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Antiche strutture architettoniche con archi di ingresso in pietra lavica, dove
nella chiave dell'arco è scolpita la faccia di un nume tutelare posto a protezione delle persone e degli animali domestici.
La prima immagine con l'architrave raffigurante un volto con i baffi
spioventi risale al 1620. |
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Bronte conserva ancora una struttura urbanistica di chiara ispirazione araba con antichi cortili, stretti sottopassi, portali in pietra lavica sulla quale si sono innestate architetture di ispirazione rinascimentale e barocca con stucchi e pietre scolpite di grande bellezza. La zona antica è ricca di architetture ispirate a grande semplicità tipiche della civiltà contadina. Molti i portali abbelliti da simboli di carattere religioso o professionale o decorazioni floreali, i palazzi che conservano ancora inalterati le antiche ed eleganti membrature e gli elementi di particolare interesse in pietra lavica (il materiale usato in modo prevalente nei secoli dai valenti scalpellini locali). Palazzi signorili, abitazioni di piccoli artigiani, di contadini e di povera gente: tutti portano ancora i segni estetici di un antica bellezza e di una semplicità architettonica quasi dimenticata. Noi, passeggiando nelle stradine di Bronte ne abbiamo raccolto un piccolo campionario che vi presentiamo. |
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Abbiamo portato in quel luogo diversi studiosi, spedito la sua foto ad altri ma nessuno ci ha dato una risposta certa sull’origine ed il significato di questo quasi rebus. Una spiegazione finalmente ci è giunta dal prof. Giorgio Flaccavento, ragusano, che in una sua recente visita a Bronte si è recato nel luogo visionando direttamente la scritta e dandone la seguente precisa ed esauriente decifrazione: L'iscrizione è inclusa nella data 1559 e costituisce con molta verosimiglianza il documento della presenza dei Frati Minori Osservanti di san Francesco prima del 1593, anno in cui il Comune di Bronte mandava al Tribunale del Real Patrimonio il bilancio in cui la gabella della carne in onze 35 era destinata alla fabbrica del Convento dei Riformati. In effetti, secondo quanto riporta Benedetto Radice nelle sue “Memorie storiche di Bronte" (ristampa del 1984, pag. 296, edizione digitale pag. 248) in un memoriale del 1754 allegato in un volume del 1759, che si conserva nell’Archivio della Chiesa Maggiore, si legge che la Chiesa di San Vito e il Convento esistevano già fin dal 1555.
La cosa è molto verosimile; resta da stabilire se l’architrave, su cui è scritta la data, è nel posto originale, come sembrerebbe a prima vista, oppure vi è stata trasportata posteriormente.» |
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