Bronte, pistacchio e sparacogna? La presentazione del libro di Lucy Riall “La rivolta. Bronte 1860” nella Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello” è stata un successo per la nostra Associazione Bronte Insieme. L’autrice Prof.ssa Lucy Riall è stata accolta con la calda ospitalità che ci contraddistingue. Gli interventi dei relatori e le domande del pubblico, numeroso e attento fino alla fine, moderati dal Dott. Piero Martello, sono stati nei tempi da tutti rispettati. orgiamo un grazie a padre Zingale che ci ha ospitati malgrado i lavori in corso di restauro della Pinacoteca, ma si è scusato per il disagio procurato agli incontinenti che hanno potuto, però, usare la toilette del vicino bar Conti, al quale, dopo aver gustato il gelato al pistacchio, sono stati doppiamente grati. Ringraziamo il Signor Sindaco di aver rinunciato ai suoi numerosi impegni per restare con noi e da buon cattolico non ha nominato il nome della nostra associazione invano. Le emittenti locali hanno dato spazio all’evento e all’intervista rilasciata dalla Prof.ssa Riall e dal Dott. Martello. Il giornale “La Sicilia” sulla pagina della cultura ha pubblicato un articolo del Dott. Salvatore Scalia che in due passaggi ha rilevato: “(il pistacchio) un marchio che identifica un popolo. Di pistacchio però se ne produce anche altrove. E allora se vogliamo veramente trovare qualcosa che sia assolutamente caratterizzante è una verdura, la sparacogna” … “i siculi sono bravi in amore, e, se anche non lo fossero, a scaltrirli ci pensano le loro donne... cose da fare arrossire anche il personaggio Paolo il caldo dell’omonino romanzo di Brancati.” Chi non è di Bronte cade facilmente nella trappola di chi spaccia un prodotto dall’aspetto del pistacchio perchè non sa che il nostro ha differenze di forma, di calibro, di colore e di sapore ineguagliabili. Bronte non si caratterizza col pistacchio, semmai è il contrario: il pistacchio Doc si identifica con Bronte; come non si caratterizza con la sparacogna che si trova anche a Milano e a Torino. Bronte invece si caratterizza con un’alta concentrazione di illustri personaggi che hanno fatto onore alla loro famiglia e al loro paese. Nel 1747 il venerabile Ignazio Capizzi inaugurò il Collegio, che da lui prende il nome, unico nella Sicilia centro orientale che ebbe il grande merito di dare, anche ai figli dei poveri pecorai brontesi che brucavano l’erba insieme alle loro pecore, l’opportunità di quell’istruzione classica che li rese insigni prelati, benefattori, filosofi, pubblicisti, poeti, giuristi, economisti e burocrati. Il giornalista nel suo secondo passaggio non ha colto il significato dell’intervento ironico e di alleggerimento di una “signora” che è pronta a ripetersi: la riservatezza della donna siciliana mira sempre a salvare la reputazione del suo uomo e mai si assume il compito di istruirlo. Mi dispiace di aver turbato e fatto arrossire il dott. Scalia e “Paolo il caldo”. E’ proprio vero che il mondo è cambiato: una volta, arrossivano solo le donne! [Laura Castiglione] 15 maggio 2013
Sabato 1 giugno alla Pinacoteca "N. Sciavarrello" La storica irlandese Lucy Riall presenta a Bronte il suo libro “La rivolta. Bronte 1860” Un'indagine storica su un episodio emblematico del nostro Risorgimento Alle ore 17.30 di sabato 1 giugno, presso la Sala Conferenze della Pinacoteca “Nunzio Sciavarrello”, in via Card. De Luca, la storica irlandese Lucy Riall presenterà il suo ultimo libro: “La rivolta - Bronte 1860”. Sarà l’occasione per approfondire e meglio conoscere i tragici fatti successi a Bronte durante la spedizione dei Mille parlandone con una nota studiosa che tanto ha indagato e scritto sul Risorgimento e sulla formazione dello stato italiano, sulla Sicilia ed ora anche sui moti rivoluzionari brontesi del 1860. Con il coordinamento di Piero Martello, magistrato, presidente del Tribunale del lavoro di Milano, e dopo i saluti del sindaco, Pino Firrarello, e di Laura Castiglione dell’Associazione Bronte Insieme Onlus che ha sponsorizzato ed organizzato l’evento, parleranno del libro e dei Fatti i professori Uccio Barone e Giuseppe Astuto, ordinari di Storia contemporanea dell’Università di Catania. Hanno annunciato la loro presenza i professori Angelo Granata, Gino Saitta e Pina Travagliante dell'Università di Catania, Paolo Giordano procuratore della Repubblica di Caltagirone, Salvatore Scalia, giornalista de “La Sicilia”, e Vincenzo Pappalardo docente al Liceo Classico Capizzi, studioso di storia locale ed autore del libro “L’identità e la macchia. Il battesimo della coscienza civile a Bronte nel dibattito sulla strage del 1860”. Concluderà gli interventi la stessa Lucy Riall che risponderà anche alle domande del pubblico. L’evento è stato organizzato dall’Associazione Bronte Insieme, con la sponsorizzazione dell’Editori Laterza e del Comune e la partecipazione delle principali associazioni brontesi. «La rivolta di Bronte - ci ricorda la Riall (foto a sinistra) - dura non più di sei giorni ma la sua fama è sopravvissuta a lungo. Le è stato attribuito un grande valore simbolico ed è stata narrata in libri, articoli, romanzi, sceneggiati, perfino un film. Eppure ancora non la si conosce veramente. Se consideriamo quanto profondamente Bronte sia collegata ai miti e ai contromiti di Giuseppe Garibaldi e dell’ammiraglio Nelson, al Risorgimento italiano, alla questione meridionale e all’Impero britannico, stupisce che la sua storia non sia stata oggetto di analisi più approfondite: Bronte ha ancora molto da dire sulla Sicilia, sull’Italia e sul resto del mondo.» LUCY RIALL - LA RIVOLTA. BRONTE 1860
Lucy Riall ed il suo libro di Franco Cimbali Ho letto, riletto e sottolineato con vivo interesse (le 354 pagine del libro) tutto quello che mi ha permesso di aggiungere nuove schede a quel, tragico, mosaico che conosco molto bene, noto con nome: I fatti di Bronte del 1860. Però, prima di esprimere un personale giudizio (in ogni caso positivo) mi preme spendere poche parole sulla scrittrice soprattutto per i brontesi che sconoscono il personaggio: Lucy Riall. Lei, irlandese di nascita, si è addottorata presso la London School of Economics e la Cambridge University. Storica, molto apprezzata, è stata ricercatrice presso il Birkbeck College (università di Londra). E’ molto nota all’estero ed anche in Italia dal momento che insegna Storia presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze. E’ autrice di numerosi saggi a tema storico-risorgimentale pubblicati anche in lingua italiana che conosce abbastanza bene. La sua prima venuta a Bronte risale (se non erro) al 1997 quando, accompagnata dall’allora comandante dei vigili urbani, Salvatore Tirendi, venne al Collegio Capizzi. Così, io, ebbi modo di conoscerla mettendomi a disposizione e fornendole delle raccolte di memorie legali che successivamente pubblicherà col titolo: “Nelson versus Bronte, land, litigation and local politics in Sicily, 1799-1860”. Termino questa breve divagazione, per non saltare di palo in frasca, è, quindi, allontanarmi dal contenuto del libro (che il 1° giugno sarà presentato a Bronte grazie all’Associazione Bronte Insieme Onlus). Il libro, a contenuto rigorosamente storico, narra fatti e personaggi del tempo rivisitati dalla Riall qualificata osservatrice esterna e scritto con distacco e non – come disse B. Radice – “per amor di patria”. Le pagine, hanno una linea di sviluppo che partendo dal 1799 approderà più o meno alla prima metà del 1980, anno, da lei definito del “lungo addio dei Nelson dalla Ducea di Bronte”. Naturalmente, ripeto, punto di partenza è la donazione fatta dai Borboni all’Ammiraglio Horatio Nelson del territorio di Bronte con le due abbazie di Maniace e San Filippo di Fragalà. In questo suo lungo excursus storico (quasi 200 anni) ritroviamo i vari amministratori ducali (di buona e cattiva fama); i nomi dei potenti del tempo: il barone Vincenzo Meli, gli Spedalieri, i Sanfilippo e, dopo il 1860, gli emergenti Antonino Cimbali ed il figlio on. Francesco avversato dalla Ducea. Nella stessa scacchiera sono i nuovi padroni assoluti del territorio: gli inglesi i quali non si curano di stabilire rapporti di buon vicinato con i locali. Essi, ritenendosi apportatori di civiltà e di progresso, colonizzatori di una popolazione incivile, mantengono sempre comportamenti di distacco e di superiorità, di compostezza e altezzosità con i brontesi, tipici dell’English character che naturalmente si acuiranno nel tempo. Moltissime le note esplicative, a chiarimento dei vari capitoli però riportate in appendice e non a piè di pagina. Quanto sopra, da me detto, non sminuisce l’importanza del contenuto del libro, tutto da leggere soprattutto per i nuovi particolari ivi riportati. Concludo nella speranza che i nostri amministratori, ad unanimità di consensi, possano dare alla Riall la cittadinanza onoraria del nostro Comune facendola, per l’occasione tornare a Bronte per una terza volta. Io procurerò di farla tornare, coinvolgendola, per una quarta volta ma, per ora, non dico il come né il perché. [Franco Cimbali, 14 maggio 2013] 1 Giugno 2013
LUCY RIALL - LA RIVOLTA. BRONTE 1860 Bronte, la verità di una rivolta Un dibattito nella città siciliana alle pendici dell'Etna svela le vere ragioni di uno dei "miti" del Risorgimento (Famiglia Cristiana, 16 giugno 2013) La rivolta di Bronte fa parte a pieno titolo dei miti risorgimentali. Un mito talmente vivo nella memoria collettiva che ancora oggi è capace di risvegliare antichi fervori e appassionate discussioni, come è avvenuto nella cittadina siciliana alle falde dell’Etna qualche settimana fa nel dibattito cui hanno partecipato il giurista Piero Martello e gli storici Astuto e Barone. Ospite d’onore la collega Lucy Riall, professoressa di Storia contemporanea al Birkbeck College dell’Università di Londra, allieva di Paul Ginsborg e autrice del saggio “La rivolta. Bronte 1860”, edito da Laterza. Della “jacquerie” contadina scoppiata dopo l’approdo dei Mille sull’Isola, resa immortale da una novella del Verga, hanno parlato scrittori del calibro di Carlo Levi e Leonardo Sciascia e registi come Florestano Vancini. Questa selvaggia sollevazione portò i contadini a commettere crimini feroci nei confronti dei proprietari terrieri nell’allora ducea dell’ammiraglio Nelson (le sorelle Emily e Charlotte Bronte si chiamavano così perché il padre Patrick Brunty si cambiò il cognome in onore dell’ammiraglio) è diventato uno dei simboli della vicenda nazionale. Ma nessuno, prima della Riall, aveva compiuto una seria e scrupolosa analisi delle ragioni che portarono alla rivolta, scrostandola dai miti e dalle sue inevitabili leggende, scegliendo e distinguendo tra casse di documenti scovati nell’archivio della famiglia Nelson, mettendo in luce i nessi causali degli eventi che si erano verificati. Ora, dopo questo saggio, possiamo dire di sapere tutto, o quasi, di quell’orgia di terrore consumata sulle pendici del gigante lavico. Sei giorni di ferocia e distruzione cominciati nella notte del primo agosto 1860. A sedare la sanguinosa rivolta provvide Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi, che dopo aver sedato la rivolta improvvisò processi sommari e decretò esecuzioni sul posto. La vulgata è che Bixio fosse arrivato a Bronte per difendere il patrimonio britannico e i privilegi dei latifondisti messo a repentaglio dalla jacquerie contadina. Ma la realtà è molto più complessa e delicata di quello che si è scritto finora. In realtà gli inglesi non furono le vittime bensì gli spettatori della rivolta consumata ai danni dei proprietari terrieri siciliani. Il vero obiettivo furono i notai, i contabili, gli esattori dei canoni d’affitto, quel ceto che si dichiarava solo a parole in favore di Garibaldi ma che in realtà difendeva i propri interessi privilegiati fin dal 1848. Un ceto apparentemente liberale che diceva a parole di sostenere il Risorgimento ma che in realtà conservava in nome dei contadini la sua “roba”, mantenendo intatti privilegi e soperchierie. Bixio, che riteneva i contadini assimilabili ai sanfedisti, interviene per ristabilire l’ordine e soprattutto per dimostrare agli inglesi, grandi protettori della spedizione di Garibaldi, l’affidabilità civile e politica dell'impresa dei Mille e del processo di unificazione nazionale. Le ragioni non sono di difesa della ducea ma molto più ampi: l’eroe dei due mondi voleva dimostrare di essere in grado di Governare la Sicilia e il Mezzogiorno d’Italia. Insomma, già allora le ragioni geopolitiche si imponevano su quelle di difesa dei privilegi borghesi. 1 Giugno 2013
LUCY RIALL - LA RIVOLTA. BRONTE 1860 Lucy Riall presenta il suo volume "Bronte 1860" ieri a Catania e oggi nel paese etneo Un pezzo di Britannia all'ombra del vulcano di Sergio Sciacca (tratto da La Sicilia del 1 Giugno 2013) Ai primi del ‘900 dalla Ducea di Bronte gli eredi dell'ammiraglio e duca Orazio Nelson intrattenevano uno fitto e minutissimo carteggio su un problema quasi surreale: come trasportare una Rolls Royce nella ducale residenza, attraverso le strade non certo ottimali dell'epoca. Quel fascicolo capitò tra le mani della studiosa di origine irlandese Lucy Riall che, incuriosita, continuò a studiare il vastissimo archivio prima inesplorato, trovando una massa di informazioni grazie alle quali ha intrapreso uno studio originale sulla collocazione di quel pezzo di Britannia sotto il nostro Vulcano, che in vario modo ha influenzato la storia della Sicilia fino al 1950. La storica, che insegna all'università di Londra e in importanti istituti accademici sparsi nel mondo, ha appena pubblicato un volume "Under the Volcano" edito dalla Oxford University Press, subito tradotto da Laterza sotto il titolo "Bronte 1860" e presentato ieri alla libreria Cavallotto, davanti a un folto pubblico di personalità del mondo accademico e culturale. Dopo il benvenuto di Luisa Cavallotto, l'incontro è stato moderato dal presidente del tribunale del lavoro di Milano, Piero Martello, che ha inquadrato la tematica nelle sue coordinate più vaste: la storia di Bronte fu anomala rispetto al resto dell'Isola e la distinzione si acuì con l'investitura feudale della ducea: «La storia, come diceva Tucidide si sviluppa nel corso dei secoli e su quella onda lunga rivela le sue direttive». La sentenza del grande storico greco è stata avvalorata dalle relazioni dei professori Giuseppe Astuto e Angelo Granata, cattedratici di storia nel nostro ateneo, che hanno lucidamente tracciato il profilo degli studi storici sulla Sicilia dal Trevelyan a Mack Smith ed oltre. Un cammino difficile da interpretare perché attorno alla ducea e inevitabilmente attorno a Bronte si intrecciarono interessi e pulsioni culminanti nell'eccidio di Bronte nell'agosto del 1860, seguito dalla fucilazione dei facinorosi ad opera di Nino Bixio. Nella sua storia la Riall ricorda che Garibaldi era visto come un "nazionalista" (naturalmente non nella accezione moderna), mentre i rivoltosi si definivano "comunisti" in quanto intendevano ritornare alla proprietà comune precedente la assegnazione dei feudi. Problemi vasti che la stessa autrice ha illustrato secondo l'ottica umana. Dietro l'onda lunga della storia c'è la persistenza delle tradizioni. I brontesi dell'800 e del ‘900 continuavano una protesta iniziata contro la innaturale suddivisione delle terre alla fine del Medio Evo. Gli inglesi da parte loro, vivevano alle falde dell'Etna come se fossero nella loro lontana patria. La storia è sempre una vicenda umana, e il libro è come il romanzo di un caso storico che oggi sarà discusso alle ore 17,30 alla Pinacoteca di Bronte. |