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Chiesa della SS. Trinità

L'ESTERNO - L'INTERNO - ALTARI DEL CROCIFISSO E DEL PURGATORIO - MAUSOLEI E LAPIDI - SAGRESTIA

L’interno della chiesa


Gli altari del Crocifisso e del Purgatorio

L'interno della Chiesa della SS. Trinità (Matrice), a tre navate, rispecchia lo schema  mag­gior­mente adottato al tempo della sua costruzione. Tutto è rappresentato con un senso di grandezza e spazialità con una grande navate centrale e due laterali. Due cappelle per parte (del XVI secolo) fiancheg­giano le due navate minori.

La navata centrale poggia su 12 grosse colonne quadrate, coperte da stucchi e ingros­sate dai rivestimenti di consolidamento che coprono le antiche esili colonne della preesi­stente chiesa di Santa Maria.

Il transetto, appartenente all'area dove sorgeva l'antica chiesa della SS. Trinità, è rac­chiuso nei lati corti da due cappelle con stupendi altari barocchi: l'altare del Purgatorio (vedi 1 nella pianta a sinistra) e quello del Crocifisso (2).

Le due pregevoli opere furono costruite nel 1655 ("altare hoc an. 1655 erectum, ...", la data è apposta in una lapide marmorea nella parte destra dell'arco della cappella del Crocifisso) e restaurate nel 1892. Distribuiti nelle navate laterali e nelle cappelle risaltano nelle pareti anche numerosi mausolei e targhe marmo­ree dedicati ad illustri brontesi (in genere preti e mecenati) o ad avvenimenti locali.



Altare del Crocifisso

 

Sopra, l'altare, il tronetto e, ai suoi lati, due angeli genuflessi in marmo bianco.
Sul fronte un bassorilievo (in mar­mo bian­co su fondo nero) riporta l’imma­gine del Crocifisso.


Il cartiglio posto nel quadro del Crocifisso ai piedi di S. Gio­vanni riporta la scritta in colore rosso:

«NAZARENO IN CRUCE PENDENTE SACEL­LŨ HOC PICTURIS ET AURO PERFU­SUM ANTONINUS MAGRO DDD (Domino Deo dedit)(3)

L’altare barocco del Crocifisso trovasi nella parete di fondo del braccio destro del transetto.
Una lapide in marmo (foto a destra)murata sul finire della adia­cente parete destra ci ricorda l’epoca della sua costruzione (1655) e di un successivo rifaci­mento (1892):

«ALTARE HOC ANNO D.NI MDCLV ERECTUM DENUO INAURARI MANDAVIT ARCHIP. PAROCHUS JOSEPH DI BELLA CURANTE SAC.TE JOSEPHO ARDIZZONE ANNO MDCCCXCII»(1)

La grande cornice architettonica (copre tutta la parete e misura 4 metri per 6 di altezza) racchiude fra le coppie di colonne scul­ture di santi e di angeli (in stucco modellato, dipinto e dorato) e affreschi dei quattro Evangelisti.

La parte architettonica fa da cornice ad un grande affresco (lar­go due metri e ottanta ed alto oltre quattro) con la Vergine Ad­dolorata e San Giovanni sul quale poggia uno struggente Croci­fisso ligneo del XV secolo ("Fattu al 1505", sta scritto ai piedi della Croce). In legno scolpito e cartapesta modellata e dipinta, è alto circa 4 metri e la tradizione vuole sia stata salvato nel 1651 dalla lava dell’Etna che seppellì il Brignolo.

L’altare, in marmi policromi scolpiti e intarsiati, posto tra le basi delle quattro colonne, è della seconda meta del XVIII secolo; misura 320 cm di larghezza.

Sopra l'altare, al centro, è posto un tronetto per l'espo­sizione eucaristica in marmi policromi scolpiti e intarsiati con ai lati due deliziosi bianchi angeli genuflessi (120 cm. di altezza); sul fronte un bassorilievo (in marmo bianco su fondo nero) riporta l’immagine del Crocifisso.

Anche se meno ricco di fregi e dorature dell'altro altare del Pur­gatorio, il tutto, di stile barocco, risulta di uno strug­gente realismo.
Quattro colonne tortili, alle quali sono attaccate a spirali tralci di vite dorati con fogliame e frutti, sorreggono la movimentata e geometrica trabeazione sotto la quale due gruppi scultorei in stucco modellato rappresentano due angeli che reggono il volto del Cristo impresso sul velo della Veronica, Sopra, altri angeli reggono una cartella con una dicitura che ci ricorda la via crucis:

«PLAGIS AFFLICTUS, SPINIS, LANCEA, ET CLAVIS PERFORATUS / AD TE CLAMO, / QUI PRO TE / MORIOR»(2).

Fra una colonna e l’altra, entro cornici di stucchi dorati, sono affrescate le immagini dei quattro evangelisti (Giovanni, Luca, Marco e Matteo).
Poste più in basso due statue: a destra quella di Santa Agnese e, a si­nistra, Santa Caterina della Ruota. Due cariatidi dalla forma di angeli, in stucco modellato, dipinto e dorato, sono poste ai lati dell'altare in mezzo alle basi di colore giallo delle quattro colonne tortili.

Scrive lo storico Benedetto Radice che «dove è ora l'altare era la porta della chiesuola della SS. Trinità, una delle due chiese (l'altra era quella di Santa Maria) che unificate dal 1505 formarono la Matrice).
Dalla parte esterna del muro a nord scorgonsi ancora i segni di una porta murata più in su del livello stradale, alla quale si accedeva con gradini».

Sul lato sinistro della cornice archi­tettonica al centro delle due colonne tortili vi so­no gli af­fre­schi degli evan­gelisti S. Giovanni e S. Luca e la statua di Santa Caterina della Ruota

Sul lato destro, sempre al centro delle due co­lonne, gli affreschi degli altri due evan­gelisti (S. Marco e S. Matteo) e la statua di Santa Agne­se

Nel corso di un recente restauro della chiesa si è sco­per­to che l'affresco con la Vergine e San Giovanni è parzialmente nascosto dai marmi che adornano ed abbelliscono l'altare.

Una parte in basso (per un'altezza di circa 60 cm.), infatti, non è visibile perchè coperta dai marmi dell’altare e in un cartiglio ivi disegnato (sulla destra, proprio sotto i piedi di San Giovanni) è riportata anche una scritta con il nome di Antoninus Magro, il mecenate che lo fece dipingere.



Altare del Purgatorio

Altare del PurgatorioL’Altare del Purgatorio, posto nel tran­set­to di fronte all'altare del Crocifisso (vedi 1 nella pianta a sinistra), è della stessa epoca (secon­da metà del XVIII secolo). Anche quest'altare è di stile barocco ma è molto più suggestivo e ricco di decorazioni dell'altare prospiciente del Crocifisso.

Anche qui la cornice architettonica si snoda, forse con meno eleganza, con quattro colonne tortili adorne d’elementi floreali dorati che sosten­gono un’alta cornice con cimasa di folto fogliame.

Al centro un bellissimo dipinto (autore D. Antoninus Spano’ anno D. 1719), raffigurante la Vergine che intercede per le anime purganti presso il Padre e il Figlio; sotto un tronetto per esposizione dell'Eucaristia ed un altare.

Fra le colonne, in apposite nicchie, sono posizio­nati sche­letri umani a grandezza naturale di notevole effetto plastico e di grande interesse. Il tutto è un insieme coordinato e ben riuscito di vari materiali e tecniche costruttive:

 - la grande cornice architettonica (quattro metri per sei
di altezza) è in stucco modellato, dipinto e dorato;

 - l’altare, con il bassorilievo posto sul fronte con la raffigurazione dell’Anime
del Purgatorio ed il tronetto per l'esposizione eucaristica, (altezza cm. 160) è costruito con marmi policromi scolpiti e intarsiati;

 - la mantovana e la cornice, (2,70 metri di altezza per 4 di larghezza), sono in legno intagliato, dorato e dipinto e racchiudono un tempera su tela larga 2,26 per 3,40 di altezza.

L'insieme, alla fine, risulta un vero capolavoro di tecnica della comunica­zione. Rappresenta la Madonna che intercede presso la Trinità per le anime del Purgatorio, dise­gnate in basso fra le fiamme, e riporta con chiari messaggi la vanità di tutte le cose della vita e la realtà che si nasconde dietro gli orpelli del potere.

Questi messaggi sono ricordati ai colti con iscrizioni sacre e diciture varie:

 - un verso di Orazio, dipinto in alto al centro dell’arco della cornice architettonica, in uno scudo sorretto da due puttini recita che «decidunt turres feriuntque summos fulmina montes»(4);

 - più giù, in un altro scudo anch'esso tenuto da due angeli reggicartella, con il versetto «Viator in arena et stigmate consilium capit» (5)

 - ed infine sopra la mantovana che sovrasta il quadro, in legno intagliato e dorato, ancora una iscrizione sacra rivolta a Gesù recita «Pie Iesu Domine dona eis requiem» (6))

Le tre scritte erano rivolte ai colti ed ai potenti, ma per comunicare il messaggio della vanità e brevità della vita ai brontesi illetterati del Settecento, l’autore inventa una scena veramente spettacolare e terrificante. Trasporta la vita terrena nell'aldilà (il Purgatorio, che l'artista con il quadro pone al centro del palcoscenico) dove scheletri, scolpiti in grandezza naturale tra le quattro colonne, rappresentano tutta la gerarchia ecclesiastica e politica, dal papa (col triregno in testa e manto) al re, all’imperatore, al cardinale e al vescovo.

Tutto ciò per ricordare agli uomini una verità sempre attuale e sempre dimenticata: la fugacità della vita e la vanità delle cose terrene e che su tutti gli sforzi e le passioni degli uomini, al di sopra di tutto, domina l'ombra della morte con la sua forza livellatrice.



Note:

 

Nelle due foto sopra il tronetto per la espo­sizione eucaristica ed il bas­so­rilie­vo posto sul fronte del­l'al­tare. L'altare parla al po­po­lo igno­ran­te del­l'epo­ca e la rappre­sen­tazione fi­gu­rativa è molto chia­ra ed intuitiva: la fugacità della vita e la vanità delle cose terrene. Tutti ugua­li di fronte alla morte: re, principi ed anche le alte gerarchie ecclesiastiche.

Alcune statue rag­giungono i 2,50 me­tri di altezza. Scri­ve lo storico B. Radice che  «… le colonne ave­va­no per base un grande ornamento a conchiglia dorata che nel rifaci­mento dell’alta­re, come spesso suole avveni­re, fu distrutto.

Alla base della colonna sinistra, sopra ai gradini dell’altare, si leg­ge la frase: Altare hoc refe­ctum et inaura­tum anno 1892.»

(1) «Questo altare fu eretto nell’anno del Signore 1655, fu quindi ornato per volere dell’Ar­ci­prete Parroco Giuseppe Di Bella a cura del Sacerdote Giuseppe Ardizzone nell’anno 1892»
(2) «Ti invoco, o afflitto da piaghe e da spine e perforato dalla lancia e dai chiodi, fa che io possa morire per Te»
(3) «Questa cappella del Nazareno appeso alla croce, le pitture e le dorature sono un dono fatto al Signore Iddio da Antonino Magro»
(4) «Cadono le torri e i fulmini colpiscono le sommità dei monti»
(5) «Il viandante decide tra la lotta (nell’arena) e la schiavitù»
(6) «O buon Gesù Signore, dona loro il riposo»

(traduzioni dal latino di Bruno Spedalieri) 
  

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