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Giuseppe Longhitano Giornalista con la missione di far conoscere a tutti la verità (a cura di Antonio Palermo) Da giornalista Giuseppe Longhitano ha ricoperto la carica di Direttore del «Corriere di Sicilia» e del «Corriere di Catania » ed è stato insignito dell'onorificenza di «Grande Ufficiale» e di «Console Provinciale dei Maestri del lavoro». La nostra cittadina, in questi ultimi decenni, ha voluto onorare i suoi figli dedicando loro molte vie e piazze. Purtroppo, è stato dimenticato l'illustre concittadino Dott. Giuseppe Longhitano, che spese la sua vita per il giornalismo. Era nato a Bronte il 13 settembre 1900 e si era laureato giovanissimo, a 23 anni, in Medicina e Chirurgia ma pur potendo vivere una vita brillante con l'esercizio di questa nobile professione, preferì spendere tutte le energie alla missione giornalistica che, per lui, significava far conoscere a tutti la verità. Egli ha voluto seguire, per vocazione, la carriera giornalistica impegnandolo in tante battaglie tutte volte ad un unico fine: la ricerca della verità. Non sempre le sue battaglie hanno raggiunto lo scopo che si prefiggeva, ma ha avuto sempre la soddisfazione di agire da uomo onesto nella piena libertà, senza subire condizionamenti di nessuno. Uomo politico e di grande levatura morale, con l'avvento del Fascismo in Italia, preferì l'esercizio della professione medica con la quale si rese benemerito verso tanta gente che in lui trovò conforto e guarigione. Sin dal primo dopo guerra e con la caduta del Fascismo, il Dott. Giuseppe Longhitano riprese la sua attività giornalistica contribuendo vivacemente e con dinamismo alla lenta e graduale opera di ricostruzione nazionale. Ritornò alla ribalta del giornalismo nel 1943 ricoprendo la carica di direttore del risorto «Corriere di Sicilia» e, successivamente, fu direttore del «Corriere» di Catania. Nel 1954 fu nuovamente «direttore politico» del «Corriere di Sicilia». Nel 1956 gli è stata conferita, da parte del Presidente della Repubblica, l'onorificenza di «Grande Ufficiale» e, successivamente, nel 1965, gli è stata conferita l'onorificenza di «Console Provinciale dei Maestri del lavoro». Queste onorificenze testimoniano ufficialmente la laboriosità e l'esemplare condotta morale del Dott. Giuseppe Longhitano. Egli non raggiunse mai successo finanziario perché disprezzava il compromesso e l'adulazione per amore della verità. La sua attività giornalistica non poteva rimanere inosservata per la sua rettitudine, passione per il trionfo della verità, ai suoi ammiratori i quali, ad Erice, nel 400 anno della sua iscrizione all'albo professionale, l'hanno voluto premiare con una medaglia d'oro. Corrispondente da Taormina dell'autorevole quotidiano da Lui diretto, ha fra l'altro plasmato, da saggio, il mio entusiasmo e la mia passione verso il giornalismo, riuscendo a placare le mie giustificate rimostranze verso qualche "collega" il quale, da "inviato speciale", voleva calpestare - con la sua arroganza - la mia stessa passione giornalistica. Insieme, con pazienza, siamo riusciti - mi ricordo - ad informare l'opinione pubblica, con notizie in esclusiva pubblicate sul Corriere di Sicilia, su fatti di cronaca nera di carattere internazionale accaduti nella "Perla dello Jonio". Così, insieme a lui, ho iniziato la mia carriera giornalistica. Pertanto, doverosamente, lo ricordo.» (Rosario Talìo) (tratto da Bronte Notizie, N. 8, gennaio 1984) | |||||||||
Stefano Curcuruto (1914 – 2009) INTELLETTUALE, AUTODIDATTA SIA COME POETA CHE COME APPASSIONATO DI PROBLEMI FILOSOFICI A Bronte abbiamo avuto un poeta futurista che era Stefano Curcuruto (Bronte 1914 - Roma 2009) che fu Segretario al Comune negli anni trenta e pubblicò un libretto di poesie intitolato “Strassi gioielli e affini” che dovrei avere, ma non so come trovare, ma che poi ho avuto da mia cognata Ninetta. L’autore che abitava in Via Cavour nella casa dove sono nato io e che era stata, dopo, di Gennarino Maruzzella, sposato con Nina Caponnetto, era il primo di tre figli con Ninetta che poi è diventata mia cognata sposando mio fratello Ugo, e Pippo che sposò Maria Longhitano (bizzuni). Il padre Saro era di Piedimonte Etneo e la madre Sara era di Giarre e si erano trasferiti a Bronte dopo un periodo trascorso da don Saro in America, dove non aveva portato la moglie perché, diceva, “i cosi ‘i rùmpiri non si pòttanu in giru”, e qui divenne “fattore” di un grande feudo di un Barone della Placa. Stefano studiò presso i Salesiani di Randazzo e conseguì il diploma di Ragioniere che gli permise prima di fare il segretario comunale a Bronte e dopo di entrare nell’Amministrazione dello Stato raggiungendo i più alti vertici della Ragioneria Generale a Roma; fu ufficiale di Fanteria in Albania; è morto a Roma nel dicembre del 2009. Egli non fu solo un burocrate tecnico, ma un intellettuale autodidatta sia come poeta che come appassionato di problemi filosofici. | |||||||||
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Le poesie di Nino Russo, Giuseppe Melardi, la poetica del ricordo |
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