13 Giugno 2010
Non paga gli alimenti, condannato Il giudice del Tribunale di Bronte, Giorgio Marino, ha condannato un padre a sei mesi di reclusione con la pena sospesa per aver interrotto arbitrariamente il pagamento dell'assegno di mantenimento di 250 euro mensili a favore della ex moglie e delle 2 figlie, una delle quali invalida civile. Teatro delle vicenda è Bronte, dove i due genitori nel 1979 si sposano. Il matrimonio sembra funzionare benissimo e nascono pure le due bambine. Dopo ben 18 anni di vita insieme, però, qualcosa si rompe e la coppia decide di divorziare e di finire davanti al Tribunale. Il giudice esamina il contesto e la situazione e decide che il marito deve pagare un contributo di mantenimento di 500 mila lire, oggi pari a circa 250 euro, alla moglie per il mantenimento delle due figlie. A questo punto, i rapporti fra i due ex coniugi si interrompono ed i due cominciano a vedersi raramente. L'uomo parte per la Germania ma, pur tornando spesso a Bronte, si fa vedere soltanto qualche volta durante l'anno. Nonostante ciò, fino al 2006 mantiene i suoi impegni, pagando regolarmente l'assegno. Improvvisamente decide di sparire e di non lasciare più tracce di sè. La moglie lo cerca, ma invano, ed essendo senza impiego è costretta a chiedere aiuto ai genitori propri per tirare avanti. Quindi, decide di rivolgersi all'avv. Samantha Lazzaro. Così la donna torna davanti al Giudice e questa volta per chiedere l'assegno. Il problema è che l'uomo non si trova e da ricerche effettuate in Germania sembrerebbe irreperibile. Intanto, la denuncia presentata dalla moglie arriva al giudizio finale, con il giudice che condanna l'uomo perché responsabile della mancata assistenza economica e morale della sua famiglia. Essendo sparito dalla circolazione, difficilmente la donna potrà avere presto il suo assegno ma non demorde. L'ex marito non potrà godere all'infinito della pena sospesa relativamente a due condanne. Di conseguenza, la donna spera che reiterando la denuncia all'ex coniuge, prima o poi, questi possa essere costretto a pagare. (Fonte La Sicilia)
12 Giugno 2010
«Togliere il nome Bixio la via si chiami Libertà» «Cambiamo il nome di via Nino Bixio di Bronte con via Libertà». E' l'idea del sindaco Pino Firrarello che, per rendere giustizia alla storia della sua cittadina, ha deciso di rimuovere la targa con su scritto Bixio, all'inizio della via che si trova a 2 passi da quella piazza San Vito dove furono fucilati i brontesi nel 1860, e di porvi il più simbolico, ma più vicino alle aspirazione dei contadini del tempo, "via Libertà". Gli uffici stanno redigendo l'apposito regolamento di modifica della toponomastica che il Consiglio comunale, dopo l'insediamento, discuterà. «Vero è - afferma il sindaco - che la voglia di giustizia sociale dei contadini nel 1860 sfociò in un massacro, ma è vero anche che ne seguì un orrendo giudizio sommario da parte di Bixio che non merita una via». I brontesi nel 1860 vivevano all'ombra di una fraudolenta usurpazione del territorio a favore dell'ospedale Maggior di Palermo e di Orazio Nelson. Garibaldi prometteva lo smantellamento dei latifondi e la spartizione delle terre, ma a Bronte fece un'eccezione onde evitare di compromettere i rapporti con il governo inglese, rappresentato dagli eredi di Nelson. Così per soffocare la rivolta dei contadini Bixio, fece fucilare l'avv. Nicolò Lombardo che era innocente e 4 popolani (...). [«Sindaco, sfrattiamo Nino Bixio» / «Via via Nino Bixio» / «Sfrattiamo... Nino Bixio» / Rometta cancella via Nino Bixio]
11 Giugno 2010 RICONOSCIMENTO DELL’UNIONE ITALIANA CIECHI
Il premio Braille 2010 a Giuseppe Castiglione Per la fattiva collaborazione tra l'UIC e le Province Il presidente della Provincia di Catania e dell’Upi, Giuseppe Castiglione, ha ricevuto a Roma il premio Braille 2010, assegnato ogni anno all'uomo politico che si è maggiormente distinto per interventi, politiche, azioni, in grado di favorire pari dignità ai cittadini non vedenti. Il Premio, giunto alla XV edizione, è assegnato dall'Unione italiana ciechi (Uic), associazione che da 90 anni tutela i diritti di non vedenti ed ipovedenti. Il premio a Giuseppe Castiglione è stato assegnato, in particolare, «per avere - si legge nella motivazione - dato luogo ad una fattiva collaborazione tra l'Unione Italiana Ciechi e le Province d'Italia nell'ottica dell'integrazione sociale». I presidenti dell'Upi e della Uic, Giuseppe Castiglione e Tommaso Daniele, infatti, hanno recentemente firmato un protocollo che porterà ad una sempre maggiore integrazione nella comunicazione di attività e servizi. «Un passo importante – ha dichiarato Daniele – per riuscire a costruire insieme agli enti locali nuova modalità di collaborazione e continuare ad offrire, nonostante la crisi in corso, nuovi servizi sempre più funzionati ai ciechi e agli ipovedenti italiani». Giuseppe Castiglione, ritirando il premio, ha manifestato il suo «orgoglio e la sua soddisfazione per il riconoscimento ottenuto» e ha ricordato il prezioso ruolo delle Province nell'ambito delle Politiche sociali». (Fonte Gazzetta del Sud)
10 Giugno 2010
Il testamento era falso: condannati in cinque Il giudice del Tribunale di Bronte, Giorgio Marino, ha condannato cinque fratelli di Bronte a un anno di reclusione, con la sospensione della pena, più il risarcimento dei danni in sede civile e il pagamento delle spese processuali e legali, per avere redatto e firmato un falso testamento del padre defunto, facendo credere che fosse olografo, con l'intento di escludere dall'eredità una sorella. Quest'ultima, infatti, affidatasi all'avvocato penalista di Bronte, Samantha Lazzaro è riuscita a dimostrare la verità: «Tutto - spiega l'avvocato - è cominciato nel settembre del 2007, quando la mia assistita mi ha raccontato di essere stata informata da una sorella del ritrovamento, nella cassaforte della casa del padre, venuto a mancare nel febbraio dello stesso anno, di un testamento olografo che la escludeva dalla eredità. Il fatto insospettì subito la mia cliente, in quanto il padre era analfabeta e in grado soltanto di porre la propria firma, non certamente di scrivere un testamento per intero. Così - continua - ottenuta una copia del documento, abbiamo confrontato la presunta firma del padre con quella posta dallo stesso in un altro documento sottoscritto davanti a un notaio, scoprendo che i sospetti della mia cliente erano fondati: le firme erano diverse». Così l'avvocato Lazzaro, per conto , della sua cliente, ha presentato denuncia alla Procura, ottenendo che sia il pubblico ministero, sia il giudice di Bronte ordinassero due perizie distinte per effettuare i saggi grafici ai fratelli. «Le conclusioni dei 2 consulenti legali sono state le stesse - spiega l'avvocato Lazzaro -. Il testamento era falso e la firma era stata posta da uno dei fratelli». Caso risolto anche se, in verità, l'eredità non era poi granché. Alcuni terreni, dei garage e un immobile per un valore complessivo all'incirca di 30 mila euro o al massimo 40 mila euro. La vittima ha ritrovato un sesto dell'eredità ma, contemporaneamente, ha avuto la prova di avere perso i suoi fratelli. (Fonte La Sicilia)
9 Giugno 2010
NEI 150 ANNI DELLO SBARCO DEI MILLE E DELL’UNIFICAZIONE D’ITALIA DIMENTICATO BRONTE I fatti di Bronte del 1860 Sarebbe corretto per una fedele ricostruzione storica ricordare anche quell’avvenimento Ho letto sul sito “Sicilia Oggi. net” del 5 giugno l’intervista a firma Giuseppe Taibi rilasciata dal sottosegretario Gianfranco Miccichè su Giuseppe Garibaldi che egli definisce “una iattura per la Sicilia e che era un assassino e un ladro” con riferimento ai festeggiamenti dei 150 anni per lo sbarco dei Mille ed alla unificazione d’Italia. Sul quotidiano “La Sicilia” del 7 giugno il giornalista Giorgio Petta esalta nella ricostruzione storica del Risorgimento la beffa subita dai borboni il 25 maggio 1860 a Piana dei Greci ad opera di Garibaldi che con le sue truppe si dirige verso Misilmeri dove la “gioia dei cittadini esplode improvvisa con la gente che scende in strada ed un paese in festa”. Alcuni giorni dopo però la gente di Bronte anziché esplodere di gioia ha dovuto subire un autentico assedio delle truppe inviate da Garibaldi e guidate da Nino Bixio per soffocare la giusta rivendicazione dei coltivatori brontesi che avevano occupato le terre assegnate dal Regno delle due Sicilie all’ammiraglio inglese Horatio Nelson come riconoscimento – la Ducea di Nelson - per avere represso la rivolta contro i borboni nella Città di Napoli: in quella occasione furono fucilati 5 cittadini brontesi a seguito di un processo farsa tenutosi nel Real Collegio Capizzi. La storia che spesso viene scritta dai vincitori, come dice l’On. Miccichè, non fa per nulla cenno di questo episodio tristemente noto come “I fatti di Bronte del 1860”, che rappresentano certamente un momento tragico da dimenticare nella ricostruzione dell’epopea garibaldina in Sicilia e che gli storici hanno voluto sottotacere. Quanto al tragico avvenimento è stato tramandato e ricostruito soltanto lo storico brontese Benedetto Radice che l’ha descritto nel libro sulle memorie storiche di Bronte, poi dal regista cinematografico Florestano Vancini che diresse il film “Bronte cronaca di un massacro”-che i libri di storia non hanno raccontato – recentemente restaurato e catalogato come film di interesse storico nella Cineteca Nazionale di Cinecittà, e dopo dall’operatore e regista teatrale della Compagnia di Nuccio Caudullo che lo ha portato sulle scene teatrali. Nell’agenda dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia è stato ancora una volta omesso di ricordare quei fatti per i quali negli anni ’80 sono state organizzate dal Comune di Bronte intense giornate di studio e di approfondimento storico con un dibattito che ebbe come tema “Processo a Nino Bixio”. Sarebbe corretto per una fedele ricostruzione storica e per un giusto riconoscimento alla tradizione culturale della Città di Bronte ricordare anche quell’avvenimento perché – se è vero come dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che per salvaguardare l’Unità d’Italia dalle spinte secessionistiche ma certamente non dagli autentici fermenti federalistici ed autonomistici occorre “una forte coesione nazionale che non significa centralismo e burocraticismo” – è anche giusto che le cronache di quei giorni non vengano dimenticate. [Salvatore Leanza] 9 Giugno 2010
LA POLEMICA. Sul web le affermazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Lo storico Renda: colossale ignoranza Miccichè: Garibaldi era un assassino Gli storici lo bacchettano: eroe positivo Scoppia la polemica dopo le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio su Garibaldi. Per gli storici: lecite le interpretazioni, non lo è invece l'oltraggio [Giornale di Sicilia] |
8 Giugno 2010
Sos del consigliere provinciale Parrinello «Ss. 284 dissestata, bisogna intervenire» Era aprile 2009 quando sull'asfalto della Ss 284 nel tratto Bronte-Maletto si sono formate fratture che preoccuparono parecchio gli automobilisti. In particolare un tratto di strada, lungo quasi 100 metri, si è come abbassato di qualche centimetro che piano piano è cresciuto fino a provocare un dislivello che costringe soprattutto i mezzi pesanti e le ambulanze a rallentare. Per riempire le fratture è stato posto dell'asfalto, ma il dislivello è rimasto, ed in tanti si chiedono la natura dell'abbassamento del terreno e se in qualche modo c'è il rischio di vedere un giorno il transito veicolale compromesso. Per questo il consigliere provinciale di Maletto, Nunzio Parrinello ha inviato al dirigente tecnico dell'Anas per la Sicilia orientale, Giovanni Iozza, una lettera, chiedendo un incontro: «La Ss 284 - afferma - presenta dissesti e criticità in almeno 5 punti. E' un'arteria stradale importante per la viabilità dell'Etna. E' percorsa ogni giorno da tantissimi pendolari che lamentano e si preoccupano degli avvallamenti. E' arrivato il momento di capire qualcosa di più, sapere se c'è il rischio che il transito veicolare un giorno possa essere interrotto, isolando comunità come la mia Maletto e se l'Anas ha previsto interventi strutturali atti a scongiurare questo paventato rischio». [Gaetano Guidotto, La Sicilia]
6 Giugno 2010
Si finge ricco per ingraziarsi i suoceri Aveva messo in campo tutta la propria competenza di ingegnere informatico per conquistare una ragazza. Lui di Catania, lei di Bronte. E percorreva 120 chilometri, andata e ritorno, quasi tutti i giorni, rimettendoci pure i soldi della benzina, con grandi sacrifici economici, visto che era disoccupato e squattrinato. Agli anziani genitori della ragazza faceva credere di essere benestante al punto che, per accattivarsi la loro stima, si offriva di pagare di tasca propria le bollette dell'acqua; si faceva dare i bollettini e poi glieli restituiva col bollo delle Poste. Fin qui la storia potrebbe apparire persino banale se non fosse per il fatto che il giovane quelle bollette non le aveva mai pagate, ma anzi - come ha avuto modo di appurare la polizia postale di Catania - ne aveva falsificato i timbri. Gli importi, è vero, non erano salati, roba di 3050 euro alla volta, ma lui comunque quei soldi non li aveva e allora aveva realizzato, usando software grafici, le impronte dei timbri di Poste Italiane, stampandoli di volta in volta sulle bollette per simularne l'avvenuto pagamento. Ma la magagna è venuta fuori diversi mesi dopo, nell'aprile scorso, quando i «suoceri» hanno rischiato di restare coi rubinetti a secco per morosità. Così l'ingegnere, oltre ad aver perso l'amore, è stato denunciato per contraffazione di impronte di pubblica certificazione e truffa allo Stato. [Giovanna Quasimodo, La Sicilia]
6 Giugno 2010 MALETTO Liberate istrici e aquile adulte trovate ferite nei giorni scorsi In occasione della «Giornata mondiale dell'ambiente», istituita dall'Onu per sensibilizzare i cittadini e gli Stati su un tema nodale per il futuro del nostro pianeta, ieri sera l'assessorato all'Ambiente della Provincia regionale di Catania ed il Centro recupero fauna selvatica di Valcorrente (ente provinciale gestito con merito dal Fondo siciliano per la Natura, presieduto da Luigi Lino) hanno rilasciato nei boschi di Maletto delle istrici ed una coppia di aquile adulte, che nelle scorse settimane erano stati ritrovati feriti. Gli animali selvatici, piuttosto rari nelle zone etnee, sono stati ritrovati in territorio di Ramacca, Giarre e di Ponte Barca. Alla liberazione hanno partecipato, oltre al prof. Lino ed a Franca Mucciano del fondo siciliano per la natura, l'assessore provinciale all'Ambiente, Giovanni Bulla, il dirigente Valerio Saitta, il comandante del Distaccamento Forestale di Bronte Vincenzo Crimi ed il sindaco di Maletto Giuseppe De Luca. [G. Gui., La Sicilia]
28 Maggio 2010
L'azionista del consorzio: «L'azienda manifestò la volontà subdola di abbandonarci» «Dipendevamo dalla Diesel» «A decidere se la Diesel dovrà rivedere le proprie posizioni e restituirci le commesse sarà il giudice» E' la risposta che arriva da più parti del mondo economico brontese legato al tessile ed al Consorzio siciliano manifatturiero, dopo le dichiarazioni rese al nostro giornale dall'amministratore delegato della società di Renzo Rosso. «Capisco bene - afferma l'azionista di riferimento del consorzio brontese, Franco Catania - perché Diesel da una interpretazione tutta sua del pronunciamento del giudice di Bassano del Grappa, ma i fatti non sono come li raccontano a Molvena. Noi avremmo voluto, ma non abbiamo mai avuto la possibilità di leggere i conti della Diesel. Sappiamo, però, che il jeans Denim a 5 tasche prodotto da noi è il motore trainante dell'azienda, il cui fatturato è in crescita. E' difficile di conseguenza pensare che il fatturato societario aumenta, quando il prodotto simbolo non si vende più. Dubbio che abbiamo avuto noi e che ha avuto anche il giudice che finalmente ha disposto l'esame dei conti. La verità - continua Catania - è che la Diesel ci ha piano piano sottratto prima il taglio, poi il lavaggio e la ricamatura, lasciandoci solo la confezione e manifestando la volontà subdola di lasciare Bronte. Una scelta arbitraria - continua Catania - che, certamente moralmente ma secondo noi anche legalmente, non è possibile porre in essere nei confronti di un'azienda che per la mole di lavoro imposta aveva per forza un vincolo di dipendenza economica». Ed in proposito Catania ci racconta un episodio oggetto del dibattimento tenuto a Bassano del Grappa, dove ha rivelato un fatto che proverebbe la dipendenza economica: «Nell'estate del 2006 - continua Catania - mi sono recato presso lo stabilimento Diesel per chiedere che venisse ridotto il numero delle commesse. La mia preoccupazione era derivata dal fatto che solo Diesel assorbiva il 70% delle nostre capacità produttive, impedendoci di accontentare le altre richieste, che in quel momento provenivano da altre aziende. Lo abbiamo chiesto per differenziare il portafoglio dei committenti e sottrarci dalla chiara dipendenza con Renzo Rosso. Bene - continua Catania - Diesel non solo non accettò la nostra proposta, ma ci avvertì che una riduzione delle lavorazioni avrebbe compromesso i rapporti. Così noi non solo continuammo, ma anzi incrementammo il lavoro per Renzo Rosso. Se non è dipendenza questa… ». [La Sicilia] 27 Maggio 2010
«La Diesel non tornerà indietro» L'amministratore delegato spegne gli entusiasmi dopo che il Tribunale ha nominato un consulente Se - nella querelle giudiziaria fra la Diesel di Renzo Rosso e il Consorzio siciliano manifatturiero brontese, che rivuole le commesse sottratte - la decisione del Tribunale di Bassano del Grappa di avvalersi di un consulente tecnico contabile per accertare «le variazioni di fatturato di Diesel», ha fatto cantare vittoria agli imprenditori etnei, i vertici della holding tessile vicentina non solo non si sentono sconfitti, ma considerano l'ordinanza del giudice, Aurelio Gatto, un punto a loro favore. Raggiunta telefonicamente l'amministratore delegato di Diesel, Marina Tosin, conferma quanto già affermatoci e si dichiara pronta a rendere pubblici conti, numeri e fatture del colosso tessile industriale, per chiudere una volta per tutte la discussione riguardo i motivi che hanno convinto Diesel prima a diminuire e poi eliminare i rapporti di lavoro con buona parte del Polo tessile brontese. «Che il Tribunale decidesse di nominare un consulente tecnico per accertare i dati era prevedibile. - afferma -. Noi stessi lo avevamo richiesto per fugare ogni dubbio sulla tanto chiacchierata, quanto infondata, accusa di delocalizzazione del lavoro all'estero nella produzione dei jeans che confezionavamo a Bronte. Non comprendiamo quindi i toni trionfalistici della controparte - ribadisce -. Siamo certi che la perizia non farà altro che confermare quanto dai noi sostenuto da tempo, ovvero che non delocalizziamo e che siamo stati costretti ad abbassare la percentuali delle commesse solo a causa del calo delle vendite del prodotto made in Italy». Ma non crede che l'esigenza di verificare i vostri conti scaturisca dalla necessità di calcolare il reale calo delle vendite e stabilire che la diminuzione delle commesse non possa essere decisa da voi in maniera arbitraria, ma solo in percentuale al minore fatturato? «Non è vero. Questa è la richiesta del Consorzio brontese, ma nel pronunciamento del Tribunale non esiste alcun passaggio che lascia intendere questo principio. Il Tribunale ha deciso di verificare i nostri conti perché il Consorzio brontese sostiene che il fatturato del nostro Gruppo non è diminuito, dimenticando che noi trattiamo una serie infinita di prodotti che non hanno risentito della crisi, a differenza del jeans a 5 tasche made in Italy. Non va esaminato quindi il fatturato globale, ma quello della Diesel che produce il jeans italiano». Da Bronte arrivano appelli a salvare i posti di lavoro e riacquistare quella fiducia persa, magari, facendo tutti un passo indietro. Per voi sarebbe possibile? «Assolutamente no. Abbiamo annunciato la chiusura dei rapporti con il Consorzio brontese con largo preavviso e non torneremo indietro. I motivi li abbiamo già resi pubblici e derivano da una ulteriore contrazione delle vendite e dal fatto che è venuto a cessare quel rapporto di fiducia con il Consorzio brontese. Inoltre, i dati in nostro possesso non lasciano trasparire una immediata ripresa. Pertanto da dicembre il Consorzio brontese non produrrà più per noi». 25 Maggio 2010
BRONTE. DECISIONE DEL GIUDICE NELLA QUERELLE CON IL CONSORZIO MANIFATTURIERO Ci sarà un perito per capire se la Diesel ha detto la verità Primo pronunciamento del Tribunale di Bassano del Grappa Saranno accertate, tra l'altro, le variazioni di fatturato della holding. «Più speranza per il futuro» Primo pronunciamento del Tribunale di Bassano del Grappa sulla querelle fra la Diesel ed il Consorzio manifatturiero siciliano di Bronte, che di fronte ad una riduzione fino all'annullamento delle commesse per il confezionamento del jeans Demin a 5 tasche, ha portato il colosso tessile di Renzo Rosso davanti al Tribunale vicentino. Il presidente, dott. Aurelio Gatto, infatti, dopo avere ritenuto ammissibile il ricorso del Consorzio brontese, ha deciso di avvalersi di un consulente tecnico contabile per accertare «la natura del rapporto commerciale fra Diesel ed il Consorzio», «le variazioni di fatturato di Diesel» ed infine i «criteri adottati da Diesel nell'individuazione dei fornitori italiani con cui ha interrotto i rapporti commerciali». Per i rappresentanti del Polo tessile brontese una vittoria su diversi fronti. Una delle linee difensive degli avvocati della holding di Renzo Rosso, infatti, sosteneva che il calo delle commesse non era derivato da una presunta delocalizzazione, ma da una evidente diminuzione delle vendite. Tesi che il Consorzio siciliano aveva contestato, chiedendo la verifica dei conti. Verifica che in verità aveva auspicato anche l'amministratore delegato della Diesel, Marina Tosin, al fine di fugare ogni dubbio. In questo stato di incertezza, il giudice ha voluto vederci chiaro, affidando al dott. Mario Toso di Treviso il compito di accertare quanto richiesto. «Abbiamo ottenuto una grande vittoria - dice il prof. Giorgio Floridia del Foro di Milano che difende le ragioni del Consorzio brontese - il giudice ha recepito il nostro ragionamento. Diesel è libera di delocalizzare il lavoro dove vuole, ma non può farlo se si è assunta degli impegni in Italia con dei sub fornitori, che sono in una posizione di dipendenza economica. Oltre a ciò - ribadisce illegale - è stato accettato il principio che la riduzione delle commesse semmai debba essere in misura percentuale alla reale diminuzione delle vendite che adesso sarà accertato». Radioso anche l'azionista di riferimento del Consorzio, Franco Catania: «Una ordinanza che ci rende giustizia - ha affermato - e che ci dà speranza per il futuro non solo per il rientro dei lavoratori dalla Cassa integrazione, ma anche per un possibile incremento dell'occupazione». Oggi è atteso il commento sull'ordinanza da parte di Diesel, mentre a Bronte c'è attesa anche da parte del sindaco di Bronte, Pino Firrarello, che per difendere i posti di lavoro si è costituito "ad adiuvandum" nel procedimento, mettendosi a fianco ed a tutela dei lavoratori che rischiano il posto. Il Giornale di Vicenza>, 25 Maggio 2010
Tribunale. All'esame anche i criteri di individuazione dei fornitori coi quali sono stati mantenuti o interrotti i rapporti Sotto la lente i fatturati Diesel dal 2007 Nella vertenza con il Csm di Bronte il collegio ha nominato un consulente tecnico d'ufficio Il contenzioso legale tra il Consorzio manufatturiero siciliano di Bronte e Diesel spa, che vede le consorziate etnee chiedere al colosso di Molvena il mantenimento delle commesse in Sicilia nonostante il calo della domanda in conseguenza del prolungarsi della crisi, è giunto ad un nuovo capitolo. Il collegio del Tribunale di Bassano ha sciolto la riserva assunta in camera di consiglio il 7 maggio scorso davanti ai legali delle parti, gli avvocati Giorgio Floridia e Angelo Maiolino per il Csm catanese e Carlo Pascotto per la Diesel. Nell'ordinanza collegiale si legge che il tribunale non ha condiviso il rilievo di inammissibilità sollevato in merito all'istanza cautelare presentata a suo tempo dal Csm poichè se al giudice monocratico di Catania il consorzio chiedeva il mantenimento delle commesse, con l'istanza al tribunale di Bassano chiede ora di poter continuare a lavorare per Diesel seppure a regime ridotto, in ragione del calo delle vendite del prodotto confezionato in Sicilia dovuto alla crisi economica. Il tribunale ha quindi deciso di nominare un consulente tecnico d'ufficio. L'incarico sarà affidato a giugno a Mario Toso, socio di uno studio legale e commercialistico trevigiano. Sulla base della documentazione contabile delle parti, la consulenza dovrà accertare la natura del rapporto commerciale sussistente fra Diesel spa e Csm, in particolare riguardo alla individuazione della clientela di Csm e alla composizione, distinta per clienti, del suo fatturato nel corso degli esercizi commerciali successivi al 2007. Il consulente tecnico contabile dovrà inoltre fornire una descrizione delle variazioni di fatturato di Diesel spa negli esercizi successivi al 2007, con riguardo alla particolare tipologia di prodotto fornito da Csm, ossia il Jeans denim 5 tasche e dovrà indicare i criteri adottati da Diesel nella individuazione dei fornitori in Italia nei confronti dei quali ha ritenuto di interrompere, ridurre o di lasciare inalterati i rapporti commerciali.
26 Maggio 2010
La madre della 17enne chiama i carabinieri: arrestato un pensionato di 63 anni Botte in testa alla figlia «ribelle» Picchia brutalmente la figlia di 17 anni e finisce in galera. Il brutto episodio di violenza in famiglia si è verificato a Bronte, dove un pensionato di 63 anni ha cominciato a percuotere ripetutamente la ragazza, colpendola con forza al capo, sol perché lei si sarebbe azzardata a discutere un suo ordine. In preda alla rabbia, il padre non si sarebbe riuscito a trattenere, al punto da spaventare la moglie che, terrorizzata, si è decisa a chiamare i carabinieri. Quando i militari dell'Arma sono arrivati, il padre aveva in mano un coltello a serramanico, che fortunatamente non ha usato, mentre la ragazza mostrava i segni delle percosse subite. La giovane è stata accompagnata al pronto soccorso dell'ospedale «Castiglione Prestianni» di Bronte, dove i medici le hanno riscontrato una contusione cranica e un ematoma al cuoio capelluto nella regione parietale, guaribile in 6 giorni. La madre, che in passato aveva denunciato ai carabinieri la violenza del marito, in lacrime ha raccontato ai carabinieri che non era la prima volta che la figlia veniva picchiata violentemente dal padre, intenzionato a tutti i costi a imporre alla ragazza il proprio modello educativo. L'uomo, così, è stato condotto in caserma e arrestato con l'accusa di violenza in famiglia. (Fonte La Sicilia)
23 Maggio 2010 REALIZZATO DAL GAL ETNA
Un sentiero fino alla Grotta della Neve Gli appassionati di natura ed ambiente avranno un altro validissimo motivo per venire a Bronte. L’antica grotta della “Neve” che i brontesi chiamano anche del “Collegio”, fra le suggestive lave cordate del Parco dell’Etna, sarà facilmente raggiungibile con un sentiero ben segnalato. Il progetto, voluto dal sindaco Firrarello e realizzato dal Gal Etna, attraverso l’Associazione “Cartur” di Adrano e la collaborazione del Corpo Forestale di Bronte, è stato presentato nella sala della Giunta del Palazzo municipale di Bronte. “Il progetto – ha affermato il senatore - prevede il ripristino di un sentiero natura, la realizzazione della segnaletica e della recinzione di sicurezza. La Grotta della Neve o del Collegio, si trova a pochi passi dalla Casermetta di Piano dei Grilli che ricordo è raggiungibile comodamente in auto. E’ coperta dai resti di una volta in pietra lavica costruita per proteggere a lungo la neve dal caldo estivo. In pratica questa grotta ai tempi altro non era che un primordiale frigorifero che custodiva il ghiaccio che serviva durante i mesi caldi”. E su questa grossa il comandante della Forestale Vincenzo Crimi ha effettuato studi. “Visitarla – ha affermato – vuol dire apprezzare le bellezze naturali frutto delle eruzioni del vulcano e contemporaneamente rendersi conto degli usi di un tempo, quando era necessario servirsi di queste grotte come “neviera”, ovvero, vero e proprio magazzino da neve”. Arrivare alla grotta della neve è abbastanza agevole da Bronte, infatti, dalla località denominata del SS. Cristo, attraverso la tipica stradella di basolato lavico che taglia la colata lavica a corde del 1651, si giunge a Piano dei grilli e qualche centinaio di metri prima della casermetta forestale, si lascia la strada, seguendo le indicazioni. Dopo circa 500 metri a piedi, si giunge alla grotta.
14 Maggio 2010
Scherzo sfocia in rissa Ferite lievi per 3 incensurati finiti in manette Un gesto certamente poco ortodosso. Forse uno scherzo, o forse no. Comunque alla vittima non è piaciuto, e così ieri pomeriggio è scoppiata una rissa in pieno centro a Bronte, finita prima in ospedale e poi in carcere. Protagonisti della vicenda 3 brontesi incensurati: Maurizio e Vincenzo Avellina, padre e figlio rispettivamente di 42 anni e 19 anni, contro Gaetano Vincenzino di 26 anni. Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli inquirenti sembrerebbe che Gaetano Vincenzino abbia gettato un bicchiere pieno d'acqua in faccia a Vincenzo Avellina durante una pausa di lavoro. La cosa non sarebbe piaciuta alla vittima, che non avrebbe creduto alla tesi dello scherzo. Certo è che immediatamente è scoppiato un primo battibecco, con i 2 che si sarebbero dati appuntamento fuori per chiarire la vicenda. Così quando i contendenti si sono incontrati nella centralissima via Umberto, a 2 passi dal Real Collegio Capizzi, è scoppiata la rissa. I carabinieri arrivati sul posto hanno trovato Vincenzino ancora agitato, tranquillizzato dai passanti e dalla Polizia municipale, intervenuta nel tentativo di sedare la rissa, e un bastone in terra. Facile per i carabinieri ricostruire la vicenda e risalire all'identità degli altri litiganti. Quando i militari dell'Arma sono giunti nella loro abitazione però nessuno dei 2 era in casa: entrambi avevano deciso di costituirsi in caserma. Tutti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche all'ospedale Castiglione Prestianni, e tutti e 3 sono finiti nel carcere di piazza Lanza per rissa aggravata. [C. T., La Sicilia]
9 Maggio 2010
Sisma simulato: prova di evacuazione nelle scuole Prova generale di evacuazione dagli edifici scolastici a Bronte. La Misericordia di Bronte, infatti, ha effettuato una esercitazione di Protezione civile insieme con le confraternite di numerosi paesi della provincia, i Rangers e gli Scout d’Europa. E’ stato simulato un evento sismico di forte intensità con danni agli edifici e numerosi feriti. Per questo è stato allestito un «Punto medico avanzato» e gli alunni delle scuole sono stati accompagnati nelle aree di raccolta. Simulato anche un incidente stradale in piazza Aldo Moro. «Lo scopo dell’esercitazione - ha spiegato Armando Paparo, governatore della Misericordia di Bronte - è stato educare la popolazione sul comportamento da tenere in caso di eventi calamitosi». (Fonte La Sicilia)
14 Maggio 2010 IL CASO. Il CONSORZIO TESSILE PORTA IN TRIBUNALE IL PATRON DEL MARCHIO DIESEL
I Conti di Bronte? In Rosso L’azienda veneta ha trasferito all'estero la produzione che da undici anni veniva affidata alle imprese etnee. Perso un fatturato di 8 milioni di euro. «Ci ha fatto fare investimenti e poi ritirato le commesse» Bronte. Hanno investito milioni di euro per acquistare nuovi macchinari e far fronte alle commesse che da undici anni a questa parte, la Diesel, griffe specializzata in jeans di alta moda, affidava loro. Negli anni d'oro al Consorzio società manufatturiere di Bronte si producevano 900 mila capi, 3500 al giorno, con un fatturato di 8 milioni di euro. Ora le due aziende sono finite in tribunale. Una contro l'altra. Il taglio drastico è avvenuto l'anno scorso dove il fatturato è sceso a un milione 300 mila euro con soli 100 mila jeans prodotti. Quest'anno il crack. Una situazione a cui le otto società consorziate, 300 dipendenti oggi dimezzati a 150, non vogliono sottostare. Così hanno portato in tribunale il colosso guidato da Renzo Rosso per “abuso di posizione dominante”. Nel ricorso, il Consorzio Brontese, chiede al giudice di “inibire Diesel Spa a ridurre le commesse di lavorazione, di compiere discriminazioni di prezzo e di negare le lavorazioni accessorie”. Inoltre chiede che Diesel mantenga “le commesse in proporzione delle sue vendite, aumentandole quando queste aumentano per tutto il periodo previsto, come necessario, ai fini dell'ammortamento degli impianti realizzati nell'esclusivo interesse della stessa Diesel”. La vicenda giudiziaria va avanti da oltre un anno. Dopo aver ottenuto una sentenza favorevole al tribunale di Bronte, la vertenza legale è passata prima al tribunale di Catania (Diesel ha eccepito la competenza) e poi a Bassano del Grappa. Una delegazione guidata da Franco Catania, general manager della Bronte Jeans, la società capofila, ha preso parte all'udienza. A costituirsi “ad adiuvandum” anche il comune di Bronte (presente il sindaco Pino Firrarello) per sostenere la causa del consorzio. La decisione del giudice dovrebbe arrivare tra un paio di settimane. Anche se la cittadina etnea per tutti è la patria del pistacchio, in realtà, dagli anni 70 sono stati cuciti ns per tutti i principali marchi della storia del casual: Carrera, Americanino, Benetton, Diesel e Levi's. «Non c'è mai stato un contratto tra noi e la Diesel - dice Franco Catania - non ce n'è mai stato bisogno. Tutto si reggeva sulla stima reciproca e sulla bontà del prodotto che noi riuscivamo a realizzare. Materiale di prima scelta. La mancanza di un contratto per noi era, al contrario di quello che si potesse pensare, una sorta di garanzia perchè significava che si poteva andare avanti senza bisogno di rinnovi. La Diesel nel tempo ci ha convinti a fare investimenti in macchinari sempre più moderni, ma poi ci ha tolto le commesse lamentando un calo delle vendite. Secondo noi ha preferito produrre all'estero dove i costi di manodopera sono più bassi, ma così non si tratta più di un “made in italy” e la qualità ne risente». Se si considera che un jeans che al dettaglio viene venduto anche oltre i 200 euro in fabbrica costa sui 6 euro, risparmiando due euro a capo si riesce a risparmiare oltre un milione e mezzo di euro. “La cifra è importante - continua Catania, nel settore dal 1977 - ma di fronte alla qualità e alla possibilità di aumentare il costo finale (il target di Diesel non guarda di certo un piccolo r aumento) mi sembra una mossa infelice. Noi siamo disposti ad accettare il calo di vendite, ma prima vogliamo verificare i dati ufficiali e poi accettare un calo delle commesse proporzionale”. Il consorzio recentemente aveva tentato di lanciare un proprio marchio chiedendo aiuto a Sviluppo Italia. Ma il tutto non è mai stato concretizzato. Nessuno pensava che l'idillio tra Bronte e Renzo Rosso potesse mai finire. Nel dicembre 2004 il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria. Rosso è cresciuto a jeans e pistacchi. L'inventore dei jeans Diesel, padovano di nascita ma bassanese di adozione le prove generali del suo futuro da imprenditore le ha fatte proprio qui. Sul finire degli anni 70, il New store è stato il primo negozio che vendeva solo jeans che Rosso disegnava in paese, nel laboratorio di Nicola Petralia, amico fraterno, che a quell'epoca tentava la scalata da imprenditore. Rosso, quando poteva, ritornava a Bronte per salutare gli amici. “E gente meravigliosa, con cui mi sento sempre in debito. Io lo dico e lo ripeto a tutti i ministri che mi capita di incontrare: per aiutare il Sud va fatto l'impossibile”, ha detto in una vecchia intervista a Il Sole 24 ore. Ma i tempi cambiano. [Gia. C.] |