SAN FELICE Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini IL CONVENTO
Il convento dei Padri Cappuccini di Bronte fu il 34° convento dell’Ordine. Costruito nel XVII secolo è stato per molto tempo un convento molto fiorente. Prima i frati abitarono sotto il colle San Marco in un vecchio convento domenicano, dove vissero per un breve periodo anche i padri Minori Riformati Conventuali di San Francesco, ma furono costretti ad abbandonarlo per le precarie condizioni tanto da andare in seguito completamente distrutto.
«... Dell’antico convento - scriveva Benedetto Radice nel 1924 - non rimane che il sito detto "Conventazzo"». I frati rimasero al "Conventazzo" circa tre anni, «poscia, per via del freddo e dell’umido, per l’incomodo dei fedeli di salire al convento, che già cominciava a sgretolarsi da tutte le parti, essendo […] posto in terreno argilloso, fu abbandonato». I frati, presenti attivamente nelle vicende del paese, erano ben voluti. Si dedicavano in particolare alla predicazione e alle confessioni, assistevano i brontesi nelle pestilenze e nelle eruzioni vulcaniche e contribuivano attivamente nella formazione ed educazione della gioventù. Quando nel 1629 abbandonarono il vecchio convento, i brontesi, per il grande affetto che portavano ai Padri Cappuccini, deliberarono di costruirne uno nuovo in una campagna adiacente il vecchio quartiere periferico di San Silvestro. «Il 22 Novembre del 1629 - continua il Radice - un pubblico consiglio radunato a suon di campane deliberò di fabbricarsi un altro convento nel quartiere di S. Silvestro, sotto la chiesuola di S. Antonino da Padova, presso la via che conduce a Maletto e fu scritto al vice-re:
«Li giurati della terra di Bronte dicono a V. E. che nelli anni prossimi passati si ricevero li padri Riformati delli Conventuali di S. Francesco d’Assisi, e perchè detti padri di ditta riforma foro estinti, restò il loco e fabbrica di detto convento a detta Università, quale havea dato alli padri cappuccini, et havendo habitato, per spazio di anni tre, si ha visto detto loco essere molto incomodo a detti padri e alle divote, oltre dello pericolo, che patisce detta fabbrica per essere terreno cretoso e che facilmente si viene ad aprire, e perciò a diruparsi, et molti altri causi legittimi vi sono per li quali ditti patri in detto loco non possono habitare et perciò si è risoluto che si fabbricasse detto convento in altra parte più comoda, cossì per detti padri, come per li divoti, et con publico consiglio detti popoli si ha determinato et concluso che si dasse di elemosina onze cinquanta, per anni sei, per causa di detta fabbrica, onze sedici per una volta per comprarsi tanto terreno nell’altra parte, dove detti padri hanno designato di pigliare, ed onze cinque ogni anno perpetui per compra di oglio per illuminarsi il S. Sacramento (...)» «Supplicano perciò V. E. resti servita ordinare si confirmi detto consiglio per essere servitio di culto divino e beneficio delle anime di detti popoli che lo ricevono a gratia particolare, ut altissimus. I PP. cappuccini, che già avevano ottenuto i voti nel capitolo provinciale, celebrato il 16 maggio 1629 nel convento di Messina, scelto il novello sito nel 28 ottobre del 1629, giorno di domenica, festa dei santi apostoli Simone e Giuda, con processione e predica v’impiantarono l’alta Croce. Erano al governo della Religione padre Giovan Maria da Noto ministro generale e padre Benedetto da S. Filippo, casale di Messina, ministro provinciale.» La costruzione fu iniziata nel 1632. Nel settembre del 1635, per completare la fabbrica, fu venduto con il consenso della Santa Sede il "Conventazzo" e col ricavato, con una gabella del grano per tre anni e con altri finanziamenti offerti da privati si portò a compimento l’opera. Ben presto il convento, al quale fu assegnato un sussidio di quarantaquattro onze l'anno, divenne un noviziato ed un centro di studi. Come risulta dai riveli di Bronte del 1714-17, il convento nel 1714 accoglieva sedici frati, nel 1748 ventisei, dei quali quindici brontesi.
Tra i frati che hanno dato lustro al convento dei Cappuccini ricordiamo padre Antonino Uccellatore (morto nel 1762) denominato Padre Purgatorio, vissuto e poi sepolto nel duomo di Cefalù, padre Gesualdo De Luca, scrittore (e superiore del Convento, immagine sopra a destra) morto nel 1892
e il frate Tommaso Spedalieri. Oggi l’edificio è articolato in più volumi disposti secondo la forma a "U". In epoca imprecisata sul lato Nord-ovest sono stati costruiti due grossi contrafforti in muratura a presidio dell’edificio, visibili dall’ingresso carrabile del Corso Umberto. Dall’ingresso di Piazza Cappuccini, sulla destra della chiesa, si accede al piccolo chiostro interno con colonnato su due lati. Al centro si trova una vasca d’acqua non più usata ed agli angoli quattro palme molto alte. Dal loggiato si accede direttamente alla chiesa dei Cappuccini, alla sala grande con palco (piccolo teatro) ed ai locali di servizio conventuali ed alla sala della biblioteca. Da un piccolo disimpegno si passa all'ampio e bel salone del refettorio. In alto, dentro piccole lunette, vi sono affreschi (1950) rappresentanti la vita di alcuni santi. Sopra la lunetta d’ingresso un’ultima cena. Al piano superiore lunghi corridoi disimpegnano le stanze (le antiche celle) per i monaci attualmente, purtroppo, completamente vuote e disabitate. La vista è sul chiostro interno. Dal primo piano si accede alla cantoria della chiesa annessa.
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