Il pistacchio e la Città di Bronte
Non basta un solo giorno per visitare le bellezze architettoniche, storiche ed ambientali che la città offre o per assaggiare quanto di buono riescono a realizzare pasticceri e ristoratori con il pistacchio di Bronte. Il pistacchio, infatti, non è solo sinonimo di dolci, ma nutriente condimento per i primi piatti e contorno per i secondi. La fama raggiunta dalle pennette al pistacchio ne è la prova, anche se paste, torte e gelati la fanno da padrone. Chi poi non ha assaggiato la “Pistacchiella” che è di una bontà incredibile. Tutti prodotti genuini, frutto di anni e anni di lavoro ed attaccamento al pistacchio fin dalla coltivazione negli irti pistacchieti. Si raccoglie ad anni alterni e negli anni di magra (come questo, anche se qualche produttore quest’anno ha effettuato la raccolta per sperimentare i risultati) tutti i produttori eliminano le gemme dalle piante, impedendo la nascita del frutto. Questi, infatti, sanno bene che la pianta non producendo per un anno è in condizione di accumulare energie utili per moltiplicare il raccolto dell’anno successivo. Un espediente che, visto l’enorme costo della manodopera per la raccolta, evita che per poco pistacchio si sprechino risorse e pone in essere una vera e propria lotta biologica nei confronti degli insetti che, dopo una stagione senza frutto, l’anno successivo saranno sempre di meno. Se a ciò sommiamo il fatto che non è possibile in queste terre effettuare trattamenti particolari possiamo dire che il pistacchio di Bronte è un frutto biologico. La raccolta viene effettuata ancora con le tecniche di un tempo e che dal frutto sulla pianta bisogna togliere il mallo, il guscio e quella pellicina che protegge il verde pistacchio. Alla fine, di conseguenza, su 100 chilogrammi di pistacchio raccolto sulla pianta forse appena il 10% è utile per la vendita e questo è l’ulteriore prova delle difficoltà cui vanno incontro i produttori. “E’ a loro – afferma il sindaco Pino Firrarello - che dobbiamo dire grazie, perché ostinandosi a coltivare il pistacchio hanno mantenuto verde un’area dell’Etna che altrimenti sarebbe stata solo lavica, trasformandosi nei veri custodi dell’ambiente”. Salvaguardia dell’ambiente che a Bronte rappresenta il modo migliore per rilanciare il turismo. Ai tanti turisti che in questi 8 giorni visiteranno il paese, Bronte offrirà la possibilità di godere di paesaggi ambientali unici. Situato nel versante nord dell’Etna, la città del pistacchio, con il suo vastissimo territorio di oltre 25.000 ettari di terreno, infatti, contribuisce in maniera massiccia alla salvaguardia della natura siciliana. Ricadendo fra i Parchi dell’Etna e dei Nebrodi, infatti, ha conservato la sua terra permettendo all’amante della natura di trovare boschi, prati e paesaggi intatti, dove nessun rumore filtra se non quelli della stessa natura. Basta uscire dall’abitato in direzione sud est per incontrare le lave cordate del 1651, in un sentiero che permette all’escursionista di arrampicarsi sul vulcano, dove si potrà osservare anche il volo imponente dell’aquila reale o il passaggio fugace di altri esemplari faunistici, come la volpe, la donnola, il coniglio, la lepre e l’istrice. Da Bronte in contrada Difesa, al confine con Maletto, si potrà godere della migliore vista dell’Etna, con il vulcano che ci regala un’immagine imponente e suggestiva. Sono tanti, inoltre, i monumenti che abbelliscono la cittadina dal punto di vista storico ed architettonico, ma su tutti il Castello Nelson e il Real Collegio Capizzi meritano la citazione. Cominciamo con il Castello Nelson, con gli storici che ne fanno iniziare la storia nel 1040, quando il generale bizantino Giorgio Maniace, vincitore di una battaglia contro i Saraceni, per devozione lasciò nel luogo dello scontro un’icona della Madonna. Vi dimorarono i Basiliani, ma nel XIX secolo divenne dimora residenziale dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson. Per questo visitarlo vuol dire poter ammirare numerosi oggetti d’arte, quadri e stampe, lettere autografe, medaglie, piani di battaglie navali e ordini militari, ed attraversare le sue mura vuol dire tuffarsi in una storia che ci ha lasciato una grande testimonianza architettonica. Chi non vuole però spostarsi da Bronte potrà visitare il Real Collegio Capizzi, oggi sede della biblioteca borbonica con l’archivio di storia patria. Un patrimonio impreziosito delle opere letterarie originarie dell’illustre Spedalieri e di atlanti geografici di rara bellezza per fattura artistica e conoscenze fisico-politiche del 600 e del 700 e che presto ospiterà la più importante Pinacoteca della Sicilia, esponendo una preziosa raccolta del maestro brontese Nunzio Sciavarrello” 6 Settembre 2010 DAL 30 SETTEMBRE AL 3 OTTOBRE, BRONTE SI TRASFORMERA’ IN UNA GRANDE VETRINA DEL PISTACCHIO PIU’ BUONO DEL MONDO
Si programma la XXI Sagra Fervono i preparativi degli organizzatori (l’Amministrazione comunale) per l’imminente XXI Sagra del Pistacchio che quest'anno, come comunicato informalmente dal Comune e come già avvenne negli anni passati, aprirà i battenti solo per quattro giorni, da giovedì 30 Settembre a domenica 3 Ottobre 2010. Saranno, quindi, pochi i momenti disponibili per assaggiare ed acquistare il verde pistacchio di Bronte ed i più golosi (e non solo) avranno già certamente prenotato una gita fino alla più dolce cittadina dell'Etna che, presumibilmente alle ore 17,00 di giovedì, aprirà ai turisti le porte della sua ventunesima sagra per gustare le varie prelibatezze preparate dai pasticcieri e dai cuochi brontesi e con la Città, capitale italiana del pistacchio, che si trasformerà in una prestigiosa vetrina del pistacchio più buono del mondo. La Sicilia, infatti, è l’unica regione italiana dove si produce il pistacchio, e Bronte, con oltre tremila ettari di pistacchieti, ne rappresenta l’area di coltivazione principale (più dell’80% della superficie regionale). Il pistacchio brontese rappresenta solo l’un per cento della produzione mondiale ma con un frutto dalle caratteristiche organolettiche uniche che ne fanno un prodotto di nicchia di grande valore ed universalmente riconosciuto. Le previsioni di afflusso alla XXI Sagra sono come al solito rosee anche quest'anno nonostante la Festa del pistacchio si svolga in un solo weekend. Lo scorso anno si ottennero risultati economici più che lusinghieri, con numeri da capogiro ed un afflusso di turisti che nei quattro giorni ha superato abbondantemente le 100 mila presenze. L'Amministrazione comunale ha pubblicato il bando per l'assegnazione degli stands espositivi (costo 600 euro per gli stands gastronomici, 500 per gli altri settori) ma non ha ancora reso noto il programma dettagliato di questa XXI Sagra. Come per lo scorso anno, dovrebbero essere disponibili un centinaio di stands, molti dei quali sicuramente saranno ospitati nella nuova Piazza Spedalieri e nella rifatta piazza Giovanni XXIII, quella vicina alla chiesa Madre, dove in genere è stato sempre dislocato il reparto gastronomico. Se si riconfermeranno gli orari degli anni passati gli stands dovrebbero restare aperti dalle ore 17,00 fino alla chiusura serale per giovedì 30 Settembre e dalle ore 10.00 fino alla chiusura serale nei giorni di venerdì, sabato e domenica 3 Ottobre. Dovrebbero anche essere previsti gli ormai usuali concorsi che vedono esaltare il pistacchio come «re» della pasticceria, della gelateria e della cucina. Il sindaco Firrarello sicuramente includerà nel programma la solita giornata dedicata a “La scuola scende in piazza”, diventata ormai appuntamento fisso della sagra. Il 2010 è anno pari e quindi non è l’anno della raccolta del pistacchio che, caso unico forse nel mondo, normalmente è biennale. I contadini, infatti, sanno bene che la pianta non producendo per un anno è in condizione di accumulare energie utili per moltiplicare la produzione dell’anno successivo. Negli anni di non raccolta, quelli pari, “di scarica”, con una tradizione che si perde nella notte dei tempi probabilmente risalente alla dominazione araba, si procede alla cosiddetta potatura verde (vengono manualmente tolte le gemme in fase di crescita). Ciò nonostante durante questa XXI Sagra sarà anche possibile assaggiare il pistacchio fresco, appena «sfornato» dalla pianta. Diversi coltivatori, infatti, quest’anno hanno rotto con il passato: non hanno tolto le gemme dalle piante lasciandole fruttificare ed anche con discreti risultati e con nonni, mogli, figli, nipoti, amici (e qualche lavoratore giornaliero) sono già nei “lochi” (i pistacchieti) a scuotere rami per raccogliere con tende o panieri, sempre con cura ed amore, il prezioso frutto. Dall'ottobre 2009 sono stati mesi di attenzioni, di lavori e di spese da affrontare e quindi il momento della raccolta è importante ed atteso. Ci si informa sul prezzo corrente, si ascoltano con ansia le previsioni meteorologiche e si guarda con apprensione il cielo sperando che almeno lui sia clemente, non porti tempeste o venti che scuotendo i rami farebbero disperdere nelle pietraie dei lochi il prezioso frutto e lasci asciugare “a frastuca” in santa pace. La raccolta del pistacchio dura in genere sui trenta giorni (dai primi di settembre in poi) e sono giorni durante i quali, a Bronte, il corso Umberto (“a chiazza”) diventa quasi deserto: tutti, giovani e vecchi, studenti ed impiegati, donne e bambini, incuranti del caldo, sono nei “lochi” a scuotere i rami, a raccogliere il prezioso frutto, a “sgrollarlo” ed a farlo amorevolmente asciugare al sole. E le “sciare” di Bronte si popolano, si risvegliano da un lungo letargo, si animano di gente festosa e diventano luogo di canti e di imponenti tavolate. L’annata 2010, naturalmente, non è ricca né eccezionale per quantità, con alti e bassi a seconda delle contrade ma il frutto, come al solito, è eccellente. Il prezzo poi, nonostante la Denominazione di Origine Protetta concessa dall'Unione Europea nel giugno 2009, naviga a vista: identico a quello di due o tre anni fa (dai 9,00 ai 10 euro al chilo per la tignosella, il pistacchio secco in guscio). L’unica speranza degli agricoltori per vedersi ripagare i mesi di lavoro e di fatica è, al solito, riposta nell’importante riconoscimento europeo della Dop e nei poteri di verifica del Consorzio di tutela, l’arma principale (se non l’unica), per proteggere il pistacchio brontese dalla diffusione del “falso” (per intenderci il pistacchio importato troppo spesso spacciato per «Pistacchio di Bronte» o mischiato con il prodotto originale). Qualcosa comincia a cambiare se le attuali quotazioni del prodotto riportate dai giornali (settembre 2010) distinguono ora fra Pistacchio puro brontese (sgusciato 21,00/22,00 euro al kg, tignosella 8,00/8,50) e pistacchio estero (sgusciato 11,00/12,00 euro al kg). [B. I.] Pistacchio di Bronte, ne parlano i media |