Il fiume Simeto Flora, fauna e aspetti naturalistici del bacino fluviale del Simeto di VINCENZO CRIMI | Il Simeto non è solo un fiume ma con i suoi affluenti è un sistema fluviale le cui acque, a volte quiete e a volte tumultuose nella discesa verso il mare Jonio, dividono le province di Catania ed Enna e bagnano un vasto territorio ricco di bei colori che rendono ancora più luce a scenari di incomparabile bellezza e di contrastante carattere. Tutto il suo percorso è ricco di interesse culturale e storico, un ambiente dotato di paesaggi estremamente suggestivi che si fondono con le intricate vicende umane locali, vissute con sullo sfondo l’Etna, dove la terra si allunga quasi a toccare il cielo. Itinerari reali che si snodano attraverso siti antropizzati in quanto ricchi di insediamenti agricoli produttivi. Quì il paesaggio offre spazio a pascoli, ridenti giardini d’agrumi, di ortaggi, essenziali per l’incremento del reddito di tantissime famiglie di Bronte. Abbelliscono l’incantevole paesaggio del Simeto, l’ailanto, la robinia, l’olivastro, il fico d’india e una rigogliosa vegetazione minore arbustiva; tra la quale emerge la canna, l’oleandro, l’ampelodesma, la ginestra di Spagna, il tamerice, il sambuco, pianta non molto longeva dalle bellissime infiorescenze ad ombrello e l’euforbia. Altre piccole piante come la menta, la canapa acquatica, il cardo cretico, il sedano d’acqua, la veronica acquatica, il ranuncolo, la lenticchia d’acqua, a volte si associano alla folta vegetazione igrofita che si abbina ai muschi, alle felci, alla ricca vegetazione erbacea che nei tratti inondabili, finisce periodicamente per essere sempre spazzata via dalle acque per poi ritornare in particolare in primavera quando è la festa grande della natura che si risveglia, quando i prati che si affacciano sul fiume e sui torrenti suoi immissari, si vestono di verde. In questo periodo sono moltitudini di fiori che si fecondano e si propagano per mezzo delle correnti, dell’aria e degli insetti. I pioppi, i salici, i cipressi, i platani, gli olmi che dalle sponde si specchiano nel fiume, si ridestano dal torpore invernale e le acque, quando scorrono, si popolano di flora e fauna acquatica. Dove il fiume si insinua tra le rocce basaltiche, la vegetazione diventa alquanto sporadica a causa dell’erosione delle acque e dei processi evolutivi naturali che nel corso dei millenni hanno profondamente contrassegnato l’orografia e il panorama, creando in alcuni tratti, gole e cascate. Forti concentrazioni di specie naturalizzate quali la robinia e ailanto, offrono riparo alle numerose presenze di fauna terrestre e acquatica, inoltre, testimoniano la presenza non indifferente di tanta vegetazione minore che tende a colonizzare tanta natura in parte impervia e selvaggia, in modo da sottrarla all’intervento dell’uomo, sempre pronto a cogliere tutte le occasioni per oltraggiarla e dissiparla. Lungo il corso del fiume Simeto, si trovano le Forre laviche, testimonianza attuale delle imponenti colate laviche che si riversarono nel fiume nel periodo preistorico. Dopo migliaia di anni il sito, sottoposto a tutela come riserva naturale, ha assunto un aspetto veramente suggestivo, tanto da potere essere definito un vero e proprio monumento di architettura naturale, poderoso colonnato lavico che simboleggia la grandezza della natura stessa. Colonne prismatiche a geometria polimorfa, forme contorte ma attraenti che nella loro staticità mutevole nel tempo, rappresentano un’era arcaica che ancora oggi offre a benefico dei visitatori, un grande spettacolo panoramico dove la realtà sembra sfidare la mente stessa dell’uomo. Il territorio del bacino del fiume Simeto ed in particolare il comprensorio conosciuto con i nomi di Tartarici-Gurrida-Casitta-Mangiasarde-Balze Soprane-Santa Venera-Edera, ci racconta la storia veritiera che gli uomini, gli animali e la natura hanno animato nel tempo e lasciato a testimonianza del loro passaggio e della loro permanenza. Importanti siti archeologici e antiche vestigia del passato, segni incancellabili che ancora oggi, attraverso la loro valorizzazione, potrebbero rappresentare delle straordinarie occasioni di sviluppo socio-culturale di tutto il distretto. | Questi luoghi, ampiamente descritti dagli storici, ci raccontano lo stretto legame che unisce l’uomo e il fiume che, oltre ad offrire al visitatore numerosissimi spunti di carattere naturalistico e paesaggistico, custodisce da millenni rare testimonianze archeo-antropologiche di storia antica che ci proviene sin dall’epoca preistorica, quando probabilmente nuclei umani si stabilirono in queste terre. Questi siti non sono boscati, eppure, il tempo pare scandisca l’oblìo, vi è qualcosa di incantato, al crepuscolo la luce diventa morbida, le ombre si allungano e i venti leggeri sembrano lusingare le orecchie. Sono tanti i reperti del periodo preistorico e greco-romano trovati in quest’area, ed in particolare è stato portato alla luce recentemente dal Corpo Forestale di Bronte, un preziosissimo Askos ad anatra greco di età tardo classica (V° secolo a.C.) ovvero un piccolo contenitore di unguenti di ceramica fine decorata. Sono tanti gli indicatori che ci pervengono dal passato che dovremmo attentamente decodificare per comprendere, sviluppare ed esaltare, il modo di vivere di un tempo. Purtroppo, la nostra non è certo la civiltà della memoria, non sempre riusciamo a decifrare al meglio alcuni messaggi che i nostri predecessori ci hanno tramandato nel corso dei secoli. I nostri riscontri non possono considerarsi abbastanza sistematici e completi. Non rispondiamo sempre a dovere e lasciamo disperdere nell’indifferenza quanto di più prezioso essi hanno saputo costruire con le loro ataviche capacità. Gli approfondimenti sono stati modesti e frammentari. Abbiamo sempre affidato le nostre ricerche all’iniziativa individuale di pochi tanto che, ancora oggi, ci troviamo di fronte a poche luci e molte ombre che avvolgono questo eccezionale ambito. La comunità locale, sempre alla ricerca di nuovi sbocchi occupazionali, malgrado fortemente consapevole del proprio patrimonio storico-artistico, lascia cadere un’importante occasione di sviluppo nel settore turistico e culturale. Conseguire queste finalità di crescita economica senza un forte impegno di tutte le forze in campo, diventa alquanto improbabile. Bisogna intensificare e valorizzare lo studio delle nostre origini, delle nostre tradizioni popolari, delle testimonianze culturali e ambientali che ci fornisce il territorio, così da poter inserirsi nelle nuove prospettive turistico-culturali del circuito settoriale isolano. Questo territorio ha conservato all’uomo contemporaneo, inestimabili attestazioni di installazioni primitive e più recenti, sottoforma di straordinari reperti che contrassegnano il passaggio di civiltà e culture indigene e migranti, che nel tempo contrassegnavano e si integravano con la singolarità dei suoi paesaggi incontaminati. Vincenzo Crimi Commissario Superiore Comandante del Corpo Forestale della Regione Siciliana – Bronte Novembre 2009 |
| Il Fiume di Vincenzo Crimi Io sono il fiume, mi agito, mi quieto e corro incontro al mare. Io sono il fiume, scorro e seguo il mio percorso, sinuoso o lineare, placido o turbolento, sfioro il bianco terreno e segno le nere e dure rocce, eruttate dal signore del fuoco. Io sono il fiume, le piante, gli uomini e gli animali, in me si specchiano, in me si rinfrescano e si raccontano le loro storie. I popoli mi hanno cercato, venerato, mitizzato, e protetto, hanno attinto in me il bene più prezioso, mi hanno immiserito e alterato. Io sono il fiume, chi seguirà il mio cammino, si specchierà in me e si vedrà più puro. Sono il ritratto della natura che gioisce e soffre, Io sono il fiume senza tempo. |
| | Flora e fauna e testimonianze dell'ambiente del Simeto: un Cardo in fiore, l'Airone, il Martin pescatore e (foto sotto) la Natrice ed il preziosissimo Askos ad anatra di età tardo classica, portato alla luce nel 2005 dal Corpo Forestale di Bronte. |
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