Don Filippo Spedalieri
Di Bruno Spedalieri Merita di essere ravvivata, a Bronte e nella nostra famiglia, la memoria del “dotto e santo” Abate Don Filippo Spedalieri, Basiliano, così diceva il Sac. De Albo, contemporaneo del Ven. Ignazio Capizzi. Sembra che Don Filippo fosse il figlio di Erasmo e di Agata Spitaleri; nacque nel 1699. Ancora giovane entrò nell'Ordine di San Basilio e fu ordinato sacerdote. Le sue doti furono apprezzate dai monaci, tanto che fu presto eletto Abate; fu poi Visitatore Provinciale ed ancora Definitore Generale. Uomo attento e premuroso, appena ne ebbe i poteri, si diede a restaurare il monastero di Bronte, che era stato fondato agli inizi del 1700 dal Sacerdote Guglielmo Stancanelli, e nello stesso tempo lo ampliò per soddisfare alle nuove esigenze. In qualità di Abate del Monastero della Placa di Francavilla, avendo notato quanto questo fosse in rovina e quanto insalubre fosse il posto in cui sorgeva, si adoperò tenacemente, nonostante le opposizioni del Duca di Sperlinga, per ottenere dall'Autorità regale l'autorizzazione di trasferire la comunità in un sito più adatto. Fu così che, nel 1762, divenne il Fondatore del Monastero del SS. Salvatore di Randazzo. Oggi il monastero di Randazzo, come tale, non esiste piú. Nel 1879 Don Giovanni Bosco, il Fondatore dei Salesiani, comperò i locali e ne fece il Collegio Salesiano San Basilio, tutt'ora esistente. Nell'antica chiesa di quel Collegio, la stessa che fu fatta erigere dallo Spedalieri, si trovava un tempo l'immagine dell'Abate con la seguente iscrizione, che traduco dal latino: “Reverendissimo Padre D. Filippo Spedalieri Abate dell'Ordine di San Basilio, ex Visitatore Provinciale e Definitore Generale. Uomo esimio per pietà, prudenza e carità, caro ai Principi e al popolo. Fu versatissimo nell'insegnamento della Sacra Teologia alle Moniali. Restaurò il Monastero di Bronte, che era cadente, e lo amplificò. Inoltre essendo il Monastero della Placa, sito sull'irta rupe di Francavilla, in gran parte rovinato, intervenne con risolutezza presso l'Autorità Regia e poté collocarlo magnificamente entro le mura di Tisso (= Randazzo).” Il quadro e l'iscrizione sono stati poi rimossi. Al Collegio Capizzi di Bronte però l'abate Don Filippo è ritratto fra i Grandi brontesi nel dipinto di Agostino Attinà (al centro nella foto a destra, fra p. Antonino Vincenzo Orazio Pittalà e il cofondatore del Collegio di Maria, Don Giovanni Piccino). L'abate Filippo, conosciuto come uomo di viva carità per tutti e di severa penitenza per se stesso, morì all'età di 72 anni, dopo una lunga e penosa malattia, in Palermo il 28 aprile 1771 ed ivi fu sepolto. (Bruno Spedalieri, Novembre 2023) Il pensiero del filosofo brontese Nicola Spedalieri nell’opera “De’ diritti dell’uomo”
Di Bruno Spedalieri Per lungo tempo i critici e gli ammiratori del rinomato Filosofo Brontese, Nicola Spedalieri, si sono soffermati su un solo aspetto del libro “Dei Diritti dell'Uomo”, travisando o trascurando con ciò stesso quello che era il pensiero e lo scopo vero del filosofo, e che è espresso nel sottotitolo del libro stesso: “Dimostrare che la Religione Cristiana è la più sicura custode dei Diritti Umani.” Se si parte dal principio che gli uomini sono creati tutti uguali, non c'è nessuno che per propria natura possa vantare autorità sugli altri. L'uomo è una creatura razionale, libera e socievole. Per sua natura è portato all’egocentrismo e all’amor proprio. Per questi motivi, per equilibrare cioè i diritti e i doveri di ciascuno, l’essere umano ha bisogno di una guida, di un capo, di un difensore, di un giudice. Questa autorità è voluta da Dio, in quanto inerente alla natura umana, ed in questo senso si dice che viene da Dio. Nel mondo animale l'autorità viene assicurata o affermata con la forza, nel mondo razionale viene assicurata o eletta con la scelta. Dio vuole l’autorità, ma è l’uomo che se la sceglie e se la dà, e Dio la sancisce. L’uomo che è posto al potere, tuttavia, non ha più diritti degli altri cittadini e non può usare del potere conferitogli per il proprio vantaggio a scapito degli altri, o strafare e diventare tiranno. In questo caso il mandato perde il suo supporto che è il volere del cittadino. (L1, C17, §29). Gesú si è dimostrato sempre rispettoso dell'autorità sia civile che religiosa. Ma non si è trattenuto dal tacciare di sepolcri imbiancati e razza di vipere i farisei che della legge ne avevano fatto una ragione per opprimere i cittadini. (Mt 23, 13-34). I diritti umani non sono chiaramente elencati ed asseriti in nessuna carta civile o religiosa, poiché sono vari come vari sono pure i doveri umani. Che sia la lista di Giacomo Rousseau o quella proposta nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, non cambia nulla per Nicola Spedalieri. Nessuno nega, né può negare, che ogni uomo abbia i suoi diritti. Quello che il Filosofo vuole asserire è che il Cristianesimo ed i suoi princìpi sono la migliore salvaguardia dei Diritti Umani, semplicemente perché il Vangelo ci dice quali sono i nostri limiti, i nostri doveri, e tutti si riassumono nel sacrosanto detto: "Fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te." (Mt 6, 12 e Lc 6,31). Dopo avere presentato i vari tipi di Società, quella Puramente Naturale (L2), quella dei Senza Dio (L3), quella Deistica (L4) e quella Cristiana (L5), il Filosofo Siciliano conclude che solo la Religione Cristiana ha tutta la forza morale e i mezzi per arginare l’Amor Proprio, vero nemico del benessere umano, per controllare l’abuso del Potere e per proteggere i Diritti Umani del Cittadino. È il Cristianesimo a mettere l'uomo in guardia contro le proprie passioni che tendono ad infrangere i diritti del prossimo e ne propone i santi Sacramenti come graziosa forza divina capace di aiutarci a ben vivere. Esorta ad amare gli altri come se stessi, e propone la pratica della virtù fino ad un grado eroico: "Ama il tuo nemico", (Mt 5, 44). "Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, porgigli l'altra." (Mt 5, 39). "A chi ti vuole rubare la camicia dai pure il tuo mantello." (Mt 5,40). È questo che il Filosofo Brontese esprime nel suo libro. Ma quanti sono i critici che espongono ed analizzano questa parte dell'opera Dei Diritti dell'Uomo? Tutti si fermano a polemizzare sul concetto di autorità, e le varie fazioni usano l'autore come cavallo di battaglia per difendere le proprie meschine vedute. Questo fare ha tradito il pensiero del Filosofo. Quanti ad esempio hanno notato o annotato come il Filosofo affronti problemi che sono di attualità ancora in questo 21° secolo? - l’intolleranza religiosa (il rispetto delle minoranze comporterebbe il rigetto delle proprie credenze?), - l'autorità dei genitori verso i figli, - i poteri reciproci dei coniugi, - l'autorità dei vescovi e del papa, - la pena capitale, - il diritto di proprietà ed anche delle proprietà temporali della Chiesa, - la schiavitù e l’oppressione, - la guerra, - il diritto di rivolta, ed altri punti di vitale importanza anche ai giorni nostri? Si è fatto un gran dire dell’elenco dei Diritti Umani, citati dal Filosofo Spedalieri, ma non è stato fatto rilevare che Nicola Spedalieri sia il solo Filosofo che affianca i Doveri ai Diritti Umani. La libertà di ciascun cittadino cessa là dove inizia la libertà degli altri cittadini ed a quel punto inizia il dovere: dovere di rispettare la persona, la famiglia e i beni degli altri, la reputazione del prossimo, il pensiero e l’opinione degli altri. L’incoronazione e l’unzione dei principi e dei papi non è un sacramento, non è un’investitura divina e intoccabile; è semplicemente un rito, una preghiera rivolta a Dio chiedendo il suo beneplacito e la sua divina assistenza, ed una consacrazione personale del principe al compito per cui è eletto, eletto per voto o confermato per eredità. Quando il popolo ebreo, stanco del moralismo dei suoi sacerdoti, volle eleggersi un re, alla maniera dei popoli pagani, Dio rispettò il volere del popolo, e diede loro Saul come re. Ma non mancò di mettere gli ebrei in guardia contro le debolezze dei re. (1 Sam 8-11). Non c’e quindi niente di eretico in quello che afferma lo Spedalieri nel suo concetto di autorità. L’uomo tuttavia, per natura sua, è debole, ed anche il principe lo è. Colui che è al potere tende ad abusare della sua autorità. Abbiamo gli esempi biblici di Saul e di Davide, e quelli che si presentano ai nostri occhi oggigiorno. C’è chi si crede investito direttamente da Dio e quindi autorizzato a fare quel che vuole in nome di Dio: “Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca!” Questo è eretico! Sebbene lo Spedalieri rigetti il concetto di una elezione divina, dell’uomo al potere, riconosce che Dio sancisce l’autorità conferita, ed esorta il cittadino al rispetto del principe (L1, C17, §31). San Paolo (Ro 13 - 1 Tm 2 - Ti 3) e San Pietro (1 Pi 2) esortano con insistenza al rispetto di coloro che sono in autorità. “Obbedite anche ai padroni discoli!” esorta l’Apostolo Pietro (1 Pi 2, 18), poiché l’autorità è voluta da Dio; è Lui che ha istituito l’ufficio del Principe, dice San Paolo. (Ro 13, 1). L’Autorità va dunque accettata e rispettata anche per principio di fede. Proprio ai giorni nostri vediamo quanto sia pericoloso mettere al bando un tiranno: il risultato è l’anarchia che si dimostra spesso più dolorosa della tirannia stessa. L’esortazione di San Paolo va considerata dunque come un comandamento non basato sul fatto che l’uomo in autorità sia eletto da Dio; ma nel senso che l’Autorità è voluta da Dio. Il principe quindi, conclude lo Spedalieri, non è eletto da Dio; ma l’autorità è voluta da Dio, e per seguire questo volere divino iscritto nella natura umana, il cittadino elegge un capo. Cittadini obbedienti ai comandamenti di Dio eleggeranno a capo un uomo timorato di Dio. Non sempre purtroppo la scelta risulterà indovinata. Il cittadino deve pregare Dio affinché venga eletto l’uomo giusto. Ma in un mondo scristianizzato il cittadino spesso agisce alla cieca, facendo scelte sbagliate. Il rimedio? Lo propone ancora il Filosofo brontese: “Fare rifiorire la Religione Cristiana.” Bruno Spedalieri 11 Febbraio 2004 In occasione della ricorrenza del 200° anniversario della morte del grande Filosofo Brontese (1995), Bruno Spedalieri ha curato la traduzione in lingua inglese del libro di Nicola Spedalieri: “De’ Diritti dell’Uomo”. Il titolo inglese è: “The Human Rights”. Copie del libro sono state distribuite alle biblioteche Statale e Nazionale di Australia, all’Università Statale e all’Università Cattolica di Sydney, alla Biblioteca Vaticana, All’Università Nord Americana di Las Cruces e all’Università di Mosca. Bruno Spedalieri, nel suo continuo impegno nel propagare il Pensiero del suo illustre antenato, ha anche tenuto diverse conferenze sul filosofo brontese che raccolte in un volume - La visuale di N. Spedalieri su i diritti dell’uomo - sono ora su questo sito web a disposizione anche di tutti i navigatori. Lo stesso Bruno ci informa che Osvaldo Napoli Spatafora da Maletto, nel 2001, ha presentato come Tesi di Laurea: “La Difesa dei Diritti dell’Uomo in Nicola Spedalieri”. Sul pensiero del filosofo brontese sono stati recentemente pubblicati dal prof. Attilio Pisanò dell'Università di Lecce due libri: "Una teoria comunitaria dei diritti umani, I diritti dell'uomo di Nicola Spedalieri", (Giuffrè Editore, Milano, pag. XVI-506) e "Aspetti del pensiero giusfilosofico di Nicola Spedalieri" (serie "Studi giuridici" della Università degli Studi di Lecce, pagine XII 332, Giuffrè Editore). |
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