Il centro abitato, con strette stradine ad andamento tormentoso ed arabeggiante e ripide scalinate, è situato ad un’altezza media di 800 metri, sul fianco nord-ovest dell’Etna.
La sua altitudine va
infatti dai 600 metri del punto più basso (nuovi quartieri di contrada Sciarotta) ai 940 della zona di SS. Cristo (zona artigianale). Così l’illustre figlio di Bronte Giuseppe Cimbali descrive l’ambiente ed il territorio di Bronte ("Nicola Spedalieri", 1888, Città di Castello): «Ha la parte orrida e la parte lieta, la parte tenera e la parte epica a un tempo. Di là è lambito, anzi coronato, tristamente coronato, da moli gigantesche di lava nereggiante; di qua, come per contrasto, lo dominano vaghe colline, ricche sempre di vegetazione e d’incanto. «Giù ad occidente e a tramontata monti e sempre monti verdi e fecondi ed ubertosi, che si confondono mano mano con l’infinito azzurro del gran cielo siciliano, e su in lontananza, in fondo a un vero deserto dove ancora neppure la ginestra, il solitario fiore del deserto, ha cominciato ad attecchire, l’Etna si eleva in tutta la maestà della sua figura, come piramide immane, bello nella sua bianca cotta di neve nell’inverno; bello ne’ miseri brandelli di questa cotta da’ quali rimane qua e là coperto, a strisce bizzarre, nell’estate; bello sempre, anche quando fa male, nella coscienza sicura della sua grandezza e della sua onnipotenza. «Bisogna andare a Bronte per godere la più meravigliosa vista dell’Etna: solo a Bronte esso si mostra in tutto l’accordo, in tutta la purezza, in tutta l’armonia delle sue linee più perfette e più solenni.»
Anche se le strisce bizzarre di neve che anche d’estate coprivano il fianco occidentale dell’Etna sono ormai un lontano ricordo, la descrizione di Giuseppe Cimbali resta attualissima anche oggi. Bronte è un paese a misura d’uomo: lo rendono tale il clima, la salubrità dell’aria, le caratteristiche viuzze e le case addossate le une sulle altre, il carattere aperto e franco dei cittadini, la mancanza d’eccessive ricchezze come anche d’eccessiva povertà.
Per chi viene a Bronte questo si traduce nel calore dei residenti, nella cordialità di quanti gestiscono strutture ricettive, in un’ospitalità in costante miglioramento, nell’abilità e nella maestria degli artigiani, in una cultura antica e in una natura stupenda ed incontaminata. La modesta, tranquilla, silenziosa vita sociale si svolge prevalentemente lungo il Corso Umberto, ("a Chiazza") la via principale che taglia in due il Paese. Il Corso, dalle caratteristiche basole squadrate in pietra lavica, è la strada maestra dell’abitato. E' la prima che si incontra venendo a Bronte da Catania ed è sempre stata - come scrisse Lillo Meli nel 1948 su Il Ciclope - il luogo «in cui confluisce, per mirabile forza d'attrazione, l'operosa vita del paese». Inizia allo "Scialandro" e, con un andamento tortuoso, fa da cornice a molte chiese, alle piazze, ai palazzi più importanti ed ai negozi più prestigiosi. Rappresenta il salotto brontese, il centro commerciale, il luogo delle feste e delle manifestazioni, degli appuntamenti dei giovani e degli anziani, un andirivieni continuo di persone che s’incontrano, discutono e passeggiano. Termina, attraverso la massiccia e sempre presente struttura del Real Collegio Capizzi, in Piazza Spedalieri, la zona delle feste e delle manifestazioni pubbliche. |