| I Sindaci di Bronte Le carte, i luoghi, la memoria... |
| I personaggi illustri di Bronte, insieme | | |
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1914 | Cimbali Francesco Francesco Cimbali, medico, ebbe l'incarico di sindaco dal luglio 1914 fino all’anno 1916. Era stato sindaco di Bronte anche negli anni 1895 e 1903. Fu professore di scienze naturali al Real Collegio Capizzi, deputato provinciale ed anche il nostro secondo deputato eletto a Montecitorio nel 1893-95 (foto a sinistra). Ebbe come assessori Pietro Spedalieri, il notaio Serafino Venia, Nicolò Grisley e Giuseppe Interdonato. Come primo atto la nuova amministrazione comunale si propose di portare l'acqua nelle case di Bronte sostenendo, contro la tesi dei partito "ducale", la piena proprietà dell'acqua delle sorgenti Gullia-Biviere. «La nuova amministrazione che si formerà questa mattina - scriveva il 14 luglio 1914 al Duca l'avv. ducale Vincenzo Saitta Leanza - licenzierà la difesa del Comune perchè questa in un parere richiesto dall'ex sindaco Pace (il sindaco uscente, ndr) ha affermato che l'acqua è di proprietà del Duca, mentre la nuova amministrazione sosterrà che l'acqua s'appartiene al Comune. Avremo altre liti in vista!» Per inciso, l'avv. Saitta, consigliere uscente e capo dei "ducali", nelle elezioni che videro trionfare Francesco Cimbali, non era stato rieletto, era stato trombato: "ho perduto per soli 6 voti", scrisse al Duca. Per meglio comprendere le contrapposizioni presenti nel paese ed il clima politico dell'epoca (non è che poi sia cambiato tanto da allora!) vi sottoponiamo due articoli: "Vittoria popolare" (pubblicato dal Corriere di Catania il 23 Giugno 1910) ed "Il risultato delle elezioni" (pubblicato il 3 Luglio 1910 da "La Voce del Popolo", periodico brontese del Partito Democratico che vinse le elezioni amministrative per il rinnovo di un terzo dei consiglieri). In quelle elezioni, per la prima volta, si votò con la nuova legge elettorale voluta da Giolitti nel 1912 ed applicata dal 1913 che prevedeva il suffragio universale maschile. Tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni, senza più alcun requisito di censo né di istruzione, quindi anche gli analfabeti, avevano diritto di voto (le donne, invece, per essere ammesse al voto ed esprimere la propria volontà politica, dovranno attendere fino al 1946 quando, dopo la Seconda guerra mondiale, l’esito del referendum sancì la nascita della Repubblica). Di seguito vi diamo anche il resoconto della seduta del primo Consiglio comunale eletto per la prima volta a suffragio universale. Questi i 21 consiglieri che parteciparono il 18 luglio 1914 alla seduta straordinaria pubblica del Consiglio dopo le elezioni: Cimbali dr. Francesco, Grisley Dr. Nicolò, Zappia Giovanni, Rizzo Vincenzo, Meli Pappalardo Giuseppe, Spedalieri Pietro, Venia Avv. Serafino, De Luca Vincenzo, Castiglione Antonino, Cesare Nunzio, Longhitano Ignazio, Interdonato Giuseppe, Cimbali Avv. Francesco, Zingali Luigi, Politi Giosuè, Mazzaglia Antonino, Castiglione Giuseppe, Isola Antonino, Di Gaetano Salvatore, Cannata Giuseppe, Fallico Giuseppe. E questo è il verbale del primo Consiglio comunale: Assume la Presidenza il Dr. Cimbali Francesco, quale consigliere anziano, il quale constatato il numero legale dei consiglieri intervenuti, dichiara aperta la seduta facendo le seguenti dichiarazioni: «La mia prima parola sia un saluto alla nuova rappresentanza eletta col suffragio universale; ed un saluto di ringraziamento al corpo elettorale che ci ha mandato qui per la tutela dei pubblici interessi. Noi, o signori, siamo stati convocati qui non già per far pompa dei titoli di consigliere o assessore o di sindaco, ma per risolvere i gravi problemi che da tempo si impongono e che tuttora sono insoluti. Non vi dissimulo che ci mettiamo in possesso di una triste eredità, troviamo i pubblici servizi completamente disorganizzati, la cassa comunale vuota e il Comune pieno di debiti e nella via del fallimento; troviamo una completa disorganizzazione nell'amministrazione comunale e troviamo un paese dove mancano l'acqua, la luce, la sistemazione e pavimentazione stradale, l’igiene dell'abitato. Inoltre il paese attraversa una crisi morale spaventosa, l’affarismo, la corruzione elevata a sistema, la partigianeria, l'assenza di ogni ideale età distinta dal materialismo e dell'utilitarismo sono i sistemi dominanti nel nostro ambiente. Noi dobbiamo oltrechè iniziare una nuova era di lavoro e di attività cosciente che metta il paese nella vera via del progresso e della civiltà, cambiare radicalmente i metodi di amministrazione della cosa pubblica. Noi assumiamo formale impegno di risolvere prima di ogni altro il problema dell'acqua potabile, di sistemare il bilancio e di pagare i debiti in modo che con le entrate ordinarie si possano pagare puntualmente gli impiegati, gli appaltatori dei pubblici servizi e di opere pubbliche. Noi ci proponiamo altresì di restaurare l'ordine nell'amministrazione e di farci guidare da criteri onesti, morali e probi che siano garanzia per tutti i cittadini indistintamente. Nell'attuazione di questo programma la nuova amministrazione che tra poco eleggerete ha bisogno del valido aiuto di tutti i consiglieri e della cittadinanza. Certo non è facile il nostro compito ma noi speriamo di riuscire facendo precipuo assegnamento sulla vostra buona volontà e sul vostro patriottismo.» |
| 1917 | Nicolò Grisley Il dott. Nicolò Grisley fu Guglielmo è stato sindaco di Bronte dal 1917 al 1919. E' lui a citare in giudizio a novembre del 1917 il Duca di Bronte rivendicando il pieno possesso e godimento dell'acqua della Saja di Maniace proveniente dal Biviere. Fu uno dei tanti atti che consentì, dopo una lunga vertenza con i Nelson, la creazione del Consorzio Etneo (1913) e il progetto di costruzione di una condotta che dal Biviere di Maniace doveva portare l'acqua, per caduta naturale, fin sotto Bronte (in località Pont' a Sciara) per continuare verso altri paesi etnei. Un motore avrebbe sollevava poi l'acqua fino alle vasche poste al di sopra dell'abitato per servire la popolazione. Due anni dopo, il 20 marzo 1919, il sindaco Grisley veniva citato a comparire "nel solito locale di sedute del Giudice, in via Card. De Luca, Palazzo Collegio Capizzi" per discutere sempre delle acque del Biviere in una delle tanti cause intentate contro il Comune dai Nelson, questa volta nella figura di Sir Alexander Nelson-Hood, V Duca di Bronte. «E' ormai tempo di troncare avanti il Tribunale ogni altra lungaggine e tergiversazione e a tanto mi dedicherò al mio ritorno», scriveva da Londra il Duca al suo legale di Bronte nonchè consigliere comunale, avv. Vincenzo Saitta Leanza. A fine 1919 un’inchiesta sul funzionamento dell'amministrazione del Comune portò Nitti, il Presidente del Consiglio del Ministri, a chiedere al Re il decreto di scioglimento del Consiglio comunale. Il Re firmò il Decreto e Nicolò Grisley (come premio della sua disastrosa amministrazione?) fu eletto presidente del Consorzio Acque di Maniace (successivamente Consorzio Acquedotto Etneo). | 1920 | Cav. Dott. VERDIRAME CONCETTO, avvocato, regio commissario nominato con R. D. del 16 gennaio 1920 (G. U. del Regno d'Italia n. 97) per l'amministrazione provvisoria del Comune fino all'insediamento del nuovo Consiglio comunale. Sue alcune iniziative e deliberazioni per completare il progetto del 1913 di un acquedotto del Comune per portare l'acqua dal Biviere di Maniace fino a Bronte (vi arriverà nel 1932), cozzando anche lui naturalmente contro i forti interessi e l'opposizione della Ducea. Il Comune era «costretto, - leggiamo in una Deliberazione del 10 Agosto 1920 - specie nelle stagioni estive, di lunga e persistente siccità al servizio di acqua trasportata per ferrovia da Catania, o da Adernò, e distribuita a mezzo di botti trainate su carrette siciliane, con dispendio gravissimo del Comune che viene a depauperarsi sempre più rovinosamente». (AN, vol. 228-1 p. 122). Il progetto di acquedotto Biviere-Bronte (località Ponte Sciara), redatto dall'Ing. On. Guido Albertelli verrà definitivamente approvato dal Comune due anni dopo. Val la pena di leggere il decreto del 16 Gennaio 1920 di scioglimento del Consiglio comunale e di nomina di questo Commissario straordinario per farsi un'idea del quasi campionario di malgoverno e di inettitudine che funestava il povero Comune di Bronte. Firmato da Vittorio Emanuele III fu proposto da Francesco Saverio Nitti, Presidente del Consiglio dei Ministri. Oltremodo pesanti le accuse che che leggiamo nella G. U. del Regno n. 87 del 13 Aprile 1920. L’inchiesta sul funzionamento dell'amministrazione comunale aveva accertato numerose gravi irregolarità e lo stato di abbandono nel quale versavano tutti i servizi: finanze stremate senza alcun provvedimento in vista per migliorarle; conti consuntivi chiusi sempre con forti disavanzi per la mancata riscossione delle tasse; gestione daziaria in economia che aveva aggravato nell'ultimo triennio con una rilevante perdita la situazione finanziaria; debiti per un cospicuo ammontare verso terzi e verso lo stesso tesoriere. Ed ancora scarsa assistenza civile verso le famiglie dei militari bisognosi, e amministrazione non all'altezza del suo compito in occasione dell'epidemia influenzale (la “spagnola”). Un’amministrazione disastrosa: «servizi pubblici nel maggiore abbandono», «trascurata la nettezza pubblica; trascurata, anzi quasi soppressa, la pubblica illuminazione»; affidamento del servizio annonario «senza alcuna deliberazione, a persona che ha percepito tutti gli utili della gestione senza darne conto»; ufficio comunale ed archivio in disordine con «vitali interessi, come le condutture per l'acqua potabile, che attendono invano la loro soluzione». Il Presidente del Consiglio Nitti fa presente anche che contestati gli addebiti all'Amministrazione, non fu possibile ottenere la convocazione del Consiglio, giacchè il sindaco preferì riunire la Giunta, sottoponendo ad essa, in via di urgenza, le risultanze dell'inchiesta, e non escluse «il pericolo che da una pubblica discussione sarebbe derivato alla stessa tranquillità della cittadinanza». Nitti conclude chiedendo che in tale situazione, inasprita dal malcontento che l'incuria degli amministratori ha prodotto sulla popolazione, «è necessario come ha ritenuto anche il Consiglio di stato nell'adunanza del 3 ottobre, lo scioglimento del Consiglio comunale anche per motivi di ordine pubblico.» Ed il Re firmò il decreto di scioglimento nominando un commissario. | 1921 | Pace De Luca Vincenzo Il comm. Vincenzo Pace De Luca è stato sindaco di Bronte anche negli anni 1909 (vedi) e 1922 (il disegno a sinistra che lo raffigura è tratto dal quindicinale brontese «'U Trabanti» del 7 settembre 1913). Sotto la sua sindacatura fu approvato il progetto di acquedotto comunale che dal Biviere di Maniace avrebbe portato per la prima volta l'acqua a Bronte (in località Ponte Sciara). Il progetto, redatto oltre dieci anni prima dall'Ing. On. Guido Albertelli, separato dall'altro progetto di acquedotto previsto dal Consorzio Bosco Etneo, fu approvato dal Comune con deliberazioni del 23 Luglio 1921 e 29 Gennaio 1922 e prevedeva l'accensione di un mutuo di L. 2.790.000, concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti su interessamento dell'on. Vincenzo Saitta, eletto un anno prima al Parlamento nella lista “Stella” (blocco dei partiti democratici). Un articolo dell'Ottobre 1921 tratto da "Bandiera Bianca", il giornale dei «Popolari» brontesi fondato da padre Domenico Cariola e diretto dall'avv. Nunzio Azzia (nella foto a destra), dava il resoconto dell'assemblea della sezione brontese del Partito Popolare Italiano: «Il 1 ottobre corr. si è riunita l'assemblea dei tesserati del Partito Popolare nei propri locali sociali per la nomina dei delegati da inviare al prossimo congresso del partito a Venezia. Presiedeva il Sac. Antonino Zingale, fungeva da Segretario Azzia Nunzio. Dopo una breve relazione del presidente sui mezzi per allargare le fila del nostro partito, alla quale presero parte molti dei presenti, insistendo specialmente sulla sincerità e franchezza che ogni tesserato deve avere nel professare le proprie idee, si passò alla nomina dei delegati. Vengono eletti il Sac. Cariola Domenico e (foto a destra) Azzia Nunzio (...). Il giorno 9 si riunì nuovamente la Sezione del Partito per procedere alla rinnovazione della Direzione. Procedutosi alla votazione vengono eletti: 1. Sac. Aidala Francesco; 2. Sac. Zingale Antonino; 3. Margaglio Luigi; 4. Azzia Nunzio; 5. Catania Giuseppe; 6. Salvi Salvatore; 7. Reitano Salvatore. Ai nuovi eletti, a disposizione dei quali si mette il nostro giornale, l'augurio che dalla loro attività, la sezione possa raggiungere una più salda costituzione e un più largo sviluppo.» (Bandiera Bianca, 16 Ottobre 1921). Pace De Luca Vincenzo, dopo una beve interruzione nella quale verrà sostituito da Francesco Benvegna, tornerà a fare il sindaco nel 1922. Era stato sindaco di Bronte anche nel 1908. |
| 1922 | FRANCESCO BENVEGNA (sindaco di Bronte nel 1922 per un breve periodo di tempo) | 1922 | Pace De Luca Vincenzo Pace De Luca Vincenzo, già sindaco di Bronte nel 1909 (vedi) e nel 1921, ritorna a farlo dopo una breve interruzione. Ben piazzato politicamente ma nel contempo debole e senza carattere, era molto vicino al Duca Nelson e la sua sindacatura, come la precedente del 1908, fu poco brillante, molto chiacchierata, messa in discussione e conclusa con lo scioglimento del Consiglio ed il commissariamento. Leggete cosa scriveva il Giornale dell'Isola del 26 novembre 1924, dopo un'ispezione negli uffici del Comune ordinata dal Prefetto, in un articolo dal titolo "L'inchiesta di Bronte": «Si è avuto la spudoratezza di andare strombazzando ai quattro venti che l'inchiesta contro l'Amministrazione comunale di Bronte non ha trovato nulla di grave e che il Consiglio non sarà sciolto. Benissimo! questo può anche darsi: ma mettiamoci prima d'accordo sul significato di quel nulla di grave. Se per ciò s'intendeva che il Sindaco ed i Consiglieri avessero dovuto essere sorpresi nell'atto di rifornirsi le tasche col denaro del Comune, o che il Municipio non dovesse esistere o il Paese distrutto, oh! ai rasserenino i pavidi, non si è trovato nulla. (...) Il Sindaco per quattro anni, con l'assiduità di chi non ha nulla da fare, c'è andato ogni mattina a scaldare la sua sedia, senza peraltro concludere niente, proprio come fanno i ragazzini che vanno a scuola per scaldare la panca. Il Paese anch'esso è in piedi, ma è un porcile (...) E veniamo ora a quello che ha trovato la inchiesta: 1) Anarchia a disordine in tutti gli uffici, e qualcuno dei più importanti affidato a persona inadatta e incompetente. 2) Abbandono dei servizi di annona e spazzatura ed illuminazione. Per parecchi mesi il paese è rimasto al buio completo ed è cosa notoria. 3) Le terre del demanio comunale abbandonate alla merce di usurpatori che non vengono disturbati per pagamento del più piccolo canone. 4) Debiti col Collegio, colle Scuole, coll'impresa della luce, con quella della spazzatura, con tutti gli impiegati, col Tesoriere, con l'esattore, colla ditta fornitrice degli strumenti musicali, con gli scrutatori, col fornitore del petrolio, e come se questo non bastasse, fitti riscossi anticipatamente. Il tutto formante un deficit di L. 500.000, in cifra tonda fino al 30 settembre 1924. 5) L'inchiesta ha rilevato inoltre che la maggior parte dei verbali delle guardie comunali, - poichè il Sindaco non vi ha pensato - non hanno avuto esecuzione (...) 6) Sussidi ospedalieri sono stati concessi al persone di cui tutti sappiamo che si trovano in buone condizioni finanziarie. (...) Dopo tutto questo po' di roba dite pure che nulla di grave è risultato dall'inchiesta: tutto è relativo alla moralità di chi giudica. (...) In quattro anni di amministrazione assoluta, nulla è stato fatto di bene per il nostro paese.» Insomma quasi l'identica situazione di malgoverno e di inettitudine che appena cinque anni prima, nel 1920, aveva portato al Decreto di scioglimento del Consiglio comunale ed alla nomina del Commissario straordinario. Insomma, oggi come allora, nulla cambia; nulla di grave, un Comune ben poco amministrato e, infatti, subito dopo arrivarono il Commissario governativo Covelli e le leggi fasciste che soppressero fino al 1945 sindaci, Giunte e Consigli comunali. |
| 1925 | Avv. cav. ACHILLE COVELLI, ex funzionario di polizia, nominato commissario prefettizio per la straordinaria amministrazione del Comune dal mese di settembre 1925. Come commissario si interessò anche dell'acqua che ancora mancava nelle case di Bronte e con una soluzione che in seguito si sarebbe dimostrata più che ovvia. A settembre del 1926, preoccupato della lunga lite con la Ducea e del costo annuale (all'epoca preventivato in oltre 200 mila lire) e perpetuo che il Comune avrebbe dovuto sostenere per il sollevamento dell'acqua proveniente dal Biviere di Maniace aveva pensato di trovarla "nei terreni sciarosi del Comune sul pendio dell'Etna ed a un livello superiore alla Stazione ferroviaria di Bronte" dove "per indicazioni sicure avute da un rabdomante" l'acqua esisteva in abbondanza. Aveva perciò trovato un accordo con la Ditta Pietro Lisi di Giarre per le ricerche e lo scavo di pozzi. Il contratto però non riuscì a stipularlo ne fu portato a termine dai suoi successori. (AN, vol. 232-1 p. 220) Dopo Covelli, e per oltre 20 anni, fino al 1946, niente più sindaci ed elezioni democratiche. Con le leggi fasciste del 1926 gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni svolte in precedenza dal Sindaco, dalla Giunta comunale e dal Consiglio comunale trasferite al podestà ed alle consulte comunali nominati direttamente dal Governo fascista. Dovranno trascorrere 21 lunghi anni per ritornare, con le elezioni comunali del 7 Aprile 1946 (le prime che si tennero a Bronte dopo la caduta del Fascismo) a poter eleggere democraticamente i propri rappresentanti. | 1928 | ROBERTO FONTE, colonnello del Regio esercito, primo Regio Podestà di Bronte. All'epoca, segretario politico del Fascio era il cav. Attilio Longhitano. Il Podestà, dal 1926 al 1945 durante il periodo fascista, era la maggiore autorità comunale nominato dal governo tramite regio decreto. Rimaneva in carica cinque anni con possibilità di rimozione da parte del prefetto oppure di riconferma. Poteva essere affiancato da un vice-podestà nominato dal Ministero dell'interno ed assistito da una Consulta municipale, con funzioni consultive, composta da almeno sei consultori, tutti di nomina prefettizia. Del Regio Podestà Col. Fonte ricordiamo una ordinanza per il decoro del Centro storico brontese. | 1930 | Placido De Luca L'avv. De Luca Placido, nipote dell'ex sindaco del 1922 Vincenzo Pace, fu eletto dal Governo podestà di Bronte. Vice-Podestà il segretario politico del PNF Attilio Longhitano. In questo periodo, su progetto dell'arch. Anfuso, fu costruito l'edificio scolastico che tutt'ora ospita le scuole elementari in Piazza Spedalieri. La delibera di costruire l'edificio nell'ex-monastero di Santa Scolastica era stata approvata dal Consiglio comunale trent'anni prima, nel 1905, e riapprovata nel Novembre del 1908. Nel 1932, dopo circa vent'anni era anche completato il progetto dell’ing. G. Albertelli di un acquedotto comunale che dal Biviere di Maniace portava per la prima volta l'acqua nelle case della popolazione brontese. Il progetto, redatto oltre dieci anni prima, era stato definitivamente approvato dal Comune con deliberazioni del 23 Luglio 1921 e 29 Gennaio 1922 e prevedeva l'accensione di un mutuo di L. 2.790.000, concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti. L'acquedotto dal Biviere di Maniace portava l'acqua per caduta naturale fino alla località Ponte a Sciara da dove un motore l'avrebbe sollevata fino ad una vasca costruita di fronte alla Chiesa della Madonna del Riparo. | 1936 | SANFILIPPO FRANCESCO, podestà, dimessosi nel 1941. Prima maestro, poi avvocato e tenente della Milizia, Francesco Sanfilippo abitava in via Garibaldi. Aveva due figli (Scolastica e Angelino) ed era a capo dell’Opera Nazionale Balilla; «poi - scrive N. Lupo - si laureò in Legge per poter fare il Podestà di Bronte, cosa che ottenne nel 1936». | 1941 | DE LUCA avv. PLACIDO, podestà. Lo era stato anche nel 1930. Restò in carica fino al luglio 1943 quando, con lo sbarco delle truppe anglo-americane, l’isola fu liberata dal fascismo. Venne istituita l’AMGOT (Governo militare alleato dei territori occupati), rimossi i podestà con la nomina di nuovi amministratori locali, scelti tra le persone avverse al regime fascista e che godevano di autorità e prestigio. Commissario al Comune di Bronte fu nominato l'avv. Vincenzo Saitta. | 1943 | Saitta Vincenzo Vincenzo Saitta, socialista, avvocato, nominato dal generale Alexander commissario al Comune, nel luglio 1943, con l’entrata a Bronte delle truppe inglesi. Vincenzo Saitta è stato anche deputato provinciale ed il terzo deputato brontese a sedere a Montecitorio (dal 1921 al 1924). Fece parte della Consulta Regionale Siciliana (1944-1945) e della Consulta nazionale (25 settembre 45 – 1 Giugno 1946, la prima assemblea democratica del nostro Paese). In paese, con l'arrivo delle truppe alleate, «era ripresa - scrive N. Lupo - anche la vita amministrativa con l’AMGOT e il sindaco nominato da essa nella persona dell’ex on. Vincenzo Saitta. Riprese anche la vita politica con i nuovi Partiti che costituirono anche il Comitato Liberazione Nazionale (CLN), il cui unico atto di liberazione fu quello di stilare la lista dei fascisti, richiesta dall’Autorità occupante. Detta lista fu firmata dall’ultimo Podestà Dott. Placido De Luca, cosa confermata dal fatto che il De Luca fu l’unica autorità fascista a non essere arrestata e portata in campo di concentramento, nonché dal figlio Saverio a mio fratello Elio.» I componenti della suddetta lista, convocati in Comune e lì trattenuti, il 13 agosto furono portati fuori Bronte, trascorsero la notte in un pistacchieto lungo la strada per Adrano e l’indomani deportati nel campo di concentramento di Priolo. Con la caduta del Fascismo riprese la vita politica ed a Bronte, fra altre sezioni di Partito, venne anche costituita nei locali dell’”Unione del Lavoro” la Sezione del Partito d’Azione Repubblicana. | 1944 | TORRISI, funzionario di Prefettura, nominato commissario al comune subito dopo la fine della guerra. L'unico atto per cui si ricordi è l'affidamento "d'urgenza" della redazione del primo piano regolatore di Bronte all'ing. Russo (in seguito associatosi con l'arch. Aloisio). Così, su "Il Ciclope" del 16 Maggio 1948 (n. 10) l'ing. G. Di Bella parlava di questo dott. Torrisi: "Commissario al Comune immediatamente dopo l'emergenza, quando cioè era necessaria un'opera ricostruttrice, che Egli non ha fatto, o fatto male, nelle sue saltuarie apparizioni". | Aprile 1944: Nascono a Bronte le Sezioni del PCI e del Partito d'Azione «L’Anno millenovecentoquarantaquattro il giorno 16 del mese di Aprile in Bronte nei locali dell’Unione del Lavoro, si sono riuniti i sottoscritti compagni, allo scopo di costituire in Bronte la sezione del Partito Comunista. Decidono di nominare a segretario Diolosà di Antonino, cassiere Bonina Nunzio fu Vincenzo, consiglieri Calì Nunzio di Giuseppe, Caudullo Salvatore fu Alfio, Galvagno Vincenzo fu Pasquale ….» (Dall’archivio del Partito della Rifondazione Comunista di Bronte, foto tratta da Lo Specchio e il Piacere, Anno I n.1, Maggio 1994). Tre giorni dopo, il 19 Aprile, sempre nei locali dell’Unione del Lavoro, si riuniscono anche gli aderenti al Partito d’Azione Repubblicana allo scopo di costituire in Bronte la sezione del Partito. |
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| 1946 | De Luca Placido Placido De Luca fu l'ultimo Podestà fascista ed anche il primo a ricoprire la carica di sindaco dopo il periodo fascista e la Costituzione della Repubblica (elezioni amministrative del 7 aprile 1946). Nicola Lupo ci ricorda che (Il Partito d'Azione, nota 49) era medico come gli altri due fratelli (Nunzio e Bastianello) e che «era stato Podestà fascista nel 1929 (quando fu accoltellato dalla Guardia Comunale Marchese) e nel 41/43, quando firmò la lista di proscrizione sottopostagli dal Comitato di Liberazione Nazionale». Placido De Luca, militante nel partito della Democrazia Cristiana, capeggiò una giunta bicolore (Democrazia Cristiana - Partito Socialista) ed ebbe come assessori Vincenzo Castiglione (del PS, futuro sindaco nel 1956), Leone Franchina e Giuseppe (della DC), Calogero Meli e Salvatore Di Bella (assessori supplenti, del PS). Durò in carica pochi mesi, fino al mese di giugno, quando la Giunta fu sciolta per contrasti interni nella Democrazia Cristiana, il partito di maggioranza. Gli successe nella carica di Sindaco il consigliere Giuseppe Interdonato, con assessori effettivi Mauro Luigi (PS), Azzia Nunzio (DC) e Franchina Leone (DC); Gennaro Talamo e Di Bella Nunzio (DC) erano gli assessori supplenti. Nelle elezioni amministrative del 7 Aprile 1946 (le prime che si tennero a Bronte dopo la caduta del Fascismo) furono presentate due liste di 24 candidati ciascuna: quella della Democrazia Cristiana (dove figuravano diversi notabili, esponenti dell'Azione Cattolica e delle classi più agiate del paese) e quella della "Spiga" (che comprendeva candidati di cinque partiti: PdA (Partito d’Azione), Comunisti, Socialisti, Repubblicani e Liberali. Il Partito Comunista, anche se scarsamente organizzato, era attivo a Bronte nel dopoguerra ed aveva come leader il geom. Vincenzo Galvagno, impiegato comunale. La DC, guidata dal notaro Nunzio Azzia, anche e soprattutto per l'esplicito appoggio del clero, stravinse le elezioni con il 73,3% dei voti contro il 26,7% della Spiga. Il primo Consiglio Comunale del dopoguerra
(24 consiglieri della "DC" e 6 della lista "Spiga") "DEMOCRAZIA CRISTIANA" (24 consiglieri) Grisley Antonio (il più votato), Interdonato Giuseppe (futuro sindaco nel 1946), Lombardo Anna, Reitano Maria, De Luca Placido, Nociforo Salvatore, Camuto Carmelo, Franchina Leone, Paparo Biagio, Catania Nunzio, Saitta Giuseppe, Rizzo Vincenzo, Di Bella Nunzio, Badalato Giuseppe, Mazzaglia Vincenzo, Talamo Gennaro (foto a destra), Pinzone Nunzio, Saitta Francesco, Caudullo Giuseppe, Carastro Mario, Meli Pietro, Mauro Luigi, Lupo Tommaso, Azzia Nunzio "SPIGA" (6 consiglieri) Biuso Gregorio e Meli Calogero (del Partito d'Azione), Meli Nunzio, Attinà Francesco, Castiglione Vincenzo, Camuto Antonino Elezioni comunali del 1946 | I 24 candidati della Democrazia Cristiana Azzia cav. Nunzio, notaro Badalato Giuseppe, professore (Azione Cattolica) Camuto Carmelo, muratore Carastro Mario, impiegato ducea, Catania Nunzio, agricoltore, Caudullo Giuseppe, agricoltore De Luca cav. Placido, dottore Di Bella Nunzio, ebanista Franchina Leone Vincenzo, insegnante Grisley Antonino, avvocato (il più votato) Interdonato Giuseppe, funzionario di banca Lombardo Annetta, prof.ssa. (Az. Catt.) Lupo Tommaso Signorino, falegname Mauro Luigi, negoziante, Mazzaglia Vincenzo, mugnaio Meli Pietro, cementista Nociforo Salvatore, muratore Paparo Santangelo Biagio, agricoltore Pinzone Nunzio, muratore Reitano Maria Concetta, insegn. (Az. Catt.) Saitta Francesco fu Pasquale, falegname Saitta Giuseppe fu Fr. Paolo, reduce Talamo Gennaro, sarto. | I 24 candidati della lista "Spiga" Attinà Francesco, avvocato Biuso Gregorio, insegnante (del PdA) Camuto Antonino, falegname Castiglione Vincenzo (sindaco nel 1956), Caudullo Alfio, agricoltore Di Caudo Gregorio, inse. (del PdA) Di Franco Salvatore, muratore Isola Antonino, sarto Lazzaro Vincenzo, agricoltore Lombardo Antonino, agricoltore Longhitano Giuseppe, agricoltore Lupo Silvestro, autista Mauro Raffaele, sarto Meli Calogero, insegnante (del PdA) Meli Nunzio (futuro sindaco nel 1962), Palermo Giuseppe, ragioniere Paparo Antonino, agricoltore Parrinello Natale, falegname Russo Vincenzo, commerciante Scarlata Antonino, insegnante Sciacca Sebastiano, agricoltore Spatafora Nunzio Antonino, agricoltore Venia Antonino (sindaco nel 1968), Venia Pietro. |
| 2-3 Giugno 1946 Risultati del voto per Assemblea Costituente Totale voti pro-Repubblica 77,7% DC 54,6% (4.800 voti) - PSIUP 13,7% (1.192) - PdA 5,9% (488) - PCI 3,0% (266) - PRI 0,5% (44) Totale voti pro-Monarchia 13% Udn 9,1% (788) - Bnl-Mnr 3,95% Totale partiti agnostici 9,3% UQ 2,2% - Indipendentisti 7,1% Referendum Istituzionale
Monarchia 55,5% Repubblica 45,5% Il referendum istituzionale fu indetto per determinare la forma di governo da dare allo Stato italiano dopo la seconda guerra mondiale, proclamando la fine della monarchia del Regno d'Italia e la nascita della Repubblica Italiana. Bronte votò in controtendenza, favorevole alla Monarchia. A livello nazionale, infatti, votò a favore del Re solo il 45,7%. I risultati furono proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno 1946. Per la prima volta il voto fu a suffragio universale e votarono anche le donne (di 21 anni di età). |
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La Legge elettorale del 1946 La legge elettorale prevedeva il sistema del cosiddetto "voto limitato", che consentiva all'elettore la facoltà di votare per i 4/5 dei consiglieri da eleggere, scegliendoli anche fra i candidati di più liste. Ecco le istruzioni di voto stampate nella scheda elettorale: Le avvertenze sulla scheda Comune di Bronte - Elezioni comunali - Anno 1946 - Consiglieri da eleggere N. 30 1. Ciascun elettore ha diritto di votare per un numero massimo di 24 candidati. 2. Il voto si esprime tracciando il segno di croce (X) nelle apposite caselle a fianco dei nomi prescelti. È consentita l’espressione del voto tracciando il segno di croce nella apposita casella a fianco del contrassegno di lista in tal caso il voto si intende dato a tutti i candidati compresi nella lista salvo quelli cancellati dall’elettore. 3. L'elettore che ha contrassegnato una lista può votare anche per singoli candidati compresi in altre liste, apponendo il segno di croce nella casella posta a fianco dei rispettivi nomi, purchè il numero dei voti complessivamente attribuiti non ecceda quello indicalo al numero 1. A tal fine: a) se la lista prescelta non è completa, l'elettore potrà ripartire tra le altre liste i voti che ancora rimanessero disponibili; b) se la lista prescelta ha il numero massimo di candidati, o se, pur essendo la lista incompleta, il numero dei candidati in essa compresi eccede, con l’aggiunta dei voti attribuiti individualmente a candidati di altre liste, il limite massimo per il quale l’elettore può votare, questi dovrà procedere alla cancellazione di tanti nomi (mediante un tratto di matita) quanti ne occorrono per contenere nel limite predetto il numero dei voti attribuiti. 4. È nulla la scheda che contenga un numero di voti superiore a quello indicato nella avvertenza n. 1. 1946, un depliant elettorale della D.C. "... Non vi promettiamo miracoli. Giustizia, beneficenza, strade, fognatura, nettezza Urbana, disciplina, sono i problemi che affronteremo nonostante le difficoltà dei tempi." ... |
| Il notaio Cav. Nunzio Azzia
Il capolista della Lista Libertas (Democrazia Cristiana) nelle elezioni comunali del 1946, era il notaio cav. Nunzio Azzia (1.8.1896 - 15.5.1971), all'epoca fu uno dei maggiori protagonisti della vita politica ed amministrativa di Bronte. Già nel 1921 era stato nominato dal fondatore padre Domenico Cariola direttore responsabile di "Bandiera Bianca", il quindicinale dei "Popolari" brontesi (il partito fondato da Luigi Sturzo nel 1919) chiuso dal regime fascista nel 1924. Vent'anni dopo, nel 1946, caduto il fascismo, Azzia guidava la sezione brontese della Democrazia Cristiana, di cui fu segretario per dieci anni fino al 1956. Ed è proprio in quegli anni (elezioni politiche del 18 aprile 1948) che la DC brontese raggiunse il 65,5% dei consensi, percentuale mai più raggiunta degli anni seguenti. A partire dai 1944, si può dire che Azzia fu uno dei maggiori protagonisti della vita politica ed amministrativa cittadina. Era presente in tutti gli eventi, nei comizi, nelle conferenze, nelle riunioni dei partiti e dei sindacati, degli amministratori, ovunque, insomma, venissero affrontati i problemi della comunità brontese, imponendosi con la sua personalità, per la sua iniziativa e per la sua preparazione. «Memorabili – lo storico scrive Santi Correnti in una pubblicazione del 1982 (Nunzio Azzia da Bronte) - le battaglie elettorali delle prime elezioni amministrative, del referendum nel 1946, delle prime regionali del 1947, delle nazionali nei 1948 e poi ancora di altre elezioni, ove la D.C. in Bronte, sotto la sua guida, supero la maggioranza assoluta dei consensi rispetto a tutti gli altri partiti politici, spesso registrando le più alte quote percentuali di partito rispetto agli altri comuni della Provincia. Bronte, in quel periodo, fu uno dei pochissimi comuni ove la D.C. seppe contrastare la piazza ai partiti di sinistra, ottenendone spesso il predominio.» Nelle elezioni comunali del '46 il notaio Nunzio Azzia fu capolista della DC, ma non fece il sindaco. Un anno dopo, nel 1947, unitamente all'avv. Vincenzo Schilirò, partecipò anche alle prime elezioni regionali ma non fu eletto (fu eletto invece l'avv. Luigi Castiglione che con l'avv. Antonino Isola e Giovanni Gorgone si erano presentati nelle liste del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani). Santi Correnti lo definì un “popolare d’assalto”, scrivendo che «se guardiamo la figura di Nunzio Azzia come politico nel PPI prima e nella DC dopo, possiamo serenamente affermare che fu un politico dal grande carisma rimasto sempre fino alla fine un grande idealista ed un incorreggibile sentimentale, con una visione sostanzialmente etica della politica, saldamente legata ai valori ed ai principi del popolarismo cattolico. Queste doti di uomo e di politico gli suscitarono simpatie e consensi, facendo della sua figura un autentico mito ricordato, ancora oggi, con commozione dai brontesi non più giovani.» Alle elezioni politiche del 1956, la DC brontese perse le elezioni per appena 48 voti contro la coalizione di tutti i Partiti della sinistra. Lo stesso giorno Nunzio Azzia, sebbene non gli potesse essere imputata la responsabilità della sconfitta, si dimise da segretario politico della DC. Faceva parte del suo modo di stare in politica. In quelle elezioni (giugno 1956) la sinistra, guidata da due leader, l'avv. Vincenzo Castiglione e il prof. Mario Lupo, si presentò per la prima volta unita sotto un'unica lista (Autonomia e Rinascita)e per la prima volta andò al governo della città con il 50,2 % dei voti (contro il 49,8% della DC). Fu un risultato storico e irripetibile che determinò anche, dopo dieci anni, la parabola discendente dell'impegno politico di Azzia. Nel marzo del 1962 fu eletto consigliere provinciale della DC (ed anche Assessore al contenzioso, presidente della Provincia era l'ing. Antonino Drago) unitamente a Vincenzo Castiglione (PSI) e a Biagio Pecorino (MSI). Fu il suo ultimo impegno politico. Nel 1970, dopo 40 anni di attività professionale, chiuse lo studio notarile. Cessò di vivere il 15 maggio dell'anno successivo, circondato dall'affetto dei suoi figli e dalla grande stima dei brontesi. Nel 1989, la Pro loco gli conferì alla memoria il "Premio XXIV Casali". La targa di bronzo fu consegnata al nipote Filippo che aveva appena vinto il concorso di notaio. «Nella Croce (la DC) la sua fede» così scriveva Il Ciclope del Marzo 1947 nella didascalia che accompagnava una simpatica caricatura dedicata al notaio Nunzio Azzia (a destra). Bronte, dieci anni dopo la sua morte, il 31 marzo 1982, ha rinominato l'antica Piazza Maddalena dedicandola ad Azzia. |
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| 1946 | Interdonato Giuseppe Giuseppe Interdonato (Bronte 3 Novembre 1888 - 15 Febbraio 1974), è stato sindaco di Bronte dal 1946 al 1952, gli anni difficili del dopoguerra, delle estreme ristrettezze economiche, della miseria e della ricostruzione di Bronte distrutta dai bombardamenti alleati e dalle mine tedesche. Eletto alla carica di primo cittadino nel giugno 1946, dopo lo scioglimento della Giunta De Luca, fu a capo di una giunta bicolore (DC - PS). Ebbe, fra i 34 consiglieri comunali eletti, come primi assessori Luigi Mauro (del Partito Socialista), il notaio Nunzio Azzia (vicesindaco e segretario della DC) e Leone Franchina (DC) e, come assessori supplenti, Gennaro Talamo e Nunzio Di Bella (ambedue della DC). Successivamente fecero parte della Giunta anche l'avv. Nino Grisley, Giuseppe Saitta, e Tommaso Lupo. Il Cav. Giuseppe Interdonato ("Don Peppinello", così era amichevolmente chiamato), fu anche Presidente dell'Ospedale Castiglione-Prestianni nel periodo bellico e, fino al 1959, Direttore della locale «Banca Mutua Popolare di Bronte» (l'antica Cassa Agraria di Mutuo fondata nel 1912), da pochi anni scomparsa perchè venduta ad una Banca del nord Italia (la ex Banca Popolare di Lodi, oggi Banca Popolare Italiana). Interdonato (a destra e sotto in una caricatura del quindicinale Il Ciclope) si presentò quale candidato nelle file della Democrazia Cristiana alle elezioni amministrative del 9 marzo '46 e fu eletto dai consiglieri comunali Sindaco di Bronte nel mese di giugno. Fu lottato dai suoi stessi compagni di cordata (i democristiani erano anche divisi in due opposti gruppi capeggiati dal notaio Nunzio Azzia e dall'avv. Fortunato Attinà) ma era un tipo "tosto", tacciato di essere estremamente cocciuto ed amante della propria opinione. «Il nostro sindaco - scriveva Il Ciclope agli inizi del 1950 - ha il grosso guaio di avere dei consiglieri che non lo consigliano e quando lo fanno e lui che non li ascolta. Possiamo dire che è più autoritario del Podestà.» Si fidava, infatti, poco dei suoi collaboratori e degli "amici" di partito e pretendeva che tutte le pratiche in evasione dovevano essere da lui personalmente controllate. Fu lottato per questo ma tenne durò e nei sei anni della sua sindacatura riuscì a traghettare il paese dalla miseria e dagli stenti del dopoguerra, verso un certo benessere. Sempre al servizio del proprio paese, recepì, infatti, il desiderio di rinascita del dopoguerra e la voglia di risveglio economico, politico nonchè culturale che animava la gente, prodigandosi alla realizzazione di opere e di servizi sociali allora veramente urgenti e necessari alla collettività. Molti lo ricordavano trascorrere intere giornate sul treno per raggiungere Palermo o Roma o davanti alle porte di deputati e funzionari a perorare e chiedere insistentemente finanziamenti per opere da realizzare nel nostro paese. Non a caso, durante la sua carica di Sindaco, pur tra mille difficoltà di ordine economico, furono realizzati la rete fognante, le case popolari di viale Della Regione, il Palazzo Comunale (il progetto, redatto dall'ing. Filippo Rao, venne dal Consiglio comunale approvato il 3 maggio 1948 all'unanimità), il plesso scolastico «Mazzini», la casa del Reduce e, cosa importante, migliorate le strade del paese e realizzate altre strade in varie zone agricole. Fu anche adottato il primo Piano regolatore di Bronte (redatto dagli ing. Russo-Aloisi, deliberato il 22.9.47 e definito dalle locali Associazione Pubblico Impiego e Camera del Lavoro "...assolutamente inattuabile nel tempo e nello spazio per gli iperbolici mezzi finanziari occorrenti, di giammai possibile disponibilità, prevedendo la demolizione integrale di interi quartieri e della maggior parte dei fabbricati del paese". Infine parecchi progetti da intrapresi da Interdonato furono finanziati ed eseguiti dopo la sua sindacatura. Restò in carica dal 1946 fino alle elezioni amministrative del Giugno '52, quando fu eletto consigliere ma non fu più eletto sindaco dal Consiglio comunale. Le elezioni regionali del 1947 | 1948, la parola è all'opposizione In questo articolo, pubblicato da Il Ciclope l'11 luglio 1948, Vincenzo Castiglione (capo indiscusso dell'opposizione in Consiglio comunale) parla dell'amministrazione Interdonato. L'avv. Castiglione era l'unica voce di opposizione rimasta nel Consiglio comunale. Infatti dei sei consiglieri della lista "Spiga", Biuso Gregorio e Meli Calogero (del Partito d'Azione) abbandonarono il Consiglio per motivi personali, Attinà Francesco e Camuto Antonino dopo le dimissioni del prof. Meli Nunzio aderirono alla DC lasciando al solo Castiglione il compito di rappresentare la voce dell'opposizione. «Errori a catena caratterizzano l’attività dell’attuale Amministrazione Comunale «[…] In seno alla maggioranza democristiana non esistono veri e propri contrasti di tendenze. (Potrei dire, anzi, che hanno tutti una stessa tendenza: quella di mandare a rotoli le finanze del Comune). Esiste soltanto qualche piccola malcelata ambizioncella e qualche bega personale, causata sempre da ragioni d'interesse. I consiglieri di maggioranza, noi li conosciamo tutti: sono buoni padri di famiglia, ottimi amministratori della propria casa, instancabili lavoratori; di essi, però, l'80 per cento non ha alcuna idealità politica e sconosce i più elementari canoni di una pubblica amministrazione. Non si preoccupano di problemi collettivi e confondono gli interessi personali con quelli della comunità. Fanno i consiglieri comunali un pò per stupida vanità ed un pò per aver modo, secondo loro, di salvaguardare meglio i propri interessi. Vengono al Consiglio soltanto per scaldare la sedia, con la stessa leggerezza con cui si recano alle fiere o al caffè o ad un pubblico spettacolo. Tante volte il povero Sindaco deve sguinzagliare tutte le guardie comunali per rintracciarli e trascinarli alla riunione. […]» (Il Ciclope - Anno III, n. 14, Domenica 11 Luglio 1948) | Gli Anni di Interdonato Interdonato può essere considerato il sindaco della ricostruzione quando Bronte doveva risorgere sotto tutti i punti di vista, a partire dalle macerie nate dai bombardamenti degli alleati. Fra le altre opere realizzò il Palazzo Comunale, le case popolari di Viale della Regione, il plesso scolastico Mazzini e la rete fognante. Inoltre furono migliorate le strade e realizzate altre in diverse zone agricole. I suoi anni furono quelli del dopoguerra, anni di stenti e di vera fame; delle tessere per aver diritto al chilo di zucchero o al baccalà, dei pacchi inviati ai brontesi dai "parenti ricchi" emigrati in America, del "vestiario, scarpe e generi alimentari donati dall'Unrra e distribuiti ai reduci, ai combattenti ed ai sinistrati". Ma furono anche gli anni de "Il Ciclope" che risvegliò socialmente e culturalmente la sonnacchiosa Bronte ed anche di un indimenticato nubifragio che il 15 settembre 1948, in appena mezzora, distrusse strade, ponti, l'acquedotto, e migliaia di ettari di terreno della parte più fertile di Bronte. Interdonato fu anche collaboratore del Il Ciclope che lo gratificò con una caricatura (vedi a destra) accompagnata da una simpatica poesia di Luigi Margaglio. Tratti dallo stesso quindicinale di seguito vi diamo alcuni flash di come si viveva a Bronte negli anni di Interdonato e, tratta dal Corriere della sera, una notizia della terribile disgrazia della morte atroce di tre bimbi per lo scoppio di un residuato di guerra. Notizie annonarie Sono in distribuzione i seguenti generi razionati: Zucchero: grammi 200 a persona, per i mesi di Maggio e Giugno Farina, ultima decade di luglio Pasta, mezzo chilo a persona, a Lire 26,50 il chilo. Baccalà senza tessera, a lire 90 kg. Petrolio, due decilidri a persona, a lire 35 il litro (lire otto a razione), presso i rivenditori Camuto e Raciti». 14 luglio 1946 (Da "Il Ciclope", Anno 1°, n. 2 ) La fognatura «Il consiglio comunale, nella seduta del 18 corrente, ha deliberato all'unanimità di affidare l'assistenza dei lavori per il 2° tronco della fognatura, all'Ing. Anfuso. Nell'apprendere la notizia ce ne congratuliamo, poichè siamo certi che ne verrà fuori un altro capolavoro tipo edificio scolastico, del quale l'Ing. Anfuso ne è l'autore.» 28 luglio 1946 (Da "Il Ciclope", Anno 1°, n. 3 ) Il “piccolo esercito dell’igiene” L’appalto per la spazzaturA Rilevato per un milione e mezzo – Un autocarro, 2 carretti, 4 asini e 12 uomini dovrebbero entrare al più presto in servizio Pare che finalmente l'antico e pur sempre nuovo problema della pubblica spazzatura in Bronte sia stato risolto. La ditta Tomaselli Pietro di Adrano ha rilevato lo appalto per la somma annua di lire 1.500.000 ed ha già depositato la cauzione di lire 300,000. La cittadinanza, che già soffre tra fango ed immondizie, profusi in ogni dove, certamente si domanderà: Ma quando comincerà a funzionare questo benedetto servizio per la pulizia delle strade cittadine? Si può rispondere che tra breve anche tale servizio sarà un fatto compiuto. La nuova ditta ha assunto l'obbligo di disimpegnare il servizio valendosi di un autocarro, due carri con muli, quattro asini con apposite ceste e quattro carrettelle a mano. Il personale deve essere composto di dodici spazzini oltre i conducenti dei mezzi semoventi. Come si vede dunque è un piccolo esercito …dell'igiene che dovrà essere impiantato a Bronte, previa verifica e nulla osta dell'Autorità Sanitaria, poichè fra gli oneri di capitolato vi è anche quello che i cestelli, i carri e il camion siano attrezzati in modo tale da evitare nocive esalazioni. La ditta appaltatrice quanto prima, come ha assicurato, inizierà il servizio e noi non possiamo fare a meno dal rallegrarci, nell’attesa di vedere una buona volta anche a Bronte, le strade pulite. 19 Gennaio 1947 (Da "Il Ciclope", Anno 2°, n. 2) Niente baccalà per BrontE La stampa ha avvertito gli spacci autorizzati del capoluogo e dei paesi con popolazione superiore ai ventimila abitanti di prelevare e distribuire agli aventi diritto una razione di baccalà. Bronte è escluso da questa assegnazione. Se questo centro abitato raggiunge circa ventiduemila persone, perchè il Comune non comunica a chi di dovere tale notizia per non vedersi escluso da eventuali bonifici? Né baccalà né stocco fisso "Ci sanno dire le Autorità Provinciali per quale motivo i cittadini debbono essere divisi in due categorie e ad una debba essere fornito il baccalà e all'altra debba essere negato lo stesso genere?" 19 Gennaio / 2 Febbraio 1947 (Da "Il Ciclope", Anno 2°, n. 2 e n. 3) All'Assessore dell'annona: e le uova? L'Assessore all'Annona sa che le uova si vanno facendo sempre più rare e che il loro prezzo conseguentemente di giorno in giorno aumenta sensibilmente? Sa che le uova vengono portate via dai forestieri, catanesi in testa, malgrado ci sia un'ordinanza del Sindaco che ne vieta l'esportazione? Si rende conto che, fra non molto, se vogliamo comprare un uovo, dobbiamo recarci a Catania? Non sarebbe opportuno che egli s'interessasse un po' della faccenda e facesse muovere le guardie comunali per l'osservanza della disposizione del Sindaco? Crediamo di non pretendere troppo. 26 Settembre 1948 ("Il Ciclope", Anno 3°, n. 19) Grave sciagura Tre bimbi uccisi da uno scoppio a Bronte Catania 10 maggio, notte Una grave sciagura è avvenuta nei pressi della stazione ferroviaria di Bronte. Una bomba di aereo è esplosa improvvisamente, uccidendo sul colpo due bambini e ferendone gravemente altri due: di questi ultimi, che sono state ricoverati all'ospedale di Bronte, uno è deceduto subito dopo il ricovero e l'altro versa in condizioni disperate. I bambini deceduti sono: Grazia Spada, di 6 anni, Nunzio Romano, di 9 anni, Alfio Spanò, di 6 anni; mentre è agonizzante la bambina Agata Spada, di 4 anni. L'autorità giudiziaria ha accertato che i piccoli provvedevano al recupero di residuati di guerra, per rivenderli. (Corriere della Sera, 11 Maggio 1951) |
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