La mostra è ordinata negli antichi granai. Accanto alle opere sopra accennate si raccolgono altri significativi dipinti ispirati all'oppressione con ampia apertura artistica quale documentazione di quanto oggi avviene nel mondo dell'arte. La cornice è stupenda anche perché racchiude la realizzazione di un sogno da tempo celato nella memoria dei padri. La chiesa di S. Maria di Maniace, con le sue preziose sculture e dipinti appare più fulgida e più suggestiva. Nunzio Sciavarrello, Luglio 1988 L’idea
«L’idea di dedicare una mostra alla libertà o alla repressione nacque qualche anno addietro forse quando Bronte celebrò, dopo oltre cento anni, il processo a carico di Nino Bixio, il prode garibaldino responsabile della cruenta repressione dei contadini in rivolta, avvenuta in Sicilia ai tempi dell’impresa dei Mille, per la divisione della terra, contro il potere dei «galantuomini», proprietari terrieri. In breve tempo il proposito di Nunzio Sciavarrello (di promuovere e sollecitare gli artisti) trovò sostanza nel rispettivo messaggio e l’immediata disponibilità dello scrivente. Presto ci mettemmo all’opera, si scrissero lettere a noti artisti alcuni dei quali protagonisti della Resistenza ora con le sole armi della cultura ora con quelle effettive e reali per difendere i Paesi oppressi della dittature e soprattutto per conquistare all’uomo lo sua piena dignità e lo sua completa affermazione nell’ambito del processo storico. L’invito fu accompagnato da una copia della novella del Verga Libertà che appunto si riferiva a quel massacro affinché si comprendesse lo spirito della nostra iniziativa, anche perché le opere dei maestri avrebbero dato una nuova veste al racconto verghiano che l’Istituto per lo cultura e l’arte avrebbe, per l’occasione pubblicato. Fummo lieti di ricevere i primi riscontri che furono parecchi. Come altre volte notammo lo signorilità e lo squisita solidarietà umana e artistica di gente sensibile ai problemi dell’arte; come altre volte sentimmo il calore (non si può non ricordare lo slancio di Remo Brindisi o lo grande nobilità d’animo di Pietro Annigoni, i primi a mandare le loro opere) degli uomini di cultura pronti a dare una mano alla gente della nostra terra cosi lontana dal Nord, dove le cose si fanno e tutto acquista dimensioni diverse. Oggi le vecchie mura del castello, che fu amena dimora dei Nelson, ritornato al demanio di Bronte dopo secoli di vassallaggio, onorano i maestri della originale rassegna: Pietro Annigoni, Remo Brindisi, Ennio Calabria, Agenore Fabbri, Pericle Fazzini, Quinto Ghermandi, Alberto Gianquinto, Emilio Greco, Piero Guccione, Sante Monachesi, Domenico Spinosa, Orfeo Tamburi, Ernesto Treccani, e poi Saro Mirabella, Renato Guttuso. Ci sono anche Nunzio Sciavarrello, D’Inessa, Michelangelo Spampinato, Nunzio Urzì che fanno gli onori di casa. Questo particolare incontro con l’arte, di lontani e cari ricordi spesso assai dolorosi ai figli di Bronte, sarà certamente di spinta ai giovani cui additiamo i valori dell’uomo e dell’artista che sono indivisibili, ponendo in prima l’uomo che ci guida alla ricerca e comprensione del secondo.» D’Inessa (Giuseppe Finocchiaro) Luglio 1988 |