Architettura Nomade La memoria nei rifugi circolari dei pastori siciliani Un'arte prettamente nomade, una tecnica edilizia antica, bagaglio culturale di una società scomparsa. Gli alti monti di Sicilia, là dove il vento sferza la terra per molti giorni all'anno; là dove le tenute agricole cedono il passo al pascolo di ovini e bovini; là dove all'uomo sedentario si sostituisce il nomadismo di pecorai e bovari; proprio in questi luoghi è possibile imbattersi in strane strutture dalla pianta circolare, imponenti nella loro mole, curiose per la loro forma. Si tratta di rifugi temporanei edificati da pastori, utilizzati da essi spesso in casi di emergenza: rapidi mutamenti del clima o eccessiva lontananza dalla propria abitazione rurale sono i fattori condizionanti che hanno da sempre spinto questi uomini della terra a creare postazioni temporanee in luoghi strategici e ben studiati. Si tratta di edifici innalzati per mezzo di una muratura del tutto a secco, i conci non sono ne squadrati, né sbozzati, ma accuratamente selezionati perché possano incastrarsi l'uno con l'altro, al fine di formare una struttura relativamente solida. Lo spessore delle mura varia da struttura a struttura, sebbene in generale superi i cm. 50, giungendo in alcuni casi anche a un metro. Una singola apertura contraddistingue il corpo di fabbrica circolare: essa è quasi sempre bassa, non oltrepassando il metro di altezza. In alcuni casi, al di là del piccolo ingresso, si possono osservare altre aperture, le quali, qualora esistano, si prefigurano alla stregua di piccole finestrelle, ubicate in punti predefiniti, per non creare venefiche correnti d'aria all'interno del singolo vano. Infine la copertura. Pur variando da edificio ad edificio, in quelle costruzioni ancora intatte si può osservare una copertura a "capanna", formata da piatti lastroni di pietra sovrapposti, che si auto reggono senza ausilio di malta cementizia. In alcuni casi alla struttura circolare è stato poggiato un tetto a tegole, sorretto da piccole travi lignee (in genere grossi rami parzialmente lavorati). Come già detto, si tratta di costruzioni semplici, efficaci, innalzati comunque in una giornata di lavoro con ausilio di mani certamente esperte. Come facciano pastori e nomadi a conoscere tali tecniche edilizie così avanzate pur nella loro semplicità, è un mistero. L'unica spiegazione possibile risiede in quel sostrato culturale tramandato di generazione in generazione fin dalla notte dei tempi. In effetti per quanto alcune di queste strutture non superi il secolo di vita, altre certamente sono ben più antiche e probabilmente ricalcano tipologie costruttive ancor più remote, la cui memoria storica è stata cancellata dalle nebbie del tempo. D'altronde il passato della Sicilia è stato scritto da molti popoli, ognuno dei quali ha lasciato un frammento cospicuo della propria cultura. Chi può dire dunque se questi rifugi circolari risalgano all'epoca della dominazione greca, romana, bizantina, araba, normanna, aragonese, spagnola. Essi esistono sulla terra e nella mente di uomini solitari che hanno valicato e forse ancora valicano colline e montagne del tutto o in parte slegati dalla società contemporanea. Incerto è il loro passato, segnato sembra il loro futuro: come si può preservare una cultura orale, legata ad una generazione umana destinata all'estinzione? [Giuseppe Tropea, Gazzettino di Giarre, 13 Novembre 2004] |