Don Vincenzo il portinaio
All'ombra del vetusto Istituto, ritto sull'ampio portone che da un secolo e più vede fluire continua una schiera di maestri e discepoli, sta don Vincenzo, custode incorruttibile del Collegio Capizzi, accoppiante in sè il rigore di un Cerbero e la serena mestizia di un filosofo stoico. Forse nessuno più di lui ha la sensazione dolorosa del passare del tempo e del lento accumularsi degli anni posto lì, fermo, divenuto quasi parte integrante dell'edificio che custodisce, mentre una gioventù si avvicenda all'altra nell'agone degli studi e fiduciosa si appresta al suo cammino nella vita. Quando le frotte dei maturati migrano, come rondini all'appressarsi del freddo, verso mete lontane, inseguendo la vastità dei loro sogni più cupi risuonano al suo orecchio i rintocchi del vecchio orologio, mesto compagno delle sue notti e dei suoi giorni, suscitandogli un'onda di malinconia che appena riesce a disperdere l'increspatura di un sorriso col quale accompagna gli auguri alla speranza dei giovani. Egli sa infatti che molti ritorneranno delusi, vinti dal turbinare ostile della vita e che come lui si rinchiuderanno in sè stessi sol paghi di riandare col pensiero al ricordo degli anni più belli. Si, come lui, che nei suoi occhi, dolcemente ridenti, conserva la visione ariosa di vaste campagne, di tramonti di fiamma più larghi di quelli che concede ora il ristretto orizzonte soffocato dalle case che, prepotenti, si affacciano sulla via che corre davanti. E come desioso di afferrare questo orizzonte che egli sogna e gli sfugge, nelle giornate di sole si sposta dal suo portone più in qua, più in là per godere dei raggi tiepidi che penetrano tra l'ammassarsi dei muri. Forse allora la vita gli si colora in maniera diversa e nella sua mente si scandiscono un pò zoppicanti e contorti quei versi onde amò condensarsi la sua saggezza negli anni in cui volle essere anche lui un pò letterato ed anche un poeta. Certo non fu mania versaiola la sua, ma desiderio di adeguarsi culturalmente all'istituto di cui egli costituiva come la punta avanzata e della cui gloria doveva sentirsi anche partecipe. | Furono gli anni quelli in cui amò mostrarsi, nelle occasioni solenni, adorno di una fiammante divisa in cui facevano spicco dorati bottoni ed intrecciati galloni. Ma la guerra distrusse gli orpelli, striminzì i salari e don Vincenzo, da stoico saggio, ritornò alla prosa del suo scialletto liso, alla monotonia del vivere quotidiano dove non contano più i metri o le parole in rima bensì la quantità dei pasti. Ora don Vincenzo vive la sua grigia giornata, un pò deluso, un pò sfiduciato, ricco solo di esperienza acquistata nel suo continuo contatto con gente di ogni condizione e di ogni paese e con la lettura di polverosi calapini che lo aiutano a passare le serate d'inverno nel suo sgabbuzzino portante il risonante nome di portineria. [L. M.] (Il Ciclope - Anno III, n. 1, Giovedì 1 Gennaio 1948, Direttore Giovanni Bonina) Eletta Miss Bronte 1949
Sabato 26 s. m. gran festa al ballo organizzato dal Comitato Universitario nei locali del Cinema. Tutta la nostra migliore società vi si è data convegno. Motivo di attrattiva era l'elezione di Miss Bronte 1949 a cui parteciparono per suffragio degli intervenuti otto belle fanciulle e che si risolse nella vittoria della graziosa Signorina Gorgone Maria fu Nunzio seguita dalle Sig.ne Giulia Mauro, Melina Fallico, Schilirò Carmelina, Rizzo Carmelina, Zina Lanzafame e Castiglione Giuseppina. Molti doni sono stati offerti alla neo Miss, che ha riscosso l'applauso unanime degli astanti, da parte del Comitato Universitario. (Il Ciclope - Anno IV, n. 5, Martedì 1 Marzo 1949, Direttore Nino Neri) Il riscaldamento delle scuole elementari
Non c'è comune dell'Italia settentrionale e centrale situato al di sopra dei 500 metri sul mare, che non abbia pensato al riscaldamento delle scuole durante il periodo invernale. Tale riscaldamento è fornito dai termosifoni, o con l'assegnazione di carbone alle direzioni didattiche. In Sicilia non tutte le amministrazioni comunali hanno sentito questo dovere, e maestri e scolari, durante l'inverno sono costretti a stare nelle aule con i mantelli addosso e soffiar continuamente nelle mani. I nostri amministratori nemmeno a dirlo, han fatto quanto usano fare gli altri comuni. Si sono preoccupati di riscaldare alcuni ambienti tralasciando le scuole esposte a tutte le intemperie per la nota mancanza di vetri e umide perchè i lavori fatti in seguito agli eventi bellici non sono stati eseguiti con coscienza. Si denuncia ora al Sig. Sindaco: E' Bronte un paese situato a 800 metri sul mare? E' vero che l’inverno è rigido? E' vero che il comune è uno dei più ricchi della Sicilia e che possiede molti boschi? E allora perchè non si pensa ad estendere alle scuole il riscaldamento? Non sono meritevoli i bambini di tale beneficio dovendo stare parecchie ore inchiodati nei banchi? Secondo me le nostre scuole non hanno il riscaldamento perchè nessuno l’ha chiesto, ci provi ora il Sindaco a domandarlo al Prefetto e ad includere la spesa nel nuovo bilancio, vedrà che nessuno oserà negare un po’ di calore ai bambini dai sei -ai dieci anni. [ragio] [Il Ciclope, anno II n. 3 (15), Domenica 2 febbraio 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare Perchè dare ai ragazzi delle scuole metà di caramelle?
Il Ciclope era fastidioso e noioso come una pulce non solo per gli amministratori comunali; quando se ne presentava l’occasione dava fastidio, scriveva e martellava senza riguardo per nessuno. S’interessava anche delle cose più banali od irrisorie o quando accadeva qualcosa di poco dignitoso o ingiusto o strano. "Perchè dare ai ragazzi metà di caramelle?" E’ la domanda angosciosa che pone a chi di dovere domenica 27 Giugno 1948, chiedendo a nome di tutti i brontesi una “chiarificazione”. La risposta, dell’insegnante Alfio Reina, arriva al giornale ed è pubblicata il 25 luglio, un mese dopo. Trenta giorni che sicuramente hanno tenuto in ansia la Redazione, la Scuola e forse anche tutta Bronte. Le caramelle del maestro Reina
«Il 19 c. m. ultimo giorno di scuola, in seguito ad accordi col Provveditorato agli studi, a cura dell'Amministrazione aiuti internazionali è stata effettuata una distribuzione gratuita di cioccolatto e caramelle a tutti gli alunni delle scuole elementari. Ci è stato però segnalato che il pacchetto di caramelle per il peso di 40 grammi, pari a dieci caramelle; è stato assottigliato, avendone gli alunni ricevuto soltanto sette o cinque. Le giustificate lagnanze richiedono senza dubbio una spiegazione: la sottrazione è stata praticata dal locale magazzino U.N.R.R.A. o dal centro di assistenza provinciale? Una chiarificazione si attendono i cittadini!» (Il Ciclope - Anno III, n. 13, Domenica 27 Giugno 1948, Direttore Giuseppe Bonina e Nino Neri) «Che le caramelle mancarono lo sapevamo ma da chi furono sottratte non ce lo dice il Prof. Reina.
In risposta ad una richiesta spiegazione, circa la distribuzione delle caramelle agli alunni delle elementari, sono in grado di fornire i seguenti chiarimenti. La razione delle caramelle spettanti a ciascuno alunno era di g. 40, pari a nove caramelle (pesate nella farmacia del Dott. Liuzzo). Tale razione dovette subire una diminuizione di due caramelle e quindi ridotte per tutti a sette, per il fatto che nell'interno della cassetta pervenuta da Catania, furono trovate in meno undici scatole di caramelle di g. 600 ciascuna, pari quindi a kg. 6.600. Si rese perciò necessaria la diminuzione di cui sopra, per fare beneficiare del dono tutti indistintamente gli alunni. A. Reina» (Il Ciclope - Anno III, n. 15, Domenica 25 Luglio 1948, Direttore Giuseppe Bonina e Nino Neri) - Nella foto a destra il maestro Alfio Reina in divisa dell'Epoca, nel 1936; nella foto sotto i 39 alunni della sua IV Classe Elementare (1947/48). |
| Vincenzo Cardaci Il poeta portinaio. Uomo di umili origini, cordiale ed imponente nell'aspetto, nato a Bronte il 27 agosto 1883 da Giuseppe Cardaci e Schilirò Giuseppa, non appena raggiunta l'età idonea al lavoro si dedicò all'agricoltura ed alla pastorizia che esercitò fino al 1926, quando all'età di 43 anni fu chiamato dall'allora Rettore del Collegio Capizzi Sac. Vincenzo Portaro come portiere del Collegio. A tale attività si dedicò con cura e diligenza fino al 1960, quando data la tarda età fu esonerato dal servizio, ma rimanendo ospite del «Capizzi» fino al 5 gennaio 1963, data della sua morte. Negli anni passati nel Collegio, ideale palestra di sapere e di cultura, egli seppe incrementare e arricchire la sua istruzione sia frequentando la biblioteca del Collegio sia mediante i quotidiani contatti con professori e alunni che familiarmente lo chiamavano "don Vincenzo". Amava dilettarsi nello scrivere poesie. Lasciò i suoi risparmi al Collegio per istituire delle borse di studio a favore degli studenti più meritevoli. Di Don Vincenzo vi presentiamo «La dimenticanza»: «L'uomo nasce, cresce e pasce ma non pensa! Se no ritorna al punto di partenza. Non tutti morti non tutti vivi, ma pur sepolti vivi.» | Leggi anche Vincenzo Cardaci di Nicola Lupo |
Galleria dei giovani belli!?! Luigi Salanitri, "u zzu Luiggi", il tabaccaio di fronte al Capizzi, noto personaggio brontese degli anni '50, ritratto da Angelo Mazzola. Bastano pochi versi a Luigi Margaglio per tratteggiarne il profilo. | | «Se Pietro l'Aretin, poeta Tosco, dalle critiche argute e iimpertinenti, rivivesse, direbbe: Ti conosco, Luigi Salanitri, complimenti! - Passati sono i secoli, e la Storia, uguale si ripete, in ogni evento: La critica contrasta con la Gloria la lingua s'antepone al sentimento! Risponderebbe il nostro Luigino, ammiccando: - Approvo il tuo verdetto! E assieme a Pietro un buon bicchier di vino andrebbe a ber, prendendolo a braccetto.» | Leggi come lo descrive N. Lupo |
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Galleria dei cancellieri caricaturisti!?! Ed eccolo il 1° cancelliere della Pretura di Bronte, rag. Angelo Mazzola, l'estroso vignettista de Il Ciclope, in una autocaricatura pubblicata il 1° Marzo 1949, pochi giorni prima di lasciare Bronte perché trasferito a Catania. | | La solita poesiola che accompagnava il disegno questa volta è un nostalgico saluto: «Venni a Bronte or sono dieci anni Cancellier nella Pretura la curai con molti affanni, come propria creatura. Or la lascio, vado al piano mi rifaccio catanese, ma ricorderò lontano la Pretura di Paese! I miei amici, le contrade, i pistacchi, le fellette, i tappeti... sulle strade... fichidindie bianchette! Ma seppure vado via, son brontese d'adozione. perciò niente nostalgia... ci vedremo ogni stagione! Venni solo nel trentotto, siamo quattro ad andar via... un saluto lascio sotto al mio schizzo in galleria!» |
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Gli alunni delle 7 caramelle Ed eccoli
i 40 alunni delle caramelle: la IV Classe Elementare del Maestro Alfio Reina (anno scolastico 1947/48). Iniziamo (salvo errori od omissioni) a sinistra dall'alto. Quinta fila: Gino Zerbo, Salvatore Schilirò, Giuseppe Di Gaetano, Pippo Caruso, Pippo Catania, Zino Bonaventura, Nino Currao, Gregorio Portaro, Pippo Adornetto. Quarta fila: Giuseppe Longhitano, Rino Battiato, Turi Saitta, Gino Castiglione, Nino Liuzzo. Terza fila: il maestro Reina, Biagio Avellina, (?), Pippo Caraci, Giuseppe Mirenda, Cesarino, Francesco Caruso, Giuliano, Nunzio Caruso, Pippo Capace, Seconda fila: Saverio Camuto, Enzo De Luca, Nunzio Lupo, Zino Grassia, Benedetto Leanza, Biagio Catania, Ipsala, Palermo, Turi Saitta, Prima fila: Alfredeo Rizzo, (?), Vincenzo Ciraldo, Ciccio Lupo, Nino Lombardo, Pippo Basile, Lazzaro. | |
Nella foto sono in 39 ma il giorno che fu scattata ne mancava uno: padre Nino Longhitano. Vedi anche la Classe V di Padre Mariano Mauro (1940/41). |
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