Fra i giornali che videro la luce a Bronte nella prima metà del secolo scorso, “Il Ciclope”, l’ultimo uscito in ordine di tempo, merita senz’altro un posto di primo piano; si può dire che sia stato l’unico che ha lasciato il segno, quello che ancora continua a suscitare ricordi, curiosità ed interesse. Aveva cadenza quindicinale ed il primo numero, stampato a Bronte dallo Stabilimento Tipografico Sociale (la storica Tipografia fondata da Vincenzo Schilirò), uscito domenica 14 Luglio 1946 costava 6 lire. Quattro pagine in formato tabloid, suddivise in quattro colonne per pagina che ben presto diventarono la voce ed il punto di riferimento della vita sociale e culturale brontese. Così come si definiva nella testata diventò sin dal primo numero lo “specchio di Bronte”, la sua anima, la sua coscienza collettiva. Conservò il formato grafico e l’impaginazione pressoché inalterati per gli oltre cinque anni della sua vita (uscì di scena a fine 1950), con rare fotografie ma contornato da deliziosi disegni e dalle caricature del cancelliere Angelo Mazzola. Uscì con più di 4 pagine solo raramente (due o tre numeri). Articoli di storia patria (brontese) e di cultura, figure d’altri tempi, poesie e recensioni teatrali (erano due le compagnie che si contendevano la scena: i convittori del R. C. Capizzi ed i ragazzi della Fuci guidati dalla regia di Michelangelo Gliozzo); poesie di ambiente locale, molta satira tirata su con verve ed ironia, bacchettate e punzecchiature al vetriolo (il titolo di una rubrica già spiegava tutto: “Arsenico”), cronaca giudiziaria (quadretti umoristici, “Baruffe in pretura”, delle beghe familiari e di vicinato finite davanti al Giudice, a firma “Il can... celliere”!), caricature di personaggi (“Galleria degli uomini illustri!?!...” li definiva Il Ciclope). Articoli, velenosi corsivi, trafiletti e caricature, riportati in completa libertà e senza riguardi per nessuno o remore di sorta. Diventarono ben presto un pungolo continuo verso l'amministrazione comunale dell'epoca (Giuseppe Interdonato era il sindaco di allora) ed una vigile sentinella che smascherava gli abusi ma anche le piccole malefatte o le furbizie del potere e dintorni. Ebbe subito un successo inatteso; andava letteralmente a ruba e si aspettava l'uscita accalcando ogni quindici giorni la piccola "Libreria Sciavarrello" e reclamando energicamente dall'estero quando qualche copia spedita andava perduta. Tante critiche e punzecchiature senza peli sulla lingua ma anche continui stimoli, contributi, ed idee a volte innovative ed anticipatrici. Pensate che fu per primo Il Ciclope a parlare di un Terzo Polo turistico sul versante Nord-ovest dell’Etna: «Il Piano Difesa - scriveva nel n. 5 del 2 Marzo 1947 - sarebbe il più indicato per salubrità, chiarità e vastità panoramica ed è anche quello che offrirebbe più facile possibilità di raggiungere la cima del vulcano attraverso una funivia opportunamente costruita». E ancora deliziosi racconti (vedi tra gli altri Un lampo o 'U su' Nunziatu ficasicca di Angelo Mazzola) che in una trama semplice ed accattivante delineavano con precisione di termini e di linguaggio la vita contadina dell'epoca, lasciandone un preciso documento per le generazioni future. Insomma un quindicinale a tutto tondo che rispecchia fedelmente quasi un decennio di “vita” brontese di mezzo secolo fa e che, in chi lo ha vissuto, ha lasciato un ricordo vivo e nostalgico ma che, ancora oggi, fa rivivere anche ai giovani con gusto e curiosità ciò che veramente era il nostro paese subito dopo la fine della guerra. Quelli del Ciclope erano, infatti, gli anni dell’immediato dopoguerra, gli anni della vera fame, della miseria e della speculazione ma furono anche quelli della ricostruzione e della prima rinascita del paese distrutto dalle bombe degli alleati e dalle mine tedesche. Erano i giorni delle “tessere” per poter avere diritto al chilo di zucchero, o alla pasta, dei pacchi (tanto attesi) ricevuti dai “parenti ricchi” d’America, del "vestiario e delle scarpe a favore dei reduci, combattenti e sinistrati" donati dall'UNRRA ed anche delle proteste per la mancata distribuzione ...del baccalà o della ordinanza sindacale che vietava anche …l’esportazione delle uova. A quanto ci è dato sapere fu fondato da Luigi Margaglio (che fu anche il primo direttore, foto a destra), Nunzio Sciavarrello, e Angelo Mazzola. Un quarto, l’avv. Renato Radice, dopo un primo sì si era successivamente allontanato. Così almeno, nel n. 6 del 22 Settembre 1946, scriveva in versi il giornale in una didascalia posta sotto la caricatura dei tre fondatori: «Ci volle un gatto di pinacoteca (Sciavarrello) nonché un furetto di cancelleria (Mazzola) perché un misantropo di biblioteca (Margaglio) lasciasse i libri e la malinconia. Così fra il pendolo sesquipedale e quell’elettrico don’Angelino (il tipografo) nacque il Ciclopico quindicinale prònubo il vate col grigio ombrellino. Un quarto c’era, chiamato Renato (Radice) che dato “il via” s’è poscia eclissato. Ma se, per ora, dobbiamo tacere verrà a suo tempo conciato a dovere.» Il giornale viveva dei proventi della vendita. Nessun contributo pubblico, nessun emolumento ai collaboratori o al Direttore; si riusciva a pagare solo il tipografo. Il costo del giornale (le 6 lire del primo numero del luglio 1946 diventarono 15 ad agosto del 1947) e la piccola pubblicità locale riuscivano quasi sempre a coprire il costo della carta e le spese si stampa. |
| Sfogliando Il Ciclope, 60 anni dopo Nelle pagine seguenti vi proponiamo un'ampia antologia tratta da vari numeri de "Il Ciclope", con articoli, personaggi, storie, spunti, caricature e, nell'ultima pagina, un breve elenco di altri giornali editi a Bronte nei primi anni del secolo scorso. Il comune, la politica, i fatti - Il Bilancio comunale (1946) - Crisi nell’Amministrazione Comunale (1946) - Grano a prezzo di sangue (1947) - Votazioni spicciative (sul Prg, 1947) - Basta con la retorica, Presidente Alessi - Curiosità elettorali, il dott. Pecorino e il 21 - I consiglieri baruffano, i milioni ...stanno a guardare - Danni per diversi miliardi a causa del nubifragio - Il progetto della Casa Comunale (1948) - Partitocrazia, male di moda (1948) - Cose fatte, cose da non farsi, cose da farsi - Scuole Calanna: un vespaio Bronte d'altri tempi
- Sotto il mero e misto impero di Randazzo - Storia di Bronte vista così... - 22.000 scudi pagati per avere la forca - 160 storpi al tempo dei saraceni ripopolarono Bronte - "Ritorniamo, l'altra la lasciamo al Sindaco" - "A chiazza", salotto di paese - Colore paesano - Le nostre strade, come sorgevano: Discesa Matrice - 'A Cruci Tirinnanna - E' nato il duchino - Terza festa della Matricola, terza delusione - U mastru 'a chiazza - La caramelle del maestro Reina - Gli alunni delle 7 caramelle - Eletta Miss Bronte 1949 Figure d'altri tempi
- 'U su' Nunziatu ficasicca - Un lampo - Don Giovanni Cimbali - Zagarazzabuz - Don Vincenzo il portinaio Personaggi in Pretura
- Un paio di scarpe in Pretura - Schiaffi per sentito dire - Curiosità inopportuna - La donna dai due mariti - Tra i due litiganti... - Gentilezze di padron di casa e tenerezze fraterne - Il buco della sfortuna - Come i pifferi... - Si offre un bacio e si danno morsi - Un episodio di vita ...russa - Sorprende il marito con l'amante - Ucciso il gallo chiese consiglio a Dio - L'astuta Carmela pescava rape, broccoli e cavolfiori Spigolature
- Se non ci fossero più... - 'A grar' e pisci - Il riscaldamento delle scuole elementari - Arsenico - Vino a buon mercato ...sino a tarda ora - Un altro passo avanti sulla via del progresso - Queste bestie... (3 poesie 3) Altri giornali di Bronte
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I 3 fondatori Anche i tre fondatori de Il Ciclope figurano nelle caricature della divertente «Galleria degli uomini illustri!?!» ironicamente ritratti dalla stessa matita di uno dei tre (Mazzola). Sopra: il primo direttore Luigi Margaglio, così ritratto nel primo numero de Il Ciclope.
Nel disegno a destra: da sinistra, il prof. Nunzio Sciavarrello (pittore), Luigi Margaglio (poeta) e Angelo Mazzola (I° cancelliere presso la pretura di Bronte). Il numero del quindicinale è il 6 del 22 settembre 1946 (anno I); la didascalia che accompagnava il disegno è riportata nella parte sinistra della pagina. | | |
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«Le colonne di questo foglio sono a disposizione di chi vuol lottare per la più bella Bronte» scriveva il direttore Luigi Margaglio Cesare il 1° gennaio del 1947 (il quindicinale riportava il numero 13 e, per la prima volta, si era tentata anche una stampa bicolore: blu e rosso ma gli esiti erano stato deludenti).
«Bronte è la nostra casa più grande - continuava - ed essa sarà quale noi la vorremmo; dobbiamo essere noi a cercare di renderla più bella ed armoniosa, più pacifica ed operosa, col nostro lavoro, coi nostri consigli, con le nostre iniziative.» Anche se – come affermava sempre Margaglio – il giornale era «costretto ogni giorno a farsi strada tra pregiudizi e permalosità, odi e rancori, lotte ed intrighi» durò cinque anni (le ultime copie uscirono alla fine del 1950).
E cinque anni non sono pochi «per un modesto foglio di paese», nel 1950 «ancora in piedi sempre vigile ed entusiasta per la buona battaglia che si prefigge un solo scopo: il progresso di Bronte». Col numero 13 (anno II, del 1 gennaio 1947, “Numero speciale a sei pagine lire 10”) figura, per la prima volta, oltre al Direttore Luigi Margaglio Cesare anche un Comitato di redazione (N. Meli, L. Margaglio, A. Mazzola, N. Sciavarrello, che firmava con lo pseudonimo Argo) ed un amministratore (G. Sciavarrello), responsabile anche della “raccolta pubblicitaria”. Dopo una breve sospensione delle pubblicazioni, a luglio '47 la direzione del quindicinale viene assunta dal prof. Giuseppe
Bonina (foto a destra) con Nino Neri (foto a destra) redattore responsabile (diventerà condirettore dall'11 luglio ed unico direttore alla fine dello stesso anno) e con Vittorio Caponnetto addetto all’amministrazione (sostituito in seguito dal direttore amministrativo Mario Raciti). Nel "numero unico" di Domenica 6 Luglio il nuovo direttore «... ringrazia il prof. Luigi Margaglio Cesare per la diligente opera svolta della Direzione del Ciclope» e in un editoriale intitolato "Ripresa" traccia le linee guida del quindicinale e ne ribadisce l'indipendenza: «...lottare per l'interesse esclusivo di Bronte e dei suoi figli, senza nocivi legami di partito» con un invito ai giovani «perchè è da loro che nascono le cose più belle» ed una sferzata a «coloro i quali dormono profondi sonni e si dibattono tra l'apatia e la diffidenza» perchè «si sveglino una buona volta!» Il quindicinale da il benvenuto al Prefetto in visita a Bronte («...siamo sicuri che si sia reso conto delle tante cose di cui abbiamo bisogno e non varrebbe la pena ricordargliele...»), pubblica la vibrata protesta dell'avv. V. Castiglione («l'opposizione») contro un «esoso contributo di 500.000 per il mantenimento del Liceo Capizzi» deliberato dal Comune («...immorale, oltrecchè illegale con un bilancio deficitario»); scrive fra l'altro che «sarà inaugurato il primo turno delle colonie estive» e che finalmente anche a Bronte «abbiamo avuto la disinfezione con il DDT»; la pubblicità del Cinema Comunale annuncia «l'atteso capolavoro Il conte di Montecristo» e tra gli "avvisi economici" trovava spazio il «petrolio illuminante a L. 100 il litro, in libera vendita, presso l'esercente Sig. Antonino Raciti, via Attinà 36 (dietro Collegio Capizzi.» Ma evidentemente in Redazione c'era ancora aria di crisi, i costi della carta e delle spese di tipografia aumentavano ogni mese e la pubblicità era quasi inesistente tanto che un mese dopo (numero unico di domenica 17 Agosto '47) il prezzo de Il Ciclope passava da 10 a 15 lire. La sede del giornale, sempre stampato con i tipi di don Tino Santangelo dello Stabilimento Tipografico Sociale (con sede allora in via Capizzi 12), a Gennaio 1948 viene trasferita dal n. 326 al n. 267 di via Umberto (successivamente, nel 1949, si trasferirà ancora in via Umberto ma al n. 352). Il Ciclope assume anche una veste grafica più moderna, appare qualche timida fotografia (a discapito delle indimenticabili caratteristiche caricature) e qualche notizia di carattere non locale. Cambia anche la testata dove scompare il vecchio logo iniziale (un disegno che rimarrà comunque sempre nella memoria di tutti), e dove per la prima volta, in un riquadro a sinistra, è data la possibilità dell’abbonamento (Lire 400 annue) e compaiono le tariffe pubblicitarie (anche a “…prezzi da convenirsi”). L'editoriale del primo numero del '48 (1 gennaio 1948, anno III) porta il titolo “Agli amici ed a coloro che si reputano nemici: uniamoci tutti per la prosperità della nostra Bronte” e - caso unico - in seconda pagina una locandina che riporta in modo completo tutti i dati amministrativi e redazionali del giornale. Il Ciclope, però, diventa via via più “serioso”; si diradano anche le brillanti caricature del cancelliere rag. Angelo Mazzola (che per altro agli inizi del '49 lascia Bronte perchè trasferito a Catania), e scompaiono anche le caratteristiche descrizioni dei processi in Pretura (a firma “Il Can… celliere”) e si scrive anche di sport (dei “granata di Bronte”: Giovanni Barbagallo, Paolo Barbaria, Cimbali, Castiglione, La Venia, Di Stefano, Salanitro, Santangelo …). Aumenta anche il numero dei collaboratori con le firme di Vittorio Caponnetto, Gabriele Liuzzo, Carmelo Zerbo, Nunzio e Lillo Meli, Nino Neri, Nicola Lupo, G. Di Bella, Salvatore Di Bella (sdib) e V. Minio. Dal primo numero del '49 (datato 1 Gennaio) la direzione viene assunta da Nino Neri che si avvale di un Comitato di redazione: lo stesso Neri, Nunzio Meli, Vincenzo Minio e Gabriele Liuzzo. Una locandina nell'ultima pagina, interamente dedicata alla pubblicità, elenca tutti i collaboratori del 1948 mentre, accanto, l'Emporio Barbaria Biagio, uno degli inserzionisti, nel fare gli auguri di Buon Anno raccomandava «alle signore le calze Nylon originali americane» e la Ditta Spitaleri (Scagghitta) «la strepitosa vendita di apparecchi radio delle migliori marche». Il nuovo direttore responsabile, nell'editoriale, ricorda come Il Ciclope «questo misero foglio quindicinale, è come la freccia nel fianco dell'amministrazione comunale, e tutti i colpi son buoni per tentare di estirparla...» e che continuerà «a lavorare con la stessa lena, sempre pronti ad appoggiare qualsiasi iniziativa ed opera si presenti utile per la collettività», non mancando di opporsi «a qualsiasi forma di speculazione, di intrigo e di compromesso...». Insomma l'antico spirito battagliero dei primi anni continuava. Nel giugno del ’49 cambia ancora la direzione: Gabriele Liuzzo è il nuovo direttore responsabile (nella testata ha una menzione, come direttore amministrativo anche Umberto Isola). Il quindicinale cambia ancora e fra le notizie brontesi fanno anche capolino altre news di carattere, diciamo così, extraterritoriale. Scompaiono le situazioni pirandelliane e le piccole “baruffe chiozzotte” delle comari brontesi, quadretti di raro umorismo con il maresciallo, “rifugium peccatorum”, l’assessore od il sindaco, sullo sfondo dei cortili e delle stradine di Bronte e dintorni. Il Ciclope, però, aveva perso negli anni la verve e l'agilità iniziali, la sintesi estrema nella presentazione delle notizie che dava subito e meglio l’idea di quello che vi si scriveva; si trovano ora articoli e resoconti lunghissimi che occupano quasi tutta la pagina. Pur continuando a portare avanti lodevoli battaglie ed iniziative nel campo socio-politico, il giornale aveva in parte perduta l'iniziale vivacità, lo stile leggero, modificata la grafica e l'impaginazione e, quando, uno dopo l’altro, chi lo aveva fondato e diretto e coloro che lo animavano, lasciarono Bronte alla ricerca di un futuro migliore, nessuno prese il loro posto e “lo specchio di Bronte” chiuse. «Il giornale, sotto la mia direzione, - ci scrive l'ultimo direttore Gabriele Liuzzo - non solo ha continuato ad occuparsi sia pure in tono minore di situazioni pirandelliane e baruffe da cortile, ma ha affrontato problemi sociali come emerge dagli articoli (ricordo a braccio ex multis perchè non ho più la collezione) "Terre incolte e case abbandonate" che riguardava le terre lasciate incolte quando c'era una grave disoccupazione nel mondo rurale e le case sfitte quando tante famiglie erano prive di alloggio in conseguenza della guerra e l'altro dal titolo "Domani è troppo tardi" che riguardava lo scarso salario dato ai raccoglitori di pistacchi e le polemiche con l'Arciprete perchè non faceva accompagnare con la croce i morti poveri.» «Ero riuscito a coinvolgere tra i collaboratori il Pretore di Bronte, se non ricordo male si chiamava Capitanio, l'Ing. Giuseppe Di Bella con le sue storie brontesi ed altri di cui non ricordo il nome nonchè ad incrementare il valido apporto di Angelo Mazzola con i suoi simpatici disegni. Avevo anche iniziato una sottoscrizione per un monumento ai caduti in guerra che è stato poi realizzato dove oggi si trova.» «Ricordo - continua Liuzzo - con piacere e, consentimi dire, con orgoglio che il giornale era molto atteso non solo dai cittadini locali ma anche da quelli sparsi in Italia ed all'Estero. Certo, dopo che ho lasciato Bronte per raggiungere la mia famiglia trasferitasi a Roma, il giornale è decaduto fino a cessare le pubblicazioni mancando nei giovani l'interesse per il proprio Paese che probabilmente avrebbero lasciato. A Roma ho smesso ogni ulteriore attività extra professionale per dedicarmi completamente al mio lavoro, specializzandomi in diritto urbanistico.» Sul finire degli anni '50 Il Ciclope chiuse ma appassionò e svegliò "la sonnacchiosa Bronte" allora e, dopo sessant'anni, incuriosisce ed appassiona tutt’oggi. Ancora oggi ci sentiamo di dire un "grazie" a chi lo ha fatto ed a coloro che lo hanno portato avanti e vi hanno collaborato! (nL) Luglio 2006 |