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Semplice, unitaria, a forma ottagonale

Santa Maria delle Grazie

La chiesetta rurale di Santa Maria delle Grazie ('A Maronna 'a Grazia, nel parlare brontese) ricade al di fuori del perimetro urbano.

Trovasi all’ingresso del paese (venendo a Bronte da Adrano) e sorge in un forte pendio, in posizione incassata rispetto al piano della strada provinciale, su un terreno che dal Monte Colla degrada fino al corso del fiume Simeto.

La chiesetta, dall’architettura semplice e compatta è di antica costruzione ed esiste sicuramente fin dal secolo XVI.  Appare, infatti, nei testi d’epoca scritti duran­te una delle periodiche visite pastorali a Bronte del vescovo di Monreale Mons. Torres avvenuta nel 1574 ("1a Visitatio Brontis die 29 septem­bris 1574") che così scriveva: «...visitavit cappellam extra oppidum S.tae Ma­riae Gratiarum, quam mandavit dealbari ...» (ha visitato la cappella fuori città di Santa Maria delle Grazie, che fece imbiancare). 

L’edificio ha configurazione volumetrica semplice e unitaria; si sviluppa secondo una planimetria a base ottagonale allun­gata, con l'asse più lungo dell'otta­gono disposto trasversalmente all'asse funzionale ingresso-altare.

Non ha un proprio stile architet­to­nico ma la tipologia ottagonale, unica nel suo genere a Bronte, le conferisce un aspetto  interessante e molto gradevole.

l prospetto principale con tipologia "a capanna" è costituito da uno dei lati dell'ottagono, su cui si apre l'elegante portale di accesso in pietra lavica.

 

Sul lato d’ingresso è posta un’edicola rettan­golare con affrescata l’immagine della Madonna con Bambino che sovrasta un grande portale lavico archivoltato a tutto sesto.

L’interno, anch’esso molto semplice, ha una copertura voltata a "ombrello" con otto spicchi di varia larghezza (vedi disegni a destra)

Gli affreschi, disegnati alla base degli spicchi, raffigu­rano scene del Matrimonio della Vergine, dell’Annun­ciazione e della Nascita di Gesù, dipinti nel 1896 dal biancavillese Nicolò Dinaro (Biancavilla, 1834 - Bronte, 1908).
"Per devozione del sac. Giuseppe Lom­bardo, Nicolò Dinaro pinse 1896", si leggeva, prima che venisse cancellata, sotto la cornice dello scomparto con la presentazione di Gesù al tempio.
«Qui, entro i riquadri disposti intorno all'Eterno, risalta l'ornamentazione copiosa ma svelta dei girari bianchi e grigi, risonanti, che in basso incorniciano, animandole, le scene della vita della Vergine» (Vito Librando).
Dello stesso Dinaro da vedere le pregevoli decorazioni del soffitto ligneo della chiesa di Santa Maria della Catena.

L'interno di Santa Maria delle Grazie racchiude tre altari dedicati ai Santi Cosma e Damiano, a San Domenico e, quello centrale, alla Madonna della Grazie.

I due altari laterali sono racchiusi da colonne tortili, quello di sinistra è dedicato a San Domenico (con una statuetta del santo di poco valore artistico opera di Carlo Laccati), l'altro di destra ai santi Cosma e Damiano con un dipinto su tela raffigurante i due santi.

L'altare centrale, in marmo, ornato con drappeggio architet­tonico, racchiude la statua della Madonna delle Grazie.

Sul retro sono ubicati due piccoli locali, che una volta erano adibiti a sacrestia, attualmente utilizzati come locali di deposito.

 
Santa Maria delle Grazie (Bronte)

Sopra, un'antica foto della chiesetta rura­le della Madonna delle Grazie.

Oggi il solito scempio paesag­gistico ha fatto in­nal­zare un informe ammasso di ferraglia accanto all’in­gres­so della pic­cola chie­sa (dovrebbe essere il campa­nile) ed alcune abitazioni, a valle, che per altezza e tec­nica costrut­tiva, detur­pa­no note­vol­mente il paesaggio.

Dietro la chiesetta non c’è più lo sfondo della vallata del Simeto, ma un alto edificio moder­no e di cattivo gusto.

Il prospetto della pic­cola chiesa ormai ir­rimediabilmente com­promesso dall'am­biente circostante; a destra, l'edicola della Madon­na con Bam­bino posta sopra il portale di in­gresso.

La copertura della chiesa a tetto spiovente a due falde con manto di coppi non ha al­cun rapporto formale con la struttura prismatica dell'interno dove una cupola otta­go­na­le "a ombrello" con costoloni ben visibili è inframezzata da deliziosi affreschi.

Attualmente la chiesetta, come molte altre chiese di Bronte, è quasi sempre chiusa e in stato di quasi abbandono. E' fre­quentata dai fedeli poche volte all’anno in occasione della tradizionale ricorrenza della Madonna delle Grazie (21 Novembre) e dei santi Protettori.
E questo da sempre. Infatti anche lo storico brontese Benedetto Radice così scriveva nei primi decenni del 1900: "Solo nel giorno della festa titolare il clero fa echeggiare di canti e di preci la solitaria chiesetta".
 

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La fontana dell'Acqua muta

Nelle vicinanze della chiesa, separati dalla strada, un tem­po esistevano un abbeveratoio con una fontana (detta della Madonna delle Gra­zie) ed un'edicola votiva. Avevano dissetato migliaia di persone e di animali ma - scrive sempre il Radice - «da alquanti anni (l'acqua) è stata deviata da privati per uso proprio". "...Alcuni privati hanno rotto la condot­tura e deviata la corrente e vandalica­mente distrutto l'abbeveratoio".

Solo la edicola votiva posta accanto all'abbeveratoio, bene o male, era riuscita a resistere per alcuni secoli (foto a sinistra, dei primi anni del 2000), poi, nei primi mesi del 2012, è stata distrutta  per fare posto all'innesto per la nuova strada statale 284 Bronte-Adrano. Possiamo ricordarla solo con questa nostra foto a sinistra e con la memoria dell'Acqua muta, un'antica tradizione ormai scomparsa: quando i fedeli brontesi, nella seconda domenica di settembre, in segno di pentimento per le bestemmie e altri peccati della lingua e per ricordare il valore del silenzio e del perdono, si riempivano la bocca d’acqua proprio in questa fontana e ovviamente senza parlare si recavano in processione nel piccolo santuario dedicato alla Madonna della Venia (o del Per­dono) dietro l’attuale cimitero per assistere alla Santa Messa.
 

   

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