Dall’ingresso di Piazza Cappuccini, sulla destra della chiesa, si accede al piccolo chiostro interno con colonnato su due lati. Al centro si trova una vasca d’acqua non più usata ed agli angoli quattro palme molto alte.
Dal loggiato si accede direttamente alla chiesa dei Cappuccini, alla sala grande con palco (piccolo teatro) ed ai locali di servizio conventuali ed alla sala della biblioteca. Da un piccolo disimpegno si passa all'ampio e bel salone del refettorio. In alto, dentro piccole lunette, vi sono affreschi (1950) rappresentanti la vita di alcuni santi. Sopra la lunetta d’ingresso un’ultima cena. Al piano superiore lunghi corridoi disimpegnano le stanze (le antiche celle) per i monaci attualmente, purtroppo, completamente vuote e disabitate. La vista è sul chiostro interno. Dal primo piano si accede alla cantoria della chiesa annessa. LA CHIESA La chiesa, ("Sancto Felici Dicatum"), costruita unitamente al convento dai PP. Cappuccini, si presenta in bella posizione prospettica sull’omonima piazza. Il prospetto, semplice e d’ispirazione tardo-rinascimentale, è composto da due ordini sovrapposti di lesene con capitelli: il primo è impostato su una bassa zoccolatura, il secondo su una grossa cornice modanata. Un timpano triangolare con decorazioni a rilievo chiude in alto l’edificio. Nello spartito centrale, al primo piano, si apre una finestra incorniciata e sormontata da un timpano triangolare. L’ingresso della chiesa è impostato su una piccola scalinata in pietra lavica. L’originario ingresso, archivoltato con una cancellata e rientrato sul prospetto, è stato modificato verso la meta del XX secolo e sostituito con una rettangolare di dimensioni ridotte. All’interno la chiesa ha un’unica navata, una cappella laterale e sette altari con decorazioni a bassorilievo. La successione delle lesene scandisce il ritmo dei fondi pieni e dei vuoti nei quali sono inseriti gli altari minori. Al di sopra della piatta cornice, su una serie continua di vele e volte, è impostata la bianca volta a botte. La chiesa contiene opere degne di nota: un quadro della Deposizione dove spiccano due figure di frati (San Felice da Cantalice e il beato Crispino da Viterbo), una pittura del XVIII secolo rappresentante la Vergine con i Santi Fedele e Giuseppe, il grande quadro dell’altare maggiore con, in alto, Santa Maria degli Angeli, in basso un gruppo di santi (Sant’Agata e San Francesco a sinistra, San Felice da Cantalice e Santa Chiara a destra) e, al centro, l’Etna fumante ed un delizioso disegno del convento e del piccolo paese di Bronte salvati dalla lava del 1654 per intercessione di S. Felice da Cantalice e di P. Paolo da Messina. «S. Felice da Cantalice - scriveva il frate cappuccino Gesualdo De Luca nel 1883 - fu dal popolo acclamato per compatrono della città (...); fu inoltre fatto dipingere un grande quadro per l’altare maggiore, con la Vergine SS. e molti angeli in capo del ritratto. La fiumana del fuoco si vede ben espressa nella sua vastità e lunghezza, sovrastante al convento e paese. S. Felice si vede effigiato a sinistra. Invece del P. Paolo, vi fu con ragione dipinta l’imagine di S. Francesco d’Assisi con le stimate, non però con la sua vera fisonomia: poiché non si potea dipingere l’imagine del P. Paolo, neppure posto nell’albo dei Beati. Ove cesso il torrente del fuoco, vi furono scritti i seguenti versi tuttora leggibili: Anno domini 1654 / Segno son io qual mostro al viatore, / Che il fuoco, urtando quì, mutò natura. / Al comando del ciel spense l’ardore, Divenne pietra, e non tocco le mura.» Il quadro, olio su tela del XVII secolo, è di autore sconosciuto. Da vedere anche gli intarsi policromi dell’altare maggiore, opera di un frate (fra Felice Costanzo di Bronte), eseguito nello stile tradizionale degli arredi sacri dei padri cappuccini. La piccola campana della chiesa è del 1614: viene dall'antico soppresso Conventazzo ed ha un'effige di Madonna con Bambino e l'iscrizione «Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, S. Antoni ora pro nobis. F. Michaeli da Rametta G. R. O. 1614. Gasparo Bordonaro procuratore». Nella piccola cappella laterale della chiesa è conservata l'urna con la statua del Cristo Morto che ogni anno, seguita da innumerevole folla di fedeli, prende parte alla tradizionale processione del Venerdì Santo. Nella chiesa ha sede la confraternita del Terzo Ordine di S. Francesco istituita nel 1863, approvata dalla Prefettura di Catania con nota del 28 marzo 1863 e dal vicario capitolare con decreto del 7 luglio 1863. Fino a poco tempo fa nel Convento esisteva un'antica prestigiosa biblioteca, ricca di manoscritti e libri rari e pregiati, che dimostrava l'alto livello culturale raggiunto a Bronte dai frati cappuccini e il lungo contributo da loro dato all'educazione ed alla formazione dei giovani brontesi. In particolare nel convento erano conservati manoscritti di Padre Gesualdo De Luca, custode Generale e priore cappuccino e autore di numerose e dotte opere teologiche, canoniche e storiche. Oggi con la chiusura del convento (Settembre 2010) tutto è stato trasferito in altri luoghi, probabilmente a Messina. |