|
|
La grande festa del Pistacchio verde di Bronte E' arrivata la data dell’appuntamento più prelibato del versante nord ovest dell’Etna. Da giovedì 6 a domenica 9 di ottobre la città di Bronte si trasformerà, come ogni anno e per la ventiduesima volta, in una naturale vetrina del suo verde pistacchio, unico al mondo per gusto, bontà e caratteristiche. Onorare l’invito è d’obbligo se non si vuole perdere un appuntamento importante per la Sicilia e anche per le regioni d’oltre Stretto. Già, perché al mondo solo a Bronte si produce il pistacchio verde noto per le sue qualità organolettiche che per le buone forchette sono sinonimo di gusto, dolci, piatti e prelibatezze d’ogni genere, impossibili da realizzare con il pistacchio coltivato altrove. Sarà, e non si smentisce mai, anche quest’anno una grande festa. Ogni volta, infatti, l'affluenza di visitatori supera ogni più rosea previsione e quest'anno (dispari) è anche l’anno di raccolta del pistacchio. Un’ultima fatica che dura circa 30 giorni quando, come da consolidata tradizione, tantissimi brontesi si trasferiscono nelle campagne (i “lochi”). Ci si informa sul prezzo corrente, si ascoltano con ansia le previsioni meteorologiche e si guarda con apprensione il cielo sperando che almeno lui sia clemente, non porti tempeste o venti che scuotendo i rami farebbero disperdere nelle pietraie dei lochi il prezioso frutto e lasci asciugare “a frastuca” in santa pace. E le “sciare” di Bronte si popolano, si risvegliano da un lungo letargo, si animano di gente festosa e diventano luogo di canti e di imponenti tavolate. Dopo 24 mesi di lavori sono gli ultimi trenta giorni di fatica per immagazzinare il prezioso frutto; dopo (ad ottobre, dal 6 al 9) ci sarà la Sagra che sarà anche l’occasione per la “presentazione ufficiale” e per mettere in vetrina il nuovo prodotto. “I frutti – recita il Disciplinare di Produzione della DOP “Pistacchio Verde di Bronte” – dopo la raccolta devono essere smallati e dopo asciugatura immagazzinati in idonei locali ventilati ed asciutti per non più di otto mesi. Successivamente il prodotto deve essere frigoconservato”. La valorizzazione del prodotto Pistacchio Verde di Bronte D.O.P. è, infatti, ora affidata ad un apposito Consorzio di tutela che, fra gli altri compiti, ha quello di “svolgere azioni di tutela, promozione e pubblicità, per favorire l’affermazione sui mercati nazionali ed esteri” del prodotto ma anche, e soprattutto, “vigilare sui prodotti similari che possono ingenerare confusione nei consumatori e recare danno alla produzione” per intenderci il pistacchio importato dall’estero e spacciato per pistacchio di Bronte.
Negli anni il prezzo al dettaglio è salito sempre di più. Colto solo negli anni dispari per massimizzare la resa Tra le distese di lava del versante nord-occidentale dell’ Etna, l’ unico albero che riesce ad attecchire in barba alle asperità del terreno è il pistacchio, da secoli padrone indiscusso del regno vegetale brontese. Attraversando le semi-desertiche sciare che circondano il basso vulcano, in corrispondenza della gobba di monte Intraleo, ci si imbatte in una enorme lingua verde che digrada verso valle fino a bagnarsi nelle acque del Simeto. Un’isola felice per i proprietari terrieri di Bronte. Pur con non poche spese e sacrifici, in molti riescono ancora a ricavare un discreto guadagno dalla vendita del rinomato «oro verde», divenuto il simbolo ufficiale di questo antico paese. L’oro che non conosce flessioni «Negli anni il prezzo al dettaglio è salito sempre di più – ci spiega Rosario Musarra, che insieme allo zio Nello continua a coltivare il fondo di famiglia - Il prodotto sgusciato può arrivare a sfiorare i quaranta euro al chilo se venduto al dettaglio. Mediamente ci si aggira sui venticinque euro, bisogna essere bravi a contrattare». Tutti diventano contadini Subito dopo la prima settimana di settembre, il paese si spopola e le campagne riprendono vita. Professionisti, impiegati, studenti e pensionati mettono da parte le proprie attività per vestire i panni dei contadini. «Prima di cominciare la raccolta ci sono mille piccoli lavori da fare – racconta Nello, alle prese con gli ultimi ritocchi – Bisogna sistemare l’impianto elettrico, tirare fuori gli attrezzi di lavoro, per poi rimettere tutto in ordine a lavoro finito». In un delizioso cortile rustico c’è tutto ciò che serve. Il capanno per gli attrezzi, una stanza in cui riposare, il forno per cuocere il pane ed una tettoia sotto cui trovare ristoro dalla calura estiva. Una ricchezza semplice che regala ancor oggi immagini senza tempo. Pioggia: amica o nemica? L’ aria profuma di pioggia, il principale alleato e insieme temibile nemico dei coltivatori. Dopo aver meticolosamente alleggerito gli alberi dal prezioso carico, bisogna svuotare i sacchi sopra grandi teli stesi ovunque ci sia spazio, per far seccare al sole i pistacchi. Bastano poche gocce d’ acqua per mandare a monte tutto il lavoro di una giornata. Il rombo dei tuoni chiama le nuvole all’adunata, l’ acquazzone non si fa attendere. Zio e nipote si aiutano l’un l’altro per riempire il deposito in fretta e furia, gli operai risalgono la proprietà per mettersi al riparo. Una grandinata avrebbe effetti ancora più gravi: in molti si tutelano stipulando apposite polizze assicurative. | |||||
|