La Cappella interna
Il completamento della costruzione della cappella posta all’interno dell’edificio del Real Collegio Capizzi venne iniziato il 1 novembre 1846 con la spesa di onze 314 incluso un contributo chiesto ad ogni collegiale di 12 tarì l'anno. La Cappella per oltre un secolo fu utilizzata per le cerimonie religiose, in forma privata, del Collegio (tutti i convittori, infatti, oltre al catechismo erano obbligati ad assistere alla messa giornaliera ed alle altre3 funzioni religiose). Il fabbricato fu finito ed inaugurato nel 1855 dal Rettore don Gaetano Rizzo e restaurato nel 1892. Un ultimo restauro è stato fatto nel 2009, quando ci si propose di trasformare la Cappella, ormai non più utilizzata per le cerimonie religiose, nella sede della biblioteca del Collegio. Della esistenza di questa piccola cappella interna si hanno notizie, fin dalla costruzione dell’Istituto e sembra sia stata disegnata ed edificata dal capomastro Giuseppe Lupo. Così sostiene anche Antonio Corsaro quando scrive (Il Real Collegio Capizzi) che nell'ottobre del 1777 «il Capizzi si incontrò in Collegio col capomastro Giuseppe Lupo che gli mostrò il disegno della Cappella da costruirsi nel lato del quadrilatero di prima elevazione.» Molto probabilmente quindi nel 1846 si completò una struttura già preesistente. L’accesso alla cappella avviene soltanto dai locali del primo piano del Collegio; ha anche un ingresso secondario, attraverso un piccolo corridoio situato dietro l’altare maggiore della Chiesa del Sacro Cuore. Quattro pilastri con semicolonne addossate disimpegnano l’ingresso; al di sopra una piccola cantoria con ringhiera in ferro battuto. La cappella, che riceve luce soltanto dal lato destro, ha uno stile semplice con graziosi affreschi sulla volta che raffigurano il Sacrificio di Abramo che, per divino comando, offre in olocausto il figlio Isacco, Gesù disputante in mezzo ai dottori, Gesù che benedice i bambini e in orazione nell’orto degli ulivi. Sulle pareti verticali leggere lesene con capitelli sorreggono una bianca cornice sopra la quale risalta il semplice cromatismo delle decorazioni sulle fasce e nei riquadri. |
Sull'altare la statua di Maria Immacolata, in cartapesta (della Ditta F. Giancane e figlio di Lecce). E' stata posta - come recita una piccola targa - nella ricorrenza delle feste per il 150° anniversario della costruzione del Collegio «dagli educatori, i docenti e gli alunni, nell'anno del signore 1929, (...) affinché seguendo i suoi insegnamenti proseguissero con successo la formazione morale e culturale». Prima vi trovava posto un tela dedicata alla Madonna del Fervore, legatissima al cuore di Ignazio Capizzi che portò il quadro a Bronte (successivamente restaurato dal pittore catanese Alessandro Abate). Una scritta scolpita sul bordo della lastra di marmo dell'altare ricorda che la Cappella fu consacrata dal Card. De Luca (quando, verso il 1850, vescovo di Aversa, era tornato in visita a Bronte). Un'iniziativa di padre Giuseppe Zingale, attuale rettore del Collegio, ormai datata perchè sempre in attesa di finanziamento, vorrebbe adibire la cappella interna a sede della biblioteca. Ottima soluzione anche perchè sarebbe la sede giusta e più confacente, sfrutterebbe al meglio uno spazio ormai adibito solo a deposito e toglierebbe da uno squallido corridoio l'attuale sede della prestigiosa biblioteca del Real Collegio. La Cappella è stata recentemente restaurata con un finanziamento della Fondazione Cariplo di Milano ma, purtroppo, nulla è stato fatto nè predisposto per trasformarla in sede della biblioteca. | L'interno della "Cappella per i convittori". Sotto, nel 1930. |
| | | Scorci della Cappella interna un tempo riservata ai collegiali. Nella volta sono affrescate episodi del vecchio e nuovo Testamento: il Sacrificio di Abramo, Gesù in mezzo ai dottori, Gesù che benedice i bambini e in orazione nell’orto degli ulivi. Un recente restauro finanziato dalla Cariplo ha restituito la "Cappella per i convittori" (a sinistra in una foto dell'epoca) agli antichi splendori. La Cappella dell'Immacolata è destinata ad ospitare la Biblioteca del Collegio Capizzi che attualmente ha sede in un lungo e inadatto corridoio. |
|
La vita del Collegiale
(Da “Nova Juventus”, Bollettino del Real Collegio Capizzi, 1921) "LA SCUOLA" Il Real Collegio Capizzi si propone di contribuire alla più completa formazione fisica, intellettuale e morale dei giovani che vi sono ammessi. L'insegnamento comprende: scuole elementari (comunali), ginnasio pareggiato (i cui esami equivalgono, per gli effetti legali, a quelli subiti negli istituti regi), corsi liceali in attesa di pareggiamento, battaglione scolastico premilitare, squadra sportiva «Nova Juventus» e corsi facoltativi di pianoforte e di lingue straniere. "I COSTI" La retta per l'anno scolastico è di L. 2000, da pagarsi in due rate: la prima all'entrata dell'alunno in Collegio, la seconda il 1 febbraio. L'anno scolastico, per la pensione, comincia il 1 ottobre e termina con gli esami della sessione estiva. […] Ogni convittore pagherà inoltre: L. 100 come diritto di ammissione, per una sola volta e precisamente quando si chiede il numero di matricola; L. 100 per uso di mobilia (lettiera in ferro e rete metallica, colonnetta, tavolino da studio, due sedie e servizio da tavola), per visite ordinarie del medico, per servizio d'infermeria, del parrucchiere, ecc.; e L. 15 mensili per bucato. Le spese di libri, cartoleria, tasse scolastiche governative, lezioni facoltative, vestiario, corrispon-denza postale, ecc. restano a carico della famiglia. Lezioni di piano e uso dello stesso L. 20 mensili. […] Le altre spese saranno conteggiate a fine d'anno, purchè la famiglia abbia lasciato fin da principio un deposito di L. 200. "IL MENU" Nulla sarà trascurato da parte dell’Amministrazione perchè il vitto sia sano ed abbondante, attenendosi esattamente a quanto segue: A colazione : latte e caffè, ovvero caffè nero o frutta, con pane. A pranzo: minestra (maccheroni o zuppa); due pietanze, di cui una di carne o pesce con contorno; frutta e vino; pane a discrezione. Nel pomeriggio merenda. A cena: minestra, una pietanza di carne o pesce o uova, frutta e vino; pane a discrezione. Nei giorni più solenni, a pranzo sarà servito un dolce. "IL CORREDO DEL CONVITTORE" Abito uniforme per uscita; e abiti per casa. Sei camicie, sei mutande, otto paia di calze, dodici colletti alti (di tela, chiusi alla militare), quattro paia di polsini, guanti di pelle nera, sei asciugamani, sei salviette, dodici fazzoletti bianchi, due sacchetti di tela per il bucato. Due paia di stivaletti neri per uscita, e due paia di scarpe, di forma qualunque, per casa. Pettini, specchio, spazzolino pei denti e spazzole per abiti e da capelli. Una posata completa. Il corredo comprende pure il necessario per il letto, cioè due materasse, due guanciali, tre paia di lenzuola, sei federe, una coltre di lana, una imbottita, un copriletto bianco, un tappetino da letto. L'Amministrazione può provvedere le materasse, uno di lana ed uno di crino, e i guanciali, tutti e due di lana, per lire 50 annue. Bisogna però prenotarle subito, non potendo il Collegio disporne per oltre cento letti. Tutti gli oggetti del corredo debbono essere contrassegnati col numero di matricola, che il Rettore farà conoscere insieme con la risposta di accettazione, e debbono essere consegnati al guardaroba, che ne rilascerà ricevuta. N.B.- Si raccomanda che tutti i convittori portino con sé, sin dalla prima sera, almeno la biancheria da letto e la posata col relativo tovagliolo, senza attendere l'arrivo dei propri bagagli, che devono essere indirizzati al nome del Convittore. |