All'ordine del giorno il piano regolatore. Due progetti sono in lizza: uno ancora sconosciuto, chiuso in una cassetta tra polvere e ragnatele, l'altro fresco ed imbrillantinato, con una bella casacca bianca di lino. Tre o quattro pigliano la parola: gli altri tacciono e beatamente fumano, guardandosi la piega dei pantaloni ed il colore delle calze. Il Sindaco espone brevemente (risparmia anche le parole lui); tutti sono d'accordo ed approvano il progetto dell'Ing. Russo. Soltanto un consigliere dai bianchi capelli che spiccano sull'abito blu, si alza, e (strano, tra le generali approvazioni), si oppone. «Prima che si approvi il progetto Russo» egli dice, «è giusto e doveroso che si esamini il progetto dell'Ing. De Gaetani; tanto più che quest'ultimo progetto è gratis, e che il progettista ha gentilmente inviato, a proprie spese, tale progetto da Firenze. «Rinviare l'approvazione del progetto del piano regolatore di qualche giorno» seguita il Dott. De Luca, «non sarebbe il finimondo». Risponde Talamo (è tanto simpatico con le sue brillanti trovate), e parla di certi bastoni tra le ruote. De Luca insiste. Si alza Pinzone: «L'amministrazione» egli dice, «varerebbe non il progetto Russo che è buono, ma qualsiasi progetto purché i lavori comincino sotto questa amministrazione». Bisbigli, votazione per alzata e seduta, approvazione progetto Russo, e… morale: Il progetto dell'Ing. De Gaetani (anche lui nostro concittadino), è rimasto chiuso nella cassa, tra la polvere e le ragnatele. Avrebbe potuto essere anche un buon progetto, ma la giunta NON LO HA DEGNATO NE’ LO DEGNERA’ D’UNO SGUARDO. Come compenso, la Giunta invierà all'Ing. De Gaetani una bella letterina di ringraziamento, ed un… non-ti-scordar-di-me. Bello tutto questo, forse, dal lato morale, ma dal lato pratico, è triste e poco romantico! [A. Neri] [Il Ciclope, numero unico, Sabato 27 Settembre 1947, direttore Giuseppe Bonina] 1948
Partitocrazia, male di moda L'amministrazione comunale capeggiata da Giuseppe Interdonato ha aumentato la "tassa di famiglia" ed in un dopoguerra di estrema miseria, in tempi di serie ristrettezze economiche e di tessere per avere diritto alla farina o allo zucchero il fatto, viziato anche da evidenti ingiustizie, da origine ad un malumore diffuso fra la popolazione. Il Ciclope di Domenica 15 Luglio 1948, in un articolo di prima pagina, dà il resoconto delle donne infuriate che fanno la fila al Municipio per protestare con il sindaco. «Chi, per avventura, si reca in questi giorni al Municipio, può vedere l'ufficio del Sindaco letteralmente assediato da una turba vociante di donne. Ciascuna, con un avviso di accertamento nelle mani, si scalmana a spiegare alle altre che non possiede nulla e che non può pagare. E' inutile dire che si tratta della famigerata tassa di famiglia. Gli uomini preferiscono andare a lavoro e delegano per queste faccende le loro donne la cui lingua è molto più convincente. Di tanto in tanto il Sindaco si fa sulla porta, le invita alla calma e poi ritorna, fra un crescendo di improperii, dietro la scrivania: penna alla mano e giù, tagli e riduzioni su ogni accertamento senza nemmeno dare il tempo a quelle poverette di recitare tutto il rosario delle loro lamentele. Così, con un sistema che sa forse molto di democratico, ma che non ha nulla di legale, si tenta di porre riparo al malfatto ed una diga al dilagare del malumore. Se un criterio, anche errato, é stato eseguito per gli accertamenti sulla capacità contributiva dei singoli, non si capisce come sia possibile addivenire, magari ad un semplice concordato, senza ulteriori e, se si vuole, sommari accertamenti. […] Bel modo di amministrare!!! Speravamo nell'annunziata riunione del Consiglio comunale, per sentire la parola della giunta, ma purtroppo non si é raccolto il numero sufficiente di firme per la convocazione d'urgenza. Quei consiglieri della maggioranza che più degli altri si erano agitati sono tornati a fare i bravi figlioli obbedienti agli ordini di papà. Questi uomini che dovrebbero essere pensosi delle sorti della cosa pubblica, non sono che dei faziosi, preoccupati solo dell'interesse del loro partito e se alla faziosità si aggiunge l'incapacità, è facile immaginare quale sana amministrazione ne può sortir fuori. […] E' evidente come non basti l'onestà per amministrare un grosso paese, specie in un momento di trasformazione; è sopra tutto necessaria una certa competenza, larghezza e chiarezza di vedute e perchè no anche un pò d'amore per il prossimo. Non basta incassare milioni, bisogna saperli spendere, il che forse è più difficile. Bisogna sapersi interessare di tutti i problemi, anche dei più umili, anche di quelli che non servono per tramandare ai posteri le nostre gesta o meglio servono lo stesso perchè la gloria è sintesi di cose umili e grandi. Compito forse modesto, ma non sempre facile e nel quale il gioco della politica non dovrebbe entrarci per niente. Una volta tanto il pubblico interesse dovrebbe aver ragione sugli interessi di partito. (civis)» (Il Ciclope - Anno III, n. 14, Domenica 11 Luglio 1948, Direttore Giuseppe Bonina e Nino Neri) |