Qualche piccola curiosità
Padre Salanitri In una nicchia al centro della parete sinistra della chiesa c'è la tomba di Padre Giuseppe Salanitri, fondatore del Piccolo Seminario, morto il 30 Luglio 1953. Riposa nella chiesa della Catena, da lui retta ininterrottamente per 50 anni e dove le sue spoglie sono state traslate nel 1960. L’opera sua più prestigiosa rimane l'adiacente Piccolo Seminario da lui voluto nel 1919, anche su sollecitazione del cardinale Nava, e che costruì soprattutto con i proventi del suo patrimonio familiare per favorire nello studio le classi meno abbienti. La forca
Fino al 1582 davanti la chiesa era posta la FORCA, emblema del Mero misto impero (il diritto alla giurisdizione civile e criminale, dal latino merum et mistum). Fu fatta togliere (fu trasferita allo "Scialandro") da p. Antonino Castronovo, visitatore generale dell'arcivescovo di Monreale, nella sua venuta a Bronte del "12 di febraro 1582" quando ordinava che «non si dia tortura dinanzi S. Maria la Catena, nè di quel loco si facci forca, ma che vi stia la croce come è stata posta adesso et se alcun capitano d'arme haverà ardimento farla levar per dar tortura se gli facci ingiunzione sotto pena di scomunica.» «L’ultima esecuzione – ci ricorda p. Gesualdo de Luca - fu fatta alla Primaria. Ivi era a fior di terra una piccola fonte di acqua, che or giace ivi coperta di terra. Il carnefice dopo aver tagliato la testa e le mani al giustiziato si lavò le mani in quella fonte. Indi fu chiamata la fonte del boia, e tutti abborrivano dal bevervi». Il Barone Palermo
Lo storico B. Radice ci narra un tragico fatto accaduto davanti alla Chiesa della Catena durante i Moti del 1820: «... i Brontesi ricordano con orgoglio che sulla gradinata della chiesa, nel 16 settembre del 1820, il popolo raggiunse e uccise il BARONE PALERMO, capitano d’armi, venuto col capitano Zuccaro, sotto il comando del Principe della Catena, ad assalire il paese, con più di due mila soldati, per essersi Bronte unito a Palermo contro i Borboni.» Il povero barone, approfittando del fatto che era imparentato con alcune famiglie Brontesi, era sceso in paese e «solo girava per le vie per esplorarlo. Sorpreso da alcuni popolani, vicino la piazza del Rosario, di dove si scorge il monte S. Marco (dove erano accampati i soldati), fu visto con un fazzoletto bianco fare segno alla truppa, e, non prestandoglisi fede di esser venuto per pace, come a spia gli fu fatto fuoco. L'infelice si diede alla fuga per la discesa della Matrice, ma sulla gradinata della chiesa della Catena fu raggiunto e morto.» P. Gesualdo De Luca nella sua Storia della Città di Bronte, vi aggiunge un particolare macabro e disumano: dopo essere stato pugnalato nella grande scalinata già distrutta della chiesa, il barone Palermo fu sepolto. «L’indomani udito vivo, quando già l’assalto era stato dato, pochi feroci lo trassero dal sepolcro, gli mozzarono il capo, e lo ripiombarono nella tomba, portando il teschio sulla piazza». Per questo episodio - scrive il Radice - fu successivamente arrestato Vincenzo Galvagno Cucco, pastore, bel giovane e aitante nella persona. In quei giorni di rivolta contro i borboni e l'esercito governativo si era autoproclamato generale conducendo i brontesi, “rusticani guerrieri”, all’assalto su per le scoscese alture della Colla, “gagliardamente piombando sui nemici” e costringendoli alla fuga. Successivamente, per avere reciso la testa al capitano barone Palermo, fu arrestato ma dopo 6 mesi di carcere tornò in libertà per merito della sorella Serafina che andò a Napoli a implorare la grazia dal Sovrano. 'A Maronna Miccera
Da citare è anche la devozione (ormai quasi scomparsa e desueta), le processioni e le preghiere che nel corso dei secoli i contadini brontesi hanno rivolto a Maria SS. della Mercede. La statua della «Maronna Miccera» è posta in un altare a Lei dedicato; di 140 cm. di altezza, in cartapesta modellata e dipinta, è del XIX secolo. In genere è venerata e invocata con tanta devozione per la liberazione dalla schiavitù ma a Bronte è diventata per antica tradizione la Madonna della pioggia. Fino a qualche decennio fa era, infatti, portata in processione in tutti i casi di siccità che minacciava il raccolto. Preghiere, suppliche ed invocazioni in cambio della pioggia. E il miracolo (a volte) avveniva. Quando non avveniva e la carestia si abbatteva sui brontesi, la statua, racconta qualcuno, veniva tolta dal suo altare e messa (quasi in castigo) in un angolo della chiesa circondata da sacchi di frumento. Ecco cosa scriveva ancora negli anni '50 il quindicinale locale "Il Ciclope": «Viva la Madonna della Mercede» «Finalmente la tanto desiderata pioggia è venuta! Il cielo nuvoloso da tanti giorni, chiuso nel suo grigiore melanconico mai era stato interrogato come ora, con ansia trepidante, da agricoltori, borghesi intellettuali ed operai. Grande era l'angoscia che attanagliava i cuori per la carestia che ci minacciava, per il pane che ci veniva a mancare, altro grande flagello in epoca così infausta. Dovunque nel Continente la pioggia era caduta abbondante, causando anche dei gravi danni; mentre nella terra benedetta da Dio la siccità tremenda aveva avvilito tutti. Però il cuore dei Siciliani è saldo e forte è la sua fede. Ovunque i "voti più solenni erano stati fatti a Dio, alla Vergine e ai Santi. A Bronte centinaia e centinaia sono stati i fedeli che sono andati ad implorare il miracolo alla Madonna della Mercede, alla Vergine che, stretto al seno il suo Divin Figliolo in un amplesso d'amore e di protezione, ha sentito gli accorati lamenti di tante altre madri in pena pei loro figli amati e, commossa, ha esaudito i loro voti. L'acqua è venuta! Viva la Madonna della Mercede! han gridato uomini e donne quasi piangenti per la grande gioia - Benedetta tu sia, soave Madre nostra! - Viva la tua misericordia! La pioggia bagna qualche viso rugoso di vecchio contadino, rivolto al cielo, e si confonde con le sue lagrime sgorganti dal cuore aperto ormai alla gioia più grande.» (Il Ciclope, anno II, n. 7 (19) del 13.4.1947) La cintura della Madonna
Raccontano i nostri nonni che nei tempi antichi, quando durante un parto si verificavano complicanze, esisteva l’usanza di recarsi presso la chiesa per prendere in prestito la cintura della statua della Madonna della Catena per farla indossare alla partoriente in difficoltà in modo tale che il parto avesse un buon esito. |