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Chiesa della SS. Trinità

L'ESTERNO - L'INTERNO - ALTARI DEL CROCIFISSO E DEL PURGATORIO - MAUSOLEI E LAPIDI - SAGRESTIA

L’interno della chiesa

L’interno della chiesa della SS. Trinità (la Matrice) manca di un preciso stile architet­tonico ed è estremamente semplice ma non per questo meno interessante.

Ha pianta longitudinale a croce latina, con due navate laterali ed una centrale, quattro cappelle laterali e due in fondo, coro absidale e un coro parietale ligneo con scranni lavorati ad intarsi sovrastati da un imponente organo.

La navata centrale è sostenuta da dodici colonne di pietra arenaria con capitelli, ingrossate successivamente con muratura di consolidamento quando del 1818 due di esse crolla­rono per un terremoto. Il Radice le definisce «dodici mostruosi e mastodon­tici pilastri, che sono offesa alla vista e all'arte».
E' possibile vedere come dovevano esse­re originariamente entrando nella chie­sa dalla porta maggiore. Qui, infatti, e nel primo pilastro a sinistra, sono state portate alla luce tre colonne, il pavimento, un arco ed altri ele­men­ti architettonici in pietra calcarea dell'antica chiesa di Santa Maria.

Si notano le tre navate appartenenti all'originaria costruzione, il tran­setto, la cappella maggiore e le due laterali e l’area prima occupata dalla vecchia chiesa della SS. Trinità.


Il transetto

Lo spazio attuale del transetto è quello che un tempo occupava l'antica chiesa della Trinità, con ingresso dal lato dove oggi c'è l'altare del Crocifisso.
E' racchiuso nei lati corti dai due stupendi altari barocchi del Purgatorio (vedi punto 1 nella mappa) e del Crocifisso (2), restaurati nel 1892. Le volte sostitui­scono quelle originarie che dovevano essere probabil­mente a travatura lignea.
Padre Gesualdo De Luca nel 1883 scriveva di «grosse e lunghe travi di pini sostenenti le tettoje della chiesa della Matrice».


Le cappelle e gli altari

La chiesa ha quattro cappelle laterali e due in fondo, a destra e a sinistra del coro.

Entrando in chiesa e procedendo nella navata destra la prima cosa che si incontra è l'antico fonte battesimale del 1614. E' in marmo scolpito con un coprifonte ottocentesco in legno dipinto ed istoriato di un metro e 80 di altezza.
Alla base un’iscrizione documentaria ci ricorda la data della sua fattura: «MDCXIIII sa[..]entis in vitam aeternam» (1614. La fonte della vita eterna).

Il fonte oggi è posto in una rientranza (vedi sopra al n. 12 della mappa) dove un tempo c'era l'ingresso della chiesa di Santa Maria (all'esterno corrisponde alla porta ogivale in pietra calcarea sormontata da un piccolo mascherone).

CHIESA DELLA SS. TRINITA', CAPPELLA DI S. BIAGIOAl Fonte battesimale segue la prima cappella dedicata a SAN BIAGIO (n. 8 della mappa).

In una nicchia racchiusa da una cornice architettonica con due colonne tortili laterali è posta la statua del Santo, un misto di legno scolpito e dipinto e di cartapesta della seconda metà del XVIII secolo.
Appoggiata sulla statua una mitra di vescovo di cotone e seta bianca ricamati in oro filato.

San Biagio è copatrono di Bronte ed ogni anno i brontesi gli dedicano una festa portando in processione questa statua lungo le vie del paese.
Il fercolo è stato realizzato nel 2016, nel 1700° anniversario del martirio del Santo con le offerte dei portatori di vara ed il lavoro gratuito di artigiani e commercianti brontesi.

L'ingresso della Cappella è delimitato da una coppia di balaustre con elementi troncopiramidali in marmi policromi scolpiti, intarsiati della prima metà del secolo XIX.

L'altare, impreziosito di marmi policromi è del 1770; da notare il bel bassorilievo in marmo bianco, nero e rosso murato sul fronte dell’altare raffigurante San Biagio (vedi foto sulla destra)

Segue quindi un vano (vedi punto 11 della Mappa) (vi era posto prima il fonte battesimale) dove un recente restauro ha riportato alla luce una parte della rustica parete esterna e una monofora dell'antica chiesa di Santa Maria, poi (dal 1505) inglobata nella Chiesa della Ss. Trinità (l'attuale Matrice).

L'ultima cappella della navata destra è quella dedicata alla MADONNA ADDOLORATA (punto 6), con l'omonima statua posta nella nicchia della parete di fondo. In cartapesta modellata e dipinta è della seconda metà del 1700 e misura m. 1,81 di altezza.
La statua, molto venerata dai brontesi, ogni anno è portata nella processione del Venerdì Santo dietro le statue del Cristo alla Colonna (proveniente dall'Annun­ziata), del Crocifisso (dalla chiesa della Madonna del Riparo) e del Cristo morto (dai Cappuccini).

L'altare, della fine del 1700 (1,48 m. x 2,18 di larghezza), è in marmi policromi scolpiti e intarsiati. Al centro, in un bassorilievo in marmo bianco su marmo di colore nero, è scolpita l’immagine della Madonna.

L'ingresso della cappella è delimitato da una balaustra in marmo degli stessi colori dell'altare composta da colonnine quadrate e troncopiramidali.

La prima cappella della navata sinistra è dedicata al CUORE DI GESU' (vedi N. 7), ricca di piccole opere d'arte. Scrive il Radice che è «preesistente al 1781, come leggesi nella lapide (murata sulla destra dell'altare) commemo­rativa delle indulgenze concesse da Pio VI».

L'accesso alla cappella, come in tutte le altre, da un varco delimitato da balaustre in marmi policromi.

Nella chiave dell’arco d'ingresso, una cartella in stucco modellato, dipinto e dorato del secolo XVIII porta l’iscrizione «Concaluit / cor meum / intra me» (“Brucia (d'amore per gli uomini) il mio cuore dentro me”).  

In una nicchia della parete di fondo, è posta la statua del Sacro Cuore, di fine ottocento, in cartapesta modellata e dipinta.

Sulla parete in un piccolo dipinto (olio su tavola della seconda metà del 1800) è raffigurato il Sacro cuore, che è anche riproposto con un altorilievo in marmi policromi scolpiti, dipinti e dorati nella parte frontale dell'altare.

Ai lati dell'altare sono posti due piccoli mausolei in marmo eretti alla fine del 1700 a due arcipreti che ressero la chiesa: sulla sinistra, quello di Vincenzo Uccellatore e, sulla destra, quello di Placido Dinaro.

Nella parete un dipinto della Madonna con Bambino che schiaccia il serpente (150 x 103 cm. di larghezza, di fine 1800) e, a destra, il quadro del Buon Pastore, dipinto ad olio nel 1880 dal pittore brontese Agostino Attinà.

Chiesa della SS. Trinità, cappella degli apostoli Pietro e PaoloViene quindi l'ingresso della sagrestia (9) e, dopo, la CAPPELLA DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO (5). Anche qui una cartella è murata nella chiave dell’arco d'ingresso; porta l’iscrizione «Gloriosi / principes Terrae» (Gloriosi principi della terra).
Come in quasi tutte le altre della chiesa, l’ingresso della cappella è delimi­tato da due graziose balaustre in marmi policromi scolpiti e intarsiati con elementi troncopiramidali.

Sopra l'altare, in una cornice architettonica di stile classico, è appeso un bel dipinto di fine 1700 (olio su tela di cm. 230 x 150 di larghezza) che raffigura i due apostoli.

«Bellissimo e di scuola romana... - scrive il Radice - ne è autore forse lo Spanò. L'apostolo Pietro è in atto di scrivere le sue epistole; l'apostolo delle genti in atto di predicare alle turbe.» Ad impreziosirlo ancora di più sopra il dipinto è appesa una mantovana, in legno intagliato e dorato, della prima metà del 1800.
Sul fronte dell'altare, risalta un bel bassorilievo in marmi policromi scolpiti ed intarsiati con la figura della SS. Trinità.

Sulla destra del transetto, guardano l'altare maggiore, si trova la CAPPELLA DI SANTA MARIA DELLA CANDELORA (numero 4 nella mappa) o della Purificazione.
Vi si accede da una artistica coppia di balaustre con elementi in marmo intarsiati e dipinti della prima metà del XVIII secolo.

L'altare, della stessa epoca, è costruito con stes­si marmi policromi, scolpiti e intarsiati ed al centro presenta un bassorilievo con la figura della Madonna.

In una nicchia della parete di fondo, sopra l’altare, è posta la statua della Madonna con Bambino (sec. XVIII). Alta 195 cm., è in cartapesta modellata e dipinta e, probabilmente di scuola gaginiana. Alle pareti laterali vi sono due affreschi che rappresentano le due presentazioni al tempio: della Vergine e di Gesù.

Scrive il Radice che la cappella «... è anteriore al 1708, come risulta dai registri di morte e dagli atti di fede del notaro Arcangelo Spedalieri, (1684). Vi è sepolto il barone D. Antonino Papotto, il che fa supporre che la cappella sia stata fabbricata a sue spese, essendo nota la beneficenza sua alle chiese.
Venne costruita nella prima metà del secolo XVII; ha l’altare di marmo, e come quelle di S. Biagio e dell’Addolorata, è stata decorata a cura del sac. Ardizzone Venia. La statua della Vergine è discretina. Alle pareti laterali vi sono affrescate le due presentazioni al tempio: della Vergine e di Gesù».
Da ammirare lo sportellino in legno intagliato e intarsiato che chiude il taberna­colo dell'altare; è della metà del 1700.

 

Sull'altare, in fondo alla grande navata centrale, spiccano il maestoso organo costruito nei primi anni del 1900 e gli scranni dorati e lavorati ad intarsi del coro parietale ligneo.

Poco dopo l'ingresso della chiesa sono visi­bili alcune colon­ne, il pavimento, un bellis­simo arco ed altri ele­men­ti architetto­nici in pietra calcarea del presbiterio del­l'antica chiesa di Santa Maria, recentemente riportati alla luce.

In merito vedi: L'antica Santa Maria di Bronte e Santa Maria di Maniace

Leggi pure: La Chiesa Madre e l'identità dei brontesi

 

Fonte battesimale
Altare Addolorata, bassorilievo

In alto, la statua della Madon­na Addo­lo­rata e il Fonte batte­si­male (1614) dove moltis­si­me gene­ra­zioni di brontesi hanno rice­vuto il bat­te­simo es­sen­do la Matrice già nel XVIII secolo una delle poche chiese della Diocesi avente lo statuto di par­roc­chia ed un parroco perpe­tuo.

Nelle altre foto, bassorilievi in marmi poli­cromi (della secon­da metà del 700) degli altari del Croc­ifis­so, dell'Addolo­rata, della Madonna del­la Candelora, di San Biagio e di San Pietro e Paolo.

 

La Cappella del SS. Sacramento è una delle più belle ed armoniche della Matrice, ricca di quadri ed al­tre ope­re scultoree. Nelle foto so­pra, la balaustra che delimita l'in­gres­so, l'altare ed una visione di insieme della Cappella.

Quattro angeli in marmo bianco scolpito: i primi due sono nella cappella del Ss. Sacramento. Gli altri, con il Sacro Cuore in mano, sono nell'omo­nima cappella.
 

Cappella di Santa Maria della Candelora: i due affreschi delle pareti laterali. Rappresentano le presentazioni al tempio della Vergine e di Gesù.

A sinistra del transetto vi è la CAPPELLA DEL SS. SACRA­MENTO (vedi punto 3 nella mappa in alto): è una delle più belle e ricche della Matrice. Secondo il Radice esisteva già dal 1574 ma probabil­mente fu restau­rata e rifatta nella metà del XVIII secolo. Ricca di quadri e di sculture in marmi policromi, vi si accede attraverso una coppia di balaustre in marmi policromi con elementi intarsiati.

Nelle pareti laterali due affreschi (del XVII secolo) rappresentano il primo un asino digiuno da tre giorni che rifiuta la biada e in atto di adorare il Sacramento portato da S. Antonino ed il secondo il conte Rodolfo degli Asburgo che cede il proprio cavallo ad un sacerdote che porta il viatico ad un infermo.

Gli affreschi, in cattivo stato di conservazione sono stati coperti alla fine del 1800 da due dipinti (copie su tela) eseguiti dal pittore brontese Nunziato Petralia.

L'altare, in marmi policromi, è istoriato con decorazioni di cherubini, fo­glie d'acanto e cartelle raffiguranti un agnello, un pellicano e una feni­ce. Sopra l'altare un tronetto a forma di tempio per l'esposizione euca­ri­stica: alto cm. 140, in marmi policromi intarsiati, ha coppie di colonne composite sormon­tate da trabeazione spezzata, frontone curvo inter­rotto e baldacchino con volute ed in alto una croce imperiale.
Ai lati del tronetto due statue di angeli genuflessi in marmo bianco. Lo sportello del taberna­colo è decorato con un calice con eucaristia e angeli.

Appesa nella parete di fondo dell'altare, si nota un'aggraziata mantovana, in legno intagliato, dipinto e dorato, della prima metà del 1800.
 

Il presbiterio

Nel presbiterio si notano la struttura lignea parietale dell'antico coro con gli imponenti ed austeri scranni dorati e lavorati a intarsi e la maestosa apparecchia­tura del maestoso organo meccanico.

L'organo fu costruito nei primi del '900 dalla ditta palermitana Laudani e Giudice e con le sue imponenti misure (metri 4,50 di larghezza per 7 di altezza) copre totalmente la parete di fondo, «occupando tutto il prospetto dell'altare - scrive Radice - toglie molto all'estetica dell'abside».

Davanti all’organo un balconcino o palco di cantoria; a corredo dell'altare maggiore sei artistici candelieri e una croce d'altare. Il tutto in legno scolpito, intagliato, dipinto e dorato della prima metà del 1800.

Appesi alle pareti, alle spalle del coro ligneo, due grandi quadri del pittore brontese Nun­ziato Petralia: quello a destra rappresenta la “Sacra famiglia e la Colomba dello Spirito Santo” (misura 306 per 200 cm. ed è del 1899); quello a a sinistra «La Trinità» (296 per 200 cm., del 1899); in un cartiglio leggesi l’iscrizione latina «Spes nostra salus nostra honor noster o beata Trinitas 1899» (Speranza nostra, salvezza nostra ed onore nostro, o beata Trinità. 1899).

Molto bello il coro che circonda la zona del presbiterio.
In legno intagliato, scolpito e dipinto, (è della fine del XVII sec.), con una lunghezza di oltre dieci metri si snoda su due file con 32 stalli a sedile ribaltabile, piedi e braccioli a volute vegetali e postergali delimitati da lesene con trabeazione in alto; riccamente cesellato e dipinto con volute, fronde, rosette, vasi con fiori e uccelli entro cornici.
Nella foto a destra lo stal­lo del coro ligneo riservato alla pr­ma dignità (in genere qui sedeva l’arci­prete). E' della stessa epoca e fattura dell'armadio in legno della sacre­stia.

Oltre ai numerosi mausolei di illustri brontesi, distribuiti sulle pareti delle navate laterali e nelle cappelle, anche la Matrice aveva la sua cripta, dove erano sepolti i preti e le persone facoltose.

Si trova sotto il Presbiterio con una scala di accesso posta dietro l'altare. Fino agli anni '50/60 era meta di fedeli durante il giorno dei Morti ma oggi  non è più visitabile.
In un coro consimile a quello visibile nel presbiterio sono sepolti numerosi preti con i loro scheletri, vestiti dei paramenti sacri, che portano un cartiglio appuntato ad una manica, con tutti i dati di riconoscimento.

Un restauro ultimato nel Marzo del 2007 ha restituito alla chiesa luminosità e bellezza ed ha fatto anche rinascere diversi elementi architettonici delle due preesistenti chiese di Santa Maria e della Ss. Trinità inglobate dal 1505 in poi nella Matrice.

S. Michele Arcangelo

Sempre sulla sinistra del transetto, in una nicchia a sinistra della cappella del Sacra­mento con sopra una mantovana in legno intagliato e dorato della prima metà del 1800, è posta la statua di S. MICHELE ARCANGELO.

La statua proviene da un'antica chiesetta dedicata a S. Michele del Casale di Pla­ca Baiana e fu trasferita alla Matrice quando il Casale si riunì a Bronte nel 1692. In legno e cartapesta, richiama tanto l'altro S. Michele dell'Annunziata.

Nella tradizione popolare S. Michele, col suo caratteristico costume di guerriero di Dio, è quanto di più bello per aitanza e nobiltà di forme si possa immagi­na­re. A Bronte il suo culto era nel passato parti­colarmente sentito e tradizionalmente festeg­giato tanto da avere avuta dedicata una piccola chiesa (nel Casale di Placa Bajana), un altare con una statua nella Chiesa dell’Annunziata ed una nicchia con un’altra statua nella Matrice.

E' variamente raffigurato: all’Annunziata, con in una mano una bilancia nell'atto di pesar le anime secondo le opere loro buone e cattive e nell'altra mano una lancia che trafigge un demonio posto sotto i piedi.

Alla Matrice, invece, è raffigurato con una spada fiammeggiante in una mano e una catena nell’altra che avvince un demonio calpestato dai suoi piedi, per simboleggiare il trionfo del bene sul male.

Ed a tutte e due le statue si ispira l'arcangelo (impersonato da un bambino) che al monotono ritmo di un tamburo, apre ogni anno la processione del Venerdì Santo.

Nelle due foto due  parti­colari della statua della Matrice: la testa ed il piede dell'Arcangelo che schiac­cia la testa del maligno incatenato.
Un affresco (della prima metà del 1800) raffigurante il "guerriero di Dio", l'Arcangelo Gabriele, è visibile anche nell'Oratorio di Gesù e Maria adiacente al Santuario dell'Annunziata.

i quadri di Agostino Attinà

Il buon pastore (di A. Attinà)Il quadro "Buon Pastore" (olio su tela di cm 150x103 del 1880) dell'artista brontese Agostino Attinà, è posto nella parete destra della terza cappella della navata sinistra (Cuore di Gesù).

Appeso nella parete sopra l'ingresso prin­cipale è, invece, il ritratto del Papa Pio IX (olio su tela, 90 x 120 cm) dipinto nello stesso anno («A. Attinà pi. 1880», si legge in basso). L'iscrizione posta nella parte bassa del qua­dro riporta la seguente dicitura: «Regnando Pio IX, pontefice massimo, la pietà dei fedeli, la cooperazione del rev economo q sac. Antoni­no Saitta, iniziarono i restauri della navata maggiore di questo tempio nel 1876, e compi­ro­no gli adorni a. 29 febbraio 1880».

Agostino Attinà (1841 - 1893) ha lasciato molte sue opere nelle chiese di Bronte. Oltre a questi due dipinti ricordiamo i quattro quadri della Chiesa di Santa Maria del­la Cate­na: "Il martirio di Santo Ste­fano", "S. Filippo Neri" (1876), la "Madonna di Fatima" (1877) e la "Madonna di Lourdes" (1877).

Un dipinto raffigurante Santa Domenica (1874) trovasi nella chiesa di Sant’Antonino ed un quadro di S. Giuseppe e Gesù Bambino (1876) nella Chiesa di San Silvestro. Di Agostino Attinà è anche la grande tela ad olio "Uomini illustri di Bron­te" (193 cm. per 280 di altezza) visibile nella scalinata d'ingresso del Real Collegio Capizzi. Ed anche suoi sono i disegni (incisi da Angelo Colombo) che accompagnano il libro Storia della Città di Bronte (1883) di p. Gesualdo De Luca.
Una vera rarità perchè ci consentono di vedere e conoscere dopo quasi 150 anni illustri personaggi del passato e come erano tanti monumenti e chiese brontesi e «se in qua­che cosa pare qualcuna un po’ discorde dal vero, - scrive lo stesso p. Gesualdo - n’è stata cagione il luogo donde è stato preso il disegno».

i quadri di Nunziato Petralia

A destra, la “Sacra famiglia” e la “SS. Trinità”. Due quadri dipinti da Nunziato Petralia nel 1899. Sono appesi alle pareti del presbiterio alle spalle del coro ligneo.

In basso, altri due suoi dipinti ap­pe­si alle pareti della cappella del Santissimo Sacra­mento (braccio sinistro del transetto): “S. Anto­nio da Padova e il miracolo dell'asino” del 1895 (200 per 120 cm.) e “Rodolfo d'Asbur­go che offre il proprio cavallo ad un sa­cer­dote” del 1890 (olio su tela, 200 per 120 cm.).
Nella parte in basso a sinistra dei due quadri la firma “N. Pe­tralia 895" e a destra la scrit­ta  “Per devo­zione di Signorino Longhitano”.

I due dipinti coprono, e ne sono le esatte copie, due affreschi del XVII secolo (in cattivo stato di conservazione ma tuttora visibili e molto leggibili nelle pareti).

L'artista brontese Nunziato Petralia ha dipinto molti altri quadri spar­si nelle chiese del suo paese natale. Oltre ai quattro dipinti riportati a destra, è visibile nella sagrestia della Matrice un ritratto dell'arciprete Giuseppe Minissale e nell'Oratorio di Gesù e Maria adiacente il Santuario dell'Annunziata quello di “Gesù e Maria tra simboli della passione”.

Per la Chiesa del Rosario Petralia ha dipinto San Casimiro re di Polonia, l'Assun­zio­ne della Madonna, Sant'Ono­frio e S. Simone Stock che riceve l'abito.

SS. Trinità (di N. Petralia)
Sant'Antonio (di N. Petralia)Rodolfo d'Asburgo (di N. Petralia)

I registri anagrafici

Forse la Matrice non è la più antica chiesa di Bronte ma certamente è la più grande e quella più importante e significativa sia dal punto di vista architettonico che soprattutto storico e documentale.

I registri anagrafici della chiesa rappresentano infatti l'unica fon­te per avere notizie sulla popolazione brontese per oltre tre secoli: dalla fine del 1500 a quella del 1800, quando l'archivio storico comunale fu bruciato durante i tragici Fatti del 1860.

La prima traccia anagrafica risale all'anno 1582 quando, Mons. Don Luis de Torres I°, arcive­scovo di Monreale dal quale dipendeva Bron­te, nella sua visita pastorale del 27-29 Settem­bre ordinava che il Vicario foraneo « ... nella sacrestia faccia tenere quattro libri in uno dei quali si scrivono i confirmati, nell'altro i comunicati, nel terzo i congiunti in matrimonio et nel quarto i morti et si mandi copia di essi a Mon­reale».

Per molti secoli questi libri ("i riveli") rappresenteranno la sola registrazione anagrafica della po­pola­zio­ne brontese. I registri di battesimo cominciano dal 1582, quelli di matrimonio data­no dal 1589 e quelli di morte dal 1613.

Grazie alla collaborazione tra Il Genealogista e l’Associazione Bronte Insieme Onlus, e alla disponi­bilità della Parrocchia della Matrice, è oggi possibile consultare on-line questi antichi registri di batte­simo e matrimonio. Il database comprende 84.698 battesimi che vanno dal 1737 al 1923 e 19.899 matrimoni dal 1729 al 1933.

 

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