 |  LE CARTE, LE PERSONE, LA MEMORIA... |
| L'educatore Pietro Graziano Calanna |
Personaggi illustri di Bronte, insieme |
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Istitutore delle pubbliche scuole delle donzelle di Bronte
Pietro Graziano Calanna Uomo di santa vita, di talento, devoto, formato in tutti gli studi Fino al 1778 (anno di apertura delle scuole del Collegio Capizzi) l’analfabetismo dominava incontrastato tra il popolo di Bronte, privo, come tutti i piccoli comuni, di scuole; agli studi potevano accedere solo il clero ed i figli dei nobili (i "civili").
Per secoli il Comune etneo aveva attraversato periodi di gravi strettezze: possedeva ben poco, essendo stato espropriato di tutto nel 1494 (quando Papa Innocenzo VIII donava l'Abbazia di Maniace e i sui possedimenti all’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo) e ancora una volta nel 1798 (con il sovrano borbonico del momento, re Ferdinando I, che concedeva in perpetuo a Horatio Nelson le terre e la città di Bronte). Priva di mezzi, ben poco riusciva a realizzare l'"Universitas" brontese nel campo della formazione dei giovani; la scuola era il meno che interessava allora. Fortunatamente, quello che non poteva fare il Comune lo facevano i preti. La beata ignoranza nella quale viveva la popolazione era alleviata solo da quel pochino di leggere e scrivere che insegnavano i parroci. In quei secoli, d'altra parte, l'istruzione elementare e secondaria era quasi tutta in mano alle corporazioni religiose: Filippini, Teatini, Minoriti, Scolopi e sopratutto Gesuiti che, fin dal 1548, avevano fondato numerosi collegi in Sicilia. Anche a Bronte era così: riuscivano a darsi un'istruzione scolastica solo il clero e i figli dei "civili". Agli altri, ai popolani, solo la scuola parrocchiale e quel poco che poteva essere insegnato nell'Oratorio di S. Filippo Neri, sorto accanto alla chiesa di Maria SS. della Catena nel XVI secolo, o dai Frati Minori Osservanti venuti a Bronte verso il 1585 e dai padri Cappuccini venuti verso il 1627. Naturalmente non era sufficiente ai bisogni della popolazione anche perchè non esisteva assolutamente nulla per l'istruzione delle ragazze. |
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|  |  | Immagini di Pietro Graziano Calanna "istitutore delle pubbliche scuole delle donzelle di Bronte" nato a Bronte il 14 aprile 1755 da Pietro Filippo e Maria Lombardo e morto, sempre a Bronte, il 16 ottobre 1832. Studiò lontano da Bronte, nel Seminario di Monreale, dove appena ventenne, era già lettore di metafisica e geometria. Prima di fondare nel suo paese natale le Scuole visse a Napoli e a Roma (nella casa dei padri dell'Oratorio di S. Filippo Neri). Le due foto sopra sono tratte da quadri conservati nel Collegio Capizzi. Quello in alto a sinistra è stato dipinto da Nunziato Petralia nel 1913; quello accanto a destra è un particolare tratto dal quadro Uomini illustri di Bronte (1874) di Agostino Attinà. |
| La scuola dell'oratorio per altro erano manchevoli, vi si insegnavano infatti solo i primi elementi di grammatica italiana e latina. Per far continuare gli studi le famiglie erano costrette a mandare i propri figli nel Seminario di Monreale o altrove. Ma l'andare a Monreale tornava disagevole sia per la distanza che per le difficoltà ed i pericoli della strada (attraverso le regie trazzere delle montagne da Bronte a Palermo si impiegavano quattro giorni) onde maggiore fu sentito il bisogno di aprire scuole nel proprio paese. Poi finalmente venne il Capizzi. L'ardita opera voluta nel 1774 dall'umile sacerdote (aveva iniziato gli studi nell'Oratorio di S. Filippo Neri ma anche lui era stato costretto a lasciare Bronte per proseguirli), diede una radicale soluzione al problema dell'istruzione e della formazione scolastica dei giovani brontesi. Il Capizzi progettò per loro un maestoso Collegio che "servisse per l'istruzione cristiana dei poveri campagnoli; contenesse scuole primarie e secondarie di letteratura italiana e latina, filosofia, teologia, diritto canonico e matematica; con due classi distinte, scolaresca esterna, e convitto interno con grandi cameroni..." (G. De Luca, Storia della Città di Bronte). Per secoli fu una fucina di sapere e pose il paese in posizione di sicura preminenza sugli altri centri della Sicilia. Ma le ragazze brontesi ne erano escluse: era inimmaginabile in quel periodo che qualcuna di loro potesse frequentare le aule del Collegio (lo potranno fare solo secoli dopo, nel 1919, sotto il Rettorato di Vincenzo Portaro). Mentre l'organizzazione scolastica maschile risultava completa (scuole elementari per ragazzi presso i conventi dei Cappuccini e dei Minori Osservanti, scuole superiori nel Collegio Capizzi), mancavano soltanto le scuole per le ragazze che, a prescindere dal ceto di appartenenza, potevano essere affidate dalle famiglie solo nelle mani di maestre private spesso ignoranti ed in grado soltanto di dare lezioni nei lavori donneschi, o di pinzocchere (monache di casa) che, alla bene o meglio, insegnavano un pò di dottrina cristiana. «Suore bizocchere, ed oneste donne innutte, o vedove onestissime di grave età se ne occupavano. Loro compito era quello di educare le figliolette nel timore di Dio ed ai primi lavori di ago e maglia. I civili feceano in propria casa da qualche uomo perito istruire le proprie figlie nel disegno, ricamo, leggere e scrivere. Non si aveano però pubbliche scuole gratuite per le ragazze.» (G. De Luca) L'apertura del femminile Collegio di Maria, voluto da Maria Scafiti ed approvato con regio decreto del 1780 stentava a avviarsi anche a causa di lunghe liti con gli eredi dei generosi fondatori (solo nel 1875 ne fu approvato lo statuto) ed allora, ancora un altro sacerdote, Pietro Graziano Calanna (Bronte 14.4.1755 – 16.10.1832), di ritorno a Bronte dopo quaranta anni trascorsi prima a Monreale (dove insegnava Metafisica e Geometria) e dopo fra Roma e Napoli (presso le Congregazioni dell'Oratorio di S. Filippo Neri), forte dell'esperienza acquisita a favore delle giovani, idea e progetta la formazione scolastica femminile a Bronte. Anche lui per poter continuare gli studi erano stato costretto ad allontanarsi dal proprio paese. Il 1 Maggio 1823, col contributo del Comune, di William Nelson, II° Duca di Bronte, e di altri benestanti, pone mano alla istituzione della prima delle scuole femminili nel suo paese natale demandando l’amministrazione dell’istituto ad una commissione di quattro cittadini, affiancati dal sindaco. Istituita per legge nel 1816 la scuola elementare obbligatoria per maschi e femmine in ogni Comune, Pietro Calanna supera tale legge progettando l'apertura di quattro scuole femminili nei principali quartieri (Soccorso, S. Giovanni, Annunziata e Catena; nel 1865 si aggiungerà quella del quartiere di S. Vito). Aperta la prima scuola risultò così numeroso l’afflusso delle ragazze che si rese necessaria l'apertura della seconda, per la quale ottiene un contributo dal re Francesco II (400 onze). Dettò personalmente, sul modello dei Collegi di Maria e di quanto aveva fatto Ignazio Capizzi per il Real Collegio Borbonico, le istruzioni ed i regolamenti, approvati dalla Commissione di P. I. di Palermo (un compendio di educazione religiosa, di galateo, e di insegnamento di principi letterari, disegno, taglio e cucito e tutto quanto serviva a formare buone, religiose madri di famiglia). Per il Calanna l’istituzione doveva restare un’opera pia e non religiosa; le fanciulle dovevano apprendere non solo il senso religioso della vita, ma anche quello del lavoro, appropriato alla donna, insieme con tutte le altre conoscenze (storia, geografia, far di conto) quale oggetto dell'insegnamento del leggere. Materie dell'insegnamento: leggere, scrivere, arte di fare i conti e lavori domestici con sei ore di lezioni al giorno: tre la mattina e altrettante nel pomeriggio, in inverno solo tre ore la mattina. Pietro Calanna ("uomo di santa vita, di talento, devoto, formato in tutti gli studi", lo definisce Benedetto Radice) riuscì nella sua opera: prima di morire (1832) le Regie scuole erano funzionanti in tre quartieri. Altre due furono aperte dopo la sua morte: la Catena nel 1865 e quella di S. Vito nel 1867, dal sac. Giuseppe Di Bella, rettore del Real Collegio Capizzi e nuovo direttore delle scuole. Le insegnanti delle scuole erano prima maestre laiche o terziarie (bizzocche), successivamente le maestre furono suore terziarie; nelle scuole erano presenti anche il sacerdote confessore, il catechista, il celebrante, ecc. Dal 1898 diresse per 23 anni le Regie Pubbliche scuole femminili il Sac. Don Nunzio Luca (Bronte 1846-1921, Presidente della Congregazione di Carità ed anche consigliere comunale), che le gestì con zelo ed affetto aumentandone e valorizzandone anche il patrimonio.
| 1823 - Le scuole
«Il Calanna, a somiglianza dei Collegi di Maria, allarga la sua visuale: le fanciulle devono apprendere non solo il senso religioso della vita, ma anche quello del lavoro, appropriato alla donna, insieme con tutte le conoscenze (storia, geografia, disegno) quale oggetto dell'insegnamento del leggere. Scrive chiaramente che "non si è voluto qui aprire delle semplici scuole, ma fondare un'opera pia, per cui non in Case religiose, ma dentro i loro rispettivi quartieri, le ragazze possano ricevere questa educazione, un'opera che ha di mira principalmente la formazione del costume e dello spirito delle giovanette, senza che siano obbligate a tante spese, mancando molte di mezzi". Insiste: il frutto di questa fondazione ricade su tutta la popolazione. Pur nominando i quattro deputati, con l'aggiunta del sindaco, responsabili delle scuole, il Calanna le mette alle dipendenze della Commissione della P. I. di Palermo, e qui sta la novità: non di natura ecclesiastica né laicale, ma scuole private gratuite dipendenti dallo Stato. Materie dell'insegnamento: leggere, scrivere, abbaco e lavori donneschi, secondo le capacità delle ragazze (come nei Collegi di Maria); orario delle lezioni: tre ore e mezzo la mattina e altrettante di pomeriggio, in inverno solo tre ore la mattina, vacanza il giovedì pomeriggio; esercizi di pietà solo mezz'ora la mattina e rosario la sera, senza altre devozioni. La pedagogia del Calanna si basa su pochi principi fondamentali: abituare le ragazze a fare le cose per convinzione, onde formarne il carattere; la loro ubbidienza è proporzionata al rispetto che ricevono; alle maestre non è permesso batterle o metter loro le mani addosso. Salario delle maestre 12 onze l'anno e alloggio gratuito nella stessa scuola.» (Salvatore Cucinotta, Sicilia e Siciliani, Edizioni Siciliane Messina, 1996). | 1824 - Il contributo dei Nelson La firma del "Promotore della Pia Opera" Sac. Pietro Calanna: «Io sottoscritto ricevo dal Sig. D. Filippo Thovez per mano di D. Pietro Spedalieri once dieci, e sono quelle stesse assegnate da S. E. il Sig. Duca di Bronte D. Guglielmo Nelson all'opera delle Scuole delle Fanciulle aperte fin dal 1° Maggio dell'anno scorso 1823 qui in Bronte. Questo dì in Bronte 17 giugno 1824»
| 1831 - I Regolamenti
A sinistra, la copertina dei «Regolamenti delle Regie Pubbliche Scuole delle donzelle di Bronte, istituite dal Rev.do Sac.te D. Pietro Calanna e dirette dal sac. D. Gaetano Rizzo», a stampa, Catania 1835. Composti da 56 pagine, sono preceduti da una breve Prefazione, nella quale sono ripercorse le principali tappe relative alla fondazione delle Scuole per le fanciulle, "Case di Civile e Cristiana Educazione". Si articolano in una prima parte, denominata Disegno generale del Pio Stabilimento di pubbliche scuole ad istruzione delle fanciulle in Bronte e in una seconda parte, dal titolo Stato perpetuo delle dette scuole. Contengono quindi anche una serie di prescrizioni minute utili per gestire, in ogni aspetto, l’Istituto che riguardano Il ripartimento delle ore, le attività didattiche, le Regole particolari per le allieve e le maestre; le Incombenze particolari del prete catechista e i Doveri particolari del prete direttore nonché un Regolamento per la visita delle scuole. I regolamenti delle «Regie pubbliche scuole delle donzelle di Bronte» (questa la prima denominazione giuridica dell’Opera pia), stampati nel 1835, furono approvati il 14 maggio 1831 con decreto pubblicato il successivo 24 Maggio; con tale provvedimento (vedi immagine a destra), inoltre, il Governo borbonico autorizzò la Commissione comunale di pubblica beneficenza del comune di Bronte - composta dal sindaco (all'epoca era il Dr. Giuseppe Zappia) e da due amministratori indicati dal decurionato (il consiglio comunale dell’epoca) - ad accettare le donazioni in favore della pubblica istituzione. | 1842 - Le allieve, l’Educazione e l’Istruzione ed I tempi della scuola Le allieve sono ammesse all’età di sette anni e non oltre i dieci anni nella scuola del proprio quartiere; «se qualche figliuola da una scuola vorrà, per giusto motivo, passare in un’altra [scuola], la maestra di questa scuola non la possa ricevere, senza averne avuto prima espresso ordine dal direttore». Il Regolamento non prevede particolari indicazione riguardo all’abbigliamento che le scolare sono tenute ad indossare e ciò perché le Scuole di Bronte sono aperte a fanciulle provenienti da tutti i ceti. «Non potendosi ottenere la intera uniformità nel vestire – si legge nelle norme relative all’organizzazione scolastica – verrà ognuna vestita secondo la qualità del suo grado, ma tutte nondimeno dovranno essere ben composte e pulite, e per quanto è possibile uniformi …» Il calendario, affisso nei locali scolastici, implica tempi molto pressati; le scuole, infatti, sono aperte ogni giorno, mattina e pomeriggio (ad eccezione del giovedì in cui la scuola è aperta solo per mezza giornata) per tre ore nella prima parte della giornata ed ulteriori tre ore e mezza nel dopo pranzo. Il sabato le fanciulle saranno tenute a confessarsi e la domenica, condotte «ben ordinate in fila dalla scuola e la Chiesa» dalle maestre per partecipare alla messa in comune. Le notizie sull’attività svolta dalle Regie Scuole delle donzelle di Bronte, che si ricavano dalla documentazione archivistica che abbiamo avuto modo di consultare, conservata presso gli Archivi di Stato di Catania e di Palermo, sono assai frammentarie. Da una comunicazione inviata dal Sindaco di Bronte all’Intendente di Catania il 19 novembre del 1842, emerge, ad esempio, che nel 1842 le scuole sono frequentate da 142 allieve (60 fanciulle nel quartiere di S. Giovanni, 37 in quello della Catena e 45 in quello dell’Annunciata) alle quali le maestre impartivano lezioni di leggere, scrivere, «i principi di Dio e della nostra cristiana religione, e l’arti donnesche» Molti anni dopo, poco prima dell’Unità d’Italia, il numero delle fanciulle frequentanti è raddoppiato; uno statino compilato dal direttore delle scuole il 30 marzo del 1859, ci informa che ammontano a 310 le ragazze che complessivamente frequentano le tre scuole dirette dal sac. Giuseppe Di Bella ed attivate nei quartieri di Bronte. Il programma di insegnamento, se si eccettua l’introduzione del Galateo, è immutato e si esplica, come in precedenza, nella lettura, nella scrittura, nella dottrina Cristiana e nel «costruire calzetti, riccamare, cucire ed altro» (…) L’apertura delle scuole femminili nei diversi quartieri del comune non solo sgrava l’istituzione dalla gestione di un numero alto di allieve nella medesima struttura, ma facilita la frequenza scolastica venendo incontro anche alle esigenze delle allieve che «vanno mattina e dopo pranzo alle scuole, e si ritirano a casa propria per mangiare e dormire». Problemi, quest’ultimi, che incidono negativamente sull’attività didattica offerta da altre realtà scolastiche (...). (Da “Le Regie Pubbliche Scuole delle donzelle di Bronte” di Eleonora Beccaria e Ilaria Chirico, Quaderni di Intercultura, Anno X/2018) |
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