1) Il cesso pubblico dello «stradone nuovo». 2) le montagne, colline, dune ... i poja di immondizie ad ogni piè sospinto. 3) Le capre a passeggio per «piazza». 4) I fossi, le voragini, i crateri dalla «punta piazza» allo Scialando 5) I ragazzi che orinano all'«edificio» 6) I minorenni che giocano coi bigliettoni nei caffè ... 7) Gli altri che fanno venire l'itterizia con le corse di biciclette dallo Scialandro alla «punta piazza». 8) Le cavalcature cariche di sterpi che ti cavano gli occhi nelle passeggiate serali al corso Umberto (piazza). 9) La campana da capre al portone del Nucleo… 10) Il lume a petro... max all'Associazione del pubblico impiego (A.P.I.) 11) La via «Madonna del riparo»… …Allora Bronte sembrerebbe… …Maletto!? (Il Ciclope, anno I, n. 1, domenica 14 Luglio 1946, direttore Luigi Margaglio Cesare)
«'A grar' e pisci!»
Contributo alla ricostruzione di Bronte La Pescheria sorgerà DOVE? Ci occupammo, la volta scorsa, della costruenda Casa Comunale che, secondo quanto si afferma, dovrebbe sorgere nel cuore del paese, in fondo alla nuova piazza adiacente alla via principale. Oggi vorremmo dare qualche altro consiglio, allo scopo di eliminare una delle tante indecenze che offendono il decoro del paese; e contribuire, così, a risolvere in parte quel complesso problema della pubblica igiene che, in questo caso, ha diretti rapporti con l'alimentazione. E' della pescheria che vogliamo occuparci; di quella che c'è, e dell’altra che la cittadinanza pretende ci debba essere. Quella che c'è, è nota: e la espressione con cui la si designa, è caratteristica del lirismo sintetico del nostro popolo: «'a ar' e pisci!» (all'epoca era nella via Scafiti, foto a destra, Ndr). Due parole e ha detto tutto. Cioè: un rettangolo di cinque o sei metri quadrati, due inferriate ai lati e una porta in mezzo sprangata di solito con un catenaccio di tali dimensioni che sembra voglia proteggere il tesoro della Banca di Mutuo. È precisamente dietro una di quelle grate, che, anche nei giorni di pioggia e di neve, la turba dei postulanti è costretta a pigiarsi, facendo a gomitate e a spintoni, aggrappandosi alle sbarre di ferro per non venire proiettata all'indietro, quando i primi venuti si allontanano (retrocedendo, a colpi di anche e spallate) premuti e calpesti dalla calca che fa a gara per occupare il posto lasciato vuoto. E tutti a gridare: Tano… tano... tano...: Un chilo... tre quarti... cinquecento grammi ... Ultimo discendente da Masaniello, Tano, dietro la grata, coi capelli ricciuti e disfatti, e le brache che gli scivolano dalla pancia tondeggiante si volge a destra e manca a prendere, dalle ceste, il pesce richiesto, e buttarlo a manate sulle bilance sudice e decrepite che pesano con la stupefacente precisione di quelle dei chimici-farmacisti. Nell'interno del locale la sporcizia è nauseante, e il fetore - che appesantisce l'aria e s'espande dalle finestre - é tale da mozzare il respiro. Vero è che, a fissare il prezzo, vi si reca il Sanitario o il Veterinario o l'assessore, ma ne escono con la stessa noia con cui vi sono entrati: e puzza e lerciume restano tali e quali, a testimoniare la passività dei cittadini che imprecano in sordina, ma non sanno levare la voce, più muti dello stesso pesce che li sogguarda con occhi putrefatti. […] (M.) (Il Ciclope, anno I, n. 12, domenica 15 Dicembre 1946, direttore Luigi Margaglio Cesare) L'Orologio di S. Giovanni tace
Non era un cronometro perfetto, anzi per il suo funzionamento capriccioso era diventato famoso anche nei centri vicini. Forse per questo ci eravamo affezionati ad esso ed ora la sua voce muta ci fa l'effetto di una corda del nostro cuore, che ha cessato di vibrare. Quando la sua voce tornerà a farsi sentire? Forse fra qualche anno. Ma la colpa non è di Mastro Nunzio Bardaro, meccanico provetto ed uomo degno sotto ogni aspetto di essere immortalato fra i nostri uomini illustri; ma dei soldi, che il Sindaco stenta a spendere. (Il Ciclope, anno II, n. 5 (17), Domenica 2 Marzo 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare) Arsenico
In tempo di democrazia i monumenti dedicati agli imperatori, non sono più rispettati. Chi ci pensa? Il sindaco non se ne serve, l'appaltatore della sporcizia urbana se ne frega perchè tanto non gli fanno nulla, i ragazzini se ne fregano, la giunta se ne frega, le guardie comunali se ne fregano, l’ufficiale sanitario non se ne frega ma è continuamente occupato a frequentare corsi di malariologia, tutti se ne fregano e intanto il puzzo è ammorbante e un poveraccio che ora deve anche pagare la tassa di famiglia non può più fare pipì con soddisfazione. Che lo facciano apposta? Ce lo vogliamo togliere dai piedi questo appaltatore? magari spedendolo al suo paese con lo stesso sgangherato camioncino che è andato a pescare chissà dove per prendere per fessi i brontesi? E di quei quattro spazzini - giudei che ce ne facciamo? Tanto stanno in piedi per forza e per ogni palata di immondizia che riescono a sollevare mandano giù un nugolo di pidocchi di pari peso. A proposito si parla tanto di D.D.T. Chissà se questo prodotto consigliato per insetti di normale costituzione è anche adatto per i pidocchi robustissimi del custode del gabinetto di via Card. De Luca? Si parla di pidocchi - giganti che vanno da un visitatore all’altro con sorprendente snellezza e che giocano addirittura per le scale. Una volta, tanto, tanto temo fa, i brontesi pensavano ad un minimo di decoro per il loro paese e gli amministratori varavano ogni tanto qualche ordinanza in proposito. Ce n'era una che dava lo sfratto ai maiali ed alle galline. Chissà dove sarà andata a finire. E intanto che belle passeggiate si fanno in paese questi nobili e preziosi animali, e come è confortante vederli grufolare nelle abbondanti e cittadine immondizie: e quante gallinelle contribuiscono alla pulizia delle nostre strade. Fratello comandante delle GG. CC. perchè non la ripesca l’ordinanza? Che bei film si proiettano al nostro Cinema Comunale, e come costa poco il biglietto in rapporto al ragguardevole numero di pulci che ci si porta a casa. Però che cittadini pacifici ed accomodanti siamo, i brontesi. (Il Ciclope, anno II, n. 7 (19), Domenica 13 Aprile 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare) |