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| Mario Lupo, chimico e professsore | Personaggi illustri di Bronte, insieme |
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Mise in gioco tutta la sua Esistenza al servizio di un'Idea: Migliorare la sua terra
Mario Lupo Cultura, impegno politico e sociale, laicismo | Mario Lupo, è nato a Bronte nel 1904 in una famiglia artigiana. Dopo aver frequentato il locale ginnasio e il liceo classico di Adrano si è laureto in Chimica Pura presso l’università di Bologna nel 1928, avendo avuto come maestri, tra gli altri, i professori Levi e Padovani. E' stato professore di scienze naturali a Bronte presso il Liceo Capizzi; pubblicista e scrittore, uomo politico (è stato consigliere comunale e vice sindaco di Bronte negli anni di Vincenzo Castiglione ed Antonino Venia) ma, sopratutto, ha lasciato ricordi di persona dalla grande dirittura morale ed umanità. Chimico molto noto ed affermato, è ricordato come un instancabile promotore dello sviluppo socio-economico di Bronte che lui vedeva soprattutto nello sfruttamento dei giacimenti petroliferi del territorio brontese. Con anticipazione e intuito, nel dopoguerra (1950 -1964) fu il primo a parlare dei giacimenti petroliferi del territorio di Bronte e dell’Isola (li definiva la "petroliferità della Sicilia") sviluppando idee e ipotesi che dovevano essere volano di sviluppo economico-sociale. Fu il primo anche ad intuire e a parlare delle manifestazioni petrolifere della contrada San Nicola (il "fuoco di San Nicola") e della zona di Gioitto ("Idrocarburi in libertà - Bronte centro petrolifero", Giannotta Editore, Catania, 1962). "Col nome "giuittu", scriveva, gli Arabi denominarono il bitume nero. Conobbero forse la manifestazione di idrocarburi in contrada Gioitto alla quale diedero il nome?" Già nel 1929, ricercatore solitario (qualcuno lo definì un "solista"), provava la "petroliferità" della Sicilia: spediva per analisi, alla Stazione Sperimentale per i Combustibili di Milano, i primi campioni prelevati nel territorio siciliano che venivano definiti "sicuramente di origine petrolifera". Nel 1929 aveva 25 anni ed ultimati gli studi universitari nella Regia Università di Bologna (dove si era laureato in Chimica pura nell'anno accademico 1927/28), si trasferisce a Milano in cerca di lavoro nel settore chimico industriale. I suoi ex illustri professori, Mario G. Levi e Carlo Padovani, che lasciata l'università dirigevano l'Istituto di Chimica Industriale del Politecnico di Milano (a quel tempo il più importante centro italiano di studi e di ricerche nel campo della chimica applicata), lo inserirono, giovane neolaureato, come assistente nel gruppo di ricerca sulla benzina sintetica. La scuola era un centro fervente di studi e di ricerche nei campi più svariati della chimica applicata: in questo ambiente Mario Lupo intravide la possibilità di provare un suo pensiero fisso: l’esistenza del petrolio a Bronte dove in alcune contrade (particolarmente nei pressi di “S. Nicola”), era possibile spesso assistere allo sprigionarsi dal suolo di fiamme. La credenza popolare parlava di fiamme provenienti dall'inferno o di fuoco dell'Etna, ma il giovane chimico si rese conto che si trattava di fenomeni dovuti all’emissione di gas combustibili. Ne parlò con i suoi professori che gli fornirono le apparecchiature per il prelievo. Nell'estate del 1929 si mette al lavoro: preleva campioni di gas in contrada S. Nicola e in contrada Gioitto e li spedisce all'Istituto di Chimica Industriale del Politecnico di Milano. Pochi mesi dopo il prof. Padovani, con lettera del 28 novembre 1929, nel congratularsi per l’intuito, comunicava i risultati delle analisi dei gas prelevati, definendoli “bellissimi” e di indubbia origine petrolifera. Il suo "primo amore di tecnico”, il metano di Bronte, aveva avuto il giusto riconoscimento. Nutriva una grande speranza: che il metano di Bronte costituisse la molla per il grande decollo del nostro paese verso un migliore sviluppo sociale ed economico. La sua azione divulgativa ed il suo interessamento diretto avevano, infatti, contribuito a richiamare l'interesse di tecnici e politici sul metano di Bronte. Dovevano passare, però, dieci anni da quella prima «piccola ricerca di superficie» perchè l'AGIP nel 1939 desse inizio alla prima vera ricerca in profondità. A «Gioitto» e «Serravalle» vengono trovate modeste quantità di gas e di petrolio. Fu il primo petrolio di Sicilia estratto con metodi razionali e figurò in tutte le mostre minerarie del tempo con la scritta «Petrolio di Gioitto (Bronte)». Le indicazioni del dott. Mario Lupo erano state positive, il suo impegno aveva contribuito ad attivare la grande speranza, anche se, in effetti, i risultati erano stati modesti. Intanto era scoppiata la guerra: «Gioitto» e «Serravalle» divennero obiettivi militari; nell'agosto del 1941 furono bombardati, ma gli impianti non subiscono danni. Cessata la guerra, cessò anche la prima grande avventura petrolifera di Bronte. Intanto Mario Lupo aveva iniziato un periodo intenso di viaggi di studio e di lavoro: si reca prima in Africa, poi a Ferrara. Ritornato a Milano lavora come ricercatore presso l'industria chimica Le Petit. Successivamente, nominato Vice-Direttore di una fabbrica della Montecatini che produce concimi chimici, si trasferisce ad Aviglione. Durante il periodo bellico la fabbrica passa alla produzione di esplosivi: ritorna a Milano alla «Le Petit». Nel 1947, dopo le drammatiche vicende della guerra, che gli aveva raso al suolo la casa di famiglia, Mario Lupo fece definitivamente rientro a Bronte, dove divenne professore di scienze naturali presso il Liceo del Real Collegio Capizzi: una professione, questa, che da quel momento gli consentì di dedicarsi anima e corpo, quasi a tempo pieno, alla promozione economica e sociale della sua amatissima terra. Riprende con più slancio i suoi studi sul metano e sul petrolio di Bronte e continua la sua azione divulgativa, atta, innanzitutto, a destare una "coscienza petrolifera” nella sua gente e, ancora una volta, a richiamare sul territorio di Bronte l'attenzione e l'intervento delle grandi società di ricerche petrolifere. |
| 1928: Regia Università di Bologna, Laureandi in Chimica pura nell'anno accademico 1927/28: Mario Lupo è il primo dei laureandi in alto a destra. Uno dei suoi professori, l'illustre Carlo Padovani, così scriveva nel 1982: «Fa un certo effetto ritrovarsi un ex allievo che ha passato i 70 anni. Dopo una comunanza di interessi (di spirito e di intelletto) da quasi mezzo secolo, lo si ritrova sempre con la stessa (pur provatissima) fede della gioventù nell'avvenire petrolifero della sua Sicilia, della sua Bronte.» |
«Il petrolio significava una pacifica rivoluzione; la rivoluzione industriale ed economica che avrebbe mutato il volto della mia terra; significava un avvenire migliore. Significava la rinascita: valeva la pena di dedicarvi le mie modeste fatiche di tecnico alla prima esperienza professionale, il primo amore. E fu, per la verità, una azione persistente nel ricercare da solitario la via del petrolio: un'azione composita che giudicai civile e sociale, fra tecnica, giornalismo e politica». (Mario Lupo) | 1960: Il professore Mario Lupo (a sinistra) nel 1960. A destra nella foto l'avv. Fortunato Attinà, Vice-Sindaco di Bronte nello stesso periodo; al centro il figlio di quest'ultimo, Francesco Attinà. | 1962: Mario Lupo attorniato dai professori e dagli alunni del Real Collegio Capizzi. Alla sua destra il prof. Nino Russo (Acquavitari). Sulla destra della foto l'avv. prof. Nunzio Meli («u zzù Nonziu», lo zio Nunzio, così chiamato amichevolmente dagli alunni) allora preside del Liceo e sindaco di Bronte. |
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1956: Il prof. Mario Lupo accanto ad un pozzo attivo di estrazione di metano nei pressi di Bronte. «Quando si semina l'importante è che qualcuno raccolga. Se non saremo noi a festeggiare la realtà sognata, saranno i nostri figli o nipoti» (Mario Lupo). | |
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Su Mario Lupo hanno scritto:
Mariano (Mario) Ciraldo, Gaetano Longhitano, Nino Russo | In un articolo pubblicato in prima pagina dal "Corriere di Sicilia” del 3 agosto 1949, dal titolo «Bronte centro petrolifero», fra l'altro, scriveva: «… crediamo nostro dovere, ancora una volta, richiamare l'attenzione delle autorità, degli enti, della stampa, dei cittadini, al fine di riuscire insieme a creare e diffondere quella tale "mentalità petrolifera”, senza la quale il nostro petrolio continuerà a rimanere nelle viscere della terra». Nell’ articolo era riportata anche, per la prima volta, una cartina dimostrativa della centralità di Bronte rispetto ad una vasta area indiziata a idrocarburi. Era convinto che la scienza deve essere messa al servizio della collettività, che l'intellettuale nella società deve ricoprire un ruolo importante per i processi di rinnovamento e che era indispensabile la figura del "tecnico-politico” negli organismi amministrativi degli Enti Locali. Sorretto da queste convinzioni, agli inizi degli anni '50, cominciò ad impegnarsi attivamente in politica. Ma resterà sempre un laico, non prenderà mai la tessera di nessun partito, anche se si sentiva vicino ai partiti di sinistra ed al PCI in particolare. È eletto Consigliere comunale una prima volta nella lista «Blocco del Popolo», successivamente come indipendente nella lista del P.C.I. ed infine nella lista "Rinascita», che non a caso aveva come simbolo una trivella. Dal 1956 al 1962 ricoprì anche la carica di Vice Sindaco nella Giunta guidata dal socialista Vincenzo Castiglione. La politica gli serviva per realizzare una sua grande speranza: che il metano di Bronte costituisse la molla per il grande decollo del nostro paese verso un sviluppo sociale ed economico. E ancora una volta le sue sollecitazioni avevano un seguito: nel 1955, con una seconda ricerca condotta dall'A.R.P.E. in contrada ”Contarade", vengono raggiunti i 1438 metri di profondità e si calcola una erogazione di 80.000 metri cubi al giorno di gas, ma il pozzo non venne messo in produzione. Nel 1956, in occasione della campagna elettorale per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale, in una conferenza pubblica, il Mario Lupo, fra le altre cose diceva: «Il petrolio costituisce il problema dei problemi... il problema del petrolio potrà essere determinante e risolutivo dei nostri più scottanti e vitali problemi economici: gli idrocarburi, infatti, costituiscono fonti preziose di energia a basso costo e di materie prime per l'industria. Anche a Bronte potrebbero nascere industrie ove trovare lavoro braccianti, operai, studenti, professionisti, impiegati: ciò costituirebbe veramente la rinascita del nostro paese. In tale direzione le future Amministrazioni Comunali dovranno agire...». Ed in questa direzione si mosse come Vice Sindaco; sia con interventi personali, sia con azioni ufficiali rivolte agli organi competenti regionali ed aventi tutti il medesimo scopo: lo sfruttamento del metano rinvenuto dall'ARPE e l'intensificazione delle ricerche nella nostra zona, convinto che il metano avrebbe sicuramente portato ricchezza al nostro paese. Nel marzo del 1961, inizia una terza ricerca condotta dall'AGIP in contrada «Erbe Bianche». In quell’occasione, Mario Lupo, vice sindaco per la seconda volta, così scriveva ad Enrico Mattei, presidente dell'ENI: «Una grande speranza, oggi, si riaccende nell'animo dei cittadini di Bronte; speranza per lunghi anni nutrita e che ha un nome: idrocarburi; speranza per il ritrovamento, l'estrazione e l'utilizzazione… speranza che certamente si tramuterà in luminosa realtà... La nostra popolazione è convinta che la società AGIP oggi ritorna dopo quasi quindici anni, potenziata e rinnovata, col preciso intento di portare alla luce il prezioso minerale e, con esso, imprimere un più moderno impulso allo sviluppo economico e sociale di queste contrade». Questa volta la grande avventura del metano di Bronte diventa realtà: nell'ottobre del 1967 il gas estratto a Bronte, attraverso un metanodotto arriva a Catania, dove comincerà ad essere utilizzato in attività industriali. Mario Lupo capisce che è giunto il momento di intensificare la lotta. Si rende conto che è necessario passare dall'azione divulgativa e dalle richieste generiche all'azione propulsiva, alla lotta perchè questa enorme ricchezza del nostro sottosuolo si trasformasse in strumento di benessere economico e di progresso civile per la popolazione. Capisce, altresì, che per raggiungere questo obiettivo non sono sufficienti i canali ordinari della politica, ma bisogna costruire un grande movimento democratico di base. Si fa promotore di dibattiti atti a sensibilizzare i suoi concittadini. Costituisce nel 1968 un “comitato cittadino" ed organizza, come Presidente del Comitato, un “Convegno regionale tecnico-politico per lo sviluppo economico e sociale di Bronte" al quale partecipano alte personalità della politica, del mondo del lavoro, della tecnica e della cultura. ”I brontesi non vogliono più emigrare”, “Bronte unanime e compatta chiede il suo inserimento nel circuito della industrializzazione della Sicilia”, "Mille posti di lavoro per Bronte”, erano queste le parole d'ordine gridate a viva forza e erano questi i temi del Convegno. È con profonda amarezza che rileggiamo quanto egli scrisse nel 1976 a pag. 42 del secondo volume di “Idrocarburi in libertà”: «Purtroppo le speranze di rinascita dei nostri concittadini scaturite dal Convegno andavano disattese: evidentemente quel Convegno non era riuscito gradito alla parte più retriva del potere politico che tutto insabbiò in maniera la più speciosa e qualunquista. Quel Convegno, forse fece paura al piccolo potere paesano e a quello regionale; venne forse considerato una sfida al conservatorismo e all'incultura di sempre. E fu una sfida fallita». Fallita la possibilità di inserire Bronte in un programma di industrializzazione della Sicilia, si fa promotore di un provvedimento legislativo che assegni a Bronte un congruo finanziamento straordinario in contropartita del metano giacente nel nostro sottosuolo. Il 28 novembre 1969, viene presentato alla Regione un disegno di legge a firma degli on. Camillo Bosco del PSIUP e Antonino Carbone del PCI che prevede l'assegnazione di 500 milioni per opere infrastrutturali. Nello stesso tempo, il Consiglio Comunale avanza alla «SNAM» la richiesta di concessione di 6000 metri cubi al giorno di metano per uso domestico ed artigianale. La concessione della «SNAM» venne ottenuta, ma qualche tempo dopo venne ritirata per mancato utilizzo. Il disegno di legge sul finanziamento straordinario decadde con la chiusura anticipata della sesta legislatura. Fu ripresentato, sempre dietro pressione ed interessamento di Mario Lupo, nel 1972 a firma degli onorevoli Salvatore Corallo e Giuseppe La Micela del PCI. Ma solo in data 5 febbraio 1976 viene discusso e approvato dall'Assemblea Regionale Siciliana; dopo cioè sette anni dalla sua prima presentazione. Nonostante i suoi studi, gli stimoli e l'azione persistente nel ricercare la via del petrolio Mario Lupo rimase però inascoltato: interlocutori beceri, non solo in ambito locale, non fecero nulla perchè quanto egli sosteneva con grande impegno e spirito di abnegazione si realizzasse. In un discorso pronunciato in Consiglio comunale il 30 gennaio 1971 così parlava Mario Lupo: «...a questo punto io credo che anche noi Brontesi dovremmo recitare il nostro «mea culpa», in quanto col nostro comportamento di indifferenza, di abulia, di apatia ci siamo lasciati sfuggire di mano una ricchezza che già potevamo utilizzare a vantaggio di tutta la collettività brontese; e ciò è tanto più grave in quanto una tale ricchezza non è riproducibile e quando sarà finita, sarà finita per sempre senza averne ricavato i benefici». L'ordine del giorno di quella seduta era: «Dibattito sul metano di Bronte e nomina di una Commissione consiliare da inviare alla Regione Siciliana per la impostazione e la soluzione dei problemi di cui trattasi», era stato proposto dal gruppo «Rinascita», la lista che nelle elezioni amministrative si era presentata col simbolo della trivella ed aveva avuto come capo lista il dott. Mario Lupo. Oggi la ricerca, lo sfruttamento di campi petroliferi a Bronte ed in altre zone dell'Isola e la metanizzazione sono diventate realtà siciliane. Nel territorio, ancora oggi, si continua a trivellare. Sono stati scoperti importanti giacimenti di metano ricco di prodotti liquidi (gasolina) lavorati in un grande impianto di degasolinaggio costruito dall'Eni a qualche chilometro ai piedi di Bronte. Da oltre 40 anni anche il gas estratto nel sottosuolo del nostro territorio, contribuisce al fabbisogno nazionale: inizialmente con un milione di metri cubi giornalieri e ancora oggi con i suoi 500.000 metri cubi di produzione al giorno. Qualche merito va dato anche a Mario Lupo, illustre figlio di Bronte, anche se la città non è riuscita a trovare la strada dello "sviluppo petrolifero" da lui auspicato ma solo alcune royalty metanifere, certo un importante voce di bilancio, che la Regione dovrebbe assegnare annualmente al Comune. In una manifestazione organizzata nel febbraio 2015 dalla nostra Associazione e tenutasi in suo ricordo nella Pinacoteca Nunzio Sciavarrello il sindaco Firrarello ha promesso che la Zona artigianale di Bronte verrà intitolata al prof. Mario Lupo che, fra i tanti suoi meriti, ha anche quello di aver chiesto ed ottenuto il primo finanziamento per la sua realizzazione. Alcune notizie sono state tratte dall'intervento fatto in Consiglio Comunale dal prof. Gaetano Longhitano nella seduta commemorativa del 24 marzo 1986. Nelle quattro foto sopra: due immagini di Mario Lupo; Mario Lupo (al centro) fotografato davanti a una torre di perforazione in Contrada San Nicola a Bronte con tecnici e dirigenti dell'Eni e con il sindaco dell'epoca, Nunzio Meli (1962, primo a destra); perforazioni dell'Eni ai piedi di Bronte nel Marzo del 2004.
| Il suo sogno Per raggiungere e veder realizzati i suoi sogni il prof. Mario Lupo profuse le sue energie in mille modi: libri, articoli sulle colonne di quotidiani e riviste, lettere, petizioni, proposte, organizzazione di associazioni e di convegni, interventi nei pubblici dibattiti, sollecitazioni a uomini politici della più varia estrazione. Eppure, a dispetto di un impegno totale, le sue maggiori speranze furono disattese. «E' morto senza veder realizzato il suo sogno del benessere per la Sicilia - Aspetta solo di essere raccolto il testimone lanciato dal prof. Lupo», così, pochi giorni dopo la sua morte, titolava La Sicilia di sabato 8 Marzo 1986 in un articolo a firma dell'allora sindaco di Bronte Pino Firrarello. "Esistono ancora - scrisse tra l'altro Firrarello - coloro che mettono in gioco tutta la loro esistenza al servizio di una idea. Mario Lupo ne è un esempio luminoso». | I suoi Scritti "Ipotesi petrolifera" di Mario Lupo del 1949 su un territorio di 5.000 Kmq. La superficie ellittica rappresenta il comprensorio metanifero di Bronte-Gagliano Castelferrato esteso per 1.000 kmq., messo in luce dalle grandi ricerche negli anni 1955-56. Il triangolo degli idrocarburi siciliani descritto da Mario Lupo nel 1960 (da "Sicilia petrolifera - Petroliferità” del metano e del territorio di Bronte, Bronte 1982. Fra gli altri scritti pubblicati da Mario Lupo ricordiamo: Idrocarburi in libertà, Catania 1962; Atti del Convegno Regionale Tecnico-Politico per lo sviluppo Economico e sociale di Bronte e del suo com-prensorio, Bronte 1968; Idrocarburi in libertà, vol. II, Catania 1976; Bronte: Motivi di riflessione per una ipotesi di conversione da meno a più. Territorio e risorse, Catania 1979. | Indicava soluzioni, guardando sempre allo sviluppo del nostro paese «Siamo ricchi di terra, di acqua, di materie prime, di energia di braccia e di intelletti; ma viviamo da straccioni». Idrocarburi, fonti energetiche, acqua, agricoltura, industrializzazione, turismo, ecologia, cultura e sviluppo, autonomia regionale, furono i principali temi degli interventi di Mario Lupo pubblicati dalla stampa. Nei suoi scritti come nella sua azione furono sempre presenti gli aspetti della sua personalità, impegno politico e sociale, laicismo, atteggiamento corretto che non sfiorò mai la polemica e, soprattutto, un grande dirittura morale ed una grande umanità. «Preso da tensioni ideali – scriveva sull’Espresso Sera del 27 Gennaio 1983 -, anche lavorando di fantasie giovanili (o fantasticherie), nella Valle ove il Simeto inizia il suo corso, immaginavo torri d’acciaio (derriks) che perforavano e pompe che estraevano petrolio e metano; immaginavo una “fiamma” su una torre di raffineria, e una centrale elettrica, e fabbriche di prodotti chimici: immaginavo la disoccupazione eliminata, e una nuova era di benessere per Bronte e la zona circostante; il sole della rinascita spuntato da ponente, dicevo». Così lo ricordava il prof. Gaetano Longhitano nella commemorazione fatta in Consiglio comunale il 24 marzo 1986 pochi giorni dopo la sua morte: «Abbiamo riletto con attenzione i suoi libri come pure i più di cento articoli che ha pubblicato in varie riviste e quotidiani, sia a carattere locale che nazionale, e, dal 1929 a pochi giorni prima di morire, e non abbiamo trovato mai ombra di polemica ma critica costruttiva finalizzata sempre a sollevare problemi e ad indicare soluzioni, guardando sempre allo sviluppo del nostro paese. Certo, spesso traspare tra gli scritti un senso di amarezza che non diventa mai sconforto e pessimismo, perchè ebbe sempre la forza di guardare avanti: “e poi sarà giorno”, aveva scritto in un suo articolo del 1966. Amarezza per il clima di incomprensione che lo circondava, specie tra gli uomini del potere, e molto spesso tra quegli uomini di cultura a cui egli si rivolgeva in modo particolare, ciente del ruolo importante che ha l'intellettuale nei processi di trasformazione della società. Falliti tutti i tentativi per incanalare Bronte sulla via dello sviluppo, sente la necessità di fermarsi un attimo a riflettere sul perchè un paese ricco di risorse, continua a vivere nella miseria». «Siamo ricchi - mi dice, poco tempo prima di morire, un giorno che sono andato a trovarlo a casa - siamo ricchi di terra, di acqua, di materie prime, di energia di braccia e di intelletti; ma viviamo da straccioni». |
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