Sull’architrave della porta si legge scolpito in un quadrello di pietra bianca: Non si gode l’immunità ecclesiastica. A quei tempi di ferro questa chiesetta non godeva il diritto d’asilo pei delinquenti. L’asilo era più sicuro nel carcere del castello, del quale vedonsi ancora il cancello e le grate di ferro. La chiesa ha dinnanzi un piazzale di m. 54,13 di lunghezza e di m. 13,80 di larghezza. Ha un solo altare di marmo bardiglio dedicato all'Annunziazione. Il quadro sembra opera del secolo XVI. Vi è dipinta la Vergine salutata dall’Angelo, in alto è l'Eterno Padre, con intorno gruppi di puttini; sotto è l’Arcangelo Gabriele; un puttino presenta un giglio alla Vergine, che ha l’aspetto di una giovine matura.
La statua di S. Michele, titolare della chiesa, quando il casale si riunì a Bronte nel 1692, fu portata alla chiesa Madre, e posta in una nicchia accanto alla cappella del SS. Sacramento. Accanto alla chiesa è un piccolo cimitero. Essendo stata Placa Bajana una borgata di Bronte, l’arciprete s’intitola parroco di Placa Bajana. Fino al 1720 il cimitero accoglieva ancor dei morti nel suo seno, il che fa supporre, che anche dopo l’unione molti coloni vi rimasero. Nella campana della chiesa, dissueta da tre secoli a chiamare i fedeli, vi si legge la data del 1631 e il nome di D. Ferdinando Toledo, marchese della Floresta, barone della Placa.» Il Radice conclude scrivendo che «la chiesa serve ora (1928, epoca di pubblicazione del libro, ndr) da magazzino.» Cinquant'anni prima, un'altro storico brontese, Gesualdo De Luca, invece scriveva che «nella Placa Bajana esiste la Chiesa dedicata a S. Michele, ed in tutte le feste vi è celebrata la S. Messa pei coloni del feudo. Di amministrazione di Sacramenti colà non più si tratta, perchè ivi non vi abitano più intere famiglie.» |