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Piero Martello

Personaggi illustri di Bronte, insieme

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Piero Martello

Magistrato, pubblicista, presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano

Piero Martello, magistrato con il grado di Consigliere della Corte di Cassazione e pubblicista, è nato a Bronte nel 1951. Ha seguito gli studi medi e superiori presso il Liceo Classico “Capizzi”, dove nel 1969 ha conseguito il diploma di Maturità classica.

Dopo la maturità ha continuato gli studi a Milano presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore dove, laureato con lode in Giurisprudenza, ha trovato subito il suo primo incarico come assistente presso la cattedra di Diritto del lavoro e dove continua a collaborare, come titolare di contratto per lezioni complementari al Corso di Diritto del lavoro.

Attualmente vive a Milano dove svolge le funzioni di Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale della stessa città.

Prestigiosa la sua carriera e numerosi gli incarichi ricoperti: Dal 1992 al 1994 è stato vice presidente nazionale del Movimento per la giustizia; dal 1994 al 1996 ha ricoperto la carica di vice direttore de “La Magistratura”, organo dell’Associazione Nazionale Magistrati; dal 1994 è direttore di “Impegno per la giustizia”, organo del Movimento per la giustizia; dal febbraio 1999 è eletto componente del Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati dove ha ricoperto anche la carica di vice presidente.

E’ stato componente della Commissione ministeriale di concorso per l’ammissione in Magistratura e docente-relatore nei corsi di formazione per magistrati organizzati dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Ha svolto anche in ambito internazionale incarichi autorevoli quale componente della Delegazione italiana presso la Commissione Diritti dell’Uomo presso le Nazioni Unite, sede di Ginevra (ottobre del 1998) e rappresentante dell’Italia a Strasburgo presso il Comitato Direttivo Diritti dell’uomo (CDDH) del Consiglio d’Europa (giugno 1999).

Nell’agosto 1999 è stato designato come compo­nente delle Delegazione Italiana nella Commis­sio­ne preparatoria del Tribu­nale penale inter­nazio­nale, presso le Nazioni Unite, sede di New York.

Insignito nell’ottobre 2001 della onorifi­cenza della fellowship “Paul Harris” del Rotary Club International, è stato, dal maggio 2002 a Gennaio 2005, Vice Presidente dell’Asso­ciazione Nazionale Magistrati.

Piero Martello svolge anche l’attività di giornalista, iscritto all’Albo nazionale dei pubblicisti. Dal 2018 è direttore della rivista "Lavoro. Diritti. Europa", rivista nuova di Diritto del Lavoro, edita a Milano.

Dal mese di gennaio 2009 fino a metà 2011 ha ricoperto la carica di Direttore generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi del Dipartimento dell’Or­ganizzazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia.

A Bronte, nel maggio 2010, al magistrato dott. Piero Martello è stato conse­gnato il Premio XXIV Casali con la seguente causale: «Nel corso della sua brillante carriera ha ricoperto incarichi di grande prestigio, per avere ispirato il suo operato ad un’ampiezza di vedute e ad uno spirito di servizio fuori dal comune offrendo il suo contributo di equilibrio e di severa applicazione alla crescita della magistratura in quanto Istituzione repubblicana».

Dalla fine del 2011 ha lasciato il Ministero della Giustizia ed è stato nominato Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano. La Sezione, della quale fanno parte oltre venti giudici, è la più importante d'Italia e ha competenza su procedimenti inerenti il rapporto di lavoro, la previdenza obbligatoria, l’assistenza obbligatoria, il licenziamento.

In base alle statistiche della “Cepej” (Commission europeenne pour l’efficacité de la justice) il Tribunale del lavoro di Milano ha raggiunto in questi anni in Europa il massimo indice di efficienza (sei mesi in media per una causa).

Più veloce delle altre nazioni europee, Francia e Germania per esempio, dove la media di durata di una causa civile di primo grado è di 237 giorni. Nel Tribunale del Lavoro diretto da Piero Martello, di giorni in media ne bastano 144. Meno di cinque mesi per iniziare e concludere un procedimento di primo grado a fronte dei 992 giorni, poco meno di tre anni, degli altri tribunali italiani.

«Tradotto: - scrive il quotidiano milanese Libero - fuori città i giudici del lavoro, per arrivare a una sentenza, impiegano quasi due anni e mezzo in più rispetto ai colleghi milanesi. (...) Inoltre, a Milano, i fascicoli pendenti che risalgono a prima del 2016 sono appena il 2,2% del totale. Numeri da record, tanto è vero che, quando la legge lo consente, molti tra dipendenti e aziende di altre città “emigrano” nel capoluogo lombardo per evitare che i fascicoli rimangano a prendere la polvere per anni negli armadi dei giudici dei tribunali più vicini.»  

Per il presidente Piero Martello, la ricetta per il record europeo di efficienza è avere «ottimi colleghi ed organizzazione e rispetto dei tempi stretti previsti dalla legge». Per usare un'espressione da lui coniata in uno dei tanti colloqui con la stampa nazionale ed estera, il Tribunale del lavoro di Milano è una "felice anomalia" nel panorama della giustizia civile.

Chiamato dal dipartimento di Scienze politiche e sociali come testimonial del Master in Mana­gement pubblico, così, fra l'altro, ha dichiarato in una intervi­sta apparsa domenica 23 Marzo 2014 su La Sicilia:

Presidente Martello, quali sono gli elementi chiave di questo brillante risultato?

«Intanto il risultato è dovuto a tutta la sezione, ai colleghi di prim'ordine per laboriosità e preparazione che hanno sempre manifestato dedizione al lavoro e spirito di servizio. Ma è ovvio che al risultato concorrono fattori convergenti. Oltre ai colleghi sempre presenti ci sono precisi fattori organizzativi. E una sezione ben organizzata favorisce anche il rispetto dei tempi stretti previsti per i procedimenti dal codice del lavoro. Pensi che ogni anno si esauriscono più cause di quante non ne entrino. Insomma, non si crea, non c'è arretrato. In questo momento non abbiamo cause antecedenti al 2012. E poi anche la durata media dei procedimenti, scesa al di sotto dei sei mesi».

Ma la vostra è una “ricetta” esportabile?

«Non ci sono fattori magici, ovviamente, questo è il modello che potremmo esportare anche se ogni ufficio, ovviamente ha i suoi problemi. Insomma, dipende dalle condizioni degli uffici. Dove ci sono pochi giudici, i carichi si appesantiscono e i tempi conseguentemente si allungano, ma tuttavia ci sono buone prassi da diffondere, condividere, e applicare ovunque. Anche perchè, nonostante il carico, che è sproporzionato, i giudici italiani, secondo le ultime statistiche europee, sono al secondo posto in termini di produttività in Europa».

 

Per il presidente del Tribunale del Lavoro di Milano, Pietro Martello, con la riforma Fornero c’è il rischio di un aumento di cause: «Nonostante un organico di soli 22 magistrati, una causa da noi dura in media sei mesi e mezzo: un record».

Tra cause di lavoro e il ritorno a Bronte

Il giudice Martello: «Coltivo le mie radici»

Piero Martello, Pres. Sez. Lavoro Tribunale MilanoDal collegio Capizzi di Bronte sono usciti perso­naggi di rilievo. Uno di questi è il magistrato Pietro Martello, presidente del Tribunale del Lavoro di Milano. Anche il prof. Nino Fallico, banchiere in Russia, è di Bron­te («Lo conosco bene, anche se ha qualche anno più di me»).

Vuoi vedere che il pistacchio aguzza l’ingegno? Pietro Martello ha tenu­to nell’aula magna del Capizzi una conferenza-dibattito sulla legalità («Era affollata di studenti e c’era anche l’imprenditore Andrea Vecchio»).  Trascorre il fine settimana in zona «perché quando arriva la primavera la campagna è irresistibile». Lui è attaccato a questa terra, viene in Si­cilia appena può («Coltivo le radici ») e ne segue le vicende attraverso il nostro giornale. Buona abitudine.

 Ma con la riforma del lavoro le cause non si moltiplicheranno perché ogni licenziato ricorrerà in Tribunale?

«Non tutti i licenziamenti si traducono in causa, ma il rischio c’è. Del resto il carico di vertenze del Tribunale del Lavoro di Milano ha compe­tenza per tutta la provincia e quindi di per sé è pesante.
Il flusso di cau­se è aumentato nel 2011 del 40% rispetto all’anno precedente, ma non dipende certamente dalla riforma del lavoro che ancora non c’è, biso­gne­rà valutare le cose quando approveranno la legge.
L’aumento delle cause che abbiamo registrato dipende dalla crisi, dalla chiusura di stabilimenti, da provvedimenti disciplinari, da pagamenti di crediti da lavoro.
Il forte incremento è stato dovuto anche al fatto che sono passate a noi le cause del pubblico impiego. Questa cause dovevano andare al Tar, ma in realtà erano in pochissimi e quasi tutti sono andati dal giudice del lavoro. C’è stata un’ondata di ricorsi, ad esempio da parte di tutti gli insegnanti supplenti. Poi c’è stata un’altra ondata che ora si sta attenuando degli impiegati delle Poste».

Al Tribunale del Lavoro di Milano ci sono 22 magistrati. Sono suffi­cienti?
«Certamente no, anche perché il numero di 22 è teorico, in realtà sono 19. In realtà non era stato mai sollecitato il rafforzamento dell’organico. Se lo chiedi, difficilmente ti dicono di sì, ma se non lo chiedi è sicuro di no. Poi consideri che in altri Tribunali di analoga importanza l’organico è il triplo del nostro».

Il Tribunale del Lavoro di Catania, presieduto dal magistrato Bartolo Corrao, sono appena in 10 e hanno circa 10 mila cause l’anno che in queste condizioni sono rinviate anche di anni. A Milano in quanto tempo smaltite le cause di lavoro?
«Conosco i colleghi di Catania, che sono bravi, ma con il loro organico non possono fare molto di più. Da noi una causa dura in media sei mesi e mezzo, poi ci sono quelle che durano tre mesi e altre che possono superare l’anno a causa della loro complessità. Sei mesi e mezzo è una specie di record non solo in Italia, ma anche in Europa». [Tony Zermo]

[L'intervista è stata pubblicata sul quotidiano La Sicilia del 31.3.2012]


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