Qui non si trova un filo di cemento, i muretti sono realizzati in pietra lavica tagliata con un semplice piccone da chi questo lavoro lo fa da anni con grande maestria. E cosi che si intuisce il rapporto positivo che in questo versante dell’Etna esiste tra l’uomo e la natura, fatto di grande rispetto e di reciproco scambio. Oltrepassiamo il cancello sicuri che più ci avviciniamo alla vetta del vulcano più abbiamo possibilità di incontrare faggi, pini, abeti e forse pure qualche betulla dell’Etna. Ci interessano molto anche i rifugi e neanche a dirlo dopo appena qualche centinaio di metri incontriamo le case Pappalardo a disposizione di chiunque voglia utilizzarle, basta fare una semplice richiesta all’Azienda forestale di Catania. All’interno gli appassionati escursionisti troveranno una cucina, un bel caminetto, tavoli a volontà. Se ci si adatta ci si può anche fare la doccia con l’apposito scalda acqua a legna. Il sacco a pelo è indispensabile per dormire la notte e godere delle meraviglie dell’alba etnea, per poi avventurarsi alla conquista del vulcano. Le salite sono ripide, ma sarà forse l’aria pulita, ma chi ha percorso il tragitto a piedi dice che la fatica non si sente. Saliamo anche noi, incontrando a quota 1400 metri il cartello posto dal Parco dell’Etna che ci informa che siamo entrati nella zona “A”, l’area di tutela integrale del territorio e dopo un po’ arriviamo sulla pista altomontana, la strada che percorre ad alta quota l’intero cono vulcanico. Finalmente almeno per adesso le salite sembrano essere finite: noi ci avventuriamo verso est per raggiungere il rifugio Monte Scavo, meta e traguardo per molti escursionisti. Il terriccio della strada diventa rosso ed attorno a noi la vegetazione a tratti scompare, perché il territorio è stato avvolto dal fiume di lava dell’eruzione del 1974. A ridosso del rifugio di Monte Scavo, incontriamo una vera meraviglia che nel mese di maggio offre una visione fantastica. La vegetazione diventa nuovamente fitta al punto da adombrare tutta la strada per farla nuovamente “illuminare” dal “Maggio ciondolo”, un fiore pensile giallo che fa sembrare la strada rischiarata da un lampadario. E il saluto ed il premio per chi è riuscito ad arrivare a Monte Scavo sito a quota 1704 metri, unico della sua fattispecie ed il più grande dell’anello altomontano. Il rifugio, all’interno, è confortevolissimo, se consideriamo la quota, e permette di trovare il giusto ristoro dopo una balle passeggiata. Qui il panorama è bellissimo, la vegetazione pure. Si aprono pure parecchi sentieri che ci conducono nei luoghi più interessanti, ma è a due passi da li, proseguendo nel territorio di Bronte, che incontriamo la grotta dell’“Annunziata”. Noi però torniamo indietro: abbiamo ancora tanto da vedere, perché Maletto è pieno di rifugi. E’ dopo aver affrontato la grande salita che ci propone la pista di sci da fondo arriviamo al rifugio “Monte Maletto”, bello perché immerso e quasi nascosto dagli alberi. E piccolo, ma come tutti i rifugi buono per trovare calore e ristoro. Anche qui la vegetazione offre spettacolo, regalandoci una bella pianta di ginepro dell’Etna. Funghi poi, ad iosa; la stagione come si sa è stata foriera, ed in queste altitudini non è difficile incontrare il profumatissimo porcino. Una breve sosta e proseguiamo ritornando sulla pista altomontana, perché la pista di sci da fondo è proprio un cerchio che si alza fino a quote altissime. Inutile continuare a dire come sia meraviglioso attraversare i boschi dell’Etna, fino a raggiungere bosco Sciarelle di proprietà comunale. Da li cominciamo la nostra discesa verso casa incontrando altri due rifugi, quello appositamente chiamato Sciarelle e quello di Trentasalme che invece è di proprietà dell’Azienda foreste demaniali. Anche qui le comodità non mancano e soprattutto l’ingegno dell’uomo che con gli antichi sistemi delle pompe a manovella hanno portato l’acqua all’interno dei rustici. Tavoli rustici e barbecue permettono a tutti di poter trascorrere un’intera giornata all’insegna della natura, anche perché per raggiungerli basta poco. Si trovano, infatti, a pochi minuti di strada a piedi dai cancelli. Siamo un pò tristi perché la nostra passeggiata sta per finire, ma arricchiti di un’esperienza che consigliamo a tutti di vivere. Usciamo dal territorio demaniale e arriviamo in contrada “Nave” costeggiando una maestosa bocca eruttiva. Scendiamo ancora ritrovando l’asfalto di una strada di penetrazione agricola che ci riporta sulla Ss. 284 a qualche chilometro dal punto di partenza. Il nostro viaggio fra le meraviglie malettesi dell’Etna è finito. |