Il mio orizzonte di Luigi Margaglio Cesare Diffusa tenerezza di celeste senza fiocchi di nuvole bambine. Lontano, agli orli, bruno di foreste. Quà e là, paesi a fior’ de le colline. Azzurra ai fianchi e, in cima, ancor nivale, - forza velata dalla sua bellezza - l’Etna, con la sua mole, il cielo assale: miracolo d’aerea leggerezza. E sembra, se il candore s’invermiglia, nei tramonti purissimi d’inverno, altare che s’imporpora e s’ingiglia per offerirvi un sacrificio eterno. Al deserto d’innumeri colate, - flutto nero d’immobili marine - fa riscontro riposo di vallate; musica ondulazione di colline. Una gramaglia di sconforto appare la lava, a oriente: impero della noia. Giù, nella valle che declina a mare, l'acqua e le piante esultano di gioia. E come il fiume, visto dai Poeti, nell'aer cieco senza mutamento, il Simeto, tra laviche pareti, torce profondo il suo chiuso tormento. Ma sortito dall'alveo tremendo, ecco spianarsi in ceruli sorrisi: vigne, aranceti e pascoli radendo, opulenze a specchiar di paradisi. Terra in travaglio, sterile e ferace, è questa. Con un lievito di fiamma. Che insieme accoglie, ne la verde pace, luci di idillio e balenìo di dramma.
La mia terra (Da “Parole in sordina”, di Giuseppe Melardi) Figlia del fuoco, la mia terra, le sue radici affonda nelle mitiche leggende dei ciclopi. Sdraiata sulle ceneri riposa con i suoi pendii scabrosi e gli orridi di roccia levigata. Dai deserti di lava irrorati di fuoco dilaga l’eco del genitore ai vortici mortali del Simeto e i suoi figli d’angoscia attanaglia con le strane danze del suolo. Ai piedi di quel dio che tuona e infuoca il cielo si sfalda la mia fanciullezza e i suoi brandelli asciuga al sole appesi ai rami di un mandorlo fiorito. | La mia terra natale di Filippo Isola Giace declive e agglomerato Bronte sul lembo occidental di Mongibello: ha un colle a manca e spento un vulcanello; dirimpetto un po’ lungi un ampio monte; giù giù un fiume, ardue balze e più d’un ponte; a destra lava, un poggio doppio e bello; di là dal poggio, a valle, un gran castello; azzurre vette in fondo all’ orizzonte. Canneti lungo il fiume, orti, giardini, campi propizi ai grani ed alle viti, e gore che dan moto a dei molini; vi si discende per ameni clivi di fichi d’India e d’alberi vestiti, fra cui pistacchi mandorli ed olivi. Note dell’Autore: Verso 3: Monte Colla e Monte Barca; v. 4: Monte Placa; v. 5: Simeto; v. 6: Lava di Salice e i poggi delle contrade Borgonuovo, Canaraci, Margiogrande, Rùgola, ecc; v. 7: Castello Maniaci; v. 8: Madonie; v. 9: Per giardini intendiamo in Sicilia, anco gli agrumeti. (di F. Isola leggi: A Bronte, L'Annunziata, La vendemmia) |
Bronte Una canzone dedicata a Bronte dal cantautore Enzo Salvia (dall’album “Brivido d’amore” – 18 giugno 2011) |
| Vuoi vedere un paese importante, vuoi trovarti tra gente speciale, generosa, la più ospitale, visita Bronte, na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. Alza gli occhi e puntali al cielo, la montagna è il gigante più serio, sputa fuoco, ma ti vuole bene, si chiama Etna na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. (ritornello) Se poi di storia sai, verso Maniace vai, e goditi il castello Nelson; ma puoi restare qua se hai voglia di guardare, visita le chiese tutte. na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. La cultura è un fiore all'occhiello, con personaggi di alto livello, ma lo Scialandro è il posto più bello per gli innamorati. na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. Se passeggi lungo il Corso Umberto, puoi incontrare le ragazze più belle, puoi gustare il vero pistacchio, l’oro di Bronte. na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. (ritornello) A Bronte puoi ballar, la musica ascoltare, andando in Piazza Badia; Seduto a riposar, riflettere e sognar nei clubs e sulle gradinate. na, na, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaa. Bronte, na, na, na, na, na, na, na, naaaaaaaa. |
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