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Gli anni del Ciclope

Bronte allo specchio (1946 - 1950)

La Storia di Bronte, insieme

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Spigolando da Il Ciclope, 60 anni dopo

Il Comune, la Politica, i fatti


1946

Il bilancio comunale

Il Consiglio comunale, nella sua prima riunione, è stato chiamato a deliberare su argomenti impor­tanti per la vita del nostro centro, e, se dobbiamo interpretare i primi commenti all'avveni­mento, possiamo dire che essi non sono eccessivamente favorevoli ai rappre­sentanti del popolo brontese. Si sente parlare coni insistenza di nuovi pesi fiscali deliberati a cuor leggero, di spese eccessive non ridotte, di patrimonio amministrato con relativa oculatezza. (…)

Gli oneri che il comune deve sostenere non sono lievi e ce ne possiamo render conto guar­dando la cifra complessiva che indica il totale delle uscite: L. 12.972.052,80. Tale somma occorre per le spese ordinarie, di cui la principale è quella relativa al pagamento degli impie­gati per L. 6.451.701.

La restante somma di L. 6.520.351,80 serve per coprire tutte le altre spese ordi­narie. Nulla è previsto per sistemazioni stradali, e per lavori di pubblica utilità. […]

Per le entrate, poichè bisogna raggiungere il pareggio, leggiamo la stessa cifra complessiva di L. 12.972.052,80. Ai cittadini, pensiamo interessi conoscere come tale cifra si raggiunga; per cui enunciamo alcuni dati principali: Dazio consumo L. 2.800.000 (nel 1945 L. 1.843.026,10) imposta sul bestiame L. 1.200.000 (nel 1945 L. 1.382.614,60), Imposta di famiglia I. 1.500.000 (nel 1945 l'impo­sta sul valore locativo, che la sostituiva ha dato L. 31.186); imposte non offerenti a servizi pubblici L. 2.933.910.45 (nel 1945 L. 395.112.85); Sovraimposta comunale L. 1.146.749,10 (nel 1945 L. 411.429.90), Addizio­nale reddito agrario L. 143.571,90 (nel 1945 non esisteva); prima rata taglio bosco Foresta vec­chia L. 1.000.000; fitti reali di fondi rustici L. 1.365.050 (nel 1945 L. 241.550); contributo dello Stato per integrazione di bilancio L. 2.916.246,45.

Come si vede tutte le voci segnano un aumento, di cui non indifferente è quello relativo all'imposta di famiglia, mentre quella sul bestiame segna una piccola diminuizione. […]

(Il Ciclope - Anno I, n. 1, domenica 14 Luglio 1946, direttore Luigi Margaglio Cesare)


1946

Crisi nell’Amministrazione Comunale

GIUSEPPE INTERDONATO, SINDACO DI BRONTE (1946)Da un pò di tempo circola insistente la voce di una prossima crisi comunale. Si è sentito parlare di riunioni dell'assemblea generale della sezione D. Cristiana, di voti di sfiducia, di rim­brotti contro il Sindaco, che agirebbe da Dittatore, di manovre e di intrighi più o meno sotterranei di compagni… dico meglio , di amici di partito, e di persone che dal di fuori muovono le fila, come ai… tempi beati. Abbiamo cercato di appu­rare cosa ci sia di vero, per farlo conoscere ai lettori.

Veramente il nostro compito non è stato difficile, giacchè gli interessati alla crisi non hanno fatto un mistero delle loro intenzioni. Ecco quanto abbiamo saputo:

Dal giorno in cui il Sig. Interdonato Giuseppe (foto a sinistra, ndr) divenne Sindaco, dicono i suoi amici avversari, mo­strò aperta­men­te di non fidarsi dei suoi collaboratori, stabilendo che tutte le pratiche in evasione dovevano essere da lui personalmente controllate.

Per tali motivi taluni membri della Giunta, ed in special modo quelli che pensavano di poter fare da deus ex machina, cominciarono col recarsi meno frequentemente in Municipio e col disinteressarsi di qualsiasi attività riguardante il Comune, cer­cando, di riversare tutta la responsabilità dei vari atti amministrativi sulla persona del sindaco.

Se si fossero fermati a questo, nulla di grave ne sarebbe derivato, giacchè il Sindaco, pur agendo quasi sempre da solo per tutti gli atti di ordinaria ammini­strazione, ha riunito sem­pre la giunta per tutti i provvedimenti di competenza della giunta stessa.

Senonchè, visto che il loro assenteismo non impressionava per nulla il Sig. Inter­donato, abituato a lavorar solo e sorretto segretamente da vari consiglieri, tira­rono in ballo la disci­plina di partito - che come si sa è prerogativa dei partiti di massa, - iniziando un lavorio tra i soci della D. Cristiana tendente ad ingenerare in loro la convinzione che il Sindaco non agis­se democraticamente in quanto non aveva sentito il bisogno di informare periodicamente la sezione D. C. dell'andamento della vita comunale et cosa ancora più grave non usava alcun trattamento speciale ai demo­cristiani che venivano trattati sempre alla stessa stregua degli… anticristi. […] (effe)

(Il Ciclope, anno I, n. 4, domenica 25 Agosto 1946, direttore Luigi Margaglio Cesare)



1947

Grano a prezzo di sangue




  

gli avv. V. Castiglione e N. Meli



Gli avvocati
Vincenzo Casti­glione e Nunzio Meli,
in una caricatura de Il Ciclope (il dise­gno era di An­gelo Mazzola, uno dei tre fon­datori del gior­nale). In calce così, "poeti­camente", scriveva il direttore Luigi Marga­glio):

«Se l'alto Nunzio Meli è liberale,
il basso Castiglione è socialista,
l'uno con gambe lunghe e corta vista,
l'altro che arranca a passo diseguale.
Fanno della politica ambedue
col nastro tricolore o con il rosso;
Vincenzo va con Nenni e con Calosso,
Nunzio con Croce e le dottrine sue.
Castiglione in Diritto è corazzato,
e Meli, pur, nella filosofia.
Ma nonostante questa antinomia
fanno combutta e studiano il reato.
Certo, non van d'accordo in tutto quanto.
Però, quando dividon gli onorari,
muore il partito e cessano i divari.
Con la pecunia ogni legame è santo!»

Castiglione all'epoca era giù consigliere co­mu­nale, mentre Nunzio Meli non si era an­co­ra affacciato alla politica attiva.

 








Il sindaco dell'epoca, Giuseppe Interdonato
in un'altra piacevole caricatura de Il Ciclope.

In calce la solita pun­gente e simpa­tica descrizione (la poesia di Luigi Margaglio):

«Parte integrante d'ogni Comitato
è sempre in gran faccende - e mai si stanca;
presente al Municipio e alla Banca
in ogni commissione e patronato.
Da ventitre cervelli è consigliato
dodici a destra e gli altri a mano manca...
Nondimeno, predice Barba bianca
che sarà quanto prima giubilato.
Ma Interdonato, andandosene via,
dirà cristianamente: e cosi sia!»

 

Il Ciclope nel suo 2° nu­mero del 28 luglio 1946 dedica la gu­stosa "Galleria degli uomini illustri" all'on.  Vincenzo Saitta, colpevole secondo il quindi­cinale di aver in qualche modo osta­colato l'erezione di un nuovo monumento

ai Caduti in Piazza Spedalieri. La poesia didasca­lica di Luigi Margaglio è pungente come l'ortica:

«Per averne cancellata dal paese la memoria
chè, a cercarli, i loro nomi, non li trovi nella Storia
con devota gratitudine, lavorando lesti e muti,
questa effigie in pietra lavica, gli scolpirono i Caduti»

 

Attendiamo dalle Autorità i provvedimenti necessari per stroncare l’ingorda speculazione

L'andamento sfavorevole della campagna cerealicola, si manifesta già con un preoccupante aumento di prezzo del grano: siamo già a L. 2250 tumolo. I massarioti, i mezzadri, i coloni, gli affittuari, tutti coloro che in questi tempi di falsa demo­crazia sono stati agevolati da leggi demagogiche, sono all'erta: alle prime notizie pervenute dai paesi della Piana già il grano era scomparso; ora riap­pare a poco a poco per essere venduto quasi a prezzo di sangue.

Il biondo grano che Dio ha dato a tutti gli uomini per saziare la loro fame, è diven­tato pri­vilegio di pochi, dei nuovi ricchi ingordi e senza coscienza, che lo tengono gelosamente custodito nei pingui magazzini con malizia occultati, lo guardano con l'ansia bramosa del­l'avaro, lo venerano come simbolo della loro potenza espres­siva: ed ora che il bisogno si fa sentire più forte, lo cedono a poco a poco, a spiz­zico, per saggiare tutti i prezzi, per assaporare quasi con gioia la disperazione dell'affamato, loro che hanno tutto e tutto possono comprare.

Di questo passo fra un mese dovremo venderci le case per mangiare, dopo esserci venduti i vestiti e la biancheria: ed i nuovi ricchi gongoleranno, tronfi e al sicuro perchè tanto in Italia ci si occupa di politica e di elezioni ed il popolo è ancora paziente.

Noi non possiamo che levare la nostra povera voce per mettere in guardia tutti e ci repu­teremo fortunati se almeno in Bronte ci sarà dato di provocare da parte delle Autorità quei provvedimenti immediati ed atti a stroncare la speculazione vergognosa all'inizio: a tale scopo il giornale è a disposizione di tutti per segna­lazioni e denunce. [R.]

(Il Ciclope, anno II, n. 7 (19), Domenica 13 Aprile 1947, direttore Luigi Margaglio Cesare)



1947
Votazioni spicciative

Il piano regolatore dell'arch. Di Gaetano

Arch. Antonio Di GaetanoUna seduta del Consiglio comunale del Settembre 1947. Tagliente ed ironico il pezzo di Nino Neri (in quel periodo era il redattore responsabile de Il Ciclope) su una votazione "spicciativa" («che squal­lore...», la definisce l'autore) che, in quegli anni di ricostruzione radicale del paese, doveva decidere su un importante e delicato problema per il futuro di Bronte: il Piano regolatore generale.
Qualche consigliere comunale più illuminato, un "consigliere dai bianchi capelli", chiedeva di rinviare di qualche giorno l'approvazione del Piano redatto dall'Ing. Russo per poterne visionare un altro "donato" a Bronte da un illustre brontese, l'architetto Di Gaetano (nella foto a destra). "Tanto più - affermava il consigliere - che quest'ultimo progetto è gratis, e che il progettista ha gentilmente inviato, a proprie spese, tale progetto da Firenze". Ma si sa "nemo propheta in patria", si preferì soprassedere e non se ne fece nulla . Il progetto dell'arch. Di Gaetano rimase "chiuso nella cassa, tra la polvere e le ragnatele".

L'articolo de Il Ciclope ci da lo spunto per un breve cenno sulla figura di questo illustre brontese. Antonino Di Gaetano fu un insigne architetto, professore di Restauro dei Monumenti alla Facoltà d’Architettura dell’Uni­versità degli studi di Firenze. Era nato a Bronte il 2 gennaio 1906 ed il 15 giugno 1938 con il numero d'ordine 28 fu uno dei primi architetti che si iscrisse all'Ordine degli Architetti di Firenze. In questa città svolse la sua attività ed a Firenze morì il 13 luglio 1989.

Nel 1935, Di Gaetano aveva donato alla nostra città la sua tesi di laurea dal titolo Il Piano Rego­latore Generale di Bronte (qualcosa ancora è in parte conservata nella Biblioteca del Real Collegio Capizzi). «Nulla d’eccezionale, - afferma oggi l'arch. Luigi Longhitano - se non fosse che i piani regolatori furono istituiti solo nel 1942». Per meglio far comprendere la prestigiosa figura dell'arch. Di Gaetano, Luigi Longhitano cita anche una relazione presentata dallo stesso Di Gaetano al VII Congresso Nazionale di Storia dell’Architettura, tenu­tosi a Palermo dal 24 al 30 settembre del 1950, dal titolo: Possibilità di parziali ripristini di antiche strutture architettoniche nella Chiesa Madre della S.S. Trinità in Bronte, di cui una copia può essere consultata presso la biblioteca del Real Collegio Capizzi.

«La relazione - afferma Longhitano - offre spunti per rivisitare la nostra storia cittadina in un’ottica del tutto nuova, anche per i non addetti ai lavori. Il tema trattato dà anche la dimensione del grande amore che l’architetto Di Gaetano aveva per la sua città natale. Al Congresso parteciparono i maestri della storia dell’architettura italiana di allora, tra cui, solo per citare i più noti, Saverio Muratori, Giuseppe Lugli, Giuseppe Samonà, Bruno Zevi. Sarebbe perciò auspicio che la nostra città tributi tutti gli onori, anche se postumi, alla figura di questo suo figlio, ingiustamente dimenticata.»


Votazioni spicciative

Il Consiglio Comunale

Assente l'opposizione, presente l’eleganza

Io andrò in Paradiso! Perchè organizzo un ballo, e perchè ho avuto il coraggio di assistere all'ultima seduta del Consiglio Comunale. Che squallore!...
Una sala nuda, diciotto consiglieri (più uno ritardatario), piedi a sventola e teste pelate. Assente l'opposizione: presente l'eleganza. Il messo Venia calza, elegantissime ed itte­riche scarpe; le Guardie Comunali si pavoneggiano nelle loro belle uniformi ricche di mac­chie e variopinti rattoppi.

All'ordine del giorno il piano regolatore. Due progetti sono in lizza: uno ancora scono­sciuto, chiuso in una cassetta tra polvere e ragnatele, l'altro fresco ed imbrillantinato, con una bella casacca bianca di lino. Tre o quattro pigliano la parola: gli altri tacciono e beata­mente fumano, guardandosi la piega dei pantaloni ed il colore delle calze.

Il Sindaco espone brevemente (risparmia anche le parole lui); tutti sono d'accordo ed approvano il progetto dell'Ing. Russo. Soltanto un consigliere dai bianchi capelli che spic­cano sull'abito blu, si alza, e (strano, tra le generali approvazioni), si oppone.

«Prima che si approvi il progetto Russo» egli dice, «è giusto e doveroso che si esamini il progetto dell'Ing. De Gaetani; tanto più che quest'ultimo progetto è gratis, e che il pro­gettista ha gentilmente inviato, a proprie spese, tale progetto da Firenze.
«Rinviare l'approvazione del progetto del piano regolatore di qualche giorno» seguita il Dott. De Luca, «non sarebbe il finimondo». Risponde Talamo (è tanto simpatico con le sue brillanti trovate), e parla di certi bastoni tra le ruote. De Luca insiste. Si alza Pinzone: «L'amministrazione» egli dice, «varerebbe non il pro­getto Russo che è buono, ma qualsiasi progetto purché i lavori comincino sotto questa amministrazione».

Bisbigli, votazione per alzata e seduta, approvazione progetto Russo, e… morale: Il proget­to dell'Ing. De Gaetani (anche lui nostro concittadino), è rimasto chiuso nella cas­sa, tra la polvere e le ragnatele. Avrebbe potuto essere anche un buon progetto, ma la giunta NON LO HA DEGNATO NE’ LO DEGNERA’ D’UNO SGUARDO.

Come compenso, la Giunta invierà all'Ing. De Gaetani una bella letterina di ringrazia­mento, ed un… non-ti-scordar-di-me. Bello tutto questo, forse, dal lato morale, ma dal lato pratico, è triste e poco romantico! [A. Neri]

[Il Ciclope, numero unico, Sabato 27 Settembre 1947, direttore Giuseppe Bonina]


1948

Partitocrazia, male di moda

L'amministrazione comunale capeggiata da Giuseppe Interdonato ha aumentato la "tassa di famiglia" ed in un dopoguerra di estrema miseria, in tempi di serie ristrettezze economiche e di tessere per avere diritto alla farina o allo zucchero il fatto, viziato anche da evidenti ingiustizie, da origine ad un malumore diffuso fra la popolazione.  Il Ciclope di Domenica 15 Luglio 1948, in un articolo di prima pagina, dà il resoconto delle donne infuriate che fanno la fila al Municipio per protestare con il sindaco. «Chi, per avventura, si reca in questi giorni al Municipio, può vedere l'ufficio del Sindaco let­teralmente assediato da una turba vociante di donne.

Ciascuna, con un avviso di accerta­mento nelle mani, si scalmana a spiegare alle altre che non possiede nulla e che non può pagare. E' inutile dire che si tratta della famigerata tassa di famiglia. Gli uomini preferiscono andare a lavoro e delegano per queste faccende le loro donne la cui lingua è molto più convincente.

Di tanto in tanto il Sindaco si fa sulla porta, le invita alla calma e poi ritorna, fra un cre­scen­do di improperii, dietro la scrivania: penna alla mano e giù, tagli e riduzioni su ogni accerta­mento senza nemmeno dare il tempo a quelle poverette di recitare tutto il rosa­rio delle loro lamentele. Così, con un sistema che sa forse molto di democratico, ma che non ha nulla di legale, si tenta di porre riparo al malfatto ed una diga al dilagare del malumore.

Se un criterio, anche errato, é stato eseguito per gli accertamenti sulla capacità contribu­tiva dei singoli, non si capisce come sia possibile addivenire, magari ad un semplice con­cor­dato, senza ulteriori e, se si vuole, sommari accertamenti. […] Bel modo di ammini­strare!!!
Speravamo nell'annunziata riunione del Consiglio comunale, per sentire la parola della giunta, ma purtroppo non si é raccolto il numero sufficiente di firme per la convocazione d'urgenza. Quei consiglieri della maggioranza che più degli altri si erano agitati sono tornati a fare i bravi figlioli obbedienti agli ordini di papà.

Questi uomini che dovrebbero essere pensosi delle sorti della cosa pubblica, non sono che dei faziosi, preoccupati solo dell'interesse del loro partito e se alla faziosità si aggiun­ge l'incapacità, è facile immaginare quale sana amministrazione ne può sortir fuori.

[…] E' evidente come non basti l'onestà per amministrare un grosso paese, specie in un momento di trasformazione; è sopra tutto necessaria una certa competenza, larghezza e chiarezza di vedute e perchè no anche un pò d'amore per il prossimo.

Non basta incassare milioni, bisogna saperli spendere, il che forse è più difficile. Bisogna sapersi interessare di tutti i problemi, anche dei più umili, anche di quelli che non servono per tramandare ai posteri le nostre gesta o meglio servono lo stesso perchè la gloria è sintesi di cose umili e grandi. Compito forse modesto, ma non sempre facile e nel quale il gioco della politica non dovrebbe entrarci per niente. Una volta tanto il pubblico interesse dovrebbe aver ragione sugli interessi di partito. (civis)»

(Il Ciclope - Anno III, n. 14, Domenica 11 Luglio 1948, Direttore Giuseppe Bonina e Nino Neri)

 

Galleria degli assessori!?!

Il "simpatico" Gennaro Talamo, sarto presi­dente della "Forbice e ditale" e al­l'epoca  as­se­ssore in quota DC della Giunta del sin­daco Interdo­nato.

Il cancelliere Maz­zola, ritraendolo, si è vera­mente su­pe­rato.

Con pochi colpi di matita ha definito il per­sonag­gio. Graffiante la dedica poetica che accom­pagna la carica­tura:

«Della Giunta è componente
nel Consiglio Comunale
come sarto è presidente
della "Forbice e ditale"!
Sa suonare, sa ballare
curacacha, rumba, samba
il suo piede sa drizzare
da danseur davvero in gamba!
Bravo a Talamo Gennaro
tu hai tutte le virtù,
coi capelli biondo-chiaro
sembri uno di lassù...
dell'Olanda, d'Inghilterra...
tanto, parli ben l'inglese!
Perchè resti in questa terra?
Per il bene del Paese?»



 

Nino Neri

Galleria degli uomini illustri!?!
Nino Neri,
prima redattore

Nino Neri

responsabile e successivamente (dal 1 Gen­naio '49) Direttore de Il Ciclope. La matita ed i versi di Angelo Mazzola ne tracciano con pochi tratti il profilo:

«Unico figlio di suo padre è Nino
del Dottor Neri, già qui disegnato;
nacque in Adrano, e poscia da bambino
nel paese ciclopico portato.
Adunco ha il naso come l'Alighieri,
piccoli occhi, rada chioma scura,
larga la fronte, scevra di pensieri,
pancetta opima... dopo della cura.
D'Esculapio coltiva la dottrina,
a Pisa con fervore ha studiato...
ora s'è dato alla pennicillina...
e presto lo vedremo addottorato.»



1952: Il viaggio di Carlo Levi a Bronte

 

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