I Sindaci di Bronte

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dal 1800 al 1862 - dal 1863 al 1903 - dal 1903 al 1914dal 1914 al 1952 - dal 1952 al 1968 - dal 1968 al 1993 - - dal 1993 al 2005 - dal 2005 ad oggi

1862

Zappia Giuseppe

Il notaio Giuseppe Zappia del fu Notar D. Pietro, assume le funzioni di sindaco di Bronte dal mese di Novembre. Era amico dell'arciprete Salvatore Politi e ne condivideva molte iniziative; fini nel mirino del nemico acerrimo del Politi, il frate cappuccino Gesualdo De Luca, che così scriveva sulla sua sindaca­tura:
«Se l’egregio Prefetto … si degnerà di mandare in Bronte commissari integerrimi, che vogliano sotto la guida di periti Brontesi esaminare l’amministrazione comunale di Bronte, resterà convinto della gravissima necessità di dare a quel popolo un sindaco buono e buoni assessori novelli. ... Egli vedrebbe abissi da inorridire. Che se n'è fatto di lire 3600 annue segnate nello stato passivo per opere pubbliche? che della pensione assegnata per la scuola serotina? In quali mani si perdono le migliaja di lire guadagnate per pascolo dato furtivamente alle capre? ... Il popolo mormora di cento e cento di siffatte cose, ed i suoi lamenti perdonsi in aria inutilmente.» (G. De Luca, Un gran fatto intorno alla suprema libertà natu­rale, Ca­tania Tip. Galatola, 1863).

Il Consiglio comunale che il 23 Novembre 1862 deliberò le quote di terreni e boschi da adottare nella divisione stabilita dalla transazione con Lady Carlotta Nelson del 1° Giugno 1861 era composto dal notaio d. Antonino Zappia, assessore funzionante da sindaco, dai Don Antonino Cimbali, Nicolò Leanza, Antonino Artale, Giuseppe Liuzzo, Antonino Rizzo, Antonino Spedalieri Calanna, Arcangelo Spedalieri, Graziano Messineo e Vito Margaglio; dai sacerdoti d. Placido Mauro, d. Emanuele Cannata, d. Gaetano Rizzo e d. Antonino Zappia, dai maestri Carmelo Reina, Gaetano Lupo, Lorenzo Luca, Antonino Saccullo, Gregorio Venia, Sebastiano Luca e dal Signor Graziano Messineo (AN. vol. 209-C p. 90).

Il notaio Giuseppe Zappia era stato sindaco di Bronte anche nel marzo 1861; ci risulta sindaco di Bronte fino al mese di Luglio 1863 (AN, vol. 215-C, p. 250).

1863

Leanza Antonino (in carica almeno fino a 1864). Consigliere anziano era d. Bernardo Meli.

Nel mese di Dicembre 1864 facevano parte del Consiglio comunale, che approvò la costruzione della strada rotabile "da Bronte alla Casina di Maniaci, propria della Duchessa Nelson", oltre al sindaco, i sigg.: Graziano Messineo, not.  D. Antonino Spedalieri, not.  D. Giuseppe Gatto, Giuseppe Camuto, Lorenzo Luca, Antonino Saccullo, D. Ignazio Caldarera, d. Antonino Artale, Dr. D. Luigi Saitta, sac. D. Domenico Artale, D. Giuseppe Liuzzo, sac. D. Nunzio Lanza, Gregorio Venia, Antonino Luca, Gaetano Lupo, D. Francesco Margaglio, D. Nicolò Leanza, D. Arcangelo Spedalieri, notaio Giuseppe Zappia, Gaetano Isola, sac. Don Gaetano Rizzo e Don Bernardo Meli.

1865

Massa avv. Angelo, Regio Commissario straordinario.

1866

MELI BERNARDO, in carica fino al mese di Febbraio 1869 (AN, vol. 215-C, p. 233). Suoi assessori furono, fra altri, d. Giuseppe Liuzzo e d. Antonino Leanza.

1869

CIMBALI dr. ANTONINO, in carica fino all’anno 1875. E' in questa sindacatura che Bronte ha il suo primo Piano regolatore redatto nel 1870 dall'ing. Pasquale Placido Luca.

Una riunione del Consiglio comunale del 10 Novembre 1870 (per richiedere al Ministero competente la dichiarazione di pubblica utilità di una strada interna) vede partecipi il sindaco don Antonino Cimbali, d. Ignazio Zappia (assessore anziano), d. Nunzio Pace, d. Placido Lombardo, d. Antonino De Luca, d. Pietro Sanfilippo, sac. Domenico Artale, sac. Antonino Schilirò, mastro Giuseppe Camuto, mastro Getano Meli, sac. Gaetano Rizzo, mastro Gregorio Venia, d. Nicolò Zappia, d. Antonino Meli, sac. Antonino Liotta, e d. Nicolò Leanza. (AN, vol. 387-D p. 71).

Antonino Cimbali era stato sindaco di Bronte anche due anni dopo i tragici fatti del 1860, nel 1862, e lo sarà ancora negli anni 1888 e 1890.

1876

BARATTA cav. GENNARO, originario di Ucria (ME), esponente di spicco del partito dei "ducali", sarà sindaco di Bronte anche nel 1881.

Da una copia di deliberazione del Consiglio Comunale del 1887, riunito per discutere su una questione territoriale con Malet­to, leggiamo che erano presenti i consiglieri: cav. Gennaro Baratta, sindaco, Dr. Arcangelo Spedalieri, Rosario Di Bella, Nunzio Sanfilippo, Vincenzo Politi, Guglielmo Leotta, Francesco Pettinato, Antonino Leanza, Antonino Parrinelli, sac. Francesco Fallico, Luigi Saitta e d. Placido Lombardo. Erano invece assenti: Antonino Isola, Errigo Spedalieri, d. Antonino Cimbali, d. Nicolò Leanza, sac. Antonino Fiorini, Giuseppe Camuto, sac. Gaetano Rizzo, sac. Antonino Schilirò, sac. Benedetto Meli, Nunzio Meli, Nunzio Pace, not. Antonino Spedalieri, Antonino Venia, sac. Giuseppe Di Bella, Nunzio Mauro e sac. Antonino Biuso. Come si vede il clero brontese era ben rappresentato: su 28 consiglieri ben 7 erano preti. (AN, vol.396-2 p. 183).

1879

LEANZA ANTONINO, cav. MARIANO MELI, d. GUGLIELMO LEOTTA, hanno avuto funzioni di sindaco da Ottobre fino al mese di Novembre 1879.
Di Leotta Guglielmo si ricorda il dono di 61 volumi provenienti dai soppressi conventi dei padri Cappuccini, dei Minori Osservanti e dei Basiliani di S. Blandano alla Biblioteca del Collegio Capizzi. Fu sindaco di Bronte anche nel 1882, 1886 e 1889.

Il Consiglio comunale che il 16 ottobre 1879 deliberò l’adesione al costituendo Consorzio per la costruzione delle Ferrovia Cir­cumetnea era così composto: Presenti: cav. Mariano Meli (sindaco funzionante), notaro Nunzio Leanza, Leone Cimbali, Vincenzo Politi, Antonino Isola, Ignazio Caldarera, Felice Cimbali, Antonino Leanza, cav. Gennaro Ba-ratta, avv. Luigi Saitta, Guglielmo Grisley, Antonino Parrinelli, Vin­cenzo Mazzeo, Nunzio Mauro, Dr. Arcangelo Spedalieri, Guglielmo Leotta, Avv. Ignazio Liuzzo, Dr. Giuseppe Zappia, dr. Placido Lombardo, sac. Giuseppe Di Bella. Assenti: sac. Antonino Schilirò, sac. Benedetto Meli, Nunzio Meli, Nunzio Pace, Notaro Anto­nino Spedalieri, Antonino Venia, Francesco Pettinato, sac. Francesco Fallico, Barone Enrico Grimaldi Serravalle, Dr. Antonino Cimbali.

1880

LOMBARDO dr. PLACIDO, facente funzioni dal mese di Dicembre 1879.

1880

Baratta Gennaro

Il cav. Gennaro Baratta, sindaco anche nel 1776, capeggiava una Giunta, nominata dalla Giunta Distrettuale di Catania ad Ottobre 1880, composta anche dal Notaio Pace Luigi, Cimbali dott. Antonino e Grisley Guglielmo.

Era molto devoto e legato al IV° Duca Alexander Nelson Hood e personaggio di spicco del partito dei "ducali". Cognato di Franco Thovez fratello di Filippo e William che erano stati amministratori della Ducea, Baratta era l'orecchio e la voce del Duca a Bronte e lo teneva aggiornato con una fitto e periodico carteggio, relazioni, lettere e dettagliati resoconti sulla vita sociale e politica del Comune e sugli sviluppi degli affari e degli interessi ducali che gli venivano affidati e che lui seguiva con puntigliosa obbedienza. Centinaia sono queste sue lettere conservate nell'Archivio Nelson.

E, natu­ralmente, il primo a sapere della sua nomina a sindaco fu il Duca al quale il cav. Baratta così scriveva il I° ottobre 1880: «Ieri sera (...) mi fu comunicato dal Prefetto di Catania il R. decreto di nomina a Sindaco di questo Comune, ve ne do partecipa­zione sapendo bene che gradirete questa notizia».

Otto mesi dopo ci furono le elezioni e questa volta la musica cambiava: «E' stata - scriveva Baratta al Duca - una lotta corpo a corpo ciò nondimeno restammo vinti». Pochi giorni prima, infatti, il suo "partito" aveva perso mala­mente le elezioni munici­pali e provinciali (alla Provincia fu eletto Enrico Cimbali) contro la fazione dei "comunali" capeggiata dalla famiglia Cimbali.

E dopo averlo ringraziato a nome suo «e degli amici nostri» per «la valevolissima agevolazione che ci avete favorita per mezzo del Sig. Fabre (l'amministratore del Duca, ndr), il quale non risparmiò fatica per far risultare i nostri candidati», promette al Duca che, prima di dimettersi, «provvederà allo appalto della strada provinciale per allacciare le contrade (del Duca) a quella del Ponte Cantera» (che tanto interessava alla Ducea) e che avrebbe speso «tutto il denaro e quel che resta vincolarlo in modo che il Cimbali e composti resteranno a denti asciutti» (Archivio Nelson, vol. 592-3, p. 106).

Insomma un perfetto servitore (si firmava sempre come "devotissimo servo") del Duca più che amministratore della cosa pubblica!

Il 18 ottobre 1881, il Consiglio comunale fu chia­mato a «delibe­rare sul progetto di ferrovia a scartamento ridotto da Catania per Adernò, Randazzo con possibile congiun­gimento alla Sta­zione di Giarre-Riposto», approvato pochi mesi prima dal Con­siglio Provinciale.

Solo dieci i consiglieri presenti alla seduta. La delibera fu appro­vata, per alzata di mano, da 9 di loro. L'unico astenuto, il notaio Luigi Pace (del partito dei ducali), non condivise il fatto di chie­dere al Sig. Duca Alexander Nelson Hood, IV Duca di Bronte, di mettersi in consorzio con il Comune ed unirsi alle spese dato che la linea "avrebbe portato utili e van­taggi al paese ma per la maggior parte, per non dire nel­l’intiero al duca di Bronte”.
 

Il Consiglio comunale del 1881

Anto­nino Aidala, sac. Giuseppe Ardizzone, cav. Gennaro Baratta (sin­daco), Igna­zio Caldarera, dr. An­tonino Cimbali, Felice Cimbali, avv. Leo­ne Cimbali, sac. Giu­seppe Di Bella, sac. Francesco Fallico, sac. Antonino Fiorini, Enrico ba­rone Gri­maldi Serravalle, Antonino Isola, not. Nunzio Lean­za, Guglielmo Leot­ta, avv. Ignazio Liuzzo, dr. Placido Lombardo, Nunzio Mauro, Vincenzo Mauro, cav. Ma­riano Meli, Antoni­no Minissale, Luigi notar Pace,  Francesco Pettinato (con­si­gliere anziano), Vin­cenzo Politi, sac. Giuseppe Prestianni, sac. Gaetano Rizzo, Vincenzo Rizzo, avv. Luigi Saitta, dr. Ar­cangelo Spedalieri, Nicolò Spe­dalieri, dr. Giuseppe Zappia.
 

Le lettere di Baratta

«Credetemi per la vita, vostro divotissimo servi­tore», così chiude la sua lettera inviata al Duca il sindaco Gennaro Baratta.

L'Archivio Nelson conserva tantissime relazioni, lettere e  resoconti inviati, anche durante il periodo della sua sindacatura, da Gennaro Baratta al IV° Duca di Bronte, Alexander Nelson Hood, per tenerlo diligentemente sempre informato ed aggior­nato sugli avveni­menti, sulla vita sociale e politica di Bronte e sugli affari ducali a lui affidati.

 

1881

ALATI avv. TOMMASO, Regio Delegato straordinario dal 12 ottobre. Agli inizi del 1882 cercò di risollevare le sorti del Real Collegio Capizzi, in piena deca­denza, il cui ginnasio, pareggiato da pochi anni, vivacchiava appena, stanziando nel bilancio un assegno annuo di lire 1000 e stabi­lendo d’accordo colla Deputazione una commissione mista di consiglieri, presieduta dal sindaco per l’amministrazione, soggetta alla Deputazione provinciale e al Consiglio provinciale scolastico per la parte didattica.

Nelle elezioni del mese di dicembre per il rinnovo del Consiglio comunale, molti brontesi diserta­rono le urne: votarono solo 127 elettori dei 320 aventi diritto perchè, scriveva al Duca un suo impiegato, Guglielmo Grisley, consigliere comunale nel 1880 e 1889, «mancava un personale veramente buono a cui affidare l'Azienda Comunale, perchè o volere o nolere gli eletti sono sempre quei stessi che vi erano prima e prevedo che quanto prima si scioglierà nuovamente il Consiglio» (Arch. Nelson, vol. 603-E, p. 273).

La previsione non fu esatta il sindaco eletto, Guglielmo Leotta, durò infatti in carica per quasi 4 anni.

1882

Leotta Guglielmo

Guglielmo Leotta, in carica fino all’anno 1884, fu sindaco di Bronte anche nel 1879, 1886 e 1889.
«Al Sindaco signor d. Guglielmo Leotta comunemente si attribuisce eccellente probità, pratica degli affari, cortesi modi, e lodevole amor patrio. Sono amicissimi e rassomiglianti a lui gli Assessori i signori Spedalieri Arcangelo, De Luca Domenico, Aidala Antonino, Isola Antonino. Speriamo che si mostrino attivissimi e laboriosissimi, intelligenti, e circospetti nel promuovere ogni sorta di patrio bene. (...) Fu dal Consiglio Civico assegnata la pensione annua di onze cento al Sindaco. Il signor Leotta d. Guglielmo, ritenendone ferma l'asse­gna­zione, non l'ha voluta nella sua tasca, ma generosamente l'ha assegnata pel mantenimento di un secondo segretario a maggiore e più spedito servizio della Cancelleria Comunale e di tutti gli affari...» (P. Gesualdo De Luca, Storia della Città di Bronte, Milano 1883)

Guglielmo Leotta nella sua qualità di sindaco era di diritto anche presidente della Deputazione del Real Collegio; il 23 ottobre 1883 "avendo abbastanza sperimentato la liberalità della Casa Ducale" verso l'Istituto e "rendendosi interprete della volontà dei suoi concittadini" nominò il IV° Duca Alexander Nelson Hood presidente onorario ed il ventinovenne Duchino, futuro V Duca, compo­nente della Deputazione. (AN, vol. 240-B, p. 147)

1885

Palermo Filippo

Filippo Palermo si dimise poco dopo essere stato eletto.
«In Consiglio comunale il consigliere Luigi Saitta, dipendente del Duca Nelson, ingaggiò una guerra ad oltranza contro il sindaco reputato quasi reo di lesa maestà, tanto che quest'ultimo dovette dimettersi.» (Le vertenze tra il Municipio di Bronte ed il Duca Nelson, 1896).
Motivo del contendere il fatto che il sindaco aveva elevato contravvenzione al Duca contestandogli di aver chiuso e vietato al transito la pubblica trazzera Ricchisgia che da Bronte conduceva in Contrada Barbaro ed al Comune di Adrano.

1886

SPEDALIERI NICOLO', ci risulta in carica con funzioni di sindaco fino al mese di settembre 1886 quando, il giorno 24, in qualità di sindaco presiedeva invece il Consiglio comunale l'Avv. Luigi Saitta. Il Consiglio in seduta ordinaria autunnale era stato convocato per approvare una richiesta al Ministro della P. I. per far dichiarare da pareggiato a governativo l'Istituto Convitto Ginnasio Capizzi (così allora era denominato il Real Collegio Capizzi). Era composto da: Antonino Aidala, not. Giuseppe Aidala, sac. Giuseppe Ardiz­zo­ne, cav. Gennaro Baratta, Ignazio Caldarera, dr. Antonino Cimbali, avv. Leone Cimbali, avv. Placido De Luca, sac. Giuseppe Di Bella, sac. Francesco Fallico, Nunzio Isola, Leanza Antonino, Guglielmo Leotta, avv. Ignazio Liuzzo, Anto­nino Longhitano, Nunzio Mauro, Luigi Margaglio, Vincenzo Mazzeo, Antonino Minissale, notaio Pace Luigi, Nunzio Pace, Salva­tore Pace, Filippo Palermo, Politi Nunzio, sac. Giuseppe Prestianni,  Vincenzo Rizzo, sac. Antonino Saitta, not. Antonino Spedalieri, dr. Arcangelo Speda­lieri. (AN, vol. 240-B p. 156)

1886

Leotta Guglielmo

Guglielmo Leotta, in carica fino agli ultimi mesi del 1887. A differenza delle lodi che gli fa G. De Luca 4 anni prima, nel 1882, questa volta il sindaco si dimostra pusillanime ed indegno della carica.

Benedetto Radice scrive che, un anno dopo l'elezione a sindaco, a causa di un'epidemia di colera, fuggì da Bronte con i suoi assessori ("scap­pa­rono sindaco e assessori") e venne nominato il Regio commissario Sorge.
La precisa, ironica, denuncia del Radice porta la data del 15 Agosto 1887: «Il sindaco titolare sig. Leotta, assalito da parecchio tempo da una paura maledetta, dopo molto titubare, ieri l'altro finalmente prese l'e-roica risoluzione di scappare da Bronte. Si dice che sia andato a rifugiarsi in un paesello della pro­vincia di Messina. Trovasi a Cannizzaro, ma è veramente malato, sia pure della paura di essere ammalato. Io mi affretto a raccoman­darlo al sig. Prefetto perchè pensi a mandargli una commenda, o per lo meno una croce di cavaliere. A rap­presen­tarlo in paese, dopo l'altra gloriosa fuga dell’assessore anziano avv. Saitta, è rimasto l'avv. Placido De Luca, il quale, a sua volta, ha delegato l'assessore Mauro.»

Insomma, per salvarsi la pelle, fuggirono tutti tanto da costringere la autorità a sciogliere il Consiglio, mandare tutti a casa e nominare un Regio Commissario nella persona dell'Avv. Giuseppe Sorge.

Anche a Maletto, scrive Giorgio M. Luca, "la maggiore parte degli amministratori fuggirono dal centro abitato per paura della malattia".

Guglielmo Leotta fu sindaco di Bronte anche nel 1879, 1882 e 1889.

1887

SORGE avv. GIUSEPPE (Sutera 23-1-57 - Palermo 13-2-37), Regio commissario straordinario. E’ stato prefetto in molte città e direttore generale della Pubblica sicurezza del Regno d'Italia dal 29 settembre 1917 - 10 marzo 1919. Laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Palermo, a Bronte arrivò appena trentenne, all’inizio della sua carriera, come Regio Delegato Straordinario, durante l'epidemia di colera. Il Consiglio civico, infatti, era stato sciolto a causa del comporta­mento tenuto durante l’epidemia (scapparono sindaco e assessori) e tutti i poteri negli ultimi tre mesi del 1887 furono concentrati sul Commissario.

In quel tempo Bronte contava una popolazione di circa ventimila abitanti e quattrocentocinquanta furono i morti. Gli amministratori si dileguarono ma Benedetto Radice ed altri istituirono una squadra di soccorso e molti altri volontari arrivarono da Catania (la valorosa Squadra Democratica catanese).

Il commendatore Sorge, quale commissario regio, ebbe vigile cura e pubblicò una memoria dove descrisse la locale situazione sanitaria ed il terribile morbo. A nome del Municipio donò una pergamena a Benedetto Radice, insignito anche di medaglia d'argento.

1888

Cimbali Antonino

Sotto la sindacatura di Antonino Cimbali furono iniziati i progetti di trasfor­mazione del Convento dei padri Basiliani (adiacente alla chiesa di San Blan­dano) in "Casa Comunale" (fino al 1866 Bronte non ne aveva una propria, venivano utilizzati i locali del Collegio di Maria, dati a fuoco dal popolo nei tragici Fatti dell'Agosto 1860), di completamento del Camposanto e dell'al­lestimento del Teatro Comunale.

Antonino Cimbali si dimise il 28 Gennaio 1889, durante una tumultuosa se­du­ta del Con­siglio comunale per evitare l'approvazione di una delibera, voluta dal partito dei Ducali che, guidato dall'avvocato e procuratore della Du­cea Nelson, Luigi Saitta, aveva la maggioranza in Consiglio.
La delibera obbligava il Comune a «ridurre a ruota la strada che dalla con­trada Càntera porta al Castello centro degli affari ducali e dimora del­l'Am­ministra­tore Generale della Ducea, signor Alessandro Nelson Hood, figlio del Duca».

Costo dell'opera 50.000 Lire, «e si voleva perchè al Duca faceva comodo averla, senza che Egli d'altra parte volesse contri­buire nelle spese occor­renti». (Le vertenze tra il Municipio di Bronte ed il Duca Nelson per reintegra di strade comu­nali, Roma 1896, Archivio Nelson, Vol. 193/6)

Antonino Cimbali è stato sindaco di Bronte anche due anni dopo i tragici fatti del 1860, nel1862, e nel 1869 e lo sarà ancora nel  1890. «Tre volte - scrive  in Ricordi e lettere ai figli - e in momenti difficili, 1848, 1860, 1870, mi sono messo alla testa della cosa pubblica, ho salvato il paese ... ricevendone l'infamia e il più nero tradimento».

Dopo le sue dimissioni da sindaco del gennaio 1889 i brontesi furono chiamati alle urne nel novembre dello stesso anno quando il Partito Ducale (prima in maggioranza nel Consiglio comunale) andò incontro ad una sonora sconfitta riuscendo a portare in Consiglio appena un consigliere. Il fedele avvocato del Duca, Luigi Saitta, non fu rieletto (prese appena 198 voti) e l'unico consigliere dei ducali risultò Pace Saitta Nunzio fu Vincenzo (208 voti).

I brontesi questa volta non avevano seguito la sirena del Duca e lo stesso Saitta ne aveva avuto qualche sentore. Così infatti, il 28 ot­tobre 1889, il "dev.mo servo" (era la sua firma), senza avvertire il minimo "conflitto di interessi" nè alcuna vergogna, scriveva al Duchino Alexander (il futuro V Duca): «Si fa correre la voce che io non voglio più immischiarmi in affari del Comune, e che del resto essendo un dipendente della Ducea non posso servire due padroni, Ducea e Comune, che sempre hanno o possono avere interessi opposti» (archivi Nelson, vol. 596-2, p. 253).

Il risultato delle elezioni fu comunicato al Duca «Monsieur A. Nelson Hood» dall'amministratore  Mons. Louis Fabre: «Je vous envoie le bien triste resultat des élections munici­pa­les, dû au caractere del Mr. Saitta!! Il ne a que Pace qui a passè de notre liste, tous le autres sont opposés».

Pochi giorni dopo la batosta elettorale, l'8 novembre di quell'anno, lo stesso avv. Luigi Saitta così commentava il risultato elettorale, giu­sti­ficando anche il suo com­por­tamento, in una lettera indirizzata all'Arciprete sac. Giuseppe Minissale (Archivio Nelson, vol. n. 383-B):

«Devo assicurarla che la mia presenza in Consiglio, è più nell'Amministrazione (del Duca, ndr), era l'anello di congiunzione, di avvicina­men­to, di reciprocanza di interessi, di unione, di comunanza di azione tra Comune e Ducea (...); eliminata la mia persona dalla rappresentanza comunale, senza mio dispiacere, non so quale le conseguenze potranno essere; sì perché nessuno occhiò sorveglierà nelle cose del Comu­ne, sì perché i buoni rapporti tra Ducea e Comune, non so se per parte della prima, avendone ben donde rallentate, potranno farsi tese, per l'opposizione di ladroncelli e ladroni componenti una vera associazione di malfattori, sotto nome di rappresentanza comunale salvo qual­che persona.
Perciò solo la Ducea può essere disgustata come ogni altra giuridica persona, mai scossa, o compromessa. Qualche giorno proverò che il Comune corre in rovina per le interne ed esterne lotte, effetto delle elezioni 3 Novembre molto compromittenti ...».

Pochi giorni dopo veniva eletto sindaco di Bronte Guglielmo Leotta.

Una lettera di Antonino Cimbali

«Signor Prefetto, io non sono uomo da lasciarmi imporre da nessuno nell'esercizio dei miei doveri.
Amante sempre della Libertà del mio paese, fui io che con una transazione tolsi via le pendenze tutte tra la Ducea di Bronte e questo comune.
Oggi siamo ognuno per proprio con­to. D'accordo possiamo fa­re ciò che potrà tornare utile a tutti; ma vo­lersi imporre con me alla testa è tempo perduto. Qui siamo in Bronte, pro­vincia di Catania, Regno d'Italia, non mica in Irlanda.»

E' la rispo­sta data il 25 Gen­naio 1889 dal si­da­co Anto­ni­no Cimbali al Pre­fetto di Catania che, su input del Duca, gli aveva impo­sto la convoca­zione del Con­siglio comunale per delibe­rare sulla costru­zio­ne, a totale carico del Comune, della stra­da Cantera-Ducea di Mania­ce. (Archivio Nelson, vol. 296-c, pag. 10)

 

1889

BARATTA GENNARO, facente funzioni fino al 7 Settembre. Devoto al Duca Nelson ed esponente di spicco del partito dei "Ducali" era stato sindaco di Bronte nel 1880.

1889

Leotta Guglielmo

facente funzioni. Era stato già sindaco di Bronte nel 1879, 1882 e 1886.

Alla data del 26 Ottobre 1889 i 30 componenti il Consiglio comunale erano: Cannata Giuseppe fu Antonino, Cimbali Antonino fu Francesco, Cimbali dr. Antonino fu Giacomo, Ciraldo Nunzio di Nunzio, De Luca Placido di Vincenzo, Di Gaetano Ferdi­nando fu Giuseppe, Di Piazza Giuseppe di Signorino, Inter­donato Giuseppe fu Angelo, Isola Antonino di Serafino, Isola dr. Filippo fu Antonino, Isola Filippo di Nunzio, Isola Gaetano di Antonino, Grisley Guglielmo fu Samuele, Leanza Antonino fu Placido, Leanza Antonino fu Pasquale, Leotta Guglielmo fu Rosario, Lo Turco Giovanni fu Vincenzo, Lupo Ignazio fu Giuseppe, Lupo Tommaso fu Nunzio, Margaglio Francesco di Francesco, Minissale avv. Michele di Anto­nino, Pace Nunzio fu Carmelo, Pace Saitta Nunzio fu Vin­cenzo, Politi Luigi fu Giosuè, Rizzo Giuseppe fu Luigi, Schi­lirò Giuseppe fu Ignazio, Schilirò Carmelo fu Giuseppe, Sofia Vincenzo fu Salvatore, Don Spedalieri Arcangelo fu Giu­seppe, Spedalieri Pietro fu Francesco.

Quel 26 ottobre il Consiglio era stato urgentemente convo­ca­to in seduta straordinaria per discutere sulle modifiche unilate­rali ed arbitrarie apportate dalla Società conces­sio­naria della Ferrovia Circumetnea sul luogo dove costruire la Stazione di Bronte e su «un nuovo tracciato in contraddi­zione a quello sanzionato nel contratto tra S. E. il Ministro dei lavori Pubblici e la Società Concessionaria».

E' da notare che per le leggi dell'epoca i consiglieri resta­vano in carica per cinque anni, ma dovevano rinnovarsi ogni anno di un quinto, pur essendo sempre eleggibili, secondo una scansione casuale.
Gli elettori erano i cittadini maschi che avessero compiuto i 25 anni, che godessero dei diritti civili, sapessero leggere e scrivere e che pagassero da almeno sei mesi un certo tributo rapportato alla classe del comune.

Ecco di seguito un manifesto elettorale del Partito dei Ducali per il rinnovo, nel 1890, del quinto dei consiglieri comunali:
 

1890, Appello agli Elettori

«ELETTORI!
Domenica prossima, 6 corrente, siete chiamati ad elegere Nove rappresentanti al Municipio.
Sapete tutti che l'azienda comunale tocca direttamente i nostri più vitali interessi, ed è quin­di nostro indi­scutibile dovere scegliere amministratore probi, illuminati, ed indipendenti, che possano e sappiano ripa­rare le basi di una malferma ammini­strazione comunale.
Mosso pertanto, il comitato, solo dal desiderio di conseguire questo sacro fine, e di rendersi utile al paese, cui appartiene, à scelto e vi propone i rispettabili nomi de' signori

Avv. Placido De Luca, Avv. Luigi Saitta, Avv. Salvatore Di Bella
sac. Leone Zappia, Nunzio Pace Saitta, Nunzio Mauro
Pietro Spedalieri di Enrico, Salvatore Meli di Gaetano

Ora, se riconoscete in costoro l'onestà de' propositi, la lealtà, la fermezza di carattere, e la necessaria attitudine a raggiungere lo scopo di avere una vigorosa, e retta amministrazione, accorrete compatti all'urna e dar loro i vostri suffragi.

Elettori! Il paese in questo momento affida a voi le sue sorti, a voi spetta quindi il dovere di tutelarne gli interessi, portando all'urna vostro voto spontaneo, e serenamente coscienzioso.

Bronte 5 luglio 1890
Pel Comitato, Gennaro Baratta - Presidente

L'appello rivolto da Gennaro Baratta con un manifesto agli elettori brontesi non ebbe successo. Per il Partito dei Ducali i risultati furono infatti alquanto deludenti: «Vi invio – scriveva l’Amministratore della Ducea Monsieur Louis Fabre ad Alexander Nelson Hood, il IV Duca - il ben triste risultato delle elezioni municipali ... L’unico che è passato della nostra lista è Pace, tutti gli altri sono dell’opposizione».
L'unico eletto della lista, Nunzio Pace, prese 238 voti; l'avv. Luigi Saitta, che guidava i Ducali, appena 198; il primo eletto risultò il Dott. Filippo Isola (330 voti) seguito dal sindaco uscente Antonino Cimbali con 302 voti.

 

1889, Una poesia dedicata a Bronte

La politica d'allora in una poesia scritta dal medico-poeta Filippo Isola (1860-1919) nel 1889 consigliere comunale.

D’incliti ingegni terra mia feconda
e di nobili cuori, onde orgogliosa
va del tuo nome la sicana sponda
qual fanciulla che al crin porti una rosa;

or perchè giaci in apatia profonda
per ogni bella e duratura cosa,
e sol odio fraterno par t’infonda
pieno ardore di vita bellicosa?

Mentre per tutto a civiltà s’inneggia,
emula alcuna, terra mia, non rida
della gloria che in te più non lampeggia.

I tuoi figli pei floridi sentieri
sospingi, dove troveranno a guida
Castiglione, Capizzi e Spedalieri!

Note dell’Autore:
Verso 6:
L’eccezione alla regola generale è fatta qui dal Rev. sac. Giuseppe Prestianni. Il quale ha compiuto il Collegio Capizzi, ne ha ristorato le condi­zioni econo­miche, l’ha fatto rinascere a vita rigogliosa dal languore in cui giaceva ed ha inol­tre brigato per la erezione di un nuovo ospedale, non potendo quello del baro­ne Casti­glione più rispon­dere alle esigenze dei tempi presenti.

Verso 8:
Alludo all’accanimento pugnace nelle elezioni municipali e politiche avver­san­do financo per odio di parte la candidatura di qualche degno compaesano. Io non pos­so che esprimere gratitudine per la vittoria costante nelle candidature a consi­gliere comu­nale e provinciale.

 

1890

CIMBALI ANTONINO, dimessosi un anno dopo la sua elezione (il 9 Luglio 1891). Durante la sua sindacatura furono iniziati i lavori di trasformazione del Convento dei PP. Basiliani in Casa comunale, di completamento del Camposanto e del Teatro comunale e suo allestimento. Antonino Cimbali è stato sindaco di Bronte anche negli anni 1862, 1869, e 1888.

1891

MINISSALE MICHELE, avvocato. Il 23 maggio firma un'ordinanza che intima al Duca di eliminare i cancelli costruiti per vietare il transito in alcune pubbliche traz­zere di Maniace e Santa Venera e di rimuovere la catena che impediva il passaggio sul ponte in legno sul torrente Saracena davanti al Castello Nelson, "restituendo al pubblico passaggio le strade".

Questa vertenza contro i Nelson sul ripristino di alcune regie trazzere indebitamente ridotte, chiuse o transennate con cancelli si trascinerà per oltre 20 anni. Sarà risolta solo nel 1910 con una transazione notarile fra il Comune e la Ducea.

1891

ISOLA Dr. FILIPPO, sindaco f. f. dal mese di Giugno 1891. E sua la firma che reitera l'ordinanza emessa dal precedente sindaco per il reintegro della viabilità su alcune trazzere del territorio.

1892

LUIGI POLITI ebbe come assessori i sigg. Pietro Spedalieri, Placido De Luca, Nunzio Pace Saitta e Salvatore Di Bella e restò in carica fino al mese di febbraio del 1893.

A Gennaio 1893, infatti, una relazione del Prefetto nella quale - sono le parole di Giolitti - «si parlava di trascuranza assoluta dell'igiene, e di una cattiva amministrazione finanziaria, di un Comune che aveva permesso perfino ad un signorotto che ivi possiede (il Duca Nelson, NdR), di chiudere delle strade comunali e di disordini amministrativi di ogni specie» ebbe come conseguenza un decreto di Umberto I che sciolse il Consiglio comunale.

2 febbraio 1893, scioglimento del Consiglio comunale

2 Febbraio 1893

«Relazione del Ministro dell'Interno a S. M. il Re, in udienza del 2 febbraio 1893, circa lo scioglimento del Consiglio comunale di Bronte (Catania)

Sire!
Le ire dei partiti che travagliano il Comune di Bronte (Catania) hanno assunto un carattere di singolare gravità per le frequenti agitazioni di piazza, che mettono in serio pericolo l'ordine pubblico. Tredici consiglieri del Comune sono dimissionari; e il procedere, in questo momento, alle elezioni suppletive, mentre provocherebbe una nuova pericolosa agitazione, non gioverebbe alla risoluzione delle attuali difficoltà.
Da un'inchiesta testè disposta sul luogo dal prefetto è risultato che le condizioni igieniche del Comune sono deplorevoli e che è necessario sia provveduto d'urgenza perché a quella popolazione venga fornita acqua buona ed abbondante. Se non che alle necessarie misure non potrebbe por mano l'attuale Consiglio debole ed impotente per le discordie che lo dividono. Nell'interesse pertanto del mantenimento dell'ordine pubblico e del miglioramento dell'igiene, si impone la necessità dello scioglimento del Consiglio comunale e dell'invio di un Regio commissario straordinario. Provvede in tal senso il decreto che il riferente ha l'onore di sottoporre all'Augusta firma della M. V.
Il Ministro Giolitti»

Umberto I ("per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia") firmò il decreto sciogliendo il Consiglio comunale ed inviando un Commissario straordinario per l'amministrazione provvisoria del Comune fino all'insediamento del nuovo Consiglio comunale.

 

1893

DIODATO avv. SANSONE, consigliere di prefettura, Regio Commissario straordinario nominato il 6 marzo. Un mese prima, a febbraio, era stato sciolto il Consiglio comunale. E l'«amico» Prefetto della Provincia di Catania, conte Caracciolo di Sarno, con un telegramma cifrato del 9 febbraio così comunicava al Duca Nelson le decisioni prese: «Confido a Lei informevolmente che fu sciolto Consiglio comunale Bronte e che verrà da ora un abilissimo Commissario. Sono lieto che tale misura incontri pure suo favore.» (Archivio Nelson vol. 602-F, p. 77).

Il Regio Commissario Sansone (Prefetto di Napoli dall'agosto 1919 all'agosto 1920) lasciò Bronte a fine maggio 1893 successivamente alle elezioni che rinnovarono il Consiglio comunale. Vi ritornò, sempre nella veste di Regio commissario, due anni dopo.


SPEDALIERI NICOLO'
, sindaco facente funzioni, in carica dal 6 Giugno fino all’anno 1894. Ebbe come assessori Francesco Cimbali ed Giuseppe Interdonato.

1894

Spedalieri Arcangelo

Il dott. Arcangelo Spedalieri, si dimise da sindaco di Bronte il 24 Giugno 1894 per motivi familiari ma restò in carica ancora per molti mesi, almeno fino a Marzo 1895 quando fu nominato il Commis­sario Diodato.

Il 29 Agosto firmava (come facente funzioni) un'ordinanza contro il Duca Nelson per il ripristino della larghezza di alcune traz­ze­re comunali ed il successivo 23 aprile 1895 ancora "quale sindaco del Comune di Bronte" riceveva la comparsa conclu­sio­nale del giudizio intentato "ad istanza dell'Onorevole Duchino Alessandro Nelson Hood amministratore generale dei beni in Italia del di lui genitore molto onorevole Lord Generale Alessandro Nelson Visconte Bridport, Duca di Bronte" contro il Comune che gli aveva imposto la riapertura di alcune pubbliche strade e trazzere regie chiuse abusivamente (A.N., vol. 212-A p. 8). La causa si trascinerà per 15 anni concludendosi solo con una transazione il 7 luglio 1910 (vedi in merito A.N. vol. 220-A p. 161).

1895

DIODATO avv. SANSONE, Regio commissario. Lo era stato anche nel 1893.

E' di questo periodo la scandalosa irregolarità delle liste elettorali brontesi. Scriveva il Corriere della Sera del 29-30 Maggio 1894 in un articolo intitolato Bricconate elettorali che il commissario prefettizio mandato a Bronte per la revisione delle liste elettorali, aveva scoperto che su 2847 elettori solamente 525 avevano titoli validi per essere tali e ne cancellava 2322 che non avevano il diritto elettorale.
«Le indagini fatte sulle liste di quel comune - continuava il Corriere - hanno dato risultati meravigliosi. Tra gli elettori iscritti si sono trovati 150 morti, 1500 analfabeti, e fra i morti alcuni che erano passate all'altra vita da un ventennio. Il più doloroso è che questi morti, questi analfabeti non solo rimanevano iscritti nelle liste, ma figuravano come votanti in tutte le elezioni politiche.»

1895

Cimbali Francesco

Francesco Cimbali, medico, facente funzioni di sindaco. Figlio di Antonino (il padre è stato diverse volte sindaco di Bronte negli anni 1862, 1869, 1888 e 1890), Francesco Cimbali ricoprì la carica di sindaco di Bronte anche negli anni 1903 e 1914.

E' stato anche il nostro secondo deputato a sedere a Montecitorio.

Similmente al 1860 in quel periodo a Bronte si fronteg­gia­vano ancora i soliti due partiti: quello dei "ducali" (fau­tori degli interessi dei Nelson) e l'altro dei "comu­nisti" ("i cim­ba­liani"), che parteg­giavano per quelli del Comune.

Questa volta la causa della vertenza (fra qualche altra) era la chiusura da parte ducale di alcune regie trazzere che da Bronte conducevano a Marotta o, attra­versando il fiume, ai boschi dei Nebrodi.
E, come sempre, il Duca per vincere metteva in campo anche i "ducali" di Bronte, la sua notevole influen­za, i politici amici (fra tutti il randazzese Vagliasindi e il deputato conte E. Del Verme), i suoi innu­merevoli agganci ed anche, come nel 1860, il solito Console inglese di Palermo e l'ambasciata di Roma.

Di Francesco Cimbali vogliamo ricordare l'interrogazione presentata, un anno prima, il 9 luglio 1894, alla Camera dei Deputati in relazione a queste tra­me poco decorose, alle volute lungaggini ed agli atti di servilismo nei confronti dei Nelson che si compivano dal Ministero dell'Interno e dalla Prefettura a danno del Comune di Bronte:
«Il sottoscritto chiede d'interrogare l'on. Presidente del Consiglio, Ministro dell' Interno, sulle con­tinue, gravi ed este­se usurpazioni di pubbliche strade rurali consumate dal Duca Nelson nel comune di Bronte, e sulla dannosa lentez­za dell'autorità tu­toria ad ordinare gli urgenti provvedimenti di giustizia insistentemente reclamati dall'amministrazione Comunale».

Francesco Cimbali lasciò la carica di sindaco a Maggio 1895. Gli succedette il cav. Placido De Luca che, con una maggio­ranza di 24 consiglieri su tren­ta, vinse le elezioni comunali tenutesi nello stesso mese.

Nella guerra continua fra gli inte­ressi del Comune e quelli della Ducea, De Luca era forte­mente appoggiato dal partito dei "ducali" e, anche se non apertamente, dal IV° Duca Alexander Nelson Hood.

«Prendo il piacere - scriveva al Duca il 27 maggio 1895 il "devotissimo servo" Gennaro Baratta (l'ex sindaco "ducale" del 1880) in uno dei resoconti periodici che gli inviava - di annunciare la brillante rivincita che abbiamo preso ... il Cimbali con tutto il suo partito è stato completamente battuto: le prepotenze, gli insulti, le aggressioni perpetrate da loro dal 92 a questa parte sono pienamente vendicati. (...) Stia contenta e tranquilla, possiamo prevenire e all'uopo sgominare qualunque attentato potran meditare.» (Archivio Nelson,vol. 590-C1, pag. 249).

Ed un'altro esponente dei "ducali", il fedele avv. brontese dei Nelson nonchè consigliere comunale, Luigi Saitta, comunicava, questa volta al Duchino, "la completa sconfitta dei Cimbali" addirittura su carta intestata del Comune: «Dalla carta sulla quale scrivo, V. E. Ill.ma si persuaderà che sono nell'Ufficio (...), Bronte ha dato una lezione ben meritata".

Tre anni dopo, a luglio 1902, il francese monsieur Louis Fabre, amministratore della Ducea, senza mezzi termini comunicava al Duca la vittoria della «nostra lista al Consiglio comunale».

Francesco Cimbali si prese la sua rivincita otto anni dopo, nelle elezioni del 1903, successive allo scioglimento del Consiglio comunale da parte del Re con nomina di un Commissario regio.
 

1895, il Manifesto dell'avvocato-notaro Saitta

Un manifesto affisso dall'avvocato-notaro Luigi Saitta, dipendente del Duca, consigliere comunale ed esponente di spicco del Partito dei "ducali"

Concittadini!

Le molestie ed insulti che da quattro anni durano contro il Sig. Duca Nelson, costrin­sero costui ad una lite contro il Comune.
Prevedesi lunga, dispen­diosa e qualunque l'esito, sarà sempre fatale pel Comune, che ha tutto da perdere niente da guada­gnare.
La mia posizione nella Ducea, non mi permette di temermi estraneo, tanto più che le molestie e gl'insulti avvengono allo scopo di dare a me l'ostra­cismo delle cose d'interesse pubblico colla pretesa anche di non ingerirmi, di lasciar fare.
Il signor Duca è estraneo, superiore ai partiti: lo assicuro.
Il non poter scongiurare la lire, mi rammarica; a nulla valgo; però se potrà venirsi ad un amichevole componimento, non mi terrò mai estraneo per concorrere con i miei buoni uffici, solo a riguardo del Comune, senza punto compromettermi nei principi del libero cittadino e professionista.
Abbiatemi sempre vostro
Bronte, Gennaio 1895
Luigi Saitta

1895

1899

1902

Placido De Luca

Il cav. uff. avv. Placido De Luca fu sindaco di Bronte da Agosto 1895 fino al 1903. Discendente (erano suoi zii) dai più famosi cardinale Antonio Saverio e dal prof. Placido, è nato a Bronte il 12 Giugno 1861, da Vincenzo De Luca e da Nunzia Minissale. E’ morto a Bronte il 16 marzo 1926.

Iniziò gli studi (da convittore) nel Collegio Capizzi per prose­guirli, chiamato dallo zio cardinale, in un Liceo di Roma e nella locale Università; morto lo zio cardinale, ritornò a Catania dove conse­guì nel 1885 la laurea in Giurisprudenza; non esercitò però mai la professione forense.

Rientrato a Bronte, prese parte alla vita pubblica. Iscritto nel Partito Liberale fu eletto consigliere comunale già dal giugno 1885, carica che gli venne riconfermata fino al 1925.

E’ stato per parecchi anni e varie volte sindaco di Bronte e consigliere provinciale.

Benedetto Radice, scrive di lui: « …eletto sindaco del Comune, amministrò rettamente e sapientemente. Fu sempre difensore dei nostri diritti, come i suoi antenati il Prof. Placido e il Cardinale Antonino Saverio, sia nelle liti eterne colla Ducea (abbracciò il “partito del popolo”), sia nella grave annosa questione territoriale tra Bronte e Cesarò.»
«… Consigliere provinciale per parecchi anni portò con dignità la carica affidatagli, difendendo nei consigli della Provincia gli interessi del paese.»

Uomo molto colto e dai modi gentili fu uno dei grandi benefattori nella costruzione del nostro Ospedale. Per ben due volte fu insignito dal Re con la Croce di Cavaliere e, con regio decreto del 24 agosto 19 22, il Ministro dell’Interno gli conferì la meda­glia di bronzo al merito della sanità pubblica (anche per il suo eroico comporta­mento in occasione delle varie epidemie che infestavano il paese).

29 Luglio 1895, L'insediamento

Ecco come l'avvocato del Duca, Luigi Saitta, consi­gliere comunale e capo del partito dei "ducali", descri­ve in una lettera al suo datore di lavoro, il Duchino Alexander Nelson-Hood, la prima Giunta di Placido De Luca:
«Il sindaco ieri presentò giuramento nelle mani del Pre­fetto. L’Amministrazione è composta da: Placido De Luca sindaco (volontà, energico), Pietro Speda­lieri 1° Assessore (energico, poco intelligente), Nun­zio Mauro (d’esperienza), Salvatore Di Bella (inu­tile), Gaetano Riz­zo (inesperto ma di buona volontà)». (AN, vol. 597-2 p. 14).

«Vi rendo noto, aggiungeva entusiasta l’amministratore Monsieur L. Fabre in un'altra lettera al IV Duca Ale­xander Nelson Hood, che noi abbiamo non sola­mente degli amici particolari ma anche dei grandi amici del Ducato, senza contare tutti gli altri che compongono il Consiglio”. (AN, vol. 599-1 p.192).

Consiglieri comunali al 28 Gennaio 1902

Aidala Giuseppe, Ardizzone Nunzio, Ba­ratta cav. Gennaro, Biuso sac. Gre­go­rio, De Luca Pla­ci­do, Di Bella Sal­va­tore, Do­mi­nedò Lorenzo,  Fal­lico sac. Fran­ce­sco, Gulino Giu­sep­pe, In­ter­do­nato Giu­seppe, Isola Nun­zio, Lean­za Mauro Anto­nino, De Lu­ca Giu­sep­pe, Mau­ro Nun­zio, Me­li prof. Gae­tano, Mi­nissale Pie­tro, Pa­ce Nun­zio, Pace Salva­tore, Por­ta­ro Gae­tano, Pre­stian­ni sac. Giu­sep­pe, Rizzo Gae­ta­no, Rubino Giu­sep­pe, So­fia Gre­go­rio, Zappia Pie­tro.

L'avv. cav. uff. Placido De Luca fu eletto sindaco in seguito alle elezioni comunali del Giugno 1895 (aveva una maggioranza di 24 consiglieri su trenta). Fu riconfermato anche nelle successive elezioni comunali del 1899 e del luglio 1902 (il candidato dell'opposizione era Francesco Cimbali).

A differenza di quel che scrive il Radice (del quale era amico), fu, comunque, anche un personaggio molto discusso specie per i suoi stretti rapporti con l'ambiente della Ducea e il suo, come scriveva nella sua relazione il Commissario mandato da Giolitti, fu soprattutto "un Comune mal governato".

In ottime relazioni con mons. Louis Fabre e l’avv. notaro Luigi Saitta, rispettivamente amministratore e procuratore e difensore del Duca Nelson, nonchè presi­dente del comi­tato per l’elezione a sindaco del De Luca, vinse le elezioni del 1902 ma durò ancora pochi mesi, fino al Gennaio 1903.
Il Consiglio comunale, infatti, dopo un’ispezione amministrativa, fu sciolto con regio decreto controfirmato da Giolitti che mandò a Bronte il regio commissario Limongelli.

La Gazzetta sella Sera di Catania (anno VI, n. 161, del 14-15 Luglio 1902) scriveva che nella seduta del 28 gennaio 1902 «il Sindaco De Luca…, fece votare al Consiglio una transazione colla quale allegramente si regalavano al Duca tutti i diritti, che il Comune aveva sulle strade e trazzere reintegrate e si obbligava altresì, il comune a rendere rotabile per comodità del duca la strada Cantera-Maniaci, facendo anche un ponte sul torrente Saracena.»

Ancora lo stesso giornale scriveva il 18-Luglio che «... un bel giorno (il 28 gennaio 1902) fu presentato al Consiglio uno schema di transazione col Duca, colla quale si faceva omag­gio a costui di tutti i diritti del Comune, per cui s’era tanto litigato e tanto speso. Il Consiglio, formato di persone devote al Duca, approvò ciecamente la donazione.»

La Giunta Provinciale Amministrativa non approvò però il deliberato del Consiglio. Riportata la transazione nuovamente in Con­siglio fu respinta, particolarmente per l’oppo­sizione del consigliere sac. Francesco Fallico. Scriveva dal suo canto Il Corriere di Catania (n. 30 del 30.1.1902) che la transazione «fu votata con 24 voti favorevoli e un solo contrario. Quest’atto importan­tissimo con cui si da fine ad una lite dispendiosa e durata oltre 10 anni, costituisce uno dei più segnalati servizii resi dall’ammi­nistrazione comunale al paese il quale saprà rilevarne tutta l’impor­tanza e vedrà frattanto riattaccare, e speriamo per sempre, i buoni rapporti tra Comune e Duca.»

Come si vede opinioni contrastanti ed opposti giudizi.

I tempi del sindaco De Luca furono quelli delle feroce lotta tra il partito dei Ducali (legati alla Ducea Nelson) e i "comunisti", all'epo­ca capeggiati dai Cimbali, il cui rap­presentante, Francesco, nelle elezioni politiche di quegli anni veniva pesan­temente avversato dal Duca Alexander Nelson Hood. «La Ducea - scrive Lucy Rial - sostenne un politico con­ser­vatore di Randazzo, il barone Vagliasindi, come proprio rappre­sentante al Parlamento italiano, e avversò la candidatura di un giovane radi­cale brontese di nome Cimbali.»

I tempi del De Luca furono anche quelli dell’annosa vertenza Bronte-Cesarò sui confini territoriali: un decreto del 13 giu­gno 1901, confermato da sentenza della IV sezione del Consiglio di Stato, «distaccava 12.000 ettari (dodici ex “feudi”, fra cui quello di Foresta­vecchia) da Bronte per darlo (“con un sol tratto di penna”) a Cesarò» spo­glian­do Bronte della parte più produttiva del suo territorio. La vertenza si trascinò per molti anni con violente polemiche politiche e dispendiose controversie risolte alla fine favorevolmente per Bronte.

Placido De Luca morì a 65 anni il 16 marzo 1926. La sua morte commosse ogni ordine di cittadini che, senza distinzione di partito o di classe, numerosi accor­sero a renderne solenni i funerali.

Un'ultima annotazione riguarda l'approvazione durante la sindacatura di Placido De Luca del Regola­mento interno del Consiglio comunale e del primo Regolamento edilizio adottato nel nostro Comune. Quest'ultimo, deliberato dal Consiglio comunale del 28 febbraio e 4 maggio 1901 (in ap­pe­na due sedute), fu approvato dalla Giunta provinciale Amministrativa il 15 giugno 1901 e vistato dal Prefetto della Provincia il 2 agosto.

E' durato fino del 1968 quando un nuovo Regolamento edilizio con annesso Program­ma di fabbricazione veniva adottato dal Commissario Francesco Emmi.

Il Regolamento interno del Consiglio comunale fu il primo del genere: si compone di 65 articoli, deliberato il 6 agosto 1896 ed approvato il 3 ottobre dello stresso anno. All'art. 19 era previsto che "sorgendo tumulto nel Consiglio il Presidente si copre il capo, allora deve cessare ogni discussione. Se il tumulto continua...».

All'art. 42 era previsto invece che la votazione per scrutinio segreto poteva aver luogo anche "con palle" («ogni consigliere riceve una palla bianca significante approvazione ed una nera, esprimente rigetto della proposta»).

Due anni dopo l'approvazione del Regolamento Edilizio, nel 1903, il Consiglio comunale veniva sciolto dal ministro Giolitti per gravi irrego­larità gestionali. La gestione del Comune venne affidata al regio commis­sario Limongelli Alfonso, avvocato della prefettura di Bologna.

La relazione che segue da un'immagine veramente penosa dello stato politico-amministrativo in cui viveva Bronte nell'ultimo periodo della sindacatura del cav. uff. avv. Placido De Luca.


1903, La relazione sullo scioglimento del Consiglio Comunale

Lo scioglimento del Consiglio avvenne successivamente ad un’inchiesta amministrativa disposta da Giolitti nel 1902 e fatta dal commis­sario prefettizio Poidomani che riscontrò gravi irregolarità e malversazioni sia nella ge­stione amministrativa del Comune sia a carico anche del Tesoriere comunale del tempo, Pietro Margaglio (gestiva la tesoreria comunale fin dal 1891).

Di seguito vi proponiamo l'articolo che il Giornale di Sicilia, dell' 8-9 Febbraio 1903 dedicò all'avvenimento:

«Troppo tardi per essere pubblicato nella precedente edizione, ci è giunto stanotte il seguente telegramma che ci reca quasi testual­mente la relazione che precede il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Bronte. Questo provvedimento s'imponeva, spe­cial­mente dopo i gravi disordini che perturbarono quell'importante comune. E s'imponeva tanto più quanto più gravi sono le constatazioni fatte nell’inchiesta governativa e che risultano con molta eloquenza dalla relazione telegrafataci.

Una sola osservazione noi crediamo necessario di fare e, cioè, che la situazione anormale, irregolare rivelata a Bronte è su per giù quella di buona parte dei comuni delta nostra Isola. (...)»

(Nostro telegramma part.)


«Un Comune mal governato

Roma 7, ore 22; 15 - (Rossi) La Gazzetta Ufficiale pubblica stasera l'importante relazione al Decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Bronte. La relazione dice: In conseguenza degli erronei criterii adottati dall'amministrazione municipale di Bronte nella compilazione e gestione dei bilanci si è formato un disavanzo di lire 60 mila, somma questa ben rilevante in rapporto all’importanza e potenzialità del comune, onde la finanza comunale è ridotta a tristi condizioni con grave scapito dei pubblici servizi.

Tale situazione reclama solleciti e acconci provvedimenti; invece quegli amministratori non solo si mo­strano impotenti fino al punto che hanno sentito il bisogno di chiedere la cooperazione di un Commis­sario inquirente, ma con le loro sistematiche trascuratezze e con colpose compiacenze tendono, se non a rendere più grave il dissesto, a mantenerlo in modo permanente.

Terre comunali e boschi

Essi intatti non si sono curati di fare prestare la dovuta cauzione a taluni gabelloti di terre comu­nali e spesso nel fitto dei pascoli preferiscono offerte meno vantaggiose nella riscossione dei canoni e non fan­no osservare al teso­riere lo obbligo contrattuale del non riscosso per riscosso e lasciano indefiniti antichi crediti per quote controverse che natural­mente vengono poi a prescriversi.

Il servizio dei boschi che potrebbe fruttare al comune una cospicua entrata è disorganizzalo e nel ta­glio delle piante si permisero gravi abusi in favore di pochi spuntatori; oppure le piante stesse furono facile preda di tutti.

Dalla vendita degli alberi di otto sezioni di bosco si ricavarono circa 64.900 lire, mentre la perizia preventiva era di lire 97.00 e ciò perchè si volle effettuare la vendita a trattativa privata ed a piccoli lotti di 50 alberi ciascuno, con il pretesto di farvi concorrere tutti i cittadini e specie i carbonai. Ma la vendita fu poi fatta a poche persone.

I 5422 alberi di sezione furono messi in vendita a trattativa privata con l'aumento del 15,010 sul prezzo di stima. Si vendette cosi la meta e l'altra meta fa venduta a una sola persona con lo aumento del 5,010 e senza l'autorizzazione del Consiglio, il quale deliberò un mese dopo, moti­vando la riduzione del prezzo col dire che parecchi alberi erano rimasti invenduti, mentre erano stati venduti tutti.

Intanto il compratore di tali piante le rivendette subito per un maggior prezzo e il tesoriere per le consegne al secondo acquisi­tore staccò la bolletta da un bollettario diverso di quello in uso, ap­po­nendovi egli stesso la firma del sindaco; circostanza questa che non solo potrebbe con­durre alla constatazione di un vero reato, ma é congiunta al fatto che il compratore è un nullate­nente e può anche far supporre una illecita cointeressanza del tesoriere in questa operazione.

In altri boschi gli alberi furono abbandonati o venduti a un prezzo inferiore a quello di stima. Per una sezione fu autorizzato il taglio a favore di un consigliere che non pagò il prezzo.

Il dazio di consumo

Il dazio di consumo appaltato dava un’entrata di circa 57 mila lire annue; ora tenuto in economia produce una media annua di lire 44 mila.

In tale servizio l’amministrazione non spiega alcuna sorveglianza lasciando che tutto proceda ad arbitrio dell'ispettore, il quale cumula le funzioni di direttore, di ricevitore, di collettore e di pagatore.

Egli stesso riscuote dai ricevitori le percezioni giornaliere, paga senza deliberazioni nè controllo, facendo poi versamenti ogni mese anzichè ogni giorno. Nè l'ispettore, nè i ricevitori hanno prestata la cauzione e il contrabbando può essere molto facilmente esercitato.

I diritti di Segreteria e Stato Civile

I diritti di segreteria e di Stato civile sono riscossi senza controllo e non sono versati nella cassa comunale ogni mese, ma alla fine dell'anno. Non è curata l'esazione di rilevanti crediti; sicchè taluno è ora inesigibile o quasi. Uno dei crediti rimonta al 1894 ed è dovuto dal parente di un consigliere. Per realizzare un credito di L. 2200 verso l'ex tesoriere si procede con la massima lentezza dall'esattore.

Altre gravi irregolarità

Anche il tesoriere speciale è retribuito vale a dire che il comune sopporta un maggiore onere per una separazione di esercizii che di fatto non esiste; oltre ciò il tesoriere ha prestata una cauzione inferiore a quella stabilita con la nomina e gli si permette di non adempiere all'obbligo del non riscosso per riscosso. Mentre si vantava creditore del comune egli è risultato in debito di lire 12000. Cosi si è dimostrato come egli abbia indebitamente percepiti interessi sopra somme che faceva figurare anticipate.

Le spese sono fatte irregolarmente e senza criterii economici, quelle a calcolo ordinate dal bilancio sono fatte da qualche assessore senza sentire la Giunta, talvolta si fanno pagamenti in base a deliberazioni annullate dal prefetto o respinte dalla Giunta provinciale amministrativa.

Manca una regolare contabilità patrimoniale e quella finanziaria è fatta in modo da non potere dare situazioni esatte. L’economo maneggia fondi superiori al bisogno e al limite massimo autorizzato, tantochè non si è peritato di impiegare una parte esuberante in prestiti privati. Egli non tiene alcun registro e rende i conti quando e come crede.

Il pessimo funzionamento dell'amministrazione

La polizia urbana e l'igiene nonostante i frequenti richiami della prefettura sono abbando­nate; nes­suna vigilanza viene esercitata sull'annona, per l'acqua potabile attualmente scarsa e inquinata si sono fatti varii e dispendiosi tentativi ma nulla finora si è conchiuso.

Nelle opere pubbliche si elude il precetto dei pubblici incanti.

Per le liti il comune stipendiava prima due avvocati senza nomina regolare, ma sopravvenute due verten­ze col duca Nelson e col comune di Cesarò si sono aggiunti altri nove avvocati, numero esagerato per quanto sia l'importanza delle due questioni. La prima di esse poi si e affrettatamente transatta senza neppure sentire la difesa del Comune a condizione che ritengonsi poco vantaggiose.

Per la seconda pendente innanzi la quarta sezione del Consiglio di Stato gli amministratori per tutto lo scorso mese di settembre senza alcuna deliberazione che li autorizzasse, spesero circa L. 6000 per soli viaggi fra Catania e Roma. Le ricette gratuite per medicinali costosi vengono rilasciate anche ai non poveri e persino dai medici che non essendo a servizio del comune, non hanno alcuna facoltà in proposito.

L'amministrazione è molto trascurata anche nelle trattazioni degli affari ordinarii, oltre ciò il sindaco e l'assessore si sono assentati dal comune da circa tre mesi e due assessori sono da recente dimissionarii.

Giolitti conclude: "Dati gli abusi e le i irregolarità così gravi che furono accertate, mediante un’accurata inchiesta, i mezzi ordinarii sono assolutamente insufficienti onde mi reco a dovere di sottoporre alla firma di Vostra Maestà lo schema del decreto che scioglie il Consiglio comunale e affida a un commissario il compito di ricondurre quel Municipio al normale funzionamento.» (Giornale di Sicilia, anno XLIII n. 39, Palermo, Domenica-Lunedì 8-9 Febbraio 1903).

Nella foto a destra la copertina di una Relazione presentata il 28 settembre del 1900 dal sindaco De Luca al Consiglio comunale che tratta dell'annoso problema di avere l'acqua potabile nelle case brontesi, delle ricerche di sorgenti adatte fino ad allora fatte nel territorio e delle varie proposte tecnico-econo­miche ricevute dal Comune sulla ricerca d’acqua nel territorio, lo scavo di pozzi o gallerie e la posa di condutture per l’approvvigionamento idrico di Bronte.
Fra le proposte ricevute dal Comune e illustrate dal Sindaco citiamo quelle di portare a Bronte l’acqua delle piccole sorgenti di Foresta Vecchia e Grappidà, di scavare pozzi nella sciara a tre Km dalla Stazione della Circum o in Contrada Colla, di portare a Bronte l’acqua delle sorgive Nocera e Cucchiaro nell’ex Feudo Solazzo in Territorio di Tortorici, o prelevarla dal sotto alveo del torrente Flascio in territorio del Comune di Randazzo.

Pochi anni dopo sebbene– come si legge in una altra relazione del 1869 citata dallo stesso Sindaco - le sorgenti fossero a livello troppo basso e l’acqua dovrebbe quindi elevarsi meccanicamente di oltre 150 metri e sebbene di difficile espropriazione stante i gravi e molti interessi agricoli ed industriali che si dovrebbero turbare si scelsero le sorgenti del Biviere di Maniace iniziando col Duca Nelson una lunga vertenza che si concluderà solo nei primi anni del 1930.
 

1903, Scioglimento del Consiglio Comunale

Il Ministro dell'Interno
Roma I° gennaio 1903

Onorevole Signore,
Le partecipo che ieri S.M. il Re ha fir­ma­to il Decreto che scio­glie il Con­si­glio comunale di Bron­te  e no­mi­na R. Com­mis­sa­rio il Dottor Al­fon­so Limon­gelli, Segre­tario della Prefet­tura di Bo­logna.

Con perfetta osservanza
Suo Giovanni Giolitti

La lettera di Giolitti, all'epo­ca Mini­stro degli Interni, è indi­riz­zata a
On. Sig. Dr. Francesco Cimbali
ex deputato al Parlamento,
Bronte

Estratto dalla Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 1903, N. 31

«Relazione di S. E. il Ministro del­l'In­ter­no a S. M. il Re , in udienza del 18 gen­naio 1903, sul decreto che scio­glie il Con­siglio comunale di Bron­te (Catania)
Sire!.
In conseguenza degli erronei criteri adottati dall'ammini­strazione municipale di Bronte nella compilazione e nella gestione dei bilanci si è formato un disavanzo di lire 60 mila, somma questa ben rilevante in rapporto alla importanza e alla potenzialità del Comune, ond'è che la finanza comunale è ridotta in tristi condizioni con grave scapito dei pubblici servizi. Tale situazione reclama solleciti ed acconci provvedimenti ...»

 

1902, "Stu cascittuni di Sindaco"

Un volantino del 1902

«Cittadini
Stu cascittuni di Sindaco ci voli fare fari la tran­sa­zio­ne o Duca perchè ci lassau 14 mila lire che vin­cìu alla Curti di Palermo e per que­sto voi ro­vi­nari u paisi e cossì fare ag­gettare nel fiume i po­ve­rel­li che vanno ai boschi
».

In quel periodo era in corso (fra le altre) una cau­sa tra il Comune e la Ducea per la chiusura da parte ducale di diverse strade, ponti e trazzere che da Bronte conducevano a Marotta ed alla Ric­chisga o, attraversando il fiume, ai boschi dei Nebrodi.

Evidentemente per qualcuno il sindaco Placido De Luca più che gli interessi del Comune sembrava fare quelli del Duca Nelson.
Eppure l'avv. Luigi Saitta, legale della Ducea e consigliere comunale e primo esponente del Par­tito dei Ducali, scriveva al Duchino Ales­san­dro che  «il Sindaco è infingardo, nulla sa fare, a niente è buono» (Arch. Nelson, vol. 606, p. 332).

Significativa anche una lettera del sindaco De Luca al Duca Nelson del 17 Aprile 1900 (vedi a destra). Accom­pa­gnava l'in­vio di una copia del ricorso del Co­mu­ne pre­sentato al Consiglio di Stato nella ver­tenza terri­toriale Bronte Cesarò:
«Dalla lettura di esso - scri­veva il De Luca -  la S. V. Ill.ma può ben rile­vare come e con quan­to ardore l'Ammi­ni­stra­zione Comunale sia intesa a tutelare gl'in­teressi di questi Cittadini  e di Lei più particolarmente».

 

 I SINDACI: Dal 1800 al 1862   Dal 1863 al 1903   1903 / 1914   1914 / 1952   1952 / 1968   1968 / 1993  1993 / 2005

Uomini illustri di Bronte    

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