino, Cordaro Antonino, Cutrona Vittorio, D'Aquino Nunzio, Gangi Vincenzo, Gulino Giuseppe, Gulino Lorenzo, Lazzaro Nunzio, Longhitano Antonino, Luca Luigi, Lupo Giovanni, Lupo Vito, Martello Alfio, Meli Benedetto, Pappalardo Nunzio, Proietto Passé Nunzio, Sciacca Antonino, Sofia Carmelo, Venia Antonino. La lista n. 2 (Scudo Crociato con scritta Libertas) con i seguenti candidati: Amato Vincenzo, Attinà Fortunato, Azzia Nunzio (segretario politico della DC), Badalato Giuseppe, Bonina Giuseppe, Caruso Felice, Caruso Matteo, Ciraldo Nunzio, D'Aquino Biagio, Leanza Vittorio, Lombardo Vincenzo, Messina Francesco, Minissale Giuseppe, Paparo Alfio, Paparo Vincenzo, Parasiliti Rantone, Piazza Giovanni, Pinzone Nunzio, Prestianni Antonino, Reitano Salvatore, Schilirò Ignazio, Schilirò Vincenzo, Zingali Ignazio. I risultati delle elezioni del 1956 videro la lista "Autonomia e Rinascita" (quella con la testa di Garibaldi) ottenere la maggioranza assoluta con 4.868 voti (50,2%), contro i 4.821 (49,8%) della Democrazia Cristiana (scudo crociato). Il trionfo dei social comunisti ebbe profonde ricadute sugli equilibri della Dc brontese. Il notaio Nunzio Azzia, dopo oltre dieci anni, si dimette dal ruolo di segretario politico e gli subentra il prof. Giuseppe Guastella. 1960, Quattro anni dopo
nelle successive elezioni amministrative del novembre 1960, la Democrazia Cristiana si riportò nuovamente al primo posto ottenendo 4.784 voti con 14 seggi assegnati su 32. Il Partito socialista ottenne 4.286 voti (13 consiglieri), il PCI ed il PO 1.068 voti (3 seggi), il PSDI di Giuseppe Gatto 455 voti (1 consigliere) ed il Partito Monarchico di Alfio Saitta 455 voti (1 consigliere). La DC non riuscì a formare una Giunta democristiana e la sinistra brontese elesse nuovamente sindaco l'avv. Vincenzo Castiglione che guidò una giunta appoggiata dai 13 consiglieri del PS, dai 2 del PCI, da Brundo Placido del PO e Giuseppe Gatto del PSDI. Assessori effettivi furono Mario Lupo, Nunzio Pappalardo, Antonino Venia del PS e Gatto Giuseppe del PSDI di G. Saragat (assessori supplenti: Salvatore Longhitano e Alfio Martello del PS). |
| I 32 del Consiglio Comunale Della prima Giunta di sinistra (1956) PS: Castiglione Vincenzo, Venia Antonino, Gulino Lorenzo, Longhitano Antonino, Gangi Vincenzo, Cordaro Antonino, Capace Carmelo, Bonina Antonino, Castiglione Antonino, Pappalardo Nunzio (foto a destra), Gulino Giuseppe, Martello Alfio, Proietto Nunzio, Luca Luigi. Ind.: Lupo Mario, Cutrona Vittorio, D'Aquino Nunzio. PCI: Cantaro Galeno Domenico, Sofia Carmelo, Sciacca Antonino, Lupo Giovanni, Lazzaro Nunzio, Meli Benedetto, Lupo Vito (sarto, fratello di Vincenzo, il segretario della Sezione brontese del PCI). DC: Minissale Giuseppe, Azzia Nunzio, Attinà Fortunato, Zingale Ignazio, Bonina Giuseppe, Lombardo Vincenzo, Amato Vincenzo, Piazza Giovanni. ... e della seconda (Novembre 1960) DC (14 seggi): Meli Nunzio, Lombardo Nunzio (detto Zino, foto a destra), Attinà Fortunato, Isola Nunzio, Mancino Antonio, Castiglione Salvatore, Prestianni Vincenzo, Biuso Biagio, Ciraldo Agostino, Carastro Giuseppe, Schilirò Vincenzo, Caraci Nunzio, Longhitano Vincenzo, Ciraldo Francesco. PS (13 seggi): Castiglione Vincenzo, Lupo Mario, Venia Antonino, Gulino Lorenzo, Di Caudo Gregorio, Martello Alfio, Longhitano Salvatore, D'Aquino Antonino, Galvagno Angelo, Castiglione Placido, Pappalardo Nunzio, Liotta Carmelo. PCI (2 seggi): Lupo Vincenzo, Galati Sebastiano, PO (1 seggio): Brundo Placido, PSDI (1 seggio): Gatto Giuseppe, PMP (1 seggio): Saitta Alfio (fabbroferraio, foto a destra). I risultati delle elezioni del Novembre 1960 videro, dopo la batosta subita quattro anni prima, nuovamente la DC al primo posto con 4.784 voti (43,3%, 14 seggi), seguita dal PSI (4.286 voti, 38,8% e 13 seggi), PCI (1.068 voti, 9,7% e 3 seggi), PSDI (455 voti, 4,1%, 1 seggio) e il solito PM (il Partito Monarchico di "donn'Ăffiu Azzarellu") (455 voti, 4,1%, 1 seggio). L'affluenza alle urne fu da record: si raggiunse l'87,4% la più alta percentuale di tutti i tempi mai superata nelle elezioni amministrative brontesi. |
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| Questa seconda amministrazione dell'avv. Castiglione durò solo due anni. Si reggeva, infatti, su una risicata maggioranza di appena 17 consiglieri su 32. Fu facile per la DC (ed anche per qualche settore del clero locale) stravolgere tutto e "convincere" alcuni consiglieri a cambiare casacca per "salvare" il Comune «per la prima volta caduto - scriveva il clero - in mano ad uomini colpiti da una scomunica». Nel giro di due anni l'opposizione democristiana prima riuscì a portare fra le proprie file il consigliere Antonino D'Aquino del PS e successivamente a farcela nel "convincere" il sindacalista esponente del PSDI, Giuseppe Gatto (foto a destra), a togliere il proprio sostegno a Castiglione facendo cadere la Giunta. I due, cambiando casacca, lasciarono Castiglione confluendo in una nuova maggioranza che elesse un nuovo sindaco, il democristiano avv. Nunzio Meli. Vincenzo Castiglione non lasciò la politica. Nel marzo 1962 fu eletto consigliere provinciale del PSI, unitamente ad altri due brontesi: il notaio Nunzio Azzia (DC) e il sen. Biagio Pecorino (MSI). Nelle successive elezioni comunali del 1964, 1968, 1973 e 1979, capolista della lista del PSI, fu sempre eletto al Consiglio comunale. Il Comune in mano agli "scomunicati"
Per meglio capire il clima e le lotte (non solo politiche) vissuti a Bronte a cavallo degli anni '50, riportiamo di seguito un articolo pubblicato dalla "Voce Amica", Bollettino Parrocchiale della Forania di Bronte (Renato Magnani, direttore responsabile, anno III, n. 7 del Luglio 1951, stampato dallo Stab. Tip. Sociale) e (a seguire) alcune parti di un volantino distribuito a fine agosto 1956 nel quale il clero brontese fornisce ai fedeli il motivo dell'interruzione di una Processione per la presenza "arbitraria" dell'amministrazione comunale "socialcomunista", "scomunicata dall'Autorità religiosa": Colpirne uno per educarne cento??
«Strascichi elettorali Le esequie negate Il giorno 22 giugno il giovane Germanà Antonino, investito da una motocicletta, morì improvvisamente. Portato all'ospedale, non si fece altro che constatarne il decesso. Chiunque sia, chi resta vittima d'un tragico incidente, lascia in tutti un senso di vivo cordoglio. Ma quando si domandarono i funerali solenni, poichè prima di morire aveva esplicato un'attività intensa a favore del Comunismo, che non si poteva occultare, l'autorità religiosa, a norma del Decreto del S. Uffizio del 1 luglio 1949 e del Codice di Diritto Canonico can. 1240, fu costretta a rifiutare. Non per lui, povero giovane! che già aveva reso conto a Dio, il quale speriamo (?!?, ndr), gli abbia usato misericordia, ma per quelli che ne condividono le idee e si illudono che si possa essere insieme cattolici e comunisti. Nel pomeriggio il corteo funebre, in cui spiccavano molte bandiere rosse, accompagnò l'estinto al cimitero. Avevano domandato che il Crocifisso, almeno, andasse innanzi al corteo. Ma non capivano che un corteo funebre, aperto dal Crocifisso e chiuso dalle bandiere rosse, avrebbe riprodotto al vivo la scena del Venerdì Santo, quando sulla via del Calvario, dietro a Gesù che portava la croce, andavano i suoi carnefici? Davanti al Cimitero l'Avv. Castiglione prese la parola. Disse fra l'altro che il defunto non era stato comunista. E perchè allora tutte quelle bandiere rosse nell'accompagnamento? Aggiunse che «se il paradiso c'è, le sue porte sono state aperte a quel giovane lavoratore». Se c'è... dunque non è sicuro, perchè il comunismo insegna che il paradiso e l'inferno sono in questa terra. Conchiuse con un'invettiva contro i preti e un ridicolo invito alla preghiera, perché avendo iniziato l’Ave Maria alle «gratia plena» si arrestò non sapendo come proseguire, e dopo aver domandato a bassa voce aiuto ai più vicini, che non erano in grado di darglielo, pose fine al suo discorso ripetendo «pregate, pregate». IL RICATTO dei "BOTOLI RINGHIOSI" Lo stesso giorno delle mancate eséquie fu sparsa ad arte nel paese la diceria che un sacerdote brontese aveva preso la fuga, ammannendola con un contorno di particolari succulenti, che lasciavano perplessi i buoni e mandavano in visibilio gli altri, che facevano a gara per aggiungervi frange e coloriture, intramezzate da espressioni di scandalo farisaico. L'intenzione del ricatto è evidente. La canea dei botoli ringhiosi, che ebbe pestato il muso dalla disposizione dell'autorità religiosa che interdiceva i funerali solenni ad un loro iscritto, si sfogò addentando e lacerando la fama d'un povero sacerdote in ciò che ha di più delicato. La coincidenza è quanto mai significativa.» (Tratto da "Voce Amica, bollettino parrocchiale della Forania di Bronte") "Le provocazioni socialcomuniste", il clero di Bronte spiega
1956, La processione negata «Cittadini di Bronte, Una scena veramente incresciosa per noi e per tutti ha avuto luogo Domenica sera alla Chiesa Annunziata. I buoni ne sono rimasti addolorati, i fanatici del socialcomunismo hanno speculato per lanciare dei fischi che denotano il loro grado di educazione e di civiltà, altri sotto la veste farisaica si sono fatti in quattro protestando in loro favore come se Cristo e Satana potessero andare a braccetto. Il Sig. Sindaco arbitrariamente con i rappresentanti socialcomunisti al Comune, insolitamente al completo ed inappuntabilmente attillati, si è voluto inserire nel quadro delle manifestazioni religiose in onore della Madonna. Nessuno aveva invitato quei Signori a prendere parte in forma ufficiale ad una manifestazione religiosa, nè potevano essere invitati perchè essendo socialcomunisti professanti una dottrina anticristiana, dalla Autorità religiosa sono stati scomunicati. (...) L'Attuale Sindaco con i componenti la Giunta e i 24 Consiglieri comunali essendo esponenti qualificati di una ideologia condannata dalla Chiesa e come tali scomunicati, anche se a parole si professano cristiani, non poteva pretendere di partecipare ad una manifestazione religiosa. (...) Nè vale l'osservazione che intendeva partecipare in rappresentanza del popolo, poichè il popolo veramente credente, e praticante era presente e rinunziava ben volentieri ad essere rappresentato da un esponente di idee anticristiane. Vi sembra poi logico che un individuo non invitato, poco educatamente si presenti a casa vostra? Perchè dunque costoro arbitrariamente si sono voluti presentare ed intrufolarsi con la prepotenza? Ed a che scopo? Era per un omaggio da rendere alla Vergine? o piuttosto una parata coreografica, ben studiata per far vedere al popolo che i socialcomunisti sono anche religiosi? Ma purtroppo si vedono ben raramente o mai in Chiesa!!! Il Sindaco tirò in ballo la consuetudine della partecipazione di una rappresentanza del Comune alle Processioni; dimenticava però che è la prima volta nella storia di Bronte che il Comune sia caduto in mano ad uomini colpiti da una scomunica. Ciò posto: visto che il loro gesto di prepotenza non aveva altro effetto che impedire la Processione, e determinare malumore nel popolo, perchè delicatamente e con senso di educazione non si sono ritirati tanto più che il Clero concedeva loro che restasse la sola bandiera quale emblema del Comune? E vi sono sembrati... cristiani i fischi durante la Benedizione? Non partivano certamente da bocche che desideravano rendere omaggio alla Vergine. Diedero invece l'impressione della manifestazione dei loro veri sentimenti che se ne infischiano (fischiando) della Religione quando non possono superare il loro scopo politico. Fedeli carissimi Il Clero, nel sospendere la Processione, non ha agito per capriccio, ma disciplinatamente ha seguito le direttive del Papa e dei Vescovi. (...) Domenica prossima, malgrado quello che è successo avrà luogo la Processione. Dimostrate come sempre la vostra Fede ardente e la vostra devozione alla SS. Vergine Annunziata, partecipando in massa, anche in riparazione alla grave irriverenza commessa per le provocazioni socialcomuniste. Bronte 29 Agosto 1956 - Il clero brontese» Nella foto sopra a destra, alcuni componenti della Giunta Castiglione (l'amministrazione comunale brontese - a detta del clero - «per la prima volta in mano ad uomini colpiti da una scomunica») sfilano nel Corso Umberto in appoggio alle manifestazioni studentesche contro una delle tante riforme della scuola (legge n.1859 del 31 dicembre 1962). Da sinistra, si notano (clicca per ingrandire) il vice sindaco prof. Mario Lupo (con l'impermeabile bianco), il sindaco Castiglione e, dietro, il figlio Livio; Vincenzo Lupo (assessore, davanti a Mario Lupo), Giuseppe Gatto (assessore). Antonino Castiglione (Ninu Firiri, consigliere comunale) e Lorenzo Gulino (assessore supplente). | Il sindaco Castiglione in un disegno tratto da un giornale brontese del 1957. Più che la caricatura è la poesia simpatica e un pò sfottente.
«Questa caricatura di mio padre, - afferma la figlia Laura che ce l'ha segnalata - è stata fatta da Angelo Mazzola e la poesia dal prof. Gino Saitta. La ritengo simpatica perchè prende in giro mio padre». Dieci anni prima Angelo Mazzola aveva dedicato un'altra caricatura all'Avv. Vincenzo Castiglione, pubblicata ne "Il Ciclope". Questo nostro sindaco «Questi che tu vedi, o forestiero è il sindaco, avvocato Castiglione, solerte assolvitor del magistero che il popol gli votò, ma che affarone! Che affarone per Bronte, voglio dire, che vuol vedere a forza rifiorire! E fiorirà, rifiorirà di certo, questo nostro paese sotto a uno che, da avvocato, ora si è scoperto abile reggitor qual mai veruno, uomo per eccellenza archimandrita, amator dei fiori e della vita. | Lavora tutto il giorno, e pur la notte dicono la passi a far progetti: sistemazion di strade che sono rotte, necessità di fogne, di pozzetti; poi pensa ai soldi che non vengon mai e tra sospir s'addorme, in mezzo ai guai.
Pur, l'altro giorno, la trovò qualcosa, e quella via, l'Antonietta Aldisio, tutta scassata e tutta tuberosa, sta facendola fare; un paradiso; lui presenzia ai lavor, quando può farlo per evitare della fiacca il tarlo. Quest'è il sindaco nostro, o forestiero, puoi ben vederlo scuro in volto ma il cuor sentimentale e veritiero ti fa inebriare e intenerire molto. Sentimentale: e questo io lo dico pel suo intenso amore dell'antico: (tipico il carro cui non sa che farne all'infuori del trasporto della carne).» Gino Saitta |
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| Nonzia Maria Una vita passata a difendere diritti Parlando del sindaco Vincenzo Castiglione non possiamo fare a meno di ricordare anche una figura femminile, coraggiosa e determinata, presente allora con notevole forza d'anino e capacità organizzativa sulla scena politica e sindacale: Nunzia Maria Currenti (Nonziamaria, Bronte 28.12.1915 - 11.4.1986), titolare per diversi decenni della locale Camera del Lavoro. Comunista prima, socialista poi affiancò validamente l'avv. Vincenzo Castiglione nella lunga e aspra battaglia per la divisione delle terre della Ducea ai contadini, distinguendosi sempre nella difesa dei braccianti, dei lavoratori e delle classi più emarginate. Minuscola e poco appariscente, di animo mite e buono, ma determinata e battagliera, a Bronte fu la prima donna a militare apertamente e con molto coraggio nelle file della sinistra, benvoluta e rispettata dai braccianti e dalla classe operaia ma anche sempre osteggiata, ed a volte con violenza verbale, dal clero locale e dalle classi benestanti. Lei stessa raccontava che camminando per le strade di Bronte non era raro il caso di incontrare altre donne che nel vederla si facevano il segno della croce voltandosi dall'altra parte o cambiavano strada. Per l'Autorità religiosa Nunzia Maria era, infatti, "scomunicata perchè socialcomunista professante una dottrina anticristiana". Non volle mai far parte di Giunte comunali ma affiancò sempre l'avv. Castiglione nelle file del Partito socialista ed i lavoratori la elessero in Consiglio comunale ininterrottamente per 20 anni, dal 1964 al 1984 (quattro sindacature): nel 1964, 1968, 1973 e nel 1979. Nel 1984, le successive elezioni amministrative, lei stessa preferì appoggiare la candidatura del figlio del sindaco Castiglione, Livio, facendolo eleggere al posto suo al Consiglio comunale. (aL) |
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| 1962 | Meli Nunzio (Bronte 1913 - 1999), professore, avvocato, è stato sindaco di Bronte dal 1962 al 1968. Figura di grande cultura ed equilibrio è stato anche preside del Liceo Capizzi ("u zzù Nonziu", lo zio Nunzio, così veniva affettuosamente chiamato dagli studenti) e presidente della locale Banca Mutua Popolare (l'antica Cassa Agraria di Mutuo, fondata nel 1912, successivamente venduta ad una Banca di Lodi). Trascinato in politica, era stato per la prima volta eletto Consigliere comunale nel 1946 (a destra in una foto dell'epoca) come liberale nella lista della "Spiga" e successivamente, nel 1960, rieletto nelle file della Democrazia Cristiana. Successe come sindaco all'avv. Vincenzo Castiglione con una manovra politica ed una anomala giunta composta dagli assessori avv. Attinà Fortunato e Lombardo Nunzio (Democrazia Cristiana), Saitta Alfio (Partito Monarchico) e Gatto Giuseppe (Partito Socialdemocratico, che prima appoggiava il precedente sindaco, il socialista Castiglione) e dagli assessori supplenti Caraci Nunzio e Ciraldo Francesco (Democrazia Cristiana). «Era una persona estremamente per bene, - ricorda Pino Firrarello - rispettata e di cultura, ma forse privo di una grande passione per la politica e soprattutto oberato da tantissimi impegni di lavoro. Se gli incarichi di prestigio che ricopriva danno la misura della statura dell’uomo, contemporaneamente ci fanno capire quanto poco tempo potesse dedicare all’attività amministrativa. Come se non bastasse la sua Giunta non poteva contare su un valido aiuto in Consiglio comunale perché il Partito socialista dell’epoca fu estromesso dalla maggioranza, la Giunta in Consiglio poteva contare solo su 2 voti in più rispetto a quelli dell’opposizione e ciò rendeva difficile l’attività amministrativa.» Nonostante queste difficoltà Meli concluse il mandato e, due anni dopo la sua elezione, si presentò alle successive elezioni. Nelle elezioni amministrative del 22 novembre 1964 (vedi sotto), la Democrazia Cristiana risultò ancora vincente riportando 4.553 voti (il 42,52%) contro i 2.524 (23,57%) voti che ebbe il secondo partito, il Partito Socialista. Fu formata una Giunta di centro-sinistra e i consiglieri comunali elessero sindaco nuovamente il prof. Meli Nunzio che ebbe come assessori Giuseppe Gatto (del PSDI), Nunzio Lombardo (fu il primo degli eletti con 2.584 voti di preferenza, un record per Bronte) e Carmelo Zerbo (della DC, preside della Scuola Media) e il futuro sindaco avv. Antonino Venia (del Partito Socialista Italiano). Altri assessori furono Nunzio Pappalardo (PS, assessore all'annona ed all'acqua) e Giuseppe Currao (DC, sindacalista della Cisl) e Alfio Martelli (assessori supplenti). «I primi problemi - scrive Pino Firrarello, uno degli attori di quel periodo politico (Un contadino al Senato, pag. 47) - nacquero al momento della formazione della Giunta. A quell'epoca il Sindaco e gli Assessori venivano eletti nell'ambito del Consiglio comunale dagli stessi Consiglieri. Sindaco fu riconfermato il Preside Meli. Dopo qualche tempo Lombardo lo volle sostituire, commettendo un enorme errore politico. Considerato il suo successo personale con 2000 preferenze - risultato che a Bronte per le elezioni comunali non è mai stato eguagliato – Lombardo avrebbe dovuto fare il Sindaco da subito. Avendo tatticamente rinviato, Lombardo non poteva poi pensare di mettere in discussione una persona per bene come il Dott. Meli. Da lì iniziò un lento logorio che portò allo scioglimento del Consiglio comunale.» Pochi anni dopo la formazione della Giunta Meli (1968), a causa anche di profondi dissidi sorti fra la DC ed il PSI, fu decretato lo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale con la conseguente nomina di un Commissario, il dott. Emmi Francesco. Le Elezioni del 1964
In queste elezioni comunali (alla scadenza del primo mandato del sindaco Meli) furono presentate otto liste: DC (con capolista il sindaco uscente, Nunzio Meli), Bilancia (una lista civica di dissidenti della DC, guidati dal prof. Vincenzo Paparo, futuro sindaco nel 1973), Psi (guidato dall'avv. Vincenzo Castiglione, già sindaco nel 1956), Pci (guidato da Vincenzo Lupo), Socialismo (Psdi, il cui leader brontese era Giuseppe Gatto), Psiup, Pli e Msi (guidato dal dott. Biagio Pecorino, futuro senatore della Repubblica nel 1972). Per dare un'idea della attiva partecipazione dei brontesi alla vita politica di quegli anni vi diamo l'elenco dei 32 componenti di quattro liste, rappresentativi dell'élite della società brontese e di tutte le classi sociali dell'epoca. Tutti si mettevano in gioco, senza alcuna remora o ritrosia, al servizio della comunità: |
| I 32 della “Bilancia" | La lista del MSI | I 32 della Democrazia Cristiana | La lista dei 32 Socialisti (PSI) | 1 Paparo Vincenzo 2 Barbagallo Luigi 3 Biuso Cristoforo 4 Calì Nunzio 5 Cavallaro Vincenzo 6 Costanzo Zam. Vinc.zo 7 Croce Salvatore 8 Dell'Erba Nicolò Maria 9 Di Piazza Giuseppe 10 Faranda Antonino 11 Gorgone Vincenzo 12 Guccio Antonino 13 Leanza Salvatore 14 Liuzzo Salvatore 15 Lombardo Vincenzo 16 Lovecchio Luigi 17 Lupo Aurelio 18 Mazzaglia Vincenzo 19 Moschetto Nunzio 20 Pappalardo Francesco 21 Parrinelli Natale 22 Petronaci Salvatore 23 Piazza Giovanni 24 Prestianni Pietro 25 Prestipino Placido 26 Romeo Alfio 27 Russo Vincenzo 28 Schilirò Nunzio 29 Spedalieri Giuseppe 30 Spitaleri Vincenzo 31 Tirendi Francesco 32 Zingali Ignazio | 1 Pecorino dott. Biagio 2 Attinà Salvatore 3 Barbaria Paolo 4 Biuso Biagio 5 Camuto Carmela 6 Caraci Carmelo 7 Castiglione Antonino 8 Caudullo Antonino 9 Chirieleyson Antonino 10 Currao Vincenzo 11 D'Aquino Placido 12 De Luca Biagio 13 Franco Antonino 14 Giarrizzi Biagio 15 Gorgone Gaetano 16 Grisley dott. Guglielmo 17 Meli Vincenzo 18 Minio geom. Giuseppe 19 Parrinelli Nunzio 20 Ponzo Francesco 21 Prestianni Luigi 22 Rinaldo Calogero 23 Saitta Giuseppe 24 Sanfilippo Nunzio 25 Scalisi Nunzio 26 Scarlata Giuseppe 27 Schilirò Nunzio 28 Spedalieri Roberto 29 Uccellatore Vincenzo 30 Venia Gaetano 31 Vitanza Salvatore 32 Zerbo ins. Antonino | 1 Meli Nunzio, sindaco uscente 2 Azzia Domenico, dir. Cassa Mutua Comm. 3 Barbaria Biagio, commerciante 4 Biuso Biagio, consigliere uscente 5 Bonsignore Alfio, artigiano 6 Camuto Carmelo, imprenditore edile 7 Caraci Nunzio, assessore uscente 8 Caruso Felice, procuratore legale 9 Ciraldo Agostino, capo gruppo consiliare 10 Ciraldo Francesco, assessore uscente 11 Cirami Nunzio, coltivatore diretto 12 Costanzo Giuseppe, commerciante 13 Curaro Giuseppe, sindacalista 14 Interdonato Giuseppe, dir. banca in pensione 15 Leanza Concetta, sarta 16 Leanza Vittorio, insegnante 17 Lombardo Annetta, casalinga 18 Lombardo Nunzio, commis. Cons. Alto Simeto 19 Longhitano Francesco, direttore I.N.A.M. 20 Longhitano Vincenzo, consigliere uscente 21 Mineo Biagio, industriale 22 Montagno Gaetano, commerciante 23 Nociforo Salvatore, imprenditore edile 24 Paparo Alfio, consigliere uscente 25 Paparo Luigi, presidente Coltivatori Diretti 26 Pinzone Nunzio, imprenditore edile 27 Prestianni Vincenzo, consigliere uscente 28 Sarta Giuseppe, insegnante 29 Schilirò Gino, medico-pediatra 30 Schilirò Vincenzo, consigliere uscente 31 Triscari Carmelo, bracciante agricolo 32 Zerbo Carmelo, preside scuole medie. | 1 Castiglione Vincenzo, avvocato 2 Calcagno Angelo, calzolaio 3 Caruso Giuseppe, bracciante agricolo 4 Castiglione Placido, muratore 5 Cordaro Antonino, bracciante agr. 6 Currenti Maria, sindacalista 7 Cutrona Vittorio, insegnante 8 D'Aquino Nunzio, esercente 9 Di Caudo Gregorio, insegnante 10 Gangi Vincenzo, sarto 11 Gatto Luigi, muratore 12 Germanà Bozza Carmelo, bracc. agr. 13 Gulino Giuseppe, falegname 14 Gulino Lorenzo, falegname 15 Lembo Salvatore, ebanista 16 Liotta Salvatore, muratore 17 Longhitano Salvatore, insegnante 18 Lupo Francesco, dott. Mat. e Fisica 19 Lupo Giovanni, artigiano 20 Lupo Mario, professore 21 Martello Alfio, calzolaio 22 Meli Alfio, ebanista 23 Meli Nunzio, insegnante 24 Mirenda Vincenzo, mediatore 25 Pace Francesco, muratore 26 Pappalardo Nunzio, elettricista 27 Parasiliti Parracello Gius., bracc. agr. 28 Saitta Francesco, esercente 29 Saitta Ignazio, mediatore 30 Saitta Vincenzo, muratore 31 Venia Antonino, avvocato 32 Zambataro Nunziato, bracciante agr. |
| Quella delle elezioni amministrative del Novembre 1964 fu una campagna elettorale sentita e partecipata ed anche aspramente combattuta. Il risultato elettorale vide il trionfo della DC capeggiata da Nunzio Lombardo: DC (4.553 voti, 42,52%), Psi (2.524, 23,57%), Pci (1.036, 9,67%), Psdi (729, 6,72%), Msi (676, 6,31%), Lista civica "Bilancia" (672, 6,27%), Psiup (295, 2,75%), Pli (180, 1,68%).
L'affluenza alle urne registrò una delle percentuali più alte delle amministrative brontesi, l'85,7%. La Democrazia Cristiana col 42,52% è ancora al primo posto; la sua supremazia non viene scalfita dalla diaspora interna che aveva dato vita alla lista civica della Bilancia (6,27%) conseguendo addirittura 17 seggi, 3 in più delle precedenti elezioni del 1960 quando aveva preso il 43,3% (4.784 voti). L'esito elettorale vide invece il crollo del Partito Socialista Italiano che perse molti punti percentuali e ben quattro seggi (quattro anni prima, nel 1960, aveva raggiunto i 4.286 voti, il 38,8% con 13 seggi). Il PCI confermò i tre consiglieri mentre il PSDI del sindacalista Giuseppe Gatto riuscì a portare in Consiglio comunale due consiglieri. | Gli eletti al Consiglio Comunale nel 1964 DC (17 seggi): Paparo Vincenzo (lista civica Bilancia), Zingale Ignazio (Bilancia), Meli Nunzio, Azzia Domenico, Caruso Felice (foto a destra), Ciraldo Agostino, Ciraldo Francesco, Currao Giuseppe, Leanza Concetta, Lombardo Anna, Lombardo Nunzio, Longhitano Francesco, Montagno Bozzone Gaetano, Paparo Luigi, Sarta Giuseppe, Schilirò Gino, Zerbo Carmelo. PSI (9 seggi): Castiglione Vincenzo, Castiglione Placido, Currenti Maria Nunziata, Gulino Giuseppe, Lupo Francesco, Pace Francesco Paolo, Pappalardo Nunzio, Venia Antonino. PCI (3): Lupo Vincenzo, Sofia Carmelo, Parasiliti Parracello Giuseppe. PSDI (2 seggi): Gatto Giuseppe, Musarra Amato Salvatore. MSI (1): Pecorino Biagio. |
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| 1964, Manifestino elettorale della DC «Cittadino brontese, Non ti lasciare ingannare. Partito Democratico Cristiano ce n'è uno solo, quello di sempre: lo Scudo Crociato. Quelli della Bilancia son pieni di rabbia e livore contro la Democrazia Cristiana, per beghe personali. Hanno già offerto il piattello della loro bilancia anche ai Socialcomunisti. Chi vota Bilancia dunque vota anche per i socialcomunisti. Rifletti bene! Dietro la Bilancia non c'è alcuna forza politica che possa affrontare i grossi problemi del nostro Comune. Dietro la Bilancia c'è il vuoto! La Democrazia Cristiana, dopo aver dato in questo dopoguerra, un nuovo volto alla tua Città, in questi ultimi tre anni ha ottenuto e speso per opere pubbliche oltre un miliardo. Adesso, corroborata anche con uomini nuovi, potrà realizzare anche di più. Per il bene, per il progresso culturale, agricolo, industriale della tua Città, Vota Democrazia Cristiana» Nella foto a destra, il sindaco uscente Nunzio Meli (penultimo a destra). In questa foto fornitaci dalle Acli c'è quasi tutto lo stato maggiore della Dc dell'epoca: l'avv. Fortunato Attinà (primo a sinistra), l'ex sindaco Giuseppe Interdonato, il sindaco Meli e Giuseppe Franchina (sulla destra) futuro sindaco nel 1979. Ci è sconosciuta la persona al centro della foto. | Il Tacchin... ardo A destra una vignetta satirica indirizzata a Zino Lombardo dai dissidenti democristiani della "Bilancia": Zino Lombardo, impiegato alla Cassa Mutua Commerciati di Catania, riusciva a collocarsi fra i candidati più votati alle elezioni comunali e provinciali. Traeva principalmente la sua forza elettorale dal Patronato Acli, da lui gestito, che aveva il maggior numero di iscritti a Bronte. La guerra dei 10 anni
Pur militando nello stesso partito (la DC) uno dei suoi antagonisti, il sen. Pino Firrarello, ha scritto di lui: «Nella Democrazia Cristiana incontrai politici con cui ebbi più liti che accordi, come per esempio con Nunzio Lombardo». In un articolo di S. Rizzo e G. A. Stella così si legge: «Lombardo Nunzio era il boss andreottiano della Dc di Bronte quando il giovane Pino prese possesso della cittadina: «Era potentissimo, io lavoravo al dazio e mi chiese di stracciare una multa. Non la stracciai e mi dichiarò guerra. L'accettai. Durò 10 anni, la guerra. Alla fine non contava un pistacchio». | 1964, Nunzio Lombardo Nunzio (Zino) Lombardo, primo degli eletti con il peso delle 2000 preferenze mai ottenute da altri candidati, pretendeva giustamente di fare il sindaco, ma le trattative condussero ad una scelta improntata alla continuità e pertanto Nunzio Meli, che garantiva maggiore equilibrio tra le diverse anime democristiane e gli alleati socialisti e socialdemocratici, continuò a fare il sindaco. Successivamente lo strappo con i consiglieri della lista “Bilancia” fu in qualche modo ricucito e Lombardo, approfittando della nuova composizione numerica della DC, ripropose la sua elezione a sindaco. I socialisti per primi si opposero ed insieme a loro i democristiani Zingale, Sarta, Luigi e Vincenzo Paparo che tolsero sostegno alla maggioranza. Le pressioni per far eleggere Lombardo sindaco però continuarono e 17 consiglieri del Psi, Pci, Msi ed i 4 democristiani che si opponevano a Lombardo, nel 1968 si dimisero.» (Pino Firrarello, Bronte, il paese della mia vita, 2015). Nell'ultimo periodo della sua vita Zino Lombardo, profondo estimatore della cultura contadina e artigianale, ha cercato in ogni luogo, acquistato ed accumulato oggetti, utensili ed arnesi, costumi contadini e borghesi d’epoca, testimonianze della vita passata e della storia dell'artigianato brontese, costituendo in trent'anni di appassionata ricerca, in uno stabile risalente all’epoca della presenza araba nell’isola, un prestigioso Museo dell'Antica Civiltà Locale (meglio noto come "Masseria Lombardo"), subito entrato nei vari circuiti del turismo nazionale e visitato ogni anno da migliaia di turisti e studenti. Dopo la sua improvvisa scomparsa, nessuno, nè a livello locale (sindaco di Bronte era Turi Leanza), nè provinciale (presidente della Provincia era Raffaele Lombardo), nè regionale (presidente della Regione era Totò Cuffaro), dimostrò interesse o particolare sensibilità per salvare questo nostro patrimonio culturale e tradizionale che è andato disperso nuovamente in innumerevoli rivoli e piccole raccolte private. Lombardo pubblicò anche un libretto (Evoluzione Demografica ed Economica a Bronte, Tip. Saitta, 1965) ricco di quadri e raffronti statistici fra le varie epoche da lui indagate. |
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| 1968 | EMMI FRANCESCO, commissario, nominato il 17 Agosto '68 in seguito allo scioglimento anticipato del Consiglio comunale causato dai profondi dissidi verificatisi in seno alla coalizione di centro-sinistra guidata dal sindaco Nunzio Meli. Il Commissario guidò il Comune fino alle nuove elezioni del 24/25 Novembre 1968 ed alla sindacatura dell'avv. Antonino Venia. In merito a questo periodo della storia amministrativa di Bronte, Mauro Petralia nella sua tesi di laurea (“Il sistema politico e i partiti: il caso di Bronte”) riporta una dichiarazione del sen. Pino Firrarello ed, a seguire, un’altra di Antonino Paparo (sindaco di Bronte dal 1986 al 1989): «Nunzio Lombardo (foto a sinistra) - afferma il senatore - aveva tutte le carte in regola per aspirare alla carica di sindaco, alla luce del risultato elettorale ottenuto (fu il primo degli eletti con 2.584 voti di preferenza, NdR) ma la rielezione di Nunzio Meli garantiva maggiore equilibrio tra le diverse anime democristiane e gli alleati socialisti e socialdemocratici. Nei due anni successivi all’elezione di Meli rientrarono nel partito e nella maggioranza anche i consiglieri della Bilancia. Lombardo approfittò della nuova composizione numerica della Dc, per proporre la sua elezione a sindaco, ma trovò il passo sbarrato e l’opposizione esplicita sia da parte dei socialisti ma anche di consiglieri democristiani, su tutti Zingale, Sarta, Luigi e Vincenzo Paparo che tolsero sostegno alla maggioranza. Le pressioni da parte dei dorotei affinché si realizzasse l’elezione di Lombardo a sindaco, portarono nel 1968, alle dimissioni contestuali dei consiglieri del Psi, Pci, Msi e dei 4 democristiani sopra citati, in tutto 17 consiglieri comunali e questo portò allo scioglimento del Consiglio e della Giunta, e al commissariamento del comune». «In seguito allo scioglimento del Consiglio, - aggiunge Nino Paparo - nel 1968 venne richiesta agli organi centrali del partito, l’autorizzazione per la costituzione di una nuova sezione democristiana, che venne accettata. La minoranza del partito democristiano di cui era leader Vincenzo Paparo, nel 1968 costituì una nuova sezione: la “Luigi Sturzo”, che raccolse oltre a coloro che formarono la lista della Bilancia, anche gli esponenti della Coldiretti Nino e Luigi Paparo, l’insegnante Giuseppe Sarta, indipendente vicino all’on. Sardo, alcuni fuoriusciti vicini a Drago, come Fortunato Attinà che verrà eletto segretario della nuova sezione, e alcuni giovani emergenti come Pino Firrarello, Francesco Spitaleri e Gino Anastasi, futuri sindaci di Bronte». |
| I SINDACI: Dal 800 al 1862 1863 / 1903 1903 / 1914 1914 / 1952 Dal 1952 al 1968 1968 / 1993 1993 / 2005 Dal 2005 ad oggi |
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