La chiesa ha quattro cappelle laterali e due in fondo, a destra e a sinistra del coro.
Entrando in chiesa e procedendo nella navata destra la prima cosa che si incontra è l'antico fonte battesimale del 1614. E' in marmo scolpito con un coprifonte ottocentesco in legno dipinto ed istoriato di un metro e 80 di altezza. Alla base un’iscrizione documentaria ci ricorda la data della sua fattura: «MDCXIIII sa[..]entis in vitam aeternam» (1614. La fonte della vita eterna). Il fonte oggi è posto in una rientranza (vedi sopra al n. 12 della
Mappa) dove un tempo c'era l'ingresso della chiesa di Santa Maria (all'esterno corrisponde alla porta ogivale in pietra calcarea sormontata da un piccolo mascherone).
Al Fonte battesimale segue la prima cappella dedicata a SAN BIAGIO (n. 8 della
Mappa).
In una nicchia racchiusa da una cornice architettonica con due colonne tortili laterali è posta la statua del Santo, un misto di legno scolpito e dipinto e di cartapesta della seconda metà del XVIII secolo. Appoggiata sulla statua una mitra di vescovo di cotone e seta bianca ricamati in oro filato. San Biagio è copatrono di Bronte ed ogni anno i brontesi gli dedicano una festa portando in processione questa statua lungo le vie del paese.
Il fercolo è stato realizzato nel 2016, nel 1700° anniversario del martirio del Santo con le offerte dei portatori di vara ed il lavoro gratuito di artigiani e commercianti brontesi. L'ingresso della Cappella è delimitato da una coppia di balaustre con elementi troncopiramidali in marmi policromi scolpiti, intarsiati della prima metà del secolo XIX.
L'altare, impreziosito di marmi policromi è del 1770; da notare il bel bassorilievo in marmo bianco, nero e rosso murato sul fronte dell’altare raffigurante San Biagio (vedi foto sulla destra) Segue quindi un vano (vedi punto 11 della
Mappa) (vi era posto prima il fonte battesimale) dove un recente restauro ha riportato alla luce una parte della rustica parete esterna e una monofora dell'antica chiesa di Santa Maria, poi (dal 1505) inglobata nella Chiesa della Ss. Trinità (l'attuale Matrice).
L'ultima cappella della navata destra è quella dedicata alla MADONNA ADDOLORATA (punto 6), con l'omonima statua posta nella nicchia della parete di fondo. In cartapesta modellata e dipinta è della seconda metà del 1700 e misura m. 1,81 di altezza. La statua, molto venerata dai brontesi, ogni anno è portata nella processione del Venerdì Santo dietro le statue del Cristo alla Colonna (proveniente dall'Annunziata), del Crocifisso (dalla chiesa della Madonna del Riparo) e del Cristo morto (dai Cappuccini). L'altare, della fine del 1700 (1,48 m. x 2,18 di larghezza), è in marmi policromi scolpiti e intarsiati. Al centro, in un bassorilievo in marmo bianco su marmo di colore nero, è scolpita l’immagine della Madonna. L'ingresso della cappella è delimitato da una balaustra in marmo degli stessi colori dell'altare composta da colonnine quadrate e troncopiramidali. La prima cappella della navata sinistra è dedicata al CUORE DI GESU' (vedi N. 7), ricca di piccole opere d'arte. Scrive il Radice che è «preesistente al 1781, come leggesi nella lapide (murata sulla destra dell'altare) commemorativa delle indulgenze concesse da Pio VI».
L'accesso alla cappella, come in tutte le altre, da un varco delimitato da balaustre in marmi policromi. Nella chiave dell’arco d'ingresso, una cartella in stucco modellato, dipinto e dorato del secolo XVIII porta l’iscrizione «Concaluit / cor meum / intra me» (“Brucia (d'amore per gli uomini) il mio cuore dentro me”). In una nicchia della parete di fondo, è posta la statua del Sacro Cuore, di fine ottocento, in cartapesta modellata e dipinta. Sulla parete in un piccolo dipinto (olio su tavola della seconda metà del 1800) è raffigurato il Sacro cuore, che è anche riproposto con un altorilievo in marmi policromi scolpiti, dipinti e dorati nella parte frontale dell'altare. Ai lati dell'altare sono posti due piccoli mausolei in marmo eretti alla fine del 1700 a due arcipreti che ressero la chiesa: sulla sinistra, quello di Vincenzo Uccellatore e, sulla destra, quello di Placido Dinaro. Nella parete un dipinto della Madonna con Bambino che schiaccia il serpente (150 x 103 cm. di larghezza, di fine 1800) e, a destra, il quadro del Buon Pastore, dipinto ad olio nel 1880 dal pittore brontese Agostino Attinà. Viene quindi l'ingresso della sagrestia (9) e, dopo, la CAPPELLA DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO (5). Anche qui una cartella è murata nella chiave dell’arco d'ingresso; porta l’iscrizione «Gloriosi / principes Terrae» (Gloriosi principi della terra). Come in quasi tutte le altre della chiesa, l’ingresso della cappella è delimitato da due graziose balaustre in marmi policromi scolpiti e intarsiati con elementi troncopiramidali.
Sopra l'altare, in una cornice architettonica di stile classico, è appeso un bel dipinto di fine 1700 (olio su tela di cm. 230 x 150 di larghezza) che raffigura i due apostoli. |
| | | In alto, la statua della Madonna Addolorata e il Fonte battesimale (1614) dove moltissime generazioni di brontesi hanno ricevuto il battesimo essendo la Matrice già nel XVIII secolo una delle poche chiese della Diocesi avente lo statuto di parrocchia ed un parroco perpetuo. Nelle altre foto, bassorilievi in marmi policromi (della seconda metà del 700) dei
paliotti degli altari del Crocifisso, dell'Addolorata, della Madonna della Candelora, di San Biagio e di San Pietro e Paolo. |
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«Bellissimo e di scuola romana... - scrive il Radice - ne è autore forse lo Spanò. L'apostolo Pietro è in atto di scrivere le sue epistole; l'apostolo delle genti in atto di predicare alle turbe.» Ad impreziosirlo ancora di più sopra il dipinto è appesa una mantovana, in legno intagliato e dorato, della prima metà del 1800. Sul fronte dell'altare, risalta un bel bassorilievo in marmi policromi scolpiti ed intarsiati con la figura della SS. Trinità. Sulla destra del transetto, guardano l'altare maggiore, si trova la CAPPELLA DI SANTA MARIA DELLA CANDELORA (numero 4 nella
Mappa) o della Purificazione.
Vi si accede da una artistica coppia di balaustre con elementi in marmo intarsiati e dipinti della prima metà del XVIII secolo. L'altare, della stessa epoca, è costruito con stessi marmi policromi, scolpiti e intarsiati ed al centro presenta un bassorilievo con la figura della Madonna. In una nicchia della parete di fondo, sopra l’altare, è posta la statua della Madonna con Bambino (sec. XVIII). Alta 195 cm., è in cartapesta modellata e dipinta e, probabilmente di scuola gaginiana. Alle pareti laterali vi sono due affreschi che rappresentano le due presentazioni al tempio: della Vergine e di Gesù. Scrive il Radice che la cappella «... è anteriore al 1708, come risulta dai registri di morte e dagli atti di fede del notaro Arcangelo Spedalieri, (1684). Vi è sepolto il barone D. Antonino Papotto, il che fa supporre che la cappella sia stata fabbricata a sue spese, essendo nota la beneficenza sua alle chiese. Venne costruita nella prima metà del secolo XVII; ha l’altare di marmo, e come quelle di S. Biagio e dell’Addolorata, è stata decorata a cura del sac. Ardizzone Venia. La statua della Vergine è discretina. Alle pareti laterali vi sono affrescate le due presentazioni al tempio: della Vergine e di Gesù». Da ammirare lo sportellino in legno intagliato e intarsiato che chiude il tabernacolo dell'altare; è della metà del 1700. A sinistra del transetto vi è la CAPPELLA DEL SS. SACRAMENTO (vedi punto 3 nella
Mappa in alto): è una delle più belle e ricche della Matrice.
Secondo il Radice esisteva già dal 1574 ma probabilmente fu restaurata e rifatta nella metà del XVIII secolo. Ricca di quadri e di sculture in marmi policromi, vi si accede attraverso una coppia di balaustre in marmi policromi con elementi intarsiati. Nelle pareti laterali due affreschi (del XVII secolo) rappresentano il primo un asino digiuno da tre giorni che rifiuta la biada e in atto di adorare il Sacramento portato da S. Antonino ed il secondo il conte Rodolfo degli Asburgo che cede il proprio cavallo ad un sacerdote che porta il viatico ad un infermo. Gli affreschi, in cattivo stato di conservazione sono stati coperti alla fine del 1800 da due dipinti (copie su tela) eseguiti dal pittore brontese Nunziato Petralia. L'altare, in marmi policromi, è istoriato con decorazioni di cherubini, foglie d'acanto e cartelle raffiguranti un agnello, un pellicano e una fenice. Sopra l'altare un tronetto a forma di tempio per l'esposizione eucaristica: alto cm. 140, in marmi policromi intarsiati, ha coppie di colonne composite sormontate da trabeazione spezzata, frontone curvo interrotto e baldacchino con volute ed in alto una croce imperiale. Ai lati del tronetto due statue di angeli genuflessi in marmo bianco. Lo sportello del tabernacolo è decorato con un calice con eucaristia e angeli. Appesa nella parete di fondo dell'altare, si nota un'aggraziata mantovana, in legno intagliato, dipinto e dorato, della prima metà del 1800. | S. Michele Arcangelo Sempre sulla sinistra del transetto, in una nicchia a sinistra della cappella del Sacramento con sopra una mantovana in legno intagliato e dorato della prima metà del 1800, è posta la statua di S. MICHELE ARCANGELO.
Proviene da un'antica chiesetta dedicata a S. Michele del Casale di Placa Baiana e fu trasferita alla Matrice quando il Casale si riunì a Bronte nel 1692. In legno e cartapesta, richiama tanto l'altro S. Michele dell'Annunziata.
Nella tradizione popolare S. Michele, col suo caratteristico costume di guerriero di Dio, è quanto di più bello per aitanza e nobiltà di forme si possa immaginare.
A Bronte il suo culto era nel passato particolarmente sentito e tradizionalmente festeggiato tanto da avere avuta dedicata una piccola chiesa (nel Casale di Placa Bajana), un altare con una statua nella Chiesa dell’Annunziata ed una nicchia con un’altra statua nella Matrice.
E' variamente raffigurato:
all’Annunziata, con in una mano una bilancia nell'atto di pesar le anime secondo le opere loro buone e cattive e nell'altra mano una lancia che trafigge un demonio posto sotto i piedi. Alla Matrice, invece, è raffigurato con una spada fiammeggiante in una mano e una catena nell’altra che avvince un demonio calpestato dai suoi piedi, per simboleggiare il trionfo del bene sul male. Ed a tutte e due le statue si ispira l'arcangelo (impersonato da un bambino) che al monotono ritmo di un tamburo, apre ogni anno la processione del Venerdì Santo. Nelle due foto due particolari della statua della Matrice: la testa ed il piede dell'Arcangelo che schiaccia la testa del maligno incatenato. Un affresco (della prima metà del 1800) raffigurante il "guerriero di Dio", l'Arcangelo Gabriele, è visibile anche nell'Oratorio di Gesù e Maria adiacente al Santuario dell'Annunziata. |
I quadri di Agostino Attinà Il quadro "Buon Pastore" (olio su tela di cm 150x103 del 1880) dell'artista brontese Agostino Attinà, è posto nella parete destra della terza cappella della navata sinistra (Cuore di Gesù).
Appeso nella parete sopra l'ingresso principale è, invece, il ritratto del Papa Pio IX (olio su tela, 90 x 120 cm) dipinto nello stesso anno («A. Attinà pi. 1880», si legge in basso).
L'iscrizione posta nella parte bassa del quadro riporta la seguente dicitura: «Regnando Pio IX, pontefice massimo, la pietà dei fedeli, la cooperazione del rev economo q sac. Antonino Saitta, iniziarono i restauri della navata maggiore di questo tempio nel 1876, e compirono gli adorni a. 29 febbraio 1880». Agostino Attinà (1841 - 1893) ha lasciato molte sue opere nelle chiese di Bronte. Oltre a questi due dipinti ricordiamo i quattro quadri della Chiesa di Santa Maria della Catena: "Il martirio di Santo Stefano", "S. Filippo Neri" (1876), la "Madonna di Fatima" (1877) e la "Madonna di Lourdes" (1877). Un dipinto raffigurante Santa Domenica (1874) trovasi nella chiesa di Sant’Antonino ed un quadro di S. Giuseppe e Gesù Bambino (1876) nella Chiesa di San Silvestro. Di Agostino Attinà è anche la grande tela ad olio "Uomini illustri di Bronte" (193 cm. per 280 di altezza) visibile nella scalinata d'ingresso del Real Collegio Capizzi. Ed anche suoi sono i disegni (incisi da Angelo Colombo) che accompagnano il libro Storia della Città di Bronte (1883) di p. Gesualdo De Luca. Una vera rarità perchè ci consentono di vedere e conoscere dopo quasi 150 anni illustri personaggi del passato e come erano tanti monumenti e chiese brontesi e «se in quache cosa pare qualcuna un po’ discorde dal vero, - scrive lo stesso padre Gesualdo - n’è stata cagione il luogo donde è stato preso il disegno». |
I quadri di Nunziato Petralia
Nelle due foto a destra, la “Sacra famiglia” e la “SS. Trinità”. Due quadri dipinti dall'artista
brontese Nunziato Petralia nel 1899. Sono appesi alle pareti del presbiterio alle spalle del coro ligneo. In basso, altri due suoi dipinti appesi alle pareti della cappella del Santissimo Sacramento (braccio sinistro del transetto): “S. Antonio da Padova e il miracolo dell'asino” del 1895 (200 per 120 cm.) e “Rodolfo d'Asburgo che offre il proprio cavallo ad un sacerdote” del 1890 (olio su tela, 200 per 120 cm.). Nella parte in basso a sinistra dei due quadri la firma “N. Petralia 895" e a destra la scritta che
ricorda il mecenate: “Per devozione di Signorino Longhitano”. I due dipinti coprono, e ne sono le esatte copie, due affreschi del XVII secolo (in cattivo stato di conservazione ma tuttora visibili e molto leggibili nelle pareti).
Nunziato Petralia ha dipinto molti altri quadri
collocati nelle chiese del suo paese natale. Oltre ai quattro riportati a destra, è visibile nella sagrestia della Matrice un ritratto dell'arciprete Giuseppe Minissale e nell'Oratorio di Gesù e Maria adiacente il Santuario dell'Annunziata quello di “Gesù e Maria tra simboli della passione”. Per la Chiesa del Rosario Petralia ha dipinto
tre grandi tele: San Casimiro re di Polonia, l'Assunzione della Madonna, Sant'Onofrio e S. Simone Stock che riceve l'abito. | |
| I registri anagrafici Forse la Matrice non è la più antica chiesa di Bronte ma certamente è la più grande e quella più importante e significativa sia dal punto di vista architettonico che soprattutto storico e documentale.
I registri anagrafici della chiesa rappresentano infatti l'unica fonte per avere notizie sulla popolazione brontese per oltre tre secoli: dalla fine del 1500 a quella del 1800, quando l'archivio storico comunale fu bruciato durante i tragici Fatti del 1860. La prima traccia anagrafica risale all'anno 1582 quando, Mons. Don Luis de Torres I°, arcivescovo di Monreale dal quale dipendeva Bronte, nella sua visita pastorale del 27-29 Settembre ordinava che il Vicario foraneo
« ... nella sacrestia faccia tenere quattro libri in uno dei quali si scrivono i confirmati, nell'altro i comunicati, nel terzo i congiunti in matrimonio et nel quarto i morti et si mandi copia di essi a Monreale». Per molti secoli questi libri ("i riveli") rappresenteranno la sola registrazione anagrafica della popolazione brontese. I registri di battesimo cominciano dal 1582, quelli di matrimonio datano dal 1589 e quelli di morte dal 1613.
Grazie alla collaborazione tra Il Genealogista e l’Associazione Bronte Insieme Onlus, e al
paziente lavoro del Prof. N. Longhitano e alla disponibilità della Parrocchia della Matrice, è oggi possibile consultare on-line questi antichi registri di battesimo e matrimonio.
Il database comprende 84.698 battesimi che vanno dal 1737 al 1923 e 19.899 matrimoni dal 1729 al 1933. |
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