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di Placido Paladino | |
Sapori e Paesaggi della Ducea
Le visite - Gli spazi IL "CASTELLO NELSON" L'antica abbazia benedettina (oggi impropriamente denominata Castello Nelson) si trovava a cavallo della grande trazzera regia che per tutto il medioevo fu l'arteria più importante di penetrazione nell'interno dell'Isola, percorsa da Re e Imperatori, da eserciti e torme di invasori. Per essa infatti penetrarono nel Valdemone gli Arabi; su di essa si svolsero le prime battaglie dei conquistatori Normanni; per essa si avventurava, dopo aver fatto testamento, il viaggiatore che voleva raggiungere Palermo. Un generale bizantino, il protospatario Giorgio Maniace, affrontò in questa valle un esercito arabo di 50 mila soldati e lo sconfisse, facendo scorrere tanto sangue nelle acque di quel torrente che da allora si chiamò "Saracena". Non è facile penetrare nel mistero della sua storia. Questa ebbe inizio con quello straordinario avvenimento bellico del 1040, quando un generale bizantino, il protospatario Giorgio Maniace, affrontò in questa valle un esercito arabo di 50 mila soldati e lo sconfisse, facendo scorrere tanto sangue nelle acque di quel torrente che da allora si chiamò "Saracena". La Ducea sorge in una area di particolare suggestione naturalistica, tra l’Etna ed i Nebrodi attraversata dal Simeto. In questa area, ed in particolare dagli splendidi pendii di Monte Maletto, secondo molti si ha l’immagine più incantevole dell’Etna, gigante che da qui si mostra in tutta la sua solenne bellezza. |
Porta dell’inferno, colonna del cielo, gigante buono, comunque lo si voglia chiamare il vulcano ha sempre affascinato personaggi e grandi esploratori (dall’imperatore Adriano a Goethe) che hanno provato a scalarlo proprio dal versante Nord-occidentale. Oggi il grande tutore del vulcano è il Parco dell’Etna, ente che sovrintende ad un territorio quanto mai ricco sia per la fauna che per la flora. Nel territorio più a valle pascolano greggi di pecore o mandrie di bovini, mentre nelle zone più alte si potranno ammirare esemplari unici quali la maestosa aquila reale. Conigli selvatici, lepri ed il cirneco dell’Etna (cane da caccia venerato dai siculi), completano il quadro per quanto riguarda le specie più significative. A livello di flora una sintesi è più complessa, dovendo tenere in considerazione le zone poste a quota più bassa fino alle aree di montagna, ma sicuramente non è facile dimenticare l’intenso profumo delle ginestre di Piano dei Grilli o la frescura dei boschi di lecci e roverelle di Monte Maletto. Le sorgenti che dall’Etna scendono copiose fino ai paesi della Ducea, rendendo ancor più florido e lussureggiante il paesaggio del territorio etneo, completano il quadro di luoghi a cui non è facile togliere un fascino magico e profondamente unico. La Ducea dei Nelson ricadeva anche in parte del territorio oggi patrimonio del Parco dei Nebrodi ed esattamente in una parte dei cosiddetti Nebrodi catanesi. Infatti il confine più settentrionale della Ducea era localizzato in località Serra del Mergo dove, a dominare la vallata venne eretto il famoso obelisco di Nelson da cui si poteva ammirare la Ducea quasi in tutta la sua estensione. Non molto distante in linea d’aria, ma raggiungibile attraverso un itinerario alternativo, troviamo a 1400 metri d’altezza lo specchio d’acqua più alto di Sicilia, il lago Trearie. Nel lago, riserva protetta dal 1993, si possono trovare diverse specie faunistiche come per esempio le gallinelle di acqua, i germani reali e persino gabbiani comuni.. Nei Nebrodi catanesi, per altro, sarà possibile imbattersi in altre specie quali il gheppio, od i cavalli allo stato brado,tra cui spicca per fama la razza endemica Sanfratelliana o in splendidi esempi di Cerri e Faggi soprattutto ad alte quote come ad esempio la località Serra del Re a 1700 metri. Altro importante specchio d’acqua è il lago Gurrida che si trova alle porte di Randazzo ed è un particolare esempio di ecosistema di cui l’uomo non ha alterato i ritmi. Nei mesi freddi il lago è un vero e proprio vitigno immerso nell’acqua in cui si possono ammirare diverse specie di volatili: anatre, aironi cenerini, aironi rossi, pavoncelle, ecc.. | Placido Paladino, nato a Bronte nel 1982, ha studiato nel Liceo del Collegio Capizzi dove ha conseguito la maturità classica. Iscrittosi presso l’Università di Catania ha conseguito la laurea in Progettazione e Gestione del turismo. Si interessa di saggi storici antichi e di promozione turistica del territorio di Bronte. Questi itinerari sono stati da lui realizzati per conto dell’Atus, l’ente turistico non a scopo di lucro che ha gestito il Castello Nelson in partnership con il Comune. L’Atus, dall’ottobre 2003, ha avuto in appalto, in particolare, la gestione dei servizi di promozione turistica del Castello e specificatamente la biglietteria, l’affitto degli spazi per vendita dei prodotti tipici, souvenir, gadget e brochure, l’affitto dei locali e degli spazi interni ed esterni per convegni, meeting, esposizione, mostre, sagre, spettacoli, ricevimenti e manifestazioni varie. Eventuali informazioni o ulteriori precisazioni sugli itinerari o prenotazioni sulle visite al Castello Nelson potranno essere richiesti agli Uffici del Castello (Tel/Fax. 095.690374). (Dicembre 2008) |
| Alla fine dell’estate, completamente prosciugato, permette la raccolta dell’uva che in virtù di tale sviluppo del frutto immerso nell’acqua, sembra presentare particolari qualità e caratteristiche. Tra le attrattive del territorio c’è certamente il frutto dello scorrere secolare del Simeto, importante fiume che attraversa l’intera vallata formando sulla pietra vulcanica il suggestivo ingrottato lavico, fenomeno caratteristico di questa zona e che presenta le sue specificità faunistiche come ad esempio le civette, i barbagianni, i gheppi, gli aironi cenerini, le poiane e diverse specie di rettili ed anfibi. Ma la Ducea, grazie anche al generoso fiume Simeto, propone una variopinta quantità di frutti e di risorse agricole oltre che di un affermata produzione bovina e casearia. Formaggi caserecci, ricotta, castrato, salame e prodotti derivati dai maiali selvatici che popolano i boschi dei Nebrodi e dell’Etna, solo per citarne alcuni, oltre che il pane di casa fatto in contrada Serra (vicino al castello Nelson) dal sapore e dal profumo inconfondibile, cotto e fatto secondo le tradizioni del luogo. E, chiaramente, non mancano gli ottimi vini, e Randazzo è la cittadina più rinomata in tal senso. Doverosa è la citazione destinata alle succose e dolci pesche di Maniace, orgoglio del luogo insieme alle pere, così come per la fragola di Maletto, famosa in tutto il mondo. Gelati, torte, dolci e persino un ottimo risotto, vengono realizzati utilizzando lo squisito frutto malettese. Ma, altrettanto certamente, il frutto che più di ogni altro occupa il ruolo di immagine dell’intero territorio della Ducea è il pistacchio. Questo, in Sicilia, è conosciuto già a partire dalla età romana. Infatti, sembra che il pistacchio sia stato importato dall'oriente, più o meno dall'area sirio-palestinese, dove la pianta era diffusa e da dove in precedenza i fenici partivano per diffonderla in altre aree di oriente. Il pistacchio quindi è presente in Sicilia da duemila anni, ma fu soltanto con la dominazione musulmana che cominciò ad essere coltivato in maniera tale da diventare, almeno per il territorio brontese, una fondamentale risorsa economica. I musulmani diffusero la coltura nel territorio etneo, dove il terreno lavico ed un microclima particolare fra i 300 ed i 700 metri si rivelarono ideali più che in altre zone della Sicilia. I termini dialettali "frastuca" e "frastucara" con i quali si indicano rispettivamente il frutto e la pianta testimoniano chiaramente l’origine araba, pur se ci troviamo in un territorio dell'isola (il Val Demone) dove la presenza musulmana fu meno influente rispetto alla Sicilia occidentale. Il pistacchio oggi è presente, oltre che a Bronte, anche in discreta quantità nel vicino territorio di Adrano, ed in quantità più ridotte anche a Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Belpasso, Camporotondo. Le caratteristiche del clima e del terreno danno un prodotto di dimensioni inferiori e con semi di colore verde rispetto a quelli prodotti in altri paesi, che hanno semi di colore giallastro. Dai dolci alla cucina salata “l’oro verde di Bronte” permette di realizzare succulenti pietanze: penne, scaloppine, pesto, crema da spalmare, torte, dolci e gelati sono solo alcuni esempi di possibili piatti in cui l’ ingrediente principe è il pistacchio. |
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