IL RICORDO
Mimmo Azzia, l'uomo che ha ricucito il filo tra emigrati e Sicilia Se n'è andato a 91 anni, il 27 agosto 2016, con la consapevolezza di avere creato un legame vitale tra i siciliani emigrati e l'isola di origine e il cruccio di non avere preparato il “dopodisé”, capace di assicurare la continuità di “Sicilia Mondo”. Questa è la grande invenzione di Mimmo Azzia (a sinistra in una foto del giugno 2015), partorita nel 1967 dapprima come “Catanesi nel mondo” e poi ampliatasi a tutta la Sicilia. Ora di questa associazione resta la sede a Catania, in un palazzo di via Renato Imbriani, zeppa di documenti e ricordi della instancabile attività del piccolo-grande brontese. Questi, forse ispirato dalla realtà d'emigrazione del proprio paese, concepì un'associazione, con un gruppo di lavoro stabile, che si occupasse di creare legami, occasioni di incontro, momenti formativi e culturali, in Sicilia e in tutto il mondo, laddove c'erano, e ci sono ancora, emigrati. «Si figuri che trovò una comunità di siciliani emigrata in una piccola Repubblica della federazione russa, allora sovietica» rivela Filippo Azzia, 59enne notaio, terzo figlio di Mimmo dopo Nunzia e Marcella. Il quale ci aiuta a ricordare il genitore. E aggiunge: «Mio padre mi confessò che, in origine, con la sua creatura intendeva contribuire a rafforzare i legami degli emigrati con la Madrepatria per evitare che tagliassero i ponti con le famiglie di origine». Fu ispirato da quanto stava già facendo il deputato nazionale dc Franco Verga, che aveva creato il Coi (Centro di orientamento per gli immigrati) nel Nord-Italia. Brontese, nato a Giarre il 5 maggio del 1925, il fondatore di “Sicilia Mondo” era un politico puro, di quei pochi che intuivano l'evolversi della società e, con essa, della politica, e sapeva gestire i cambiamenti come un abile stratega che prepara minuziosamente le proprie battaglie. Nel partito scudocrociato si schierò da subito con la Sinistra, per lungo tempo guidata da Carlo Donat Cattin e Guido Bodrato e, nel sindacato, nella Cisl del catanese Vito Scalia. Era un fine oratore, efficacissimo nei comizi, ed era dotato di una profonda umanità, che gli favoriva il contatto con chiunque incontrasse, emigrato o no, anche se lontano per cultura, tradizione, formazione ed estrazione sociale. Gli ultimi 25 anni della sua vita, come sottolinea Filippo, Mimmo Azzia li ha dedicati interamente alla causa dei siciliani emigrati. E quando non era in ufficio, era in giro per il mondo, a tenere riunioni, incontri formativi, tessere e sviluppare contatti sempre per la nobile causa del legame tra la Sicilia e gli emigrati nel mondo. Il livello più alto della sua attività fu raggiunto col progetto “Grande Sicilia”, «nel quale aveva intravisto la sua associazione come un volano per realizzare un autonomismo sano - osserva Filippo Azzia - e un Centro pensante del Mediterraneo. Erano gli anni migliori, mio padre era orgoglioso del suo lavoro quotidiano ed era consapevole di avere creato un ponte sicuro tra le due Sicilie». L'attività pubblica, politica e sociale, copre oltre 70 anni ed è ricchissima. Azzia aveva mille idee, che rincorreva e ogni giorno, nonostante il gran lavoro che svolgeva, si amareggiava e ogni tanto si diceva deluso perché avrebbe voluto fare di più. Negli ultimi anni aveva capito, lui per primo, che avrebbe dovuto ripensare alla sua creatura, anche per darle un domani. «Ma non c'è un erede - commenta il figlio Filippo -, non può esserci, ci vuole un progetto preciso e la consapevolezza della grandezza e del valore di “Sicilia Mondo”». A proposito, Carmelo Sergi, ex dirigente d'azienda, uno degli amici che gli sono rimasti vicini negli ultimi anni, ricorda che quasi ogni giorno Mimmo gli chiedeva cosa si dovesse fare con “Sicilia Mondo”. Alla domanda su cosa rimane di tanto lavoro, il notaio Azzia risponde con l'orgoglio del figlio ma anche con una punta di delusione: «Documenti, foto, video, articoli, libri interi; mio padre ha fatto e scritto tanto. Tra i documenti più preziosi c'è l'indirizzario di associazioni, gruppi e singoli emigrati sparsi nei cinque continenti. Si parla di migliaia, forse decine di migliaia di persone che erano in contatto con “Sicilia Mondo”». Ma «qualcuno se n'è impossessato», sussurra amareggiato Filippo Azzia. Che auspica: «Adesso ci vorrebbe qualcuno che raccogliesse, ordinasse e scrivesse di lui e delle sue opere, almeno per lasciare testimonianza ai posteri se non proprio per permettere ad altri di riprenderne le idee e l'opera». [Giuseppe Vecchio, La Sicilia, 26 Agosto 2018] |
Siciliani nel mondo «Le vecchie generazioni, sempre meno numerose, hanno un ricordo nostalgico della Sicilia, delle loro case, della loro gioventù, anche se spesso poco fortunata. La pensano e si commuovono quando ascoltano l’inno nazionale. Le nuove generazioni, invece, sognano una Sicilia amplificata dalle descrizioni e dalle leggende dei nonni che vorrebbero conoscere e visitare. Esprimono spesso l’orgoglio della sicilianità perché è un sentimento che i loro nonni e genitori custodiscono ed hanno loro trasmesso. Queste generazioni vorrebbero partecipare alla vita della Sicilia, studiare una cultura così antica e così forte, propongono scambi fra studenti tramite le Università, esteriorizzano sempre la loro identità originaria. Vorrebbero, infine, che questa Sicilia lontana si ricordasse di loro nei mezzi di comunicazione». Le "battaglie" di Azzia
Tantissime le battaglie sostenute da Azzia nella difesa dei diritti degli immigrati e degli emigrati. Ricordiamo quella sulla ratifica dei diritti dell’uomo sancita dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1991 e l’altra, in Europa, per il riconoscimento delle radici cristiane nella costituenda Costituzione Europea. Stressanti, nell’arco dei 45 anni, anche le battaglie in campo nazionale, sui diritti degli italiani, sul voto, sulla cittadinanza, sul Ponte di Messina, con una edizione straordinaria di Sicilia Mondo contenente una petizione di 200 e più associazioni siciliane da tutto il mondo, sulla necessità di progetti per una politica degli italiani all’estero. Fortissima e reiterata la polemica nei confronti del Ministro leghista Maroni per i suoi provvedimenti razzisti e discriminatori sugli immigrati. Non meno cruente le battaglie in campo regionale a cominciare dalla corretta applicazione della legge 55/80, perennemente mutilata. Di rilievo la proposta di legge regionale per la integrazione delle etnie non comunitarie, scaturita dal Convegno regionale del 2009 sul tema “Conosciamoci”. E vogliamo ricordare anche le reiterate proposte, con relativi progetti per una politica della Sicilia nell’area del Mediterraneo con la istituzione di un Assessorato tessitore dei rapporti economici e di scambi con i paesi rivieraschi. |
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