(Cronaca) Questa non è capitata a Bronte, si consolino dunque i brontesi pensando che solo a Cesarò gli schiaffi si prendono per sentito dire! E il fortunato uomo che li prese si chiama Nasca Calogero. Nel marzo scorso, vi era molto affollamento di postulanti dietro la porta del Sindaco e fra le altre donne, anche certa Sinitò Grazia. L'inserviente Nasca Calogero era di servizio per disciplinare lo ingresso delle donne e ad un tratto una di esse, proprio la Sinitò profittando dell'entrata di altro impiegato nel gabinetto del Sindaco, insinuò e fece entrare un suo figliuolo, che a dire della donna sarebbe stato capace di rappresentare all'autorità i bisogni della madre. Si accorse di tale fraudolenta manovra il Nasca, che provvide subito a far uscire il piccolo... contrabbandiere, ma la madre più lesta del Nascà, intervenne e con un manrovescio fece fare un volo planè al berretto del Nasca; poscia con ingiurie e spintoni, minacce e gesticolamenti ridusse il povero uomo in un cencio. Riavutosi però, subito dopo, il Nasca fece la sua denuncia ai Carabinieri e il 16 aprile la Sinitò comparve in udienza per rispondere di oltraggio; era trascorso più di un mese, dal fatto, e molte cicatrici, il tempo risana. Infatti il Nasca, che pregiudizialmente dichiarò di voler perdonare, rendendo la sua dichiarazione, non sapendo cosa dire per addolcire e mitigare i fatti, pensò di deporre che degli schiaffi, ricevuti, ne aveva avuto sentore, dai testi presenti. Per lui, il colpetto con la mano, fu una carezza! E le ingiurie? Dei complimenti. E gli spintoni? Degli abbracci! Meno male che la Sinitò si limitò a percosse ed ingiurie, perchè altrimenti con la buona disposizione d'animo del Nasca, se qualcosa di più grave fosse accaduto, chi sa quali più compromettenti manifestazioni affettuose avrebbe attribuite alla Sinitò. Casi la condanna, che il Pretore inflisse alla donna, per il reato commesso nella buona interpretazione del Nasca, non deve ritenersi una condanna, ma un grazioso e riconoscente debito di gratitudine dell'uomo verso la donna che lo aveva si gentilmente, un mese prima, colmato di attenzioni e di carezze! (Il Ciclope, anno II, n. 11 (29), domenica 1 Giugno, Direttore Luigi Margaglio Cesare) Curiosità inopportuna
La sera del 21 gennaio Messineo Biagio si ritirava verso casa. Giunto in via Mario Pagano e all'altezza della casa di Conti Nunzio vide due persone appoggiate all'uscio che parlottavano. Il Messineo che ha una spiccata tendenza a fare il poliziotto, ricordandosi che aveva una lampadina tascabile in mano, la accese e diresse il fascio di luce sul viso dei due. Si dice che la curiosità è donna; ma nella donna, tale dote assume quasi sempre un aspetto gentile e poco indisponente. Negli uomini, invece, la curiosità è... cretina, specie quando interrompe un colloquio galante. Ed infatti Schilirò Giuseppe che non voleva essere disturbato, ma tuttavia venne sorpreso, mentre petrarcheggiava con la sua Laura s'indispose talmente che diede al Messineo l’unico epiteto che si meritasse: «Cretino! Fai la tua strada.» Il Messineo, in sul momento riconobbe che lo Schilirò aveva ragione e non fiatò, ma poscia, sentendo vivo il bruciore dell'onta ricevuta, pensò di vendicarsi. Attese lo Schilirò al passaggio da casa sua e non appena lo ebbe a tiro del suo cane glielo aizzò contro. Mentre il cane mordeva le carni e lacerava gli abiti, il Messineo con un bastone sfogava il suo animo livido, sul capo dei povero Schilirò. Davanti ai Carabinieri, subito dopo comparvero tanto lo Schilirò confuso, quanto il Messineo, gonfio e pettoruto per la bravata fatta. Ma mentre allo Schilirò rimane la consolazione di farsi curare le ferite dalle carezzevoli mani della sua Laura al Messineo non rimane che un piccolo conticino aperto con la giustizia. [Il Ciclope, anno II n. 3 (15), Domenica 2 febbraio 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare La donna dai due mariti
Essa si chiama Gorgone Anna e si è permessa il lusso di avere un marito, consacrato dalla legge, a nome Fazio Nunzio, ed un altro, sconsacrato da Dio e dagli uomini che si chiama Gulino Nunzio. Un menage a tre, potrebbe pensare qualche maligno! Invece no. La Gorgone, stanca di abitare con il marito legittimo, pensò bene di accasarsi presso quello illegittimo, svendette la mobilia e poscia fece denuncia contro il marito per abbandono. Ma il Fazio Nunzio che nulla aveva da rimproverarsi a sua volta fece querela contro la moglie e contro il suo rivale. Oggi, all'udienza comparve la Gorgone e pure il Fazio si presentò, costituendosi parte civile; non comparve invece il Gulino Nunzio, ma la sua personalità incombeva nell'aula, perchè una teste venne a dire il motivo, per cui la donna si decise a lasciare il marito. Infatti il Gulino promise di far fare la permanente alla sua bella mentre il marito non permise che si affidassero le caste ciocche della sua donna all'opera sapiente del «coiffeur pour dames».Ce n'era abbastanza per punire la vanità femminile barattata a cuor leggero con la fedeltà coniugale e il Pretore assolse Fazio Nunzio ma condannò i due adulteri a mesi sei di reclusione ciascuno. [Il Ciclope, anno II n. 4 (16), Domenica 16 febbraio 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare] Tra i due litiganti…
É sempre il terzo che gode: ognuno lo sa, e il proverbio non poteva essere proprio ora smentito da Proto Nunziata, che le prese, senza colpa, ma con molti danni. Il due marzo la nominata Maugeri Rosalia, in via Sciacca di Bronte, assieme ai figli Reale Nunziata, Vincenzo, Nunziatina e Giuseppa, per futili motivi venne a diverbio con Parlato Giuseppa. Come sempre succede, tra le nostre donnette che facilmente prendono fuoco, dalle parole si passò ben presto alle vie di fatto: tafferuglio indiavolato tra donne afferrantesi per i capelli, gesticolanti e vocianti come tante erinni. La Parlato Giuseppa in pericolo di essere ridotta a mal partito, ricevette l'aiuto insperato della figliola Putrino Grazia, accorsa furente con un mattarello in mano. La Reale Giuseppa si accorse dei rinforzi… armati che venivano in aiuto della sua avversaria ed allora, con mossa napoleonica affrontò la Putrino, la disarmò e poscia facendo del matterello, una potente clava, si accinse a colpire con fatale ineluttabilità la Putrino stessa che aveva osato venire in aiuto della madre. Ma il guaio fu, che dietro la Reale Giuseppa, stava la povera Proto Nunziata, accorsa per dividere: il matterello colpì lei invece della Putrino, forse per punirla di essere stata troppo altruista e con intenzioni pacificatrici. Ne avrà por dodici giorni: una buona strenna in verità. [Il Ciclope, anno II n. 6 (18), Domenica 19 Marzo 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare] Gentilezze di padron di casa e tenerezze fraterne
Galvagno Maria da diversi anni tiene in locazione una casa di certa Liuzzo Carmela. Normalmente, tra inquilino e padron di casa, non corrono mai buoni rapporti, ma tra le due donne erano assolutamente pessimi. La Liuzzo, a dire della Galvagno, non essendo riuscita a far sloggiare la sua inquilina, neanche con l'uso della carta bollata, pensò di cambiar sistema e si diede a diffamare la Galvagno dicendole delle cose poco onorevoli per una donna sposata. Senonchè il sistema adottato fu rimedio senza alcun utile risultato. Infatti il 13 giugno la Liuzzo raccolse il frutto delle sue diffamazioni, a suon di legnate. Tanto la Galvagno Maria quanto la sorella Galvagno Grazia diedero alla Liuzzo pugni e calci; ma il bello è questo che, per carità fraterna, anche il Liuzzo Giuseppe, che aveva delle divergenze d'interesse con la sorella Carmela; volle aggiungere la sua dose di autorevole affettuosità, e con un bastone dimostrò quanto possa la voce del sangue, affidata al linguaggio di un bastone! [Il Ciclope, numero unico, Domenica 6 Luglio 1947, direttore Giuseppe Bonina] Il buco della sfortuna
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