Agli inizi del 1800 «donna Basilia Uccellatore restaurò a sue spese la chiesa dalle fondamenta, e la rifece quale essa è ora; certo in questo rifacimento la cappella fu trasformata in sacrestia, e l’altare dell’Assunta fu portato dov’è presentemente» (terzo altare da sinistra). Il prospetto principale
Con la sua architettura semplice e lineare, la chiesa prospetta sull’omonima Piazza Rosario, domina il Corso Umberto sul quale si affaccia per tutto il fianco destro e dal quale offre una piacevole, graduale vista prospettica. In virtù dei grandi cambiamenti apportati alla sede stradale intorno alla Chiesa negli anni 1869 e 1870, il Rosario si trova ora in posizione sopraelevata rispetto all’originario piano della costruzione. L’abbassamento della sede stradale e il raddrizzamento del suo asse, con altri inevitabili sventramenti urbani, comportò grosse trasformazioni agli ingressi originari della chiesa e al presidio delle strutture. Ciò giustifica la presenza della lunga piattaforma muraria sul Corso Umberto e le scalinate sul fronte principale e sui due ingressi laterali. Il prospetto, di semplice ed equilibrata composizione di stile seicentesco con richiami rinascimentali, è scandito da due grandi cornici orizzontali sorrette da coppie sovrapposte di lesene. Sulla facciata risalta il disegno equilibrato del portale ad altorilievo in pietra lavica, la finestra d’ispirazione manieristica e la scalinata prismatica centrale in pietra lavica. Ben proporzionato il timpano triangolare (con prismi ornamentali e orologio circolare) che chiude in alto il doppio ordine di lesene. Sul retro spicca la calotta costolonata della cupola con lanterne impostata su un alto tamburo finestrato ed un piccolo campanile (il suono squillante delle sue piccole campane caratterizza da secoli la chiesa). Il portale in pietra lavica scolpita ha un’altezza di m 6,8 per 4,2 di altezza. Al centro della trabeazione è incisa una data: “1628”. E’ probabile opera dei valenti scalpellini brontesi dell'epoca. Il prospetto con la grande finestra centrale (m 4,2 x 3,6, in pietra arenaria scolpita) è più recente: del primo quarto del XIX secolo. Sul portale del prospetto laterale destro, anch’esso in pietra lavica è scolpita la data del 1816. Una piccola curiosità a proposito dell'orologio circolare posto al centro del timpano triangolare: è opera di padre Luigi Minio, un appassionato esperto della misura del tempo, che venne in aiuto del parroco padre Antonino Rubino nel corso dei lavori di restauro del 1956-58. L'orologio - scrive lo stesso L. Minio - «era stato previsto all'epoca della costruzione della facciata, ma ci si era limitati a lasciare il foro di circa un metro di diametro; la remora del momento era dovuta ai costi proibitivi: 400 mila lire per un orologio meccanico, un milione per un orologio elettrico. Proposi al Parroco l'idea di un orologio elettromeccanico che io stesso avrei progettato, da realizzare con costi più contenuti; preparai il progetto esecutivo, disegnai i singoli pezzi delle parti meccaniche, i circuiti elettrici e cercai due artigiani che eseguissero il lavoro secondo le rispettive competenze. A conti fatti, se la cavò con 160 mila lire e una caramella per me.» L’interno
L'interno, profondamente restaurato agli inizi del XIX secolo quando a reggere la chiesa era il Sac. Giuseppe Prestianni, ha semplicità di disegno e di visione prospettica che risaltano per la lussureggiante decorazione barocca. Il Prestianni, futuro rettore del Real Collegio e fondatore dall'Ospedale, tenne la chiesa in qualità di procuratore fino al 1892 e ne curò il prospetto che fece ricostruire in pietra calcarea, rifece il pavimento in marmo, fece decorare in oro la volta e ricostruire gli altari di S. Casimiro, S. Onofrio e S. Vincenzo. La preziosità geometrica dei fregi, la raffinatezza degli ori, il cesello degli stucchi danno una singolare vivacità sia alle pareti che alle volte da farle apparire damascate. Ciò è anche dovuto ad un altro recente restauro (1956-58) fatto del parroco Antonino Rubino come ci ricorda anche una lapide in marmo bianco murata nella controfacciata della parete sinistra: «Questa ven. Chiesa di M. SS. del Rosario / costruita nel sec. XVI / rifatta dal sec. XIX da opera / dei Rettori Sac. G. Prestianni / Sac. Greg. Biuso e Sac. Ben. Ciraldo / negli anni 1956-1958 / ebbe restauri decorazione / e nuova attrezzatura / dalla generosità del popolo / animato dal Parroco / Sac. Antonino Rubino / che vide così, alla vigilia / del XXV di sacerdozio / realizzata una sua, / ardente aspirazione / A.D. 15-VII-1959» La chiesa, a navata unica rettangolare, con due profonde cappelle poste in corrispondenza del transetto che aumentano la vista prospettica della cupola, ha otto altari. Entrando, a sinistra, il primo è dedicato a S. Casimiro re di Polonia, il secondo all’Assunta, il terzo, un tempo dedicato alla Madonna del Rosario, ora ha il titolo dell’Immacolata; il quarto è dedicato a S. Vincenzo Ferreri. Scrive il Radice che «dirimpetto a questo esisteva l’altare di S. Giuseppe, già demolito» e che «nel 1682 vi era pure un altare dedicato a S. Benedetto.» A destra, nella prima arcata cieca, il primo altare è dedicato a Sant’Onofrio, il secondo alle Anime del Purgatorio, il terzo alla Madonna del Carmelo. I quadri e gli altari
Appena entrati, il Rosario si presenta nella sua interezza e se ne ha subito una visione d'insieme. Gli altari in marmi policromi, i grandi quadri appesi sopra ogni altare con le loro cornici in stucco modellato e dorato, il pulpito, il fonte battesimale, i vivi colori degli affreschi delle volte e la cornice architettonica dell'altare maggiore ne fanno quasi una galleria d'arte. La chiesa è ricca, infatti, di quadri ed affreschi che rappresentano a volte Santi che oggi la devozione popolare ha totalmente dimenticato (Sant'Onofrio, San Casimiro, S. Simone Stock, ...). Quattro di queste grandi tele sono del brontese Nunziato Petralia che il Radice, bisogna dire in modo strano ed inusuale, definisce solo «un bravo pittore di stanze». Ma vediamoli più da vicino alcuni di questi quadri. L'olio su tela posto sopra l’altare della prima arcata cieca della parete sinistra, raffigura San Casimiro re di Polonia. Dipinto nel 1900 da Nunziato Petralia, è racchiuso in una cornice ottocentesca in stucco modellato e dipinto e misura m 3,10 per 1,7 di larghezza; in basso a sinistra un’iscrizione documentaria ci ricorda l’autore “Nunziato Petralia pinse 1900”, in un cartiglio la dicitura “INRI”. L’altare è della seconda metà del 1700 in marmi policromi scolpiti, intarsiati e dipinti. Nella stessa parete, seconda arcata cieca, è l’altare con il quadro dell'Assunzione della Madonna (olio su tela di cm. 302 per 176 di larghezza). Dipinto da Nunziato Petralia nel 1900 (firma in basso a sinistra: “Petralia Nunziato pinse 1900”), come tutti gli altri, è racchiuso in una cornice di stucco modellato mentre l’altare, della seconda metà del 1700, è in marmi policromi scolpiti e intarsiati. Segue, nella terza arcata cieca un bellissimo quadro della Madonna immacolata. Questo dipinto, risalente ai primi anni del 1800, misura 3 metri per 1,76 di larghezza ed è racchiuso in una cornice di stucco modellato, dipinto e dorato. Sconosciuto l’autore anche se è attribuibile a bottega siciliana dell’inizio del XIX secolo. L’altare, in marmi policromi scolpiti e intarsiati, è antecedente, probabilmente della seconda metà del 1700. Nella prima arcata cieca della parete destra è l’altare con la pala di Sant'Onofrio, anch'esso dipinto da Nunziato Petralia nel 1900 (“Nunziato Petralia pinse 1900”, così riporta la sua firma disegnata in basso a destra). Il quadro, olio su tela di misura m. 2,90 per 1,75, è racchiuso entro la solita cornice ottocentesca. L’altare in marmi policromi scolpiti ed intarsiati è della seconda metà del 1700. Segue, nella seconda arcata cieca, l’altare con una pala del 1719 raffigurante la Madonna che intercede presso la Trinità per le Anime del Purgatorio. In basso è riportata la dicitura relativa all’autore: “D. Antoninus Spano’ anno D. 1719”. Il quadro (di m. 3,02 per 1,76 di larghezza) è racchiuso nella solita cornice ottocentesca. L'altare, della stessa epoca del quadro, è in marmi policromi scolpiti ed intarsiati. Sul frontale è scolpito un bel bassorilievo in marmo bianco che rappresenta angeli e le anime del Purgatorio. Il quadro, posto sopra l’altare della terza arcata cieca, raffigura San Simone Stock che riceve dalla Madonna l'abito dei carmelitani. Sulla destra è raffigurata Santa Teresa d'Avila. L’olio su tela (3 metri per 1,75 di larghezza) in basso a destra riporta la solita firma del nostro pittore: “Nunziato Petralia pinse 1900”. Anche questo altare, in marmi policromi intarsiati e dipinti, è della seconda metà del 1700. Sul frontale è scolpito un bassorilievo con l’emblema dell'Ordine dei Padri Carmelitani. Da notare sul frontale dell’altare posto nel braccio destro del transetto un altro delizioso bassorilievo rappresentante la Fuga in Egitto; in marmi bianchi su sfondo giallo, misura 60 cm per 45 di larghezza ed è della seconda metà del 1700. |