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Il centro storico BRONTE, adagiato sulle pendici che dall'Etna arrivano al Simeto, continua ad offrire dalla cima dei suoi colli un paesaggio quasi unico. Le case, colorate e sovrapposte le une sulle altre, spiccano fra la massa delle rocce laviche, i filari degli alberi, i campi lievemente velati, le colline che sfumano all’orizzonte.
Arrivati nella Città del Pistacchio, già venendo da Catania, "lo Scialandro" (a destra in tre foto di molti decenni fa - l’inizio del corso Umberto, dove anticamente venne innalzata la forca, infausto segno del "mero e misto impero" - presenta un magnifico belvedere dal quale è possibile godere la vista dell'Etna che sovrasta Bronte, il panorama della verde valle del Simeto e di tutti i suoi monti fino a quello più alto della Sicilia, il Monte Soro (m. 1847).
I vecchi quartieri, dalla caratteristica struttura araba con successive sovrapposizioni d’elementi architettonici di diverse epoche, si stringono ancora, con i piccoli cortili e le strette stradine, attorno alle chiese che costituirono, fin dal tempo della riunione dei 24 Casali nel Casale Bronte (ordinata da Carlo V nel 1535 e che si protrasse fino al 1548) i riferimenti monumentali dei cittadini brontesi: la chiesa della SS. Trinità (la Chiesa Madre o Matrice, la prima parrocchia), quella di Maria SS. del Soccorso ed il Santuario dell’Annunziata. La città negli ultimi cinquanta anni ha avuto una notevole espansione edilizia, caratterizzata dal più estremo abusivismo; si è costruito però in modo prevalente nelle periferie, lasciando pressoché inalterato l'originario centro storico.
Oggi un grosso palazzone ha modificato radicalmente la visione nascondendo e deturpato irrimediabilmente il paesaggio. Quel mulino era stato il secondo "moderno" mulino costruito a Bronte; il primo (a carbone) fu impiantato in una dispensa vicino alla Chiesa Madre (nel piano dell'ex Carcere), oggi piazza Giovanni XXIII. Un altro mulino (posto vicino al convento dei Cappuccini) funzionava pure da Centrale elettrica, illuminando dall'Ave Maria alle due ore di notte solo la via principale (oggi, corso Umberto). La restante illuminazione era a petrolio, "fatta eccezione nelle sere di luna piena". |
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