Note (1) Ecco l'efficace e colorita descrizione fisica resa dal nobile palermitano Michele Palmieri di Micciché che ebbe modo di conoscere personalmente l'"eroe del Nilo": «Lord Nelson era un uomo di statura non elevata, di poche parole, che portava ripiegata la manica del braccio che gli mancava, tutto coperto di ferite, con un' enorme cicatrice sulla fronte, a parte le altre, e privo di un occhio, se i miei ricordi non mi ingannano; ma che svelava, con la vivacità di quello che gli rimaneva, il suo sangue freddo e il suo eroismo intrepido. Considero, del resto, Lord Nelson come il condensato di ciò che vi è di più nobile e di più deplorevole nell'uomo...» (M. Palmieri di Micciché, Costumi della corte e dei popoli delle Due Sicilie, a cura di E. Sciacca, Milano 1987, p. 106). Una recente biografia del personaggio in E. Bradford, Horatio Nelson (L'uomo e l'eroe), Milano 1981. (2) Vedi il testo integrale in G. Spata, Le pergamene greche esistenti nel grande Archivio di Palermo, Palermo 1862, pp. 401-403. In data 13 ottobre 1801 seguì un altro diploma che, nel riconfermare la concessione regia, ne indicava dettagliatamente feudi e diritti, precisando trattarsi degli stessi (Stato di Bronte e beni delle due Abbazie di Maniace e di S. Filippo di Fragalà) già goduti dall'Ospedale di Palermo (G. De Luca, Storia della città di Bronte, Milano 1884 (rist. an. Bologna 1987), pp. 173-174; B. Radice, Memorie storiche di Bronte, Bronte 1928 (rist. an., Adrano 1984), p. 342. (3) È l'autorevole parere dello stesso Ferdinando III (Radice, Memorie ..., cit., p. 341). (4) De Luca, op. cit., p. 173. (5) Secondo la mitologia greca, infatti, Bronte, Sterope e Piracmon erano i ciclopi, nati da Nettuno e Gea, che avevano aiutato Giove a sconfiggere i giganti che avevano osato dare la scalata al cielo; in caverne situate attorno all'Etna esercitavano il duro e prodigioso mestiere di fabbri al servizio degli dei. (6) Radice, Memorie…, cit., pp. 340-341. (7) Ibidem, pp. 341-342. (8) Vedi il testo integrale della bolla di papa Innocenzo VIII in Radice, Il casale e l’abbazia di S. Maria di Maniace. Appunti storici, in «Archivio storico siciliano», n. s., XXXIII, 1909, pp. 98-100. Sul monastero di S. Filippo di Fragalà vedi S. Nibali, Il Castello Nelson ovvero l'abbazia di Santa Maria di Maniace nei secoli, Gravina 1985, pp. 115-124. (9) In proposito, cfr. De Luca, op. cit., pp. 155-163 e 176-179; Radice, Memorie ..., cit., pp. 175-184. Vedi anche G. Lo Giudice, Comunità rurali della Sicilia moderna. Bronte (1747-1853), Catania 1969, pp. 131 ss. (10) Cfr. De Luca, op. cit., pp. 160-162; Radice, Memorie ..., cit., pp. 158-159 e 180- 181; Lo Giudice, op. cit., pp. 69-71. Ad inasprire la tensione fu anche la dipendenza giudiziaria dalla vicina Randazzo, sulla cui legittima validità vedi i dubbi espressi dallo storico brontese Radice in una lunga e dotta dissertazione (Memorie ..., cit., pp. 145 e ss.). (11) Radice, Memorie..., cit., p. 349. (12) Giornale di Statistica, vol. I, Palermo 1836, p. 83; G. Longhitano, Studi di storia della popolazione siciliana, I, Riveli, numerazioni, censimenti (1569-1861), Catania 1988, p. 149. (13) Radice, Memorie ..., cit., p. 161. Vedi anche S. C. Virzì, Il Castello della Ducea di Maniace, Catania 1992. (14) R.Trevelyan, Principi sotto il vulcano, Milano 1977, p. 27. Vedi anche J. White Mario, Prodotti del suolo e viticoltura in Sicilia, in «Nuova Antologia», vol. LI, s. III, fasc. XII, 15 giugno 1894, p. 654. (15) Trevelyan, op. cit., pp. 27 e 69. E ciò nonostante, alcuni anni prima, un autorevole personaggio, il vescovo anglicano Joseph Hall, in un'opera destinata proprio ai gentiluomini inglesi smaniosi di viaggi in Europa, e particolarmente in Italia, avesse espresso un giudizio negativo in merito alla possibilità di trarre vantaggi per l'educazione dalla pratica del viaggio. Cfr. J. Hall, «Quo vadis?» ou censure de voyages qu'ils son ordinairement entrepris par les Seigneurs et Gentilshommes d’Angleterre, cit. in V. Bernardi, Del viaggiare. Turismi, culture, cucine, musei open air, Milano 1997, p. 10. (16) “Heroi immortali Nili” recita l'iscrizione incisa su una imponente croce celtica in pietra lavica che nel 1888 l'erede Alexander Nelson Bridporth Hood fece collocare al centro del grande cortile d'ingresso del complesso ducale. (17) Sulle origini e le vicende del casale e della sua chiesa, oltre ai citati Radice, Il casale ..., cit. e Nibali, op. cit., vedi anche N. Galati, Maniace. L'ex Ducea di Nelson, Catania 1988 e Virzì, op.cit. (18) Trevelyan, op. cit., p. 412, nota 10. (19) Radice, Memorie ..., cit., p. 350; F. Renda, Breve storia della ducea di Nelson, in Id., , La Sicilia degli anni '50. Studi e testimonianze, Napoli 1987, p. 353. (20) De Luca, op. cit., p. 180; Radice, Memorie ..., cit., p. 350. (21) Nato nel 1758, era stato socio della banca Gibbs, Falconet & Noble, quindi titolare dell'omonima banca Gibbs & Co. ed anche banchiere della corte napoletana, sia borbonica che francese. Morì suicida, inseguito a bancarotta, nel 1816 (Trevelyan, op. cit., pp. 40 e 414, nota 1). (22) Radice, Memorie..., cit., p. 350 (23) De Luca, op. cìt., p. 180. (24) Spata, op. cit., pp. 404-407. (25) Il gabelloto, solitamente nobile o borghese benestante, assumeva, dietro pagamento di un canone annuo, la gestione della terra che poi subgabellava ai coloni, fornendo loro anche anticipazioni di capitali, sementi od anche qualche capo di bestiame necessario ai lavori, per un periodo corrispondente alla durata del proprio contratto. In proposito, cfr. M. Rossi Doria, L’evoluzione del!e campagne meridionali e ì contratti agrari, in “Nord e Sud”, II (l955), pp. 6-22; G. Giorgetti, Contadini e proprietari nell’Italia moderna. Rapporti di produzione e contratti agrari dal sec. XVI ad oggi, Torino 1974, pp. 210 e ss.; A. Placanica, Il mondo agricolo meridionale: usure, caparre, contratti, in Storia del!'agricoltura italiana in età contemporanea,II, Uomini e classi, a cura di P. Bevilacqua, Venezia 1990, pp. 291-299. (26) Cfr. Lo Giudice, op. cit., pp. 131-164 e 226-230. (27) Ibidem, p. 227. (28) D. Mack Smith, Storia della Sicilia medievale e moderna, vol. II, Roma-Bari 1976, p. 482. All'inizio del '900 il Vacirca, nel segnalare numerosi esempi di trasformazione del latifondo siciliano [ma a quali costi!] ad opera di proprietari o amministratori competenti, ricorda anche quello di due inglesi, il comm. Eathon a Buccheri e, per l'appunto, il duca Nelson a Bronte (A. Vacirca, Il problema agrario in Sicilia, Palermo 1903, pp. 105 e ss.). A proposito degli Eathon vedasi anche M. Romano, Ipotesi di rifunzionalizzazione economico-tecnica della masseria «Belvedere» nel territorio di Buccheri, in Il messaggio della memoria. Per la valutazione economico- sociale dei beni culturali ed ambientali, a cura di G. Amata, Catania 1991, pp. 109-161. (29) In realtà così i feudi diventavano beni di proprietà privata (ex feudi) e alle popolazioni veniva negato, su di essi, l'esercizio dei loro secolari diritti di usi civici. Sulla complessa problematica degli usi civici vedi A. Pupillo Barresi, Gli usi civici in Sicilia. Ricerche di storia del diritto, Catania 1903; L. Genuardi, Terre comuni ed usi civici in Sicilia prima dell'abolizione della feudalità. Studi e documenti, Palermo 1911; R. Trifone, Feudi e demani. Eversione della feudalità nelle province meridionali, Napoli 1924; G. I. Cassandro, Storia delle terre comuni e degli usi civici nell'Italia meridionale, Bari 1943. (30) Radice, Memorie .., cit., p. 351. (31) Per la cronologia dei vari amministratori vedi R. A. H. Nelson, The Duchy Booklet, s. 1., 1973. (32) I dati biografici sono tratti da un necrologio manoscritto anonimo, datato 24 agosto 1897 e intitolato Su la vita della Baronessa Elena Thovez De Cristofaro, la cui visione mi è stata resa possibile per la cortesia dell'amico Nuccio Gambera, fondatore e attuale direttore del Museo Civico Etno-Antropologico ed Archivio Storico "Mario De Mauro" di Scordia. Ulteriori notizie sono reperibili dalla lapide funeraria fatta erigere dal figlio William all'interno della chiesa di S. Maria di Maniace, che così recita: Filippo Thovez / commissario nella marineria inglese / governatore generale della Ducea di Bronte / qui giace /con la diletta madre Marianna Nun / ebbe virtù ad unica sua guida / amò beneficò gli uomini / della consorte dei figli fu tenerissimo / dopo aver vissuto L anni / meritò la pace dei giusti nell'ottobre MDCCCXXXIX / Guglielmo Thovez figlio / disioso d'eternare la memoria delle virtù paterne / fe' erigere questo monumento. (33) Nata a Portsmouth nel 1815, morì a Scordia nel 1896. V. Salvo Basso, Reliquiae seu de iis quae supersunt, Scordia 1924 (rist. an. in “AmpeloScordia. Bollettino di Storia e Cultura”, IV, 2, Scordia 2003, pp. 82-83); N. Gambera, Aria d'Europa a Scordia nel XIX secolo. Elena Thovez e la cultura aristocratico-borghese, in “Nella Città”, Organo ufficiale del Comune di Scordia, I, 4, Scordia 1989, pp. 6-7; Id., Il teatro di Elena Thovez De Cristofaro e l'attività letteraria a Scordia tra '800 e '900, in “Società Calatina di Storia Patria e Cultura. Bollettino”, 3 (1994), pp. 17-31. Quanto al fondatore della recente (1818) baronia vedi il contributo di F. P. Di Vita, Giuseppe De Cristofaro: da amministratore solerte a barone dell'Ingegno, in “AmpeloScordia. Bollettino di Storia e Cultura”, III, l (2002), pp. 15-25. (34) Sulle premesse e sullo svolgimento S. F. Romano, Momenti del Risorgimento in Sicilia, Messina-Firenze 1952; F. Renda, Risorgimento e classi popolari in Sicilia, 1820-1821, Milano 1968; R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia, Roma-Bari 1973, pp. 161-170. Quanto a Bronte, si rinvia a De Luca, op. cit., pp. 193-198 e a Radice, Memorie ..., cit., pp. 259-379. (35) Radice, Memorie ..., cit., pp. 369 e 375. (36) Una perizia tecnica del 6.11.1861 appurò che, sempre al fine di allargare il coltivo, la Ducea aveva proceduto anche alla privatizzazione di tratti di terreno delle trazzere riducendo, di conseguenza, la larghezza delle stesse. Cfr. Galati, op. cit., p. 51. (37) «Il procuratore di Nelson facoltava [...] moltissimi coloni [...] a recidere qualunque legno verde fruttifero e infruttifero, cingerlo di materia combustibile e incendiarlo» (citasi da G. Canciullo, Terra e potere. Gli usi civici nella Sicilia dell'Ottocento, Catania 2002, p. 118). In proposito, cfr. Lo Giudice, op. cit., p. 248. (38) Lo Giudice, op. cit., p. 263. (39) Ibidem, p. 264. Su questa costante immigrazione di forza lavoro a basso costo vedi R. Schifani, L'emigrazione stagionale dei Tortoriciani, in “Atti della Società Peloritana”, 1955-56, pp. 27-50 e Galati, op. cit., pp. 55-57. (40) «Tale fu lo stadio di questa eruzione, che in quindici giorni percorse circa dieci miglia, incusse spavento ad una popolosa Comune; coprì una fonte di limpidissime acque sopra Monte Lepre, che sollevava la pastorizia di quei luoghi; distrusse più di quattro miglia quadrate di terreni boschivi, e più di tre altre di vigneti [contrade Musa e Zucca] e terre bonificate; fece saltare in aria con fragorosissimo scoppio, che sembrò un nuovo vulcano immediatamente aperto, un serbatoio di neve vicino all'abitato; e fermossi prodigiosamente quasi ad un miglio ed un quarto da Bronte» (M. Musumeci, Memoria sopra l'eruzione apparsa nella plaga occidentale dell'Etna nelle notti del 31.10 e 1-3.11 dell'anno 1832 per cui fu in pericolo il comune di Bronte, in “Atti dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali”, t. IX, Catania 1835, pp. 215-216). (41) B. Radice, Due glorie siciliane. I fratelli De Luca. Placido Prof. d'economia politica. Antonio Saverio Cardinale, Bronte 1926, p. 8. (42) In merito, cfr. ibidem, p. 10. (43) “Bissniss is bissniss” è l'amaro commento in proposito del Radice (ibidem, p. 316). (44) Ibidem, pp. 10-14 e 315-316. (45) Trevelyan, op. cit., p. 187. Prima esponente dei Nelson a visitare i suoi possedimenti, nei quali non tornerà mai più per non dover riaffrontare i forti disagi sofferti durante il breve viaggio da Messina (ibidem, p. 70), sposò Samuel Hood, secondo visconte Bridporth, da cui Nelson-Bridporth. Sul deplorevole stato della viabilità isolana in quegli anni vedi G. Perez, La Sicilia e le sue strade, in V. E. Sergio-G. Perez, Un secolo di politica stradale in Sicilia, a cura di C. Trasselli, Caltanissetta- Roma 1962, p. 107: la strada Sant'Agata (di Militello) - Bronte, prevista nel 1852 e poi non realizzata per problemi finanziari, dovrà attendere gli anni postunitari. (46) Nativo di Portsmouth, sposò, nel 1841, la siciliana Rosaria Fragalà, la quale poi mori il 20 settembre 1856, come si ricava dall'iscrizione da lui fatta incidere sulla lapide funebre all'interno della chiesa di S. Maria di Maniace: Rosaria Fragalà / qui giace / sposa e madre amorosissima / affettuosa coi parenti officiosa cogli amici / misericordiosa coi poveri / vissuta anni quarantotto / morta li 20 settembre 1856/ Guglielmo Thovez marito inconsolabile / ai cari avanzi di tanta perdita / altro non potendo / questo monumento pose. Due anni dopo volò a seconde nozze con la connazionale Annah Arnold, lontana parente dei Whitaker (Trevelyan, op. cit., pp. 118 e 421, nota 11). Una figlia, Elizabeth, sposò, nel 1868, il viceconsole inglese a Catania John Jeans, rampollo di una nota famiglia di commercianti inglesi stabilitasi in Sicilia (ibidem, p. 189). (47) Sul riformismo borbonico di questi anni e il complesso iter legislativo cfr. Romeo, op. cit., pp. 176-187; Canciullo, op. cit., p. 27 e ss.. Una completa rassegna delle fonti giuridiche in G. Savoia, Raccolta delle leggi, decreti rescritti e ministeriali sull'abolizione della feudalità e sulla divisione de' demani, Foggia 1881. (48) Lo Giudice, op. cit., pp. 265-267. (49) Romano, op. cit., pp. 73 e ss.; Romeo, op. cit., pp. 317-345; A. Recupero, La Sicilia all'opposizione (1848-74), in Storia d'Italia Einaudi. Le Regioni dall'Unità a oggi. La Sicilia, a cura di M. Aymard e G. Giarrizzo, Torino 1987, pp. 41 ss. (50) De Luca, op. cit., pp. 199-200. (51) Per una dettagliata e documentata esposizione dei fatti, cfr. Radice, Memorie ..., cit., pp. 385 ss. (52) Radice, Memorie..., cit., p. 385. (53) Ibidem, p. 397. (54) Renda, op. cit., p. 355. (55) Radice, Memorie ..., cit., p. 397. (56) A tal proposito giova ricordare che durante il processo per i fatti dell'agosto 1860 un testimone, Nunzio Isola, di professione “trafficante”, asserì che i fratelli Carmelo e Silvestro Minissale il giorno 23 aprile 1848, dopo aver guidato il popolo all'occupazione delle terre, «opinavano ritornare in Bronte ed assalire la casa ed assassinare la famiglia Thovez come amministratore della Duchessa Nelson nonché tutti gli impiegati e Thoveziani». M. Sofia Messana Virga, Bronte 1860. Il contesto interno e internazionale della repressione, Caltanissetta-Roma 1989, p. 254. (57) Costretti a fuggire dal paese perché minacciati dai “ducali” e per sfuggire all'arresto decretato dal Comitato rivoluzionario, in seguito tornarono a Bronte «come in trionfo», quindi partirono, sotto scorta, per Palermo al fine di discolparsi dinanzi al Presidente del governo rivoluzionario (Radice, Memorie ..., cit., pp. 397-402). Il 18 settembre il parlamento rivoluzionario decideva, a maggioranza, di vietare ogni procedimento penale per i fatti avvenuti a Bronte dal 23 aprile al 3 maggio relativi ai disturbi di possesso già cessati [il corsivo è nostro] (ibidem, p. 403). (58) Ibidem, p. 388. (59) Lo Giudice, op. cit., p. 268. (60) L. Saitta, Dimostrazione dei diritti proprii dei comunisti di Bronte sui boschi degli ex feudi di Maniaci e San Filippo di Fragalà in quel territorio, Catania 1851. (61) Canciullo, op. cit., p. 118. (62) Romeo, op. cit., p. 187. (63) Lo Giudice, op. cit., p. 269. (64) Ibidem, p. 246, tab. 70. (65) Per gli avvenimenti si rinvia a De Luca, op. cit., pp. 200-212, ma, soprattutto, a Radice, Memorie ..., cit., pp. 427-507. (66) Dietro la promessa della divisione delle terre ai combattenti e ai contadini meno abbienti stava, neanche tanto velato, lo scopo di far affluire volontari alle forze garibaldine. Cfr. Romano, op. cit., pp. 109 e ss.; F. Brancato, La Dittatura garibaldina nel Mezzogiorno e in Sicilia, Trapani 1965, pp. 207 e ss.; F. Renda, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, vol. I, Palermo 1984, pp. 160 e ss. (67) Lettera del Console inglese a Garibaldi datata Palermo, 30 giugno 1860, in Messana Virga, op. cit., pp. 232-233. (68) Il Lombardo, infatti, «pubblicamente riuniva i popolani e li intratteneva sul modo di sostituire gli amministratori pubblici appena insediati e dividersi le terre comunali e della Ducea» (ibidem, p. 55). (69) Renda, Breve storia ..., cit., p. 359. (70) Lettera del Governatore di Catania al Ministro dell'Interno [F. Crispi] datata Catania, 4 agosto 1860, pp. 234 e 235 e lettera del Ministro dell'Interno [F. Crispi] al Ministro dei Lavori Pubblici datata Palermo, 25 agosto 1860, in Messana Virga, op. cit., pp. 234-235 e 240-241. (71) Sulla gravità di episodi analoghi avvenuti nei due comuni vedi G. Giarrizzo, Un comune rurale della Sicilia etnea (Biancavilla. 1810-1860), Catania 1963, pp, 319- 374: P Siino, Una oscura pagina della rivoluzione siciliana del 1860. I fatti di Alcara Li Fusi,Palermo 1980. (72) Il Radice (Memorie, cit., p. 518) ricorda espressamente il teatro, l'archivio comunale, il Casino dei civili, l'ufficio postale, l'archivio del notaio Cannata, due farmacie, una locanda e oltre una ventina di case. (73) La notizia del suo assassinio fu comunicata dal console generale inglese al Ministro dell'Interno [F, Crispi] in data 10 agosto. Cfr. Messana Virga, op cit., pp. 236- 237. (74) Assieme a Giovannino Spedalieri era odiato dal popolo perché “dati di guide al Regio Controllore, per ordinare il nuovo catasto fondiario (1853), caddero in mille errori nell'indicare i possessori e la quantità dei fondi” (De Luca, op cit., p. 201). (75) Radice, Memorie., cit., p. 440. (76) Trevelyan, op. cit., pp. 188-189. (77) Ad esso ne seguirà, nell'agosto 1863, un altro ben più grosso e celebrato, a Catania, con grande risonanza, che si concluderà con condanne all'ergastolo, ai lavori forzati e a gravi pene detentive per i venticinque imputati. In proposito, cfr. M. Tenerelli Contessa, Difesa pronunziata dinnanti la Corte d'Assise del circolo di Catania per la causa degli eccidi avvenuti nell'agosto 1860 in Bronte, in "Giornale d'Italia", Catania 1863. (78) Dal delegato di Catania, ad esempio, ma anche dal capitano della Guardia Nazionale e, ovviamente, dal console generale inglese (Messana Virga, op. cit, pp. 126-127) (79) Gli altri, tutti popolani, furono Nunzio Samperi, Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longhitano Longi; e Nunzio Spitaleri. Volutamente rimossi dalla classe politica postunitaria, i fatti di Bronte vennero alla luce, prima, con Verga (Libertà, 1882) e, successivamente, con lo storico locale Benedetto Radice (Nino Bixio a Bronte. Episodio della rivoluzione italiana del 1860 con diario e documenti inediti, in “Archivio storico per la Sicilia orientale”, VII (1910), pp. 252-294 e 412-452). Nel secondo dopoguerra, nel clima rovente delle lotte agrarie, sarà lo storico Francesco Renda (Breve storia della ducea di Bronte, in “Il Siciliano Nuovo”, 1, 8, 15 e 22 luglio 1950, nn. 23-26) a riaprire quel tema della “rivoluzione tradita” che coinvolgerà lo stesso Leonardo Sciascia, prima, con una prefazione (1963) al citato lavoro del Radice riproposto per i tipi dell'editore Sciascia e, successivamente, con la partecipazione alla sceneggiatura del film di Florestano Vancini Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato (1972). Di recente poi sono apparsi i contributi di E. Bettini, Rapporto sui fatti di Bronte del 1860, Palermo 1985, della citata Messana Virga e di A. Radice, Risorgimento perduto origini antiche del malessere nazionale, Catania 1995. (80) Longhitano, op. cit., p. 149. (81) Galati, op. cit., p. 50. Negli anni immediatamente successivi alla fine del secondo conflitto mondiale si aprirà una lunga e travagliata fase di lotte che porteranno alla nascita (1967) di un Comitato cittadino e, successivamente, il 18 aprile 1981 all'autonomia amministrativa da Bronte. In merito, cfr. ibidem, pp. 117 ss. (82) Canciullo, op. cit., p. 123. Il Saitta sarà condannato a tre mesi di esilio. (83) Archivio di Stato di Catania, Notarile IV Versamento, Catena 1194, Notaio Giuseppe Gatto. Vedi anche De Luca, op. cit., pp. 214-219 e Radice, Memorie…, cit., p. 353. (84) Canciullo, op. cit., p. 130. (85) Che avrà notevolissima espansione a partire dagli anni immediatamente successivi grazie all'intraprendenza del già citato Duca Alexander Nelson Bridporth Hood, che allo scopo destinerà 300 acri di terreno, «dissodato e livellato ad un miglio di distanza dal castello», al quale si accede attraverso «una bella foresta di querce» (White Mario, Prodotti ..., cit., p. 712). Per ulteriori, dettagliate notizie sull'impianto e la produzione del vigneto, frutto di una visita dell'A. alla Ducea e di un colloquio con lo stesso Duca, cfr. ibidem, pp. 712-715. (86) Canciullo, op. cit., pp. 130-133. (87) Il 4 settembre 1981 – il 18 aprile precedente Maniace aveva conquistato la sua autonomia amministrativa (vedi supra, nota 81) - con l'acquisto, per 1 miliardo 750 milioni, da parte del Comune di Bronte di quel che restava della Ducea, compreso il Castello, scompariva definitivamente quello che Carlo Levi (Le parole sono pietre, Torino 1955, pp. 112-113) non aveva esitato a definire «esempio del più assurdo anacronismo storico». (88) Trattasi dei notai Giuseppe Zappia, Antonino Spedalieri, Nunzio Leanza, Giuseppe Gatto e Giuseppe Meli Lombardo, i cui registri, depositati presso l'Archivio di Stato di Catania, sono stati oggetto di una recente indagine da parte di M. Saitta, I contratti agrari di Sicilia: il caso di Bronte (1860-1870), tesi di laurea, Università degli Studi di Catania, Facoltà di Economia, aa. 2002-2003, 2 voll. (89) Ibidem, vol. II, p. 6 et passim. (90) Nella veste di gabelloti sono obbligati, nei confronti della Ducea, al regolare pagamento del canone, pena la rescissione del contratto, ed inoltre a qualche impegno particolare, quale quello di custodia degli alberi, di divieto di caccia, di consegna della metà del concime e di un paniere di funghi l'anno. (91) Saitta, op. cit., vol. II, 17.1.1866, p. 269. (92) Trattasi, rispettivamente, di Carmelo Pace, borghese, e del sacerdote Giovanni Artale, possidente (ibidem, vol. II, 9.11.1861, p. 94 e 17.11.1862, p. 130). (93) I soci sono Francesco Margaglio e Angela Spedalieri, possidenti (ibidem, vol. II, 9.11.1861, p. 95). (94) Trattasi di un fondo rustico con piante di fichipali e casamento sito in contrada “Calcare” (vedi supra, nota 91). (95) Nato a Bronte nel 1808 e deceduto a Maletto nel 1897, fu anche amministratore comunale brontese in diversi periodi, componente del Comitato rivoluzionario di Bronte nel 1848 e comandante della Guardia Nazionale di Maletto nel luglio 1860 (www.comunemaletto.ct.it/Il Comune/AreaAmm.va/AlboSindaci). (96) Trevelyan, op. cit., p. 421, nota 11. (97) Ibidem. (98) Website.lineone.net/~stephaniebidmead/messina.htm
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