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La piccola Cappella della Timpa sita nella via S. Marco fu eretta due secoli fa, dopo i moti rivoluzionari del 1820, per ringraziamento alla Madonna che, secondo una leggenda popolare, aveva aiutato i brontesi a sconfiggere le truppe borboniche. I circa duemila soldati partiti da Catania, guidati dal capitano Zuccaro sotto il comando del Principe della Catena, erano venuti ad assalire il paese, per essersi Bronte unito a Palermo contro i Borboni. La cappelletta, recentemente restaurata, sorge vicino al luogo del combattimento dove i brontesi ebbero la meglio costringendo soldati e comandanti ad una precipitosa fuga verso Adrano, abbandonando armi e bagagli alla Colla dove si erano accampati. All'interno della Cappella, scrive lo storico B. Radice, «vi fu dipinta la Vergine, bianco vestita, con la bandiera in mano, a cavallo, i Brontesi attorno a Lei combattendo e lo scompiglio dei nemici.» «Questa tela - continua il Radice - in seguito fu tolta, ma si è voluto perpetuare la leggenda, sebbene trasformata, nella tela che ora copre il simulacro, dipingendovi la Vergine con la bandiera, Bronte raccolta dentro il suo manto e ai piedi di Lei l’idra dalle sette teste, i nemici».
Nelle foto a destra una antica edicola votiva in Via Cavallotti (angolo via Mons. Biuso, pieno Centro storico nei pressi del Circolo di Cultura E. Cimbali) restaurata e rimessa a nuovo a Dicembre 2011 da alcuni privati. Contrariamente alla tradizionale iconografia brontese che nelle edicole votive vuole l'immagine della Vergine Annunziata rappresentata con una bandiera in mano dalla lunga asta che uccide un drago dalle sette teste, questa di via Cavallotti rappresenta quasi fedelmente l'iconografia classica della Madonna del Lume. Il delizioso dipinto (olio su tela, probabilmente dei primi anni del 1800, restaurato da Antonella Biuso) raffigura, infatti, la Madonna, vestita da una lunga veste bianca con una fascia tempestata di gemme preziose che le cinge con i fianchi ed un manto azzurro, che regge in grembo Gesù Bambino sorridente e, con la mano destra, un'anima peccatrice nell'atto di precipitare all'inferno. Alla sua sinistra un angelo in ginocchio sorregge un canestrino pieno di cuori e li presenta a Lei, mentre il Gesù Bambino li prende ad uno ad uno e "non men cogli sguardi, che con contatto, li infervora e li infiamma di carità". L'originale restaurato (ritenuto cosa privata) è ora conservato (così ci è stato detto) nella casa del proprietario del muro (e perché non nella Pinacoteca Sciavarrello?); nell'edicola il dipinto non c'è più, è stato sostituito da una copia fotografica. A questo proposito scrive Tomaso Montanari che «il “terribile diritto” di proprietà privata incontra precocemente (già nel Medioevo) un limite per quanto riguarda il patrimonio culturale: perché su queste strane ‘cose’, che in verità sentiamo vive come persone, che sono le opere d’arte non vale un diritto esclusivo del proprietario. Insiste, infatti, su di esse anche una superproprietà collettiva: che ci ricorda che siamo una comunità umana che attraversa i secoli appigliandosi alle più alte creazioni umane, per non scomparire del tutto.» (La Madonna di Della Robbia torna a casa, Il Fatto Quotidiano, 31 Jul 2023). Il culto alla Madonna del Lume risale alla fine del 1700 e nella stessa epoca si è diffuso anche a Bronte quando probabilmente è stata costruita l'edicola votiva. Alla Madonna del Lume è dedicato a Bronte anche l'altare maggiore della Chiesa di S. Giovanni con una leggiadra statua. Nella stessa chiesa è esposto un bellissimo quadro della Madonna del Lume, recentemente ritrovato e restaurato, che si presume sia stato portato da Palermo a Bronte dal Venerabile Ignazio Capizzi (intorno al 1760) in occasione di una visita alla madre morente. Ma non sempre è così. Vi diamo un esempio di un altro tipo di «restauro». Anni fa avevamo fotografato una deliziosa immagine della Vergine dipinta in una edicola di via Umberto (poco più su dell'ingresso dell'Ospedale Castiglione Prestianni, sulla parte sinistra). Fatevi voi stessi un'idea del lavoro confrontando il prima ed il dopo questo cosiddetto "restauro". E già che ci siete, guardate pure il "bel" restauro fatto all'edicola di Via Palermo confrontando le due immagini nel gruppo di foto in alto a destra. Guardandole, a noi sorge subito il sospetto che i nostri antenati, pur utilizzando materiali più poveri, riuscissero a fare cose migliori. (nL) Vedi pure: La Madonna del Lume - Genesi di un restauro
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