Statue a Bronte Nicola Spedalieri, illustre sconosciuto I brontesi, popolo spesso violento e ribelle, nonostante vivessero in gravi disagi, riuscirono sempre a trovare le energie e il denaro per la costruzione di nuove chiese che hanno arricchito con statue prestigiose e di grande valore. Si pensi solo al gruppo marmoreo della Madonna Annunziata, scolpito dal Gagini. Sempre guidati da un clero numeroso, di elevato livello di formazione e, cosa rara, con un’antica abitudine allo studio non riuscirono però quasi mai a trovare risorse ed energie per abbellire con altrettanta passione le proprie piazze con statue o monumenti. Il primo, e forse l'unico, sorse nei primi anni del '900, esattamente nel 1922, al centro di Piazza Spedalieri, nella parte alta, davanti l’ex monastero di Santa Scolastica. Si innalzò, idea patriottica, per rendere onore ai numerosi brontesi caduti durante la Guerra del 15/18. La statua in bronzo, posta su un alto basamento di marmo (parte di quest’ultimo ancora visibile nell’attuale Sacrario) rappresentava la Vittoria, una donna con in mano una fiaccola e una palma. Abbelliva e caratterizzava la piazza e, come si può vedere nella foto in basso a sinistra, ne dava un aspetto più armonioso e gradevole. Durò poco, appena venti anni. Nel 1942, nella successiva guerra, tutto il bronzo ed il ferro furono donati alla Patria per fare cannoni ed il monumento fu completamente smantellato. Piazza Spedalieri ritornò spoglia e disadorna, solo uno slargo, e la nostra cittadina orfana di qualsiasi monumento, statua o scultura. Bisognerà aspettare oltre 40 anni per vederne sorgere un altro. L'occasione, questa volta, è data dal Processo a Bixio svoltosi a Bronte nel 1985. La scultura, in ferro e bronzo, fu eretta nella piazzetta davanti alla chiesa di San Vito e fu dedicata ai cinque malcapitati brontesi ivi fucilati dopo il sommario processo voluto da Nino Bixio per i tragici fatti del 1860. Di altre statue o monumenti eretti nelle piazze del centro storico di Bronte non c'è traccia. E sì, invece, che potremmo sbizzarrirci nello scegliere quale erigere in ricordo dei tanti personaggi che hanno onorato Bronte. Cominciando dal più importante e famoso di essi, il nostro filosofo Nicola Spedalieri, potremmo continuare con il ven. Ignazio Capizzi e magari finire con chi si rovinò per difendere Bronte o perse letteralmente la testa per lo stesso motivo: Matteo Pace o Luigi Terranova. Oltre che ad onorare e ricordare l'eroico o l'illustre personaggio che a Bronte ha avuto i natali, l’opera scultorea servirebbe anche a qualificare e a rendere più interessante e gradevole lo spazio di una nostra piazzetta. Immaginate come sarebbe Piazza Spedalieri che, dopo la recente ristrutturazione è stata anche definita “luogo senz’anima”. Con al centro la statua di Nicola Spedalieri finalmente prenderebbe vita. Pensate anche come sarebbe Piazza Cesarini Sforza, a Roma, senza la statua dello Spedalieri (foto a destra). Perché Roma, la capitale d’Italia, ha eretto una statua in bronzo, alta 4 metri e 50 cm., in onore del nostro filosofo. Bronte no! E non si riesce a comprenderne il vero motivo (ma forse non esiste motivo che è peggio) se è da oltre un secolo che si tenta di erigerne una. Nel 1895, nel primo centenario della morte dello Spedalieri, fu costituito addirittura un Comitato con questo preciso unico scopo: che nella «migliore nostra piazza sorga un monumento degno di Lui». Di tutto rispetto i promotori e componenti. Rappresentavano tutta la società brontese: il Rettore del Real Collegio Capizzi, sac. Nunzio Lanza, i presidenti del Casino de' Civili (Arcangelo Spedalieri), del Circolo Annunziata (Nunzio Pace), della Società Operaia (Filippo Isola), della Società Murifabbri (Giuseppe Piazza) ed il pittore Agostino Attinà. Il Comitato ebbe anche a dichiarare che «non ostante le immense difficoltà che saranno per frapporsi lungo la via che si propone di percorrere, nulla, e con invitta costanza, lascierà d'intentato per riuscire ad ogni costo nello scopo prefissosi.» Ma, trascorso il periodo dell'iniziale entusiasmo e passate le celebrazioni per il centenario, le «immense difficoltà» ebbero il sopravvento. «Un monumento di 24.000 lire - scriveva in merito Giuseppe Cimbali uno dei promotori del Comitato - non si può mettere a Bronte; fra le altre cose porterebbe una forte spesa per il Comune che deve fari riattare case e strade per portarle a livello del monumento». L'«invitta costanza» del Comitato venne meno, lo stesso Cimbali si fece promotore di un altro Comitato, questa volta nazionale, per erigere la statua a Roma, dove ebbe successo (il Comune partecipò con Lire 1.000 lire) ed a Bronte tutto fu dimenticato. L’ultimo timido tentativo di erigere un monumento allo Spedalieri fu fatto nel 2005 nel corso di un Convegno a lui dedicato. Fu proposto al Sindaco di collocare una statua in suo onore in una piazza di Bronte e il sen. Firrarello, allora era lui il sindaco, accolse con entusiasmo l’idea. Ma anche questa volta non ci fu seguito. Niente da fare, il nostro filosofo De' Diritti dell'Uomo nella sua Bronte ha avuto solo una piazza (anche se è la più importante) intitolata a suo nome mentre un «Vignaiolo» ha avuto più fortuna e l'onore di una sua statua nel Corso principale. Un Vignaiolo? Sì, proprio un vignaiuolo, nella Città del Pistacchio si è visto erigere una statua in uno slargo del centro storico di Bronte: fu eretta pochi anni fa fra la sorpresa generale e il disinteresse dei brontesi. Nessuno l’aveva chiesta e nessun Comitato era sorto appositamente per perorarne o sollecitarne la posa. Ma tant’è! Sta lì ormai da quasi sette anni, dimenticata o guardata con disinteresse o addirittura malcelato fastidio da chi passeggia nel Corso. Oltre a lui solo il deserto. Ma lui, il «Vignaiuolo», beatamente, con la sua zappa a due punte e l’uva in mano, sorride sardonico e se la gode nel vedersi passare davanti tanta gente che nemmeno conosce: i brontesi. Chi glielo avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio lui ad avere l’onore di essere l’unica statua eretta nelle strade di Bronte!? Ed ai forestieri che domandano "Ma chi è?", i brontesi non sanno che rispondere se non: "Booh!?" «E’ anche vero - scrive Laura Castiglione - che è stata intitolata a Spedalieri una scuola, una piazza, si conserva un autoritratto nel collegio Capizzi e il suo clavicembalo, il busto nel Circolo di Cultura, ma il suo pensiero filosofico sui diritti dell’uomo, per cui è stato al centro di tante polemiche, che fine ha fatto? Come spesso accade, l’apparenza è quella che conta e con un busto e un clavicembalo si è salvata la faccia.» Per non rimanere critici solo sulla nostra “vilitudine” e fare una polemica sterile, facciamo un appello a tutti i brontesi del mondo di buona volontà, amanti del bello e della storia, a far sentire la loro voce, a dare un contributo di idee perché finalmente si realizzi un sogno, oltre che un dovere, di dare a Spedalieri la visibilità che merita nella sua città natale. Nino Liuzzo Novembre 2015 |