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1895
1899
1902
| Placido De Luca Il cav. uff. avv. Placido De Luca fu sindaco di Bronte da Agosto 1895 fino al 1903. Discendente (erano suoi zii) dai più famosi cardinale Antonio Saverio e dal prof. Placido, è nato a Bronte il 12 Giugno 1861, da Vincenzo De Luca e da Nunzia Minissale. E’ morto a Bronte il 16 marzo 1926. Iniziò gli studi (da convittore) nel Collegio Capizzi per proseguirli, chiamato dallo zio cardinale, in un Liceo di Roma e nella locale Università; morto lo zio cardinale, ritornò a Catania dove conseguì nel 1885 la laurea in Giurisprudenza; non esercitò però mai la professione forense. Rientrato a Bronte, prese parte alla vita pubblica. Iscritto nel Partito Liberale fu eletto consigliere comunale già dal giugno 1885, carica che gli venne riconfermata fino al 1925. E’ stato per parecchi anni e varie volte sindaco di Bronte e consigliere provinciale. Benedetto Radice, scrive di lui: « …eletto sindaco del Comune, amministrò rettamente e sapientemente. Fu sempre difensore dei nostri diritti, come i suoi antenati il Prof. Placido e il Cardinale Antonino Saverio, sia nelle liti eterne colla Ducea (abbracciò il “partito del popolo”), sia nella grave annosa questione territoriale tra Bronte e Cesarò.» «… Consigliere provinciale per parecchi anni portò con dignità la carica affidatagli, difendendo nei consigli della Provincia gli interessi del paese.» Uomo molto colto e dai modi gentili fu uno dei grandi benefattori nella costruzione del nostro Ospedale. Per ben due volte fu insignito dal Re con la Croce di Cavaliere e, con regio decreto del 24 agosto 19 22, il Ministro dell’Interno gli conferì la medaglia di bronzo al merito della sanità pubblica (anche per il suo eroico comportamento in occasione delle varie epidemie che infestavano il paese). L'avv. cav. uff. Placido De Luca fu eletto sindaco in seguito alle elezioni comunali del Giugno 1895 (aveva una maggioranza di 24 consiglieri su trenta). | 29 Luglio 1895, L'insediamento Ecco come l'avvocato del Duca, Luigi Saitta, consigliere comunale e capo del partito dei "ducali", descrive sinteticamente in una lettera al suo datore di lavoro (il Duchino Alexander Nelson-Hood) la prima Giunta comunale di Placido De Luca: «Il sindaco ieri presentò giuramento nelle mani del Prefetto. L’Amministrazione è composta da: Placido De Luca sindaco (volontà, energico), Pietro Spedalieri 1° Assessore (energico, poco intelligente), Nunzio Mauro (d’esperienza), Salvatore Di Bella (inutile), Gaetano Rizzo (inesperto ma di buona volontà)». (AN, vol. 597-2 p. 14). «Vi rendo noto, aggiungeva entusiasta l’amministratore della Ducea Monsieur Louis Fabre (foto a destra) in un'altra lettera al IV Duca Alexander Nelson Hood, che noi abbiamo non solamente degli amici particolari ma anche dei grandi amici del Ducato, senza contare tutti gli altri che compongono il Consiglio”. (AN, vol. 599-1 p.192). | Consiglieri comunali al 28 Gennaio 1902 Aidala Giuseppe, Ardizzone Nunzio, Baratta cav. Gennaro, Biuso sac. Gregorio, De Luca Placido, Di Bella Salvatore, Dominedò Lorenzo, Fallico sac. Francesco, Gulino Giuseppe, Interdonato Giuseppe, Isola Nunzio, Leanza Mauro Antonino, De Luca Giuseppe, Mauro Nunzio, Meli prof. Gaetano, Minissale Pietro, Pace Nunzio, Pace Salvatore, Portaro Gaetano, Prestianni sac. Giuseppe, Rizzo Gaetano, Rubino Giuseppe, Sofia Gregorio, Zappia Pietro. |
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| Fu riconfermato anche nelle successive elezioni comunali del 1899 e del luglio 1902 (il candidato dell'opposizione era Francesco Cimbali). A differenza di quel che scrive il Radice (del quale era amico) fu, comunque, anche un personaggio molto discusso specie per i suoi stretti rapporti con l'ambiente della Ducea. Lo stesso Radice nel 1930 così ne parlava in Uomini e cose del mio tempo: «[...] sindaco e consigliere provinciale fu tutto inteso alla lite contro il comune di Cesarò, per una strana pretesa territoriale e della quale ancora si attende la fine: avrebbe potuto far del bene, ma preferì la sua quiete, ed ebbe il torto di lasciare razzolare nel demanio del comune amici del partito che occuparono grandi estensioni di sciare, delle quali poscia sotto la gestione Grisley il tribunale ordinò la reintegra a favore del Comune.» Il suo, come scriveva nella sua relazione il Commissario mandato da Giolitti, fu soprattutto "un Comune mal governato". In ottime relazioni con mons. Louis Fabre e l’avv. notaro Luigi Saitta, rispettivamente amministratore e procuratore e difensore del Duca Nelson, nonchè presidente del comitato per l’elezione a sindaco del De Luca, vinse le elezioni del 1902 ma durò ancora pochi mesi, fino al Gennaio 1903. Il Consiglio comunale, infatti, dopo un’ispezione amministrativa, fu sciolto con regio decreto controfirmato da Giolitti che mandò a Bronte il regio commissario Limongelli. La Gazzetta sella Sera di Catania (anno VI, n. 161, del 14-15 Luglio 1902) scriveva che nella seduta del 28 gennaio 1902 «il Sindaco De Luca…, fece votare al Consiglio una transazione colla quale allegramente si regalavano al Duca tutti i diritti, che il Comune aveva sulle strade e trazzere reintegrate e si obbligava altresì, il comune a rendere rotabile per comodità del duca la strada Cantera-Maniaci, facendo anche un ponte sul torrente Saracena.» Ancora lo stesso giornale scriveva il 18-Luglio che «... un bel giorno (il 28 gennaio 1902) fu presentato al Consiglio uno schema di transazione col Duca, colla quale si faceva omaggio a costui di tutti i diritti del Comune, per cui s’era tanto litigato e tanto speso. Il Consiglio, formato di persone devote al Duca, approvò ciecamente la donazione.» La Giunta Provinciale Amministrativa non approvò però il deliberato del Consiglio. Riportata la transazione nuovamente in Consiglio fu respinta, particolarmente per l’opposizione del consigliere sac. Francesco Fallico. Scriveva dal suo canto Il Corriere di Catania (n. 30 del 30.1.1902) che la transazione «fu votata con 24 voti favorevoli e un solo contrario. Quest’atto importantissimo con cui si da fine ad una lite dispendiosa e durata oltre 10 anni, costituisce uno dei più segnalati servizii resi dall’amministrazione comunale al paese il quale saprà rilevarne tutta l’importanza e vedrà frattanto riattaccare, e speriamo per sempre, i buoni rapporti tra Comune e Duca.» Come si vede opinioni contrastanti ed opposti giudizi. I tempi del sindaco De Luca furono quelli delle feroce lotta tra il partito dei Ducali (legati alla Ducea Nelson) e i "comunisti", all'epoca capeggiati dai Cimbali, il cui rappresentante, Francesco, nelle elezioni politiche di quegli anni veniva pesantemente avversato dal Duca Alexander Nelson Hood. «La Ducea - scrive Lucy Rial - sostenne un politico conservatore di Randazzo, il barone Vagliasindi, come proprio rappresentante al Parlamento italiano, e avversò la candidatura di un giovane radicale brontese di nome Cimbali.» I tempi del De Luca furono anche quelli dell’annosa vertenza Bronte-Cesarò sui confini territoriali: un decreto del 13 giugno 1901, confermato da sentenza della IV sezione del Consiglio di Stato, «distaccava 12.000 ettari (dodici ex “feudi”, fra cui quello di Forestavecchia) da Bronte per darlo (“con un sol tratto di penna”) a Cesarò» spogliando Bronte della parte più produttiva del suo territorio. La vertenza si trascinò per molti anni con violente polemiche politiche e dispendiose controversie risolte alla fine favorevolmente per Bronte. Placido De Luca morì a 65 anni il 16 marzo 1926. La sua morte commosse ogni ordine di cittadini che, senza distinzione di partito o di classe, numerosi accorsero a renderne solenni i funerali. Un'ultima annotazione riguarda l'approvazione durante la sindacatura di Placido De Luca del Regolamento interno del Consiglio comunale e del primo Regolamento edilizio adottato nel nostro Comune. Quest'ultimo, deliberato dal Consiglio comunale del 28 febbraio e 4 maggio 1901 (in appena due sedute), fu approvato dalla Giunta provinciale Amministrativa il 15 giugno 1901 e vistato dal Prefetto della Provincia il 2 agosto. E' durato fino del 1968 quando un nuovo Regolamento edilizio con annesso Programma di fabbricazione veniva adottato dal Commissario Francesco Emmi. Il Regolamento interno del Consiglio comunale fu il primo del genere: si compone di 65 articoli, deliberato il 6 agosto 1896 ed approvato il 3 ottobre dello stresso anno. All'art. 19 era previsto che "sorgendo tumulto nel Consiglio il Presidente si copre il capo, allora deve cessare ogni discussione. Se il tumulto continua...». All'art. 42 era previsto invece che la votazione per scrutinio segreto poteva aver luogo anche "con palle" («ogni consigliere riceve una palla bianca significante approvazione ed una nera, esprimente rigetto della proposta»). Due anni dopo l'approvazione del Regolamento Edilizio, nel 1903, il Consiglio comunale veniva sciolto dal ministro Giolitti per gravi irregolarità gestionali. La gestione del Comune venne affidata al regio commissario Limongelli Alfonso, avvocato della prefettura di Bologna. La relazione che segue da un'immagine veramente penosa dello stato politico-amministrativo in cui viveva Bronte nell'ultimo periodo della sindacatura del cav. uff. avv. Placido De Luca. 1903, La relazione sullo scioglimento del Consiglio Comunale
Lo scioglimento del Consiglio avvenne successivamente ad un’inchiesta amministrativa disposta da Giolitti nel 1902 e fatta dal commissario prefettizio Poidomani che riscontrò gravi irregolarità e malversazioni sia nella gestione amministrativa del Comune sia a carico anche del Tesoriere comunale del tempo, Pietro Margaglio (gestiva la tesoreria comunale fin dal 1891). Di seguito vi proponiamo l'articolo che il Giornale di Sicilia, dell' 8-9 Febbraio 1903 dedicò all'avvenimento: «Troppo tardi per essere pubblicato nella precedente edizione, ci è giunto stanotte il seguente telegramma che ci reca quasi testualmente la relazione che precede il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Bronte. Questo provvedimento s'imponeva, specialmente dopo i gravi disordini che perturbarono quell'importante comune. E s'imponeva tanto più quanto più gravi sono le constatazioni fatte nell’inchiesta governativa e che risultano con molta eloquenza dalla relazione telegrafataci. Una sola osservazione noi crediamo necessario di fare e, cioè, che la situazione anormale, irregolare rivelata a Bronte è su per giù quella di buona parte dei comuni delta nostra Isola. (...)» (Nostro telegramma part.) | «Un Comune mal governato
Roma 7, ore 22; 15 - (Rossi) La Gazzetta Ufficiale pubblica stasera l'importante relazione al Decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Bronte. La relazione dice: In conseguenza degli erronei criterii adottati dall'amministrazione municipale di Bronte nella compilazione e gestione dei bilanci si è formato un disavanzo di lire 60 mila, somma questa ben rilevante in rapporto all’importanza e potenzialità del comune, onde la finanza comunale è ridotta a tristi condizioni con grave scapito dei pubblici servizi. Tale situazione reclama solleciti e acconci provvedimenti; invece quegli amministratori non solo si mostrano impotenti fino al punto che hanno sentito il bisogno di chiedere la cooperazione di un Commissario inquirente, ma con le loro sistematiche trascuratezze e con colpose compiacenze tendono, se non a rendere più grave il dissesto, a mantenerlo in modo permanente. Terre comunali e boschi Essi intatti non si sono curati di fare prestare la dovuta cauzione a taluni gabelloti di terre comunali e spesso nel fitto dei pascoli preferiscono offerte meno vantaggiose nella riscossione dei canoni e non fanno osservare al tesoriere lo obbligo contrattuale del non riscosso per riscosso e lasciano indefiniti antichi crediti per quote controverse che naturalmente vengono poi a prescriversi. Il servizio dei boschi che potrebbe fruttare al comune una cospicua entrata è disorganizzalo e nel taglio delle piante si permisero gravi abusi in favore di pochi spuntatori; oppure le piante stesse furono facile preda di tutti. Dalla vendita degli alberi di otto sezioni di bosco si ricavarono circa 64.900 lire, mentre la perizia preventiva era di lire 97.00 e ciò perchè si volle effettuare la vendita a trattativa privata ed a piccoli lotti di 50 alberi ciascuno, con il pretesto di farvi concorrere tutti i cittadini e specie i carbonai. Ma la vendita fu poi fatta a poche persone. I 5422 alberi di sezione furono messi in vendita a trattativa privata con l'aumento del 15,010 sul prezzo di stima. Si vendette cosi la meta e l'altra meta fa venduta a una sola persona con lo aumento del 5,010 e senza l'autorizzazione del Consiglio, il quale deliberò un mese dopo, motivando la riduzione del prezzo col dire che parecchi alberi erano rimasti invenduti, mentre erano stati venduti tutti. Intanto il compratore di tali piante le rivendette subito per un maggior prezzo e il tesoriere per le consegne al secondo acquisitore staccò la bolletta da un bollettario diverso di quello in uso, apponendovi egli stesso la firma del sindaco; circostanza questa che non solo potrebbe condurre alla constatazione di un vero reato, ma é congiunta al fatto che il compratore è un nullatenente e può anche far supporre una illecita cointeressanza del tesoriere in questa operazione. In altri boschi gli alberi furono abbandonati o venduti a un prezzo inferiore a quello di stima. Per una sezione fu autorizzato il taglio a favore di un consigliere che non pagò il prezzo. Il dazio di consumo Il dazio di consumo appaltato dava un’entrata di circa 57 mila lire annue; ora tenuto in economia produce una media annua di lire 44 mila. In tale servizio l’amministrazione non spiega alcuna sorveglianza lasciando che tutto proceda ad arbitrio dell'ispettore, il quale cumula le funzioni di direttore, di ricevitore, di collettore e di pagatore. Egli stesso riscuote dai ricevitori le percezioni giornaliere, paga senza deliberazioni nè controllo, facendo poi versamenti ogni mese anzichè ogni giorno. Nè l'ispettore, nè i ricevitori hanno prestata la cauzione e il contrabbando può essere molto facilmente esercitato. I diritti di Segreteria e Stato Civile I diritti di segreteria e di Stato civile sono riscossi senza controllo e non sono versati nella cassa comunale ogni mese, ma alla fine dell'anno. Non è curata l'esazione di rilevanti crediti; sicchè taluno è ora inesigibile o quasi. Uno dei crediti rimonta al 1894 ed è dovuto dal parente di un consigliere. Per realizzare un credito di L. 2200 verso l'ex tesoriere si procede con la massima lentezza dall'esattore. Altre gravi irregolarità Anche il tesoriere speciale è retribuito vale a dire che il comune sopporta un maggiore onere per una separazione di esercizii che di fatto non esiste; oltre ciò il tesoriere ha prestata una cauzione inferiore a quella stabilita con la nomina e gli si permette di non adempiere all'obbligo del non riscosso per riscosso. Mentre si vantava creditore del comune egli è risultato in debito di lire 12000. Cosi si è dimostrato come egli abbia indebitamente percepiti interessi sopra somme che faceva figurare anticipate. Le spese sono fatte irregolarmente e senza criterii economici, quelle a calcolo ordinate dal bilancio sono fatte da qualche assessore senza sentire la Giunta, talvolta si fanno pagamenti in base a deliberazioni annullate dal prefetto o respinte dalla Giunta provinciale amministrativa. Manca una regolare contabilità patrimoniale e quella finanziaria è fatta in modo da non potere dare situazioni esatte. L’economo maneggia fondi superiori al bisogno e al limite massimo autorizzato, tantochè non si è peritato di impiegare una parte esuberante in prestiti privati. Egli non tiene alcun registro e rende i conti quando e come crede. Il pessimo funzionamento dell'amministrazione La polizia urbana e l'igiene nonostante i frequenti richiami della prefettura sono abbandonate; nessuna vigilanza viene esercitata sull'annona, per l'acqua potabile attualmente scarsa e inquinata si sono fatti varii e dispendiosi tentativi ma nulla finora si è conchiuso. Nelle opere pubbliche si elude il precetto dei pubblici incanti. Per le liti il comune stipendiava prima due avvocati senza nomina regolare, ma sopravvenute due vertenze col duca Nelson e col comune di Cesarò si sono aggiunti altri nove avvocati, numero esagerato per quanto sia l'importanza delle due questioni. La prima di esse poi si e affrettatamente transatta senza neppure sentire la difesa del Comune a condizione che ritengonsi poco vantaggiose. Per la seconda pendente innanzi la quarta sezione del Consiglio di Stato gli amministratori per tutto lo scorso mese di settembre senza alcuna deliberazione che li autorizzasse, spesero circa L. 6000 per soli viaggi fra Catania e Roma. Le ricette gratuite per medicinali costosi vengono rilasciate anche ai non poveri e persino dai medici che non essendo a servizio del comune, non hanno alcuna facoltà in proposito. L'amministrazione è molto trascurata anche nelle trattazioni degli affari ordinarii, oltre ciò il sindaco e l'assessore si sono assentati dal comune da circa tre mesi e due assessori sono da recente dimissionarii. Giolitti conclude: "Dati gli abusi e le i irregolarità così gravi che furono accertate, mediante un’accurata inchiesta, i mezzi ordinarii sono assolutamente insufficienti onde mi reco a dovere di sottoporre alla firma di Vostra Maestà lo schema del decreto che scioglie il Consiglio comunale e affida a un commissario il compito di ricondurre quel Municipio al normale funzionamento.» (Giornale di Sicilia, anno XLIII n. 39, Palermo, Domenica-Lunedì 8-9 Febbraio 1903). Nella foto a destra la copertina di una Relazione presentata il 28 settembre del 1900 dal sindaco De Luca al Consiglio comunale che tratta dell'annoso problema di avere l'acqua potabile nelle case brontesi, delle ricerche di sorgenti adatte fino ad allora fatte nel territorio e delle varie proposte tecnico-economiche ricevute dal Comune sulla ricerca d’acqua nel territorio, lo scavo di pozzi o gallerie e la posa di condutture per l’approvvigionamento idrico di Bronte. Fra le proposte ricevute dal Comune e illustrate dal Sindaco citiamo quelle di portare a Bronte l’acqua delle piccole sorgenti di Foresta Vecchia e Grappidà, di scavare pozzi nella sciara a tre Km dalla Stazione della Circum o in Contrada Colla, di portare a Bronte l’acqua delle sorgive Nocera e Cucchiaro nell’ex Feudo Solazzo in Territorio di Tortorici, o prelevarla dal sotto alveo del torrente Flascio in territorio del Comune di Randazzo. Pochi anni dopo sebbene– come si legge in una altra relazione del 1869 citata dallo stesso Sindaco - le sorgenti fossero a livello troppo basso e l’acqua dovrebbe quindi elevarsi meccanicamente di oltre 150 metri e sebbene di difficile espropriazione stante i gravi e molti interessi agricoli ed industriali che si dovrebbero turbare si scelsero le sorgenti del Biviere di Maniace iniziando col Duca Nelson una lunga vertenza che si concluderà solo nei primi anni del 1930. | 1903, Scioglimento del Consiglio Comunale | Il Ministro dell'Interno Roma I° gennaio 1903 Onorevole Signore, Le partecipo che ieri S.M. il Re ha firmato il Decreto che scioglie il Consiglio comunale di Bronte e nomina R. Commissario il Dottor Alfonso Limongelli, Segretario della Prefettura di Bologna. Con perfetta osservanza Suo Giovanni Giolitti La lettera di Giolitti, all'epoca Ministro degli Interni, è indirizzata a On. Sig. Dr. Francesco Cimbali ex deputato al Parlamento, Bronte |
| Estratto dalla Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 1903, N. 31 «Relazione di S. E. il Ministro dell'Interno a S. M. il Re , in udienza del 18 gennaio 1903, sul decreto che scioglie il Consiglio comunale di Bronte (Catania) Sire!. In conseguenza degli erronei criteri adottati dall'amministrazione municipale di Bronte nella compilazione e nella gestione dei bilanci si è formato un disavanzo di lire 60 mila, somma questa ben rilevante in rapporto alla importanza e alla potenzialità del Comune, ond'è che la finanza comunale è ridotta in tristi condizioni con grave scapito dei pubblici servizi. Tale situazione reclama solleciti ed acconci provvedimenti ...» |
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| 1902, "Stu cascittuni di Sindaco" Un volantino del 1902 «Cittadini Stu cascittuni di Sindaco ci voli fare fari la transazione o Duca perchè ci lassau 14 mila lire che vincìu alla Curti di Palermo e per questo voi rovinari u paisi e cossì fare aggettare nel fiume i poverelli che vanno ai boschi». In quel periodo era in corso (fra le altre) una causa tra il Comune e la Ducea per la chiusura da parte ducale di diverse strade, ponti e trazzere che da Bronte conducevano a Marotta ed alla Ricchisgia o, attraversando il fiume, ai boschi dei Nebrodi. Evidentemente per qualcuno il sindaco Placido De Luca più che gli interessi del Comune sembrava fare quelli del Duca Nelson. Eppure l'avv. Luigi Saitta, legale della Ducea e consigliere comunale e primo esponente del Partito dei Ducali, scriveva al Duchino Alessandro che «il Sindaco è infingardo, nulla sa fare, a niente è buono» (Arch. Nelson, vol. 606, p. 332). Significativa anche una lettera del sindaco De Luca al Duca Alexander Nelson Hood Nelson del 17 Aprile 1900 (vedi a destra). Accompagnava l'invio di una copia del ricorso del Comune presentato al Consiglio di Stato nella vertenza territoriale Bronte Cesarò: «Dalla lettura di esso - scriveva con somma riverenza il De Luca - la S. V. Ill.ma può ben rilevare come e con quanto ardore l'Amministrazione Comunale sia intesa a tutelare gl'interessi di questi Cittadini e di Lei più particolarmente». |
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