Notizie, Eventi Socio-Culturali e non Da GIUGNO a AGOSTO 2010 | Ti trovi in: Home-> News da Bronte-> Eventi culturali News dei mesi precedenti | seguenti |
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Arrestate due nomadi Aggredirono una donna tentando di estorcerle denaro Due donne nomadi residenti ad Adrano, entrambe note alle forze dell'ordine, nel marzo scorso hanno aggredito e picchiato per strada una donna di mezza età di Bronte, nel tentativo di estorcerle denaro. Ieri sono finite in manette, arrestate dai carabinieri di Bronte e della Compagnia di Randazzo. Si tratta della 50enne Giuseppa D'Amico e della 25enne Anna Di Giovanni. Le due donne, il 6 marzo scorso, hanno notato per strada una donna sola appena uscita da casa per buttare la spazzatura in un cassonetto. Approfittando del fatto che in quel momento non passava nessuno si sono avvicinate e con violenza hanno subito sbattuto il viso della povera donna contro il muro, intimandogli di consegnargli tutti i soldi che aveva. La povera donna non aveva con se denaro ed allora le due donne, con fare minaccioso, hanno preteso che la vittima tornasse a casa assieme a loro, prelevando il denaro per consegnarglielo, minacciandola di picchiarla nel caso in cui si fosse rifiutata. Durante il breve tragitto, però, la vittima ha iniziato ad urlare e chiedere aiuto, sperando che qualcuno la soccorresse. Le due malviventi, temendo di essere notate, hanno deciso di dileguarsi. Prima però una di loro, per vendicarsi, ha sferrato un pungo al volto della signora, provocandole delle lesioni. L'episodio non è passato impunito. La donna, infatti, dopo essersi recata in ospedale per farsi medicare, è andata in caserma per sporgere denuncia ai carabinieri che hanno iniziato le indagini e la ricostruzione dell'identikit delle due donne. All'inizio, però, tutti i tentativi sono stati vani. Poi, il 13 marzo, la svolta: il nostro giornale pubblica le foto di due donne nomade di Adrano arrestate dalla Polizia stradale di Siracusa per la classica truffa dello specchietto. La vittima ne riconosce con certezza una e poi, quando gli viene mostrata la foto della seconda, identifica anche la complice. Le due donne, arrestate, devono difendersi dall'accusa di tentata estorsione. [T. P.] L'inchiesta – L’acqua dell'Etna Atto dovuto. Numerosi i sindaci che hanno emesso un'ordinanza per informare i cittadini che l'acqua dei loro rubinetti proveniente dalla sorgente Ciapparazzo «non è potabile». Quali i possibili danni alla salute? Alta la concentrazione di vanadio Dibattito aperto fra scienza e burocrazia: intanto si attende una nuova deroga Torna alla memoria una vecchia questione ancora non risolta sulla qualità delle acque dell'Etna, ed in particolare sulle conseguenze che potrebbe avere sulla salute l'alta concentrazione (non di poco fuori dai parametri europei) di alcuni minerali, tra cui il vanadio. E se da una parte l'acqua dell'Etna è stata sempre utilizzata dagli abitanti del vulcano per uso potabile, senza gravi conseguenze ad essa direttamente riconducibili, dall'altro lato emerge una certa preoccupazione, o quanto meno, il desiderio di saperne di più, viste le comunicazioni che hanno formulato le amministrazioni dei Comuni di Bronte, Adrano, Biancavilla, Ragalna, Belpasso, Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Santa Maria di Licodia, Mascalucia, Gravina e Pedara. Con un'ordinanza i sindaci hanno comunicato ai propri cittadini che l'acqua dei loro rubinetti «non è potabile», o meglio, «di utilizzare l'acqua fornita dall'Acoset, e proveniente dalla sorgente Ciapparazzo in territorio di Bronte, esclusivamente per uso igienico sanitario». Le ordinanze sindacali non sarebbero altro che «atti dovuti», vista la comunicazione dell'Acoset che il 7 aprile scorso aveva trasmesso all'assessorato Regionale alla Sanità l'istanza di proroga del provvedimento di deroga per il parametro vanadio presente nelle acque potabili. La procedura per la richiesta delle deroghe non è una novità. Va ormai avanti da diversi anni e adesso, scaduta l'ultima deroga finora concessa, si attende la nuova, che dovrebbe, essere l'ultima possibile. La materia è regolamentata dal decreto legislativo del 2 febbraio 2001. In passato, come confermano dalla Regione, «l'Acoset e altri piccoli gestori dell'area etnea hanno ottenuto due deroghe per i valori di parametro relativi al vanadio e al boro, accordate nel 2005 e nel 2007. Tale proceduta prevede l'impegno dei gestori per adottare misure atte a far rientrare i valori entro i limiti previsti dalla legge ed entro i tempi fissati dai provvedimenti di deroga (2005 e 2007). Gli stessi gestori avrebbero anche dovuto curare altri adempimenti che solo in minima parte sono stati assolti». Attualmente invece boro, ferro, manganese e vanadio, i cui massimi valori consentiti sono rispettivamente di 1000 microgrammi al litro, 200, 50 e 50, nella provincia di Catania hanno fatto registrare risultati ben più alti. «In 131 campioni su 478 - spiega il prof. Riccardo Vigneri dell'Istituto di Endocrinologia dell'Università di Catania - il massimo valore riscontrato del boro è di 2100 microgrammi al litro. In 92 campioni su 280 il massimo valore osservato del ferro è di 5300 microgrammi/litro. In 87 campioni su 264 il massimo valore del manganese è di 2600, mentre per il vanadio in 193 campioni su 280 (in più della metà il valore ha superato i 50microgrammi/litro) ed il valore massimo riscontrato è stato di 179 microgrammi al litro». Fuori scala risulta anche il radioisotopo naturale Radon, il cui valore massimo nell'acqua potabile è di 11 Bq/L, ma nell'acquifero etneo in 48 sorgenti su 119 il valore massimo rilevato è stato di 57 Bq/L). Questi i dati raccolti dalla ricerca, Papillary thiroid Cancer incidence in the Volcanic area of Sicily, condotta da quattro Istituti di endocrinologia della Sicilia (le Università di Catania, Palermo e Messina e l'Ospedale Cervello di Palermo) in collaborazione con l'Arpa (Agenzia Regionale per la protezione Ambientale) ed il centro di Epidemiologia e statistica dell'Inserm di Parigi. Secondo Rocco Favara, dell'Istituto di geofisica e vulcanologia di Palermo, «il ruolo rilevante dell'Etna nel sistema di approvvigionamento idrico della Sicilia avrebbe dovuto comportare una serie di verifiche sulla qualità delle acque, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, visto che le acque dell'Etna nelle zone a valle sono soggette a degassamento e rilascio di diverse componenti da parte del Vulcano». Ma quando è sorto il problema dei limiti? «Il problema - spiega il prof. Salvatore Sciacca, ordinario di Igiene generale e applicata dell'Università di Catania - è sorto nel 1978 quando il Ministero della Sanità ha dato incarico per un esame epistemologico. Lo studio - continua Sciacca - venne condotto dall'Istituto di Igiene e medicina preventiva di Catania che completò l'indagine tra il '94 ed il '95. L'esame epistemologico non dimostro che il vanadio avesse effetti negativi, anzi si notò che tra queste popolazioni era molto bassa la percentuale di diabetici. Tra il 2004 ed il 2005 l'Istituto superiore di sanità emise l'esame tossicologico sull'acqua etnea. Ma secondo tutte queste indagini l'acqua etnea non era causa di danni alla salute». L'importanza di tali studi vengono confermati dalla stessa Acoset. «Noi ci siamo occupati della qualità delle acque per mestiere e in solitudine - spiega Pippo Giuffrida presidente Acoset, specificando che si tratta di un problema complesso, molto più ampio di quel che sembra, che deve essere trattato con le dovute cautele - Quando fu scoperta la presenza del vanadio ci fu una grandissima riunione in Prefettura, perché ci si poneva il problema se dare l'acqua o no. Quindi iniziammo a fare una serie di studi. Ci occupammo di un lavoro ingegneristico, e legato anche ad un brevetto per la riduzione del vanadio. Successivamente gli studi dell'istituto superiore della Sanità, che finanziammo - puntualizza Giuffrida - fecero capire che le dosi di vanadio assunte non erano così rilevanti per la salute. Ma il problema è capire anche che impatto tutte queste sostanze possono avere sulle attività economiche, sull'agricoltura e sui prodotti». Sullo stato dell'iter burocratico la Regione puntualizza che «nessuna deroga può essere concessa dall'Assessorato della Salute fintanto che non si sarà espresso il Consiglio superiore di Sanità e fintanto che il Ministero della Salute non avrà emesso un apposito decr quale la Regione siciliana viene autorizzata ad accordare la deroga». La pratica, partita da Catania il 7 aprile scorso, è stata trasmessa al Dipartimento della prevenzione sanitaria del Ministero della salute che ha convocato una riunione per il 18 giugno scorso. «Nel corso della riunione - spiegano dalla Regione - il Ministero della salute e l'assessorato regionale competente formalizzarono all'Acoset e all'Asp di Catania la necessità che l'Acoset integrasse l'istanza. Le integrazioni giunsero alla Regione lo scorso 29 giugno e l'indomani furono trasmesse al Ministero della Salute per il successivo inoltro al Consiglio superiore di Sanità». Dalle informazioni fornite dagli uffici di Palermo si capisce che «all'eventuale riconoscimento della deroga dovranno seguire, da parte del gestore, interventi concreti, tangibili e documentati ai fini dell'abbattimento dei valori di parametro per l'elemento vanadio». In caso contrario «le acque della sorgente Ciapparrazzo - concludono dalla Regione - non potrebbero essere destinate al consumo umano o, in alternativa, la popolazione dovrebbe essere invitata a non utilizzarle come acqua di bevanda». [Sonia Distefano, La Sicilia] Iacp, crollano i cornicioni Paura in via Palermo Si sbriciolano alcuni cornicioni sotto i balconi nelle case popolari dell’Istituto autonomo case popolari, site in via Palermo a Bronte, destando seria preoccupazione fra i residenti. Alcuni, preoccupati per la propria sicurezza, hanno lanciato l’allarme e così sul posto sono arrivati i Vigili del fuoco di Maletto e di Catania, la Protezione civile comunale e il vice sindaco Melo Salvia, anch’egli preoccupato per l’incolumità dei residenti. I Vigili del fuoco hanno effettuato dei saggi nei solai, accorgendosi che piccole parti dei cornicioni di alcuni balconi erano pronti a cedere. Così hanno rimosso le parti pericolanti, ripristinando le condizioni di sicurezza. «Queste abitazioni di edilizia popolare - ha affermato Salvia - non sono di proprietà comunale, né tanto meno sono gestite dal Comune. Vi abitano, però, brontesi, cui vogliamo garantire tutta la massima assistenza. Per questo, dopo aver fatto intervenire la nostra Protezione civile, che ringrazio per aver fornito prontamente il suo apporto, effettueremo le necessarie segnalazioni all’Iacp». FINANZIATI DALLA PROVINCIA REGIONALE DI CATANIA Consegnati i lavori di Viale Kennedy La conclusione è prevista per la fine dell'anno La Provincia ha avviato i lavori di messa in sicurezza della ex strada di Bonifica n. 10 «Bosco Maletto-Barbotte», più nota alla cittadinanza brontese come viale Kennedy. Alla presenza del sindaco, sen. Pino Firrarello, dell’assessore provinciale alla Viabilità, Ottavio Vaccaro e dell’ingegnere capo della Provincia, Filippo Catalano, infatti, sono stati consegnati alla ditta affidataria i lavori voluti dal presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, che ha accolto l’appello del sindaco Firrarello. Per Bronte, infatti, questa strada riveste particolare importanza nel piano della viabilità in quanto collega il nuovo viale Indipendenza con la strada statale 284 all’uscita nord della cittadina, si trasforma perfettamente in una circonvallazione che permette al traffico dei mezzi pesanti di non attraversare più il centro, con benefici sulla qualità della vita dei residenti. “Abbiamo raccolto le legittime istanze di questa comunità. - ha dichiarato l’assessore provinciale Vaccaro - Il sindaco Firrarello ha voluto con forza questo intervento in questa strada importante per il traffico e di grande valenza dal punto di vista turistico”. L’intervento – spiega l’ing. Catalano – sarà principalmente mirato a porre robuste barriere metalliche ai bordi della carreggiata per rendere il transito più sicuro. Ma l’intera carreggiata – conclude – verrà riasfaltata”. In particolare, i lavori prevedono la sostituzione del guardrail divelto in seguito agli incidenti stradali che si sono verificati negli anni e ormai vetusto e l'installazione di nuove barriere metalliche di sicurezza. Inoltre, verrà aumentato lo standard di sicurezza in questi tratti dove è necessario proteggere il transito degli utenti a causa delle condizioni del rilevato o in prossimità dei ponticelli. I lavori riguarderanno anche la messa in sicurezza del sovrappasso ferroviario della Circumetnea, dove si provvederà alla posa in opera di guardrail di protezione integrato con pannelli modulari di grigliato elettrofuso a protezione dei pedoni. La conclusione dei lavori, il cui progetto iniziale prevedeva una spesa di circa 100mila euro è prevista per la fine dell'anno. Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato numerose autorità, fra cui gli ex assessori Pippo Pecorino e Luigi Putrino che ha ricordato la necessità di realizzare delle rotonde all’altezza degli incroci, ed i consiglieri comunali Gino Prestianni, Salvatore Gullotta, Alfio Paparo e Nunzio Saitta. Soddisfatto il sindaco Firrarello che ha anche ottenuto un altro traguardo: la posa del nuovo tappetino di asfalto non si fermerà nel tratto che va da via Indipendenza fino alla statale, ma continuerà fino alla porta naturale dell’Etna, ovvero fino a quando la pavimentazione della strada non si trasforma nel bellissimo basolato lavico che accompagna i turisti fino alle meravigliose lave cordate dell’Etna ed fino al punto base per l’escursionismo del Parco a Piano dei Grilli. “Con questo lavoro noi risolviamo 2 problemi. – ha affermato - Infatti miglioriamo l’accesso al vulcano ai fini turistici e realizziamo nei fatti una nuova circonvallazione di Bronte veloce e sicura che ci darà la possibilità di alleggerire viale della Regione e via Etna, che ormai possono considerarsi centro urbano in tutti i sensi, dal traffico pesante”. [La Sicilia]
Licenziato dopo un mese, operaio s'incatena Intervengono i sindacati. Dura anche la reazione del sindaco Pino Firrarello: «inaccettabile» Sperava di essere nuovamente assunto dopo la scadenza del contratto di un mese di lavoro presso il cantiere per la realizzazione della nuova caserma dei carabinieri. Invece mercoledì sera alla fine del turno il capocantiere gli ha comunicato che non avevano più bisogno di lui. Così Alfio Pinzone. operaio edile di 46 anni, padre di 2 figli di cui uno di 6 anni, ieri mattina alle 7 si è incatenato all'ingresso del cantiere. «Non lavoro da un anno - ci dice - Mi avevano promesso il rinnovo del contratto, invece mi hanno gettato per la strada». Sul posto di buon mattino sono arrivate le organizzazioni sindacali, i carabinieri, ed il vice sindaco di Bronte, Melo Salvia, che ha convinto l'operaio a desistere momentaneamente dalla sua protesta. Così intorno le 9 del mattino l'operaio ha aperto il lucchetto che bloccava una grossa catena al suo braccio, permettendo agli operai di riprendere le attività di cantiere. «Non capiamo - ci dicono il sindacalisti Rosario Portale e Nino Barbera della Filca Cisl e Salvatore Papotto della Fillea Cgil - come possa una impresa titolare di un appalto i cui lavori da programma devono concludersi nel maggio del 2011 assumere gli operai per appena un mese. I contratti vanno fatti fino alla fine del lavoro». Più duro il sindaco Pino Firrarello che ha chiesto di incontrare i vertici delle 2 imprese di Catania e Paternò titolari dell'appalto: «Vi dico di più - ha infatti affermato il primo cittadino - è assurdo che un'impresa che si aggiudica un appalto in un Comune non assuma almeno il 50% della manodopera locale. Capisco gli interessi di impresa e tutte le ragioni di questo mondo, ma in un momento come questo non è ipotizzabile che un grosso lavoro come quello della caserma dei carabinieri non dia lavoro a tanti brontesi». [L. S.]
I segreti per sviluppare il turismo Il vice sindaco: "Bronte, esempio da esportare" Omicidio Costanzo, chiesto il rito abbreviato per Reale Primo atto processuale per l'omicidio del giovane Salvatore Costanzo, ucciso per errore all'età di 17 anni. Sotto accusa Alessandro Reale, di 33 anni, che secondo le indagini dei carabinieri avrebbe sparato, e Mario Bonaccorso, 32enne, ovvero l'autista dell'auto utilizzata per la fuga. Si è svolta, infatti, l'udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Catania, Luigi Barone. I capi di imputazione sono pesantissimi: omicidio e tentato omicidio nei confronti di Russo Antonino, che sempre dalle indagini degli investigatori doveva essere il destinatario delle pallottole. I genitori del povero Salvatore Costanzo all'udienza si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Maria Cristina Castiglione e Maria Mirenda. Reale, invece è difeso dall'avvocato Antonino Lupo, mentre Bonaccorso dall'avvocato Mario Schilirò. Durante l'udienza Reale ha fatto richiesta di giudizio abbreviato subordinato all'integrazione probatoria di perizia psichiatrica, con il Gup che lo ha disposto, rinviando l'udienza al 2 luglio per il conferimento dell'incarico al perito. Sarà quindi il Giudice per le indagini preliminari a giudicarlo, mentre per Bonaccorso, avendo preferito il rito ordinario, si attende la decisione del Gup per l'eventuale rinvio a giudizio o meno. A Bronte ancora ricordano quanto accaduto la notte dell'11 dicembre scorso. Salvatore Costanzo si trovava a bordo di una Fiat 500 guidata da Antonino Russo quando, in via Sacerdote Giuseppe Prestianni, veniva colpito da colpi di arma da fuoco esplosi da Alessandro Reale che, successivamente, si dava alla fuga a bordo della sua autovettura guidata da Mario Bonaccorso. L'unica colpa del giovane Costanzo, studente assolutamente estraneo ad ambienti malavitosi, è stata quella di trovarsi casualmente all'interno dell'auto in compagnia di altri giovani. [P. Z., La Sicilia]
Risolto dall'Anas il problema degli avvallamenti con il nuovo asfalto g.g.) Gli strani avvallamenti che caratterizzavano il tratto della Ss 284 che va da Bronte fino a Maletto non ci sono più. L'Anas ha provveduto a riasfaltare la carreggiata nei punti dove si sono formate le fratture, eliminando di fatto i pericoli che tanti automobilisti hanno segnalato. L'intervento dell'Anas segue l'incontro fra il consigliere provinciale Nunzio Parrinello e l'ing. Pier Francesco Savoia, dirigente dell'area tecnica di servizi dell'Anas. «All'Anas prima di ogni cosa - dice il consigliere Parrinello - ho chiesto di ridare al transito dei veicoli la sicurezza necessaria. Le fratture che si sono formate, infatti, mese dopo mese, ed in appena un anno, si sono allargate tantissimo, costringendo gli automobilisti a rallentare per non risentire eccessivamente del salto. Poi, però, - continua - ho chiesto esplicitamente di verificare quali fossero le cause che hanno provocato l'abbassamento del livello della carreggiata. Bene - continua Parrinello - ringrazio l'ing. Savoia per aver celermente riasfaltato la strada che, adesso, è nuovamente sicura, ma soprattutto lo ringrazio per aver garantito il suo impegno per risolvere definitivamente il problema». Le fratture sulla carreggiata si sono formate più o meno nell'aprile del 2009. In particolare un tratto di strada, lungo quasi 100 metri, si era come abbassato provocando un dislivello considerevole. Oggi il transito, almeno momentaneamente, è tornato sicuro. (La Sicilia) NEWS DEI MESI PRECEDENTI / SEGUENTIi |