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Da Agosto a Ottobre 2004

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IL PISTACCHIO... AL VELENO

31 Ottobre 2004

Giuseppe Castiglione: "Ben vengano i controlli, ma il pistacchio di Bronte è sano"

A breve costituito il Consorzio di tutela della Dop

“La parola d’ordine è non generalizzare. Il sequestro, da parte della Guardia di Finanza, di sei tonnellate di pistacchio contaminate da un pericolosissimo insetticida e la contestuale denuncia di un produttore di Bronte, va condannato ma resta un caso isolato”. Ne è convinto l'on. Giuseppe Castiglione, portavoce della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo e componente delle commissioni Agricoltura e Sicurezza alimentare a Bruxelles. Proprio durante il mandato di Castiglione all’assessorato regionale all’Agricoltura il pistacchio verde di Bronte è stato inserito tra i prodotti Dop. “Solo puntando sulla tipicità e sulla qualità dei nostri prodotti - riprende Castiglione - gli agricoltori siciliani possono ottenere risultati dai mercati nazionali ed internazionali. Ormai, i consumatori richiedono sempre di più prodotti di qualità. Ed il riconoscimento del pistacchio di Bronte fidelizza ancora di più il rapporto tra produttori e utenti. La Regione siciliana ha creduto molto sulla valorizzazione delle nostre produzioni tipiche e di qualità, tanto da avere previsto tra le misure di Agenda 2000, la possibilità di finanziare consorzi di tutela”.
E proprio mercoledì 3 novembre verrà costituito il Consorzio di tutela del pistacchio di Bronte, così come spiega uno dei promotori della Dop, Biagio Schilirò, responsabile dell’Associazione di produttori “Le Sciare” e presidente designato del costituendo Consorzio di tutela del pistacchio di Bronte. “Con il riconoscimento comunitario - afferma Schilirò - ci saranno ancora più vincoli. Per potersi fregiare di essere produttori del vero pistacchio di Bronte bisogna rispettare tutti i parametri previsti da un rigido disciplinare approvato dal ministero delle Politiche agricole e forestali”. “Quello che è accaduto l’altro giorno - gli fa eco il produttore Biagio Petralia - non potrà più avvenire. In ogni caso, comunque, sarebbe stato smascherato dai commercianti. Già all’atto dell’acquisto, infatti, avviene un controllo scrupoloso della merce. Il disciplinare del pistacchio dop, proprio per la conservazione della frutta secca, prevede la presenza di celle frigorifere o ambienti climatizzati, per evitare che la merce si tarli”.
Mercoledì prossimo dal notaio si riuniranno una trentina di produttori, ma le previsioni dicono che entro sei mesi il 70 per cento dei produttori di pistacchio sarà consorziato. Sull’argomento interviene anche il rappresentante dell’Associazione dei Comuni che raggruppa Bronte, Maniace, San Teodoro e Maletto, Mario Bonsignore. “Ben vengano i controlli delle forze dell’Ordine - spiega - servono ad evitare che produttori privi di scrupoli possano far arrivare sul mercato un prodotto che oltre ad essere di cattiva qualità può essere anche pericoloso per salute”.


30 Ottobre 2004

Pistacchio… all’insetticida

Contadino spruzzava il veleno su una scorta di 6.000 Kg per «conservarla». Denunciato dalla Gdf

Conservava oltre 6000 chili di pistacchio nel magazzino sotto casa senza badare ai requisiti igienico sanitari e alle autorizzazioni. Ma, quel che è più grave, per evitare che il pistacchio col tempo fosse aggredito da insetti e acari, ha spruzzato sulla considerevole scorta una massiccia dose di «Telcor 40», insetticida liquido emulsionabile, il cui impiego è previsto, solo dopo una opportuna autorizzazione, esclusivamente in agricoltura e su campi, mai direttamente sui frutti. Adesso l'anziano contadino di Bronte G.M. di 73 anni, che per quanto fatto è stato denunciato a piede libero, forse sarà pentito di quanto ha commesso, probabilmente per guadagnare qualche euro in più. Il pistacchio, infatti, si raccoglie ogni due anni, ed è normale che quando sul mercato comincia a scarseggiare, il prezzo si alza. Chi ha mezzi e idonee celle frigorifere, realizzate nel rispetto delle regole sanitarie, riesce a conservarlo per poi rivenderlo con maggiori profitti, chi questi mezzi non li ha è costretto a vendere subito. L'anziano contadino, invece, ha pensato di «irrorare» le 6 tonnellate di pistacchio con alfatossine così nauseabonde da insospettire i finanzieri di Bronte che hanno fatto irruzione all'interno del magazzino.

Così la Guardia di Finanza di Bronte guidata dal mar. Alfredo Meli, ma al momento coordinata dal mar. Carmelo Cicero con la collaborazione del mar. Giuseppe D'Urso, ha trovato 135 sacchi di pistacchio di circa 45 kg ciascuno che era stato raccolto nel 2003 ed era pronto per la vendita. Poi i finanzieri hanno trovato il «Telcor 40», ed immediatamente sono scattate le indagini.

L'Ufficio Igiene dell'Asl3 di Bronte, ha prelevato dei campioni da sottoporre alle necessarie analisi per scoprire che quel pistacchio conteneva una percentuale di diometato, insetticida acaricida, 27 volte superiore ai limiti massimi di tolleranza. Il «Telcor 40» in agricoltura, infatti, va somministrato con prudenza. Solitamente 100 ml di prodotto va sciolto in 100 litri di acqua. Il contadino, invece, scioglieva un quarto di litro di prodotto in tre quarti di litro d'acqua. Tutto il pistacchio è stato sottoposto a sequestro, unitamente al flacone di veleno usato. Pesanti sono stati i capi d'accusa mossi nei confronti dell'anziano agricoltore, il quale, vista anche la veneranda età, è stato solamente denunciato all'Ag di Catania sia per adulterazione di sostanze alimentari sia per commercio delle stesse con conseguente attentato alla salute pubblica. [La Sicilia]
 

Le reazioni in paese

«E' un caso isolato, il nostro oro verde è genuino»

La notizia non è stata certo accolta positivamente. Il pistacchio per i brontesi è «oro verde», per ciò che con esso cuochi e pasticceri riescono a creare. Per questo in tanti difendono il comparto, affermando che quanto verificatosi è «un caso isolato provocato da un produttore che non era attrezzato, a differenza dei commercianti che ormai si avvalgono di studi e ricerche per conservare il pistacchio senza utilizzare prodotti nocivi». «Ben vengano i controlli - dice il direttore Coldiretti, Carmelo Castorina - per tutelare i consumatori e gli imprenditori agricoli che sono seriamente impegnati nella valorizzazione di una Dop importante come il pistacchio di Bronte, la cui produzione deve attenersi al rispetto di rigide norme. Gli agricoltori e i consumatori combattono la stessa battaglia: quella della salvaguardia della genuinità e della salubrità dei prodotti».

«Ritengo si tratti di un caso isolato - riafferma l'assessore all'Agricoltura Francesco Currao, - chi conserva il pistacchio a Bronte per poi rivenderlo, usa celle frigorifere e non rischia di perdere prodotto e immagine così stupidamente, attenendosi invece al disciplinare della Dop. Certo, può capitare che qualcuno faccia il furbo, ma io mi sento di garantire sulla genuinità del pistacchio di Bronte». «Io acquisto il pistacchio da un commerciante - dice l'artigiano pasticcere Pietro Conti Gallenti - che mi fornisce accurate analisi e certificazioni su qualità, origine e salubrità del frutto che poi lavoro. Notizie come questa uccidono il nostro mercato e non forniscono la vera immagine del pistacchio di Bronte».

«Noi - afferma il commerciante di pistacchio Pietro Bonaccorso - conserviamo il nostro prodotto in celle frigorifere dove la temperatura viene mantenuta costante e quotidianamente rilevata. Anche ai nostri clienti consigliamo di installare dei climatizzatori nelle stanze di deposito per evitare il deterioramento del frutto nel tempo. Oltre a ciò, certifichiamo la salubrità del pistacchio venduto attraverso analisi batteriologice e chimiche effettuate da un biologo». «I nostri fornitori - dice il pasticcere Giuseppe Anzalone - presentano accurate attestazioni in cui dichiarano di attenersi alle normative vigenti in materia igienico sanitaria. Poi, chi come noi conosce il pistacchio e ci tiene alla clientela, non si azzarda a commettere sciocchezze. Auspichiamo maggiori controlli». [L. S.]

31 Ottobre 2004

Allarme fra i produttori dopo il maxisequestro

«Il pistacchio al veleno è solo un caso isolato»

«Il nostro pistacchio è sano e quello dell'agricoltore che usava pesticida per conservare stoccato il prodotto è solo un caso isolato che non può rovinare l’immagine di quanti lavorano nel rispetto delle leggi e tutelando il consumatore finale». Piovono i commenti all'indomani del sequestro da parte della guardia di finanza di oltre sei mila chili di pistacchio trattato con un pericoloso antiparassitario, il "telcor 40", utilizzato da un pensionato di 73 anni, G.M. del luogo, ora denunciato alla Procura della Repubblica di Catania. La notizia dell'operazione delle Fiamme Gialle, inserita in un contesto di accurati controlli per prevenire sofisticazioni alimentari ed arginare il fenomeno del "caro vita", anche nei comuni della fascia pedemontana etnea, non è stata certo accolta positivamente.

Il pistacchio per i brontesi è l'oro verde, fonte di reddito e di stabile occupazione per numerose famiglie e non sono isolati i casi di imprenditori che, incoraggiati da un mercato in crescita, hanno riconvertito la propria attività, dandosi al commercio del frutto. Sono in tanti a difendere il comparto, affermando, che quanto verificatosi è "un caso isolato provocato da un produttore che non era attrezzato, a differenza dei commercianti che ormai si avvalgono di studi e ricerche per conservare il pistacchio senza utilizzare prodotti nocivi".
E mentre si attendono i risultati delle analisi disposte dalla magistratura sul prodotto inquinato dall'antiparassitario, la Coldiretti siciliana interviene con una nota sull'accaduto. "Ben vengano i controlli - ha affermato il direttore della Coldiretti siciliana, Carmelo Castorina - per tutelare i consumatori e gli imprenditori agricoli che sono seriamente impegnati nella valorizzazione di una denominazione di origine protetta Importante come il pistacchio di Bronte, la cui produzione deve attenersi al rispetto di norme definite a livello comunitario. La Coldiretti è impegnata per la costituzione del Consorzio di tutela che possa garantire il rispetto delle regole e la qualità e salubrità del prodotto ai consumatori e al mercato". […][Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]

30 Ottobre 2004

Sequestrate sei tonnellate dell’«oro verde»

Pistacchi avvelenati dall’insetticida

Un insetticida per bloccare l'eventuale presenza di microrganismi e parassiti che potevano attaccare il prezioso frutto, rendendolo inservibile per il mercato. Peccato che quell'insetticida, nel caso specifico il pericolosissimo "Telcor 40", sarebbe arrivato, assieme al pistacchio sbucciato, sulle tavole degli italiani nel futuro prossimo.

A scongiurare questo imminente pericolo gli uomini della guardia di finanza di Bronte che hanno proceduto al sequestro di ben sei tonnellate di pistacchio di Bronte, trattato, appunto, con l'antiparassitario, dannosissimo per la salute pubblica. I militari hanno anche denunciato il proprietario senza scrupoli del deposito, sito sempre nella cittadina etnea, patria del prezioso "oro verde".

Le Fiamme gialle, impegnate in una serie di controlli a tutela dei consumatori, avevano da tempo intrapreso, anche nel territorio della provincia di Catania, numerosi accerta­menti presso supermercati e depositi della zona al fine sia di verificare la genuinità dei prodotti alimentari di largo consumo sia di monitorare e combattere il fenomeno del caro-vita.
Due giorni addietro la sorpresa, con i finanzieri che si sono presentati all'ingresso di un locale deposito, privo di qualsiasi requisito o autorizzazione igienico-sanitaria, ed hanno scoperto una considerevole partita di pistacchio, in parte già contaminato da alfatossine poiché trattato con prodotti chimici assolutamente nocivi per la salute umana. Il proprietario del locale, G.M. titolare di un'azienda agricola con sede a Bronte, con totale noncuranza, ha immagazzinato, in vista della successiva vendita, oltre 6.000 Kg di pistacchio, produzione anno 2003, in un locale del tutto inidoneo alla conservazione di prodotti alimentari.

Inoltre, lo stesso proprietario ha "pensato bene" di provvedere a cautelare le sei tonnellate di prodotto dagli insetti mediante l'utilizzo di una sostanza di estrema pericolosità per i consumatori. G.M. infatti ha utilizzato, quale prodotto di profilassi e prevenzione, il famigerato "Telcor 40", un insetticida liquido emulsionabile, il cui impiego è previsto, da parte di personale autorizzato, solo ed esclusivamente in agricoltura e sui campi.L'utilizzo indiscriminato dell'insetticida "Telcor 40", con il solo scopo di prolungare la conservazione dell'alimento, equivale ad infettare la merce di una sostanza tossica per i consumatori. Naturalmente, tutta la partita di pistacchio è stata sottoposta a sequestro, unitamente al flacone di veleno usato ed ivi rinvenuto. Pesanti sono stati i capi d'accusa mossi nei confronti del responsabile, il quale è stato denunciato all'Autorità Giudiziaria di Catania. [Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]

30 Ottobre 2004

BLITZ DELLA FINANZA. Sei tonnellate di frutti erano stipati in un  magazzino.
Un pericolosissimo insetticida usato in agricoltura li proteggeva dalle larve

Sequestrati pistacchi al veleno

Bronte, denunciato un produttore

La sostanza utilizzata è il «Telcor 40». L’imprenditore deve rispondere di adulterazione e attentato alla salute

Sequestrate sei tonnellate di pistacchi di Bronte presumibilmente contaminati, per un valore all'ingrosso di circa venticinquemila euro. Ad evitarne la vendita è stata la Guardia di finanza di Bronte che assicura: «Nemmeno un pistacchio infetto è finito sul mercato». E' da tempo che i finanzieri effettuano controlli per la salvaguardia della salute e per monitorare il caro-vita, in depositi e supermercati verificando che i prodotti sui banconi siano genuini. Ed è stato proprio nell'ambito di questi servizi che gli investigatori hanno voluto fare accertamenti all'origine, percorrendo all'inverso la catena produttiva, ossia: dal consumatore al produttore. Gli accertamenti hanno dato esiti positivi quando alcuni finanzieri si sono insospettiti quando hanno avvertito un odore strano e persistente, che usciva dalla finestra di un magazzino del centro abitato.

Così, mercoledì, le Fiamme gialle hanno bussato alla porta del produttore d'«Oro verde di Bronte», G. M.. Il locale è risultato «privo di qualsiasi requisito o autorizzazione igienico-sanitaria e del tutto inidoneo alla conservazione di prodotti alimentari». Il pistacchio che era stipato lì, aggiungono gli investigatori, veniva «protetto» dagli insetti con una sostanza velenosa: il «Telcor 40» (principio attivo dimetoato). Un insetticida liquido emulsionabile, il cui impiego è previsto, da parte di persone autorizzate, solo ed esclusivamente in agricoltura e su campi. «L'utilizzo indiscriminato dì tale insetticida - è precisato in una nota della Finanza - con il solo scopo di prolungare la conservazione dell'alimento, equivale ad infettare la merce di una sostanza tossica per i consumatori». Un flacone del fitofarmaco è stato trovato sul posto e sequestrato insieme ai circa 135 sacchi di iuta di pistacchio. L'Ufficio d'Igiene dell'Asl3 ha prelevato dei campioni per le analisi. Il produttore è stato denunciato «per adulterazione di sostanze alimentari e commercio, con conseguente attentato alla salute pubblica». Comunque, il maresciallo della Finanza Cicero ha voluto precisare che «Non è il caso di creare allarmismi. La situazione relativa a produttori e commercianti è sotto controllo».

Cauto anche l'assessore all'agricoltura di Bronte, Francesco Currao: «Ritengo che si tratti di un caso isolato. Chi conserva il pistacchio per poi rivenderlo usa celle frigorifere e non rischia di perdere prodotto e immagine, e si attiene al disciplinare della Dop (denominazione di origine protetta). Io mi sento di garantire sulla salubrità del pistacchio di Bronte». [Luigi Putrino, Giornale di Sicilia]



Maletto, 28 Ottobre 2004
Raccolta manuale dei nidi nei boschi dell'Etna

Inizia la lotta contro la processionaria

Inizia la campagna contro la processionaria nei boschi dell’Etna. Durante la conferenza di servizi indetta dal sindaco di Maletto, Giuseppe De Luca, allarmato per l’infestazione dell’insetto nei boschi di monte Scavo, meta di numerosi escursionisti, l’Azienda foreste demaniali, rappresentata da Agatino Sidoti, dirigente responsabile della “Uob 3” (Unita operativa di base) difesa fitosanitaria dei boschi, ha assicurato che verranno utilizzati gli operai forestali stagionali per fronteggiare il fenomeno nell’intero territorio dell’Etna: “Insieme con il dott. Mario Bonanno capo dell’Azienda di Catania - ha affermato - in questi giorni abbiamo deciso di iniziare dei lavori di raccolta manuale dei nidi, utilizzando i nostri operai.Ritengo però che bisogna programmare degli interventi a medio termine traendo spunti dalle ricerche effettuate per individuare un sistema di controllo del fenomeno che oltre alla raccolta invernale dei nidi preveda la lotta microbiologica”.

“L’Ente parco dell’Etna - ha affermato il presidente, ing. Cettino Bellia, intervenuto alla conferenza con la dottoressa Rosa Spampinato - non è contrario agli interventi per limitare il fenomeno della processionaria. In passato, infatti, abbiamo noi stessi organizzato le prime conferenze di servizi sulla questione e scritto ai sindaci, individuando interventi. Siamo pronti ad autorizzare opportuni interventi e ricerche scientifiche”. All’incontro hanno partecipato pure Giuseppe Bertino del Comune ed il dott. Salvatore Russo, esperto di sviluppo economico, con il dott. Antonio Allegra, dirigente medico presso l’Igiene pubblica del distretto sanitario di Bronte e l’ispettore sanitario Luigi Sciacca, certi della necessità di demarcare il territorio soggetto al fenomeno. “Siamo contenti che da Maletto - ha concluso il sindaco De Luca - iniziamo questa campagna per combattere un fenomeno penalizzante per lo sviluppo del turismo ambientale su cui stiamo investendo. Dovremmo - ha concluso - incontrarci ancora per coinvolgere tutti i soggetti responsabili nella gestione del territorio”.



26 Ottobre 2004

ABUSO - Mario Zappia avrebbe riservato al segretario generale i compiti di dirigente di polizia municipale. Udienza preliminare il 23 novembre

Spodestò il comandante dei vigili

Bronte, ex sindaco davanti al gup

Avrebbe riservato al segretario generale i compiti dirigenziali di Polizia municipale, togliendoli al comandante che li aveva svolti fino a quel momento. Per questa vicenda, accaduta nel 2001, l'ex sindaco di Bronte Mario Zappia, 42 anni, rischia ora un processo. I pubblici ministeri Giovannella Scaminaci e Andrea Ursino hanno chiesto il rinvio a giudizio dell'ex primo cittadino, ipotizzando per lui l'accusa di abuso d'ufficio. Sul caso deciderà il giudice per le indagini preliminari Alba Sammartino al termine dell'udienza preliminare che si terrà il 23 novembre. La vicenda, come detto, risale al 2001, quando Zappia, difeso dall'avvocato Carmelo Schilirò, era ancora alla guida dell'amministrazione di Bronte. Nel marzo del 2001 l'allora sindaco avrebbe deciso di attribuire «i compiti dirigenziali dell'area di vigilanza, cioè compiti di Polizia municipale, al segretario generale del Comune».

Tutto ciò violando - a detta dei pubblici ministeri - quanto stabilito dalle leggi regionali, che prevedono «la diretta responsabilità del comandante di Polizia municipale nei confronti del sindaco e che consentono la possibilità di interporre tra i due soggetti solo un assessore e non già un dirigente», come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. In questo modo, sarebbe stato violato anche il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi del Comune. A denunciare l'accaduto fu proprio il 'destituito', il comandante Salvatore Tirendi, che, oltre a subire una perdita di potere, avrebbe dovuto fare i conti con una notevole perdita economica: all'ex comandante sarebbe stato arrecato, forse intenzionalmente, «un danno ingiusto, consistente nella illegittima prevaricazione delle funzioni inerenti la sua qualifica, con conseguente perdita della indennità economica di funzione correlata». Come sostengono i pubblici ministeri, infatti, tra l'ex sindaco e Tirendi ci sarebbero stati "pregressi motivi di astio, derivanti da numerosi esposti presentati dal Tirendi in relazione a presunti illegalità commesse dallo Zappia».

E proprio a questi rapporti non proprio ottimali che correvano tra i due protagonisti della vicenda giudiziaria è riconducibile un’altra «controversia di lavoro» avvenuta nel ’99 e giunta da poco a conclusione. A giugno del 1999 Zappia sospese dal servizio l’ex comandante, accusato di non aver ottemperato alle direttive del sindaco. Tirendi, ai tempi, ritenendo ingiusta la sospensione, si rivolse alla magistratura del lavoro che in primo grado gli diede ragione, imponendo l'annullamento della sospensione. La Corte d'appello ha riformato la precedente sentenza del giudice del lavoro. [Cl. C., Giornale di Sicilia]

25 Ottobre 2004

Corte d'appello

Giusto sospendere l'ex comandante dei vigili urbani

La sezione lavoro della Corte d'appello di Catania ha "rifor­mato" la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Catania con cui l'ex comandante dei vigili urbani, Salvatore Tirendi (foto a destra), aveva ottenuto l'annul­lamento della sospensione dal servizio per 10 giorni inflitta dall'ex sindaco di Bronte, Mario Zappia.

I fatti risalgono al giugno del 1999 quando Zappia sospese dal servizio l'ex comandante accusato di non aver ottemperato alle direttive del sindaco. Tirendi, ai tempi, ritenendo ingiusta la sospensione, si rivolse alla magistratura che in primo grado gli diede ragione, imponendo l'annul­lamento della sospensione e il pagamento dell'onorario non corrisposto. Adesso la Corte d'appello ha "riformato" quanto deciso dal Tribunale del lavoro rigettando le richieste di Tirendi.

Zappia, all'epoca, aveva anche rimosso Tirendi per incom­patibilità ambientale e l'ormai ex sindaco, Salvatore Leanza (sfiduciato proprio l'altro ieri), dopo averlo reintegrato, ha ripercorso gli stessi passi del suo predecessore quasi per gli stessi motivi, suffragati recentemente da un documento scritto che i componenti del Corpo del corpo di polizia municipale, ad eccezione di qualche vigile, hanno firmato. [La Sicilia]



26 Ottobre 2004

Il Pistacchio al Sial di Parigi

Adrano, Biancavilla, Bronte, un successo al Sial di Parigi

Al Sial di Parigi, il salone internazionale dell'alimentazione, dedicato all'offerta agroalimentare, con 188 paesi, ha destato particolare interesse lo stand italiano, dove sono stati esportati i colori, i sapori e gli odori della provincia di Catania: Biancavilla con l'arancia rossa del Consorzio Euroagrumi, l'olio d'oliva dell'oleificio di Natale Cuscunà e le prelibatezze delle Delizie Etnee; Adrano con l'aroma vellutato del caffè Trinacria e dell'olio d'oliva Consoli ed infine Bronte con il pistacchio dei fratelli Marullo e il vino di Rovittello (contrada del comune di Castiglione di Sicilia), fiore all'occhiello dei prodotti tipici della Sicilia. Insomma una vera e propria azione di marketing territoriale mettendo insieme i tesori delle varie realtà cittadine per far conoscere i nostri prodotti in tutto il mondo. [Elisa Petrillo, Giornale di Sicilia]



23 Ottobre 2004

Critico d'arte «scopre» quadro del 1500 alla Ducea

E il sindaco mette al sicuro il dipinto in una banca

La prudenza in questi casi è d'obbligo e lo stesso sindaco Leanza, pur non trascurando ogni ipotesi, frena gli entusiasmi. Certo è che la visita del critico d'arte fiorentino, prof. Francesco Smeraldi ha sconvolto la vita all'interno della Ducea Nelson di Bronte. Il professore, infatti, guardando con attenzione la tavola posta all'interno della Chiesa di Santa Maria raffigurante la «Madonna con il Bambino» fino a ieri di autore anonimo, non ha creduto ai suoi occhi e, al responsabile della Ducea, Roberto Cannata, ha detto che si trattava certamente di una pittura del 1500 di inestimabile valore, opera o di Marco d'Oggione o di Antonio Bazzi detto il «Sodoma».

Entrambi seguaci di Leonardo furono autori nella prima metà del 1500 di una copiosa produzione. Il prof. Smeraldi era così certo delle sue affermazioni che ha promesso di ritornare con i cataloghi e certificare la scoperta, riconoscendo anche il paesaggio sullo sfondo che raffigurerebbe uno scorcio del lago D'Orta.
«Ho dato mandato all'assessore al Turismo Lo Presti - dice il sindaco - di seguire anche con la Soprintendenza la vicenda per accertarci del valore reale del dipinto.

Nel frattempo, visto che la notizia si è diffusa, e che la Chiesa non ha i requisiti necessari di sicurezza, alla presenza della polizia municipale ho fatto rimuovere il quadro per depositarlo al sicuro all'interno del caveau di una banca. Se le intuizioni del critico d'arte sono esatte il quadro potrebbe essere mostrato al pubblico nella pinacoteca del Collegio Capizzi, diventandone, assieme alle opere del prof. Sciavarrello, l'attrattiva principale». Intanto stamani il Consiglio di Bronte discute la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. [La Sicilia]
 

26 Ottobre 2004

Il quadro tornerà nella Ducea Nelson

Il quadro raffigurante la Madonna con il Bambino tornerà nella Chiesa di Santa Maria di Maniace annessa all’interno della Ducea Nelson. Gli amministratori del Comune di Bronte a seguito delle proteste dei sindaco di Maniace, Emilio Conti, e del parroco della comunità a ridosso dei Nebrodi, sac. Nunzio Galati, si sono dichiarati disponibili a lasciare il quadro all’interno della Chiesa. “Abbiamo discusso con il sindaco di Maniace - dicono gli assessori Lo Presti e Pizzuto - sulla futura destinazione del dipinto, concordando che effettivamente sarebbe più giusto lasciarlo nel luogo dove è rimasto per anni e cioè all’interno della Chiesa della Ducea”.

L’assessore Lo Presti, inoltre, incaricato dall’oramai ex sindaco di Bronte, dott. Salvatore Leanza, ha contattato la Soprin­tendenza di Catania per percorrere tutti i passi necessari al fine di risalire all’autore ed al valore artistico del dipinto. “Il quadro - afferma Lo Presti - potrebbe essere momentaneamente trasferito al museo di Messina per verificarne l’autore e per istallare all’interno della Chiesa della Ducea i necessari sistemi di sicurezza”. “Siamo contenti - afferma il sindaco di Maniace Conti - che anche gli amministratori di Bronte concordano con noi sull’opportunità di lasciare il quadro nella Chiesa della Ducea. Accettiamo la proposta di trasferire la tavola a Messina, purché - conclude - vi rimanga il tempo strettamente necessario”.

25 Ottobre2004

Maniace vuole che il dipinto della Madonna con il Bambino resti dov'è

Non spostate il quadro

La gente di Maniace non vuole che il dipinto su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, fino a qualche giorno fa posto all’interno della Chiesa di santa Maria di Maniace, venga trasferito dal Castello Nelson sito nel territorio di Bronte, ma a due passi dall’abitato di Maniace.
Le notizie riportate dai media che raccontavano come l’ex sindaco di Bronte, dott. Salvatore Leanza, apprendendo che il critico d’arte Francesco Smeraldi riteneva il quadro opera del D’Oggione o del Bazzi e quindi di valori inestimabile, ha deciso di conservare il quadro nel caveau di una banca nell’attesa di attestazioni più certe sull’autore, ipotizzando anche una sua collocazione nella Pinacoteca del Real Collegio Capizzi, ha provocato la protesta fra i maniacesi che vogliono che il quadro rimanga al suo posto.

Per questo il sindaco, Emilio Conti, ha inviato un telegramma alla Prefettura di Catania, alla Soprintendenza ed all’asses­sorato regionale ai Beni culturali, oltre che alla Procura della Repubblica chiedendo che il dipinto torni nella chiesetta della Ducea Nelson: “A nome della popolazione maniacese - scrive Conti - chiedo che il dipinto venga rimesso nella sua sede naturale, quale patrimonio morale, culturale e storico inalienabile per la collettività che rappresento”. Poi il sindaco afferma: “Se la chiesetta di Santa Maria di Maniace non è più così sicura per ospitare un quadro di grande valore, si potrebbero istallare opportuni sistemi di sicurezza. Ma non credo che la sicurezza possa essere un motivo per togliere un quadro che ha impreziosito la Chiesa del Castello forse da secoli”.

A protestare anche il parroco di Maniace, sac. Nunzio Galati, autore anch’egli di una lettera di protesta: “In nome del rispetto, - scrive - della tradizione del patrimonio culturale locale e del sentimento della popolazione residente, faccio appello alle legittime autorità affinché il quadro raffigurante “la Madonna col Bambino” venga presto riportato nel suo ambiente naturale e storico, nella vetusta chiesa normanna di santa Maria di Maniace, ove, accanto ad altre opere di “inestimabile” valore, continui ad essere motivo di grande attrattiva”. Padre Galati ci dimostra come già si era intuito che il quadro fosse stato dipinto da una pregevole mano nel 1500 e che lui stesso auspicasse degli studi per verificarne l’autore.

“Il quadro - risponde il vice sindaco di Bronte, avv. Alfio Cuzzumbo - attualmente alla guida della cittadina dopo la mozione di sfiducia al sindaco Leanza - è stato rimosso e messo al sicuro perché le affermazioni del critico d’arte sul valore pluri miliardario del quadro si sono presto diffuse. Era nostro dovere quindi proteggerlo da possibili malintenzionati. Sulla futura collocazione - prosegue - il sindaco Leanza in verità ha soltanto manifestato una della possibili destinazioni dell’opera e non ha categoricamente escluso la possibilità che il quadro rimanga li dov’è. A discuterne ed a decidere - conclude - sarà la Soprintendenza insieme con il prossimo Sindaco”.



22 Ottobre 2004

I pm Scavone e Testa hanno fatto quadrato sulla guerra di mafia durata fino al 2002

Una ventina gli indagati, per i quali ora potrebbe essere richiesto il rinvio a giudizio

«Tunnel», la guerra di mafia a Bronte

Chiusa l'inchiesta su sei fatti di sangue

Sono stati necessari mesi di accertamenti e pure una seconda tranche di arresti prima di chiudere l'inchiesta «Tunnel» sulla mafia di Bronte. I sostituti procuratori della Dda Fabio Scavone e Francesco Testa hanno definito gli ultimi dettagli e portato a termine le residue formalità burocratiche e in questi giorni le persone coinvolte nel blitz scattato a febbraio stanno ricevendo l'avviso di chiusura delle indagini. Una volta trascorsi i tempi tecnici, sarà possibile avanzare le eventuali richieste di rinvio a giudizio. Il blitz «Tunnel» scattò a febbraio di quest'anno, quando i carabinieri eseguirono venti fermi tra Maniace, Vizzini, Cesarò e San Teodoro, oltre che a Bronte.

La retata sarebbe stata decisa per impedire un altro omicidio nella faida brontese. In manette finì anche Francesco Montagno Bozzone, presunto capofila nella città del pistacchio del clan di Santo Mazzei u' carcagnusu. I reati contestati agli indagati sono omicidio, tentato omicidio, estorsione, minacce, danneggiamento, incendio, furto, ricettazione, violenza privata, detenzione e porto di armi ed esplosivi, commercio di stupefacenti.

Quella scattata a febbraio fu un'operazione accelerata: i pubblici ministeri che hanno passato al setaccio la malavita di Bronte temevano che gli indagati potessero mettere in atto un altro agguato in tempi brevi. Per questa ragione, per evitare di incrementare la già lunga scia di sangue, si decise di non attendere che il giudice delle indagini preliminari firmasse i provvedimenti cautelari. Tra i fatti di sangue contestati agli indagati l'agguato ad Alessandro Franco, commesso a Bronte il 30 ottobre 2000, che sarebbe stato la risposta al tentativo di omicidio dello stesso presunto boss Ciccio Montagno Bozzone, avvenuto nel giugno di quattro anni fa. Il 16 febbraio 2002, ancora a Bronte, la risposta a questi due delitti fu il ferimento di Giuseppe Gullotti, che fu colpito alla nuca da una scarica di pallettoni. Fu portato a termine, invece, gli assassinii di Bruno Sanfilippo Pulici, ammazzato il 3 giugno 2002, di Sergio Gardani, assassinato il 7 dicembre 2001, e quello di Mario Attinà, considerato vittima di "lupara bianca" e ormai irreperibile dall'agosto 2001. Per ricollegare episodi che potevano apparire anche scollegati tra di loro si è reso necessario un lavoro investigativo durato due anni, che si è avvalso di intercettazioni ambientali e telefoniche e della collaborazione tra i carabinieri di Randazzo e Santo Stefano di Camastra. [Clelia Coppone, Giornale di Sicilia]




19 Ottobre 2004

Concessa la cittadinanza onoraria all’imprenditore veneto titolare del marchio Diesel

Il “brontese” Renzo Rosso

Con deliberazione del Consiglio comunale Bronte concede la cittadinanza onoraria all’imprenditore veneto Renzo Rosso, designer e titolare del marchio tessile “Diesel”, azienda innovativa che produce jeans, abbigliamento casual e accessori, presente in 80 paesi del mondo con circa 6.000 punti vendita. Un veneto che diventa brontese? Sì perché sono centinaia i lavoratori brontesi che prestano la propria attività lavorativa in aziende tessili locali (il cosiddetto "Polo Tessile") che lavorano soprattutto per conto dei grandi marchi del settore e che da decenni, fin dal 1978, operano soprattutto con commesse assegnate dalla Diesel la quale quindi è diventata un indubbio punto di riferimento e di sostegno dell’economia locale.

La richiesta formale per la concessione della cittadinanza onoraria è partita propria da uno dei tanti titolari di queste aziende: l’imprenditore brontese Silio Barbagallo, che con Renzo intrattiene da decenni rapporti di collaborazione. Il nuovo “brontese” Renzo Rosso è nato a Brugine (Padova) il 15.9.1955. Nel dicembre 2000 ha ottenuto, a New York, il prestigioso premio “Made in Italy Award” della categoria Fashion/Innovation.

“E’ motivo di orgoglio e prestigio poterlo annoverare tra i cittadini onorari brontesi”, così riporta la delibera del cinque Ottobre 2004 votata all’unanimità. La data della cerimonia di conferimento della cittadinanza e della “festa” che i brontesi vorranno dedicare a Renzo è stata fissata per le ore 10,30 di sabato 4 Dicembre al Palazzo Comunale.


Renzo Rosso, mister Diesel

Nato il 15 settembre 1955 a Brugine, in provincia di Padova, Renzo Rosso frequenta l’itituto tecnico tessile della sua città e, nel 1975, inizia a produrre i propri capi di abbigliamento. Trasferitosi a Bassano del Grappa (dove tutt’ora risiede con la sua famiglia) nel 1978, assieme ad altri imprenditori tessili della regione, fonda il Genius Group, scatola “magica” dalla quale sono usciti numerosi marchi di successo come Replay, Katherine Hamnett, Martin Guy, Goldie e, naturalmente, Diesel. Nel 1985 Renzo acquisisce il 100% della società, divenendo il vero motore del marchio.
Da quel momento l’azienda ha registrato una continua crescita internazionale. Ad oggi, il marchio è presente in oltre 80 paesi in tutto il mondo.

Nato con il denim (‘Diesel Jeans & Workwear’ era il claim storico che accompagnava la testa del mohicano), con il passare degli anni Renzo crea un gruppo che si estende dal casual (con una collezione completa per uomo e donna di 1.800 pezzi) allo sportswear (la linea di sport estremi 55DSL seguita da suo figlio Andrea), dall’abbigliamento per bambini (Diesel Kids) alle licenze (scarpe, borse, occhiali, orologi, fragranze, penne), fino all’approdo al mondo del pret-à-porter vero e proprio, non solo con il marchio DieselStyleLab, ma anche con i brand della scuderia Staff International (storica società di abbigliamento acquisita nel 2000, di cui fanno parte NewYorkIndustrie, DSquared2 e Vivienne Westwood) e la recente acquisizione della Maison Martin Margiela.

Ma anche il denim si evolve: i jeans Diesel raggiungono negli USA un posizionamento nella fascia di lusso (occupandone circa il 40% del mercato), vengono messe in vendita le serie a tiratura limitata, i prototipi (modelli unici, in taglia unica, mai messi in produzione, che provengono dal Diesel Experimental Dept.), e si avvia, a partire dal 2002, un’eccezionale collaborazione con Karl Lagerfeld, per il quale Diesel produce una serie di pezzi in denim etichettati “Lagerfeld Gallery by Diesel”.

Una delle grandi passioni di Renzo, oltre alla moda, è sicuramente il calcio. Da sempre è un accanito tifoso del Milan, per il quale non esita a volare in tutta Europa (ma anche in Giappone!) per seguirne le partite di coppa.

Renzo gioca a calcio, nel ruolo di ala destra, sia con la squadra aziendale, con cui si allena nel campo da calcio di casa sua, che con una squadra di amatori over 40. Nel 2002 inoltre ha dato vita, insieme al compianto Francesco Trussardi, alla Nazionale della Moda che giocherà a breve una partita ufficiale.
Pratica inoltre yoga, jogging, e d’inverno snowboard, una passione passatagli dai figli. Renzo possiede una fattoria sulle colline di Marostica, la Diesel Farm, in cui produce, con antiche tecniche artigianali, una serie limitata di bottiglie di “Rosso di Rosso” (vino rosso, blend di merlot e cabernet sauvignon), “Bianco di Rosso” (vino bianco, chardonnay) e olio. La fattoria è anche sede di meeting e pranzi aziendali.

Nel 1996 Renzo Rosso e Diesel ricevono il “Premio Risultati”, consegnato dalla Bocconi in collaborazione con Il Sole 24 Ore, “per la straordinaria performance finanziaria supportata da una formula di prodotto creativa, e per aver creato lavoro, investimenti e capitali”.
Nel 1997 Rosso viene nominato tra i finalisti del premio americano “Imprenditore dell’anno”.

el dicembre 1997, la rivista di musica e tendenza inglese “Select” lo inserisce, unico italiano, in una speciale classifica dei 100 personaggi mondiali che influenzeranno maggiormente il nuovo Millennio. Nel luglio 2000 la Fondazione CUOA di Altavilla Vicentina (VI) conferisce a Renzo Rosso un Master Honoris Causa in Gestione Integrata d’Impresa, definendo la Diesel “uno dei fenomeni imprenditoriali degli anni ‘90”.

A New York, nel Dicembre 2000 Diesel ottiene il premio “Made in Italy Award” nella categoria Fashion/Innovation. Nel 2001 viene nominato ‘Imprenditore dell’anno 2001’ nella categoria Innovazione, da parte della Ernst & Young Italia. Nel novembre 2003, il mensile di Hollywood “Movieline” lo premia con l’“Original Vision Award” per il suo duraturo successo nella comunicazione e nell’advertising. Mentre la style bible inglese “The Face” ha classificato Renzo Rosso al n. 5 della sua “Powerful People in Fashion in 2004”. Idealista e passionale, pignolo e intuitivo, il motto di Renzo Rosso è: “Diesel non è la mia azienda, è la mia vita”.

26 Maggio 2004

Rosso sarà cittadino onorario

Aziende e sindaco sono favorevoli

A Bronte se lo ricordano in tanti: un ragazzo dai ricci rossi con accento settentrionale che arrivava in paese con un furgone Fiat 238 bianco stracarico di tela genova. Era il 1978, Renzo Rosso, artefice del fenomeno Diesel, portava alle pendici dell'Etna il suo carico di tessuti per farlo lavorare alle nascenti imprese del settore. E ripartiva qualche giorno dopo coni jeans realizzati su suo disegno, non prima di aver verificato il successo delle sue creazioni vendendone qualche paio in un negozietto del centro.

L'avventura del guru della Diesel è cominciata proprio da queste parti, nei laboratori artigianali di Nicola Petralia, di Franco Catania e di Silio Barbagallo. Proprio quest'ultimo lo scorso novembre ha chiesto al Comune di assegnare la cittadinanza onoraria al fon­datore dell'azienda vicentina. «Abbiamo dato parere favorevole - afferma il sindaco, Salvatore Leanza - e ora attendiamo che il consiglio deliberi. Saremo lieti di assegnare questo ricono­scimento a un imprenditore che ha dimostrato un legame particolare con Bronte, contribuendo al suo sviluppo economico».

A Bronte ogni giorno si producono circa 12 mila paia di jeans, più della metà (quasi 7 mila, di cui cinquemila alla Bronte jeans, mille nelle aziende di Barbagallo e un altro migliaio alla Top jeans) sono commissionati dalla Diesel.


Proposte di lettura: 2003: Dalla Diesel un salvagente per Bronte, 2004: Commesse Diesel decisive, 2009: Diesel taglia le commesse, 2013: Diesel deve risarcire i danni e ripristinare le commesse




17 Ottobre 2004

Il consiglio comunale dice no agli organismi manipolati

No bipartisan «agli organismi geneticamente modificati. La difesa della salute dei cittadini e la tutela della propria economia agricola sono priorità di qualsiasi comune". Venerdì sera su proposta del consigliere Giuseppe Gullotta di Forza Italia, il consiglio comunale, all'unanimità e «con parere favorevole dell'amministrazione, ha votato un documento che mira a limitare l'uso di Ogm poiché permangono sia molte incertezze sugli effetti delle tecnologie di manipolazione genetica degli alimenti sulla salute dell'uomo e sull'ecosistema, in quanto tali effetti al momento sono incontrollabili e verificabili a lungo termine. Sia perché la Sicilia deve puntare alla particolarità dei prodotti tipici". [lpu, Giornale di Sicilia]



17 Ottobre 2004

Festeggiamenti per il genetliaco del Corpo istituito da re Carlo Felice di Savoia

Le guardie forestali: 182 anni a difesa della natura

Sono 182 le candeline immaginarie nella torta di compleanno del Corpo Forestale. La data di nascita del Corpo Forestale è il 1822, quando il re Carlo Felice di Savoia, per la prima volta costituì un'amministrazione statale che si doveva occupare della custodia e della vigilanza del patrimonio boschivo nazionale. Dall'istituzione del Corpo Forestale, sono anni trascorsi con grande impegno, a difesa dei valori naturalistici dei nostri territori, attraverso l'applicazione delle leggi messe a disposizione dal legislatore. Molto prolifera era la legislazione forestale in Italia prima della unificazione e certamente mancava del requisito dell'uniformità tra i vari Stati di allora. Tuttavia l'indirizzo era comune ed interessava la salvaguardia del patrimonio forestale. Oggi, anche attraverso il passaggio alla regionalizzazione degli anni settanta, le funzioni e l'ordinamento del Corpo Forestale si sono trasformate e ampliate divenendo assai più complesse e strettamente connesse a forme di tutela che confluisce inevitabilmente nel diritto, così importante per la società e per la sua evoluzione.

"Il diritto dell'ambiente - commenta il maresciallo Vincenzo Crimi, comandante del distaccamento forestale di Bronte, che ha giurisdizione anche sulla vicina Maletto - si propone oggi come baluardo contro la drammaticità di scempi al paesaggio, abusivismi edilizi, ed inquinamenti di quegli elementi che consentono la vita degli animali, delle piante, dell'uomo stesso. Ma non basta promulgare leggi. Occorre indurre al rispetto della normativa ambientale, mediante la cultura e la valorizzazione delle risorse della natura in particolare nelle aree protette, attraverso un'opera di prevenzione e di repressione condotta con passione, competenza, professionalità e rigore. Una norma di riferimento generale è il Regio Decreto del 1923.

Esso ha rappresentato per l'Italia, il contributo più efficace dato dallo Stato alla disciplina giuridica dei boschi e dei territori montani. Oggi i tempi sono cambiati, la gente non si reca più sul territorio e nei boschi con la vanga e l'ascia per dissodare o tagliare ma utilizza i mezzi meccanici. Il bisogno di spazio e la ricerca continua di aree integre da destinare alle più svariate attività, sia di natura benefica che speculativa, fanno sì che l'ambiente venga continuamente depredato. Alla luce di questo nuovo modo di gestire il territorio, pur essendo ancora uno strumento fondamentale per disciplinare le attività forestali, il Regio Decreto è diventato insufficiente per assicurare la salvaguardia ambientale. Sarebbe ora mettere mano ad una nuova legge speciale di tutela che tenga conto delle mutate esigenze che il momento storico comporta, in quanto le recenti produzioni legislative si intrecciano con vari aspetti che sono specifici di altri settori, nella fattispecie con leggi urbanistiche, paesistiche, di protezione ambientale, parchi e riserve, inquinamento e difesa del suolo che certamente hanno contribuito alla tutela delle aree boscate ma hanno anche sfumato il valore specifico delle stesse.

Oggi viviamo l'epoca della cosiddetta civiltà dei consumi e quindi considerato che la gente comincia a muoversi diversamente, all'ambiente viene assegnata un'altra funzione speciale che va al di là dello stesso fattore economico: la funzione ricreativa. Proprio l'aumentata massiccia presenza antropica in queste aree, può rappresentare un potenziale pericolo per le stesse, derivante dall'alterazione del delicato equilibrio che si viene ad instaurare tra le varie forme di manifestazione della natura da una parte e il comportamento della gente che ne usufruisce dall'altra. Il compito del Corpo Forestale - conclude il maresciallo Crimi - consiste, tra l'altro, nella consapevolezza di partecipare al progetto affascinante di migliorare le condizioni dell'uomo e della natura, riservando loro la massima attenzione". [Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]



16 Ottobre 2004

La Fidapa collabora al progetto «Un buco nel muro»

La Fidapa di Bronte, con la sua presidente Anna Longhitano, ha partecipato attivamente alla recente Sagra del pistacchio con uno stand per aiutare e divulgare il progetto «Un buco nel muro» che l'associazione Adricesta (Associazione donazione ricerca italiana cellule staminali trapianto e assistenza) sta portando avanti con il contributo di un testimonial di grande levatura come Alessandro Preziosi. Il progetto «Un buco nel muro» mira a donare strumenti e sistemi di comunicazione (computer e webcam) tecnologicamente avanzati per far stabilire a questi bambini affetti da gravi patologie un contatto con l'esterno; tramite postazioni multimediali poste vicino ai loro letti, comunicherebbero con l'esterno, userebbero Internet per giochi e ricerche, e soprattutto creerebbero contatti con le scuole di appartenenza, con teatri, auditorium, biblioteche e musei. (Fonte La Sicilia)



15 Ottobre 2004

Il Job Village a Bronte

Oggi la carovana per l'orientamento

La Carovana per l'orientamento si sposta oggi a Bronte, la capitale siciliana del pistacchio.
Nel Comune etneo, sabato mattina alle 11, si svolgerà un convegno sul "Leader Plus", un progetto comunitario destinato allo sviluppo dell'agricoltura. I lavori saranno ospitati nella tensostruttura del Job Village. Un appuntamento importante per una comunità dedita all'agricoltura. All'incontro parteciperanno politici e tecnici locali, il sindaco di Bronte Salvatore Leanza e il direttore del progetto Carovana Giangiorgio Perricone. Il Job Village resterà allestito, con la tensostruttura, i gazebo - stand, i camper e il video per le proiezioni, nella piazza di Bronte fino a domenica. La Carovana percorre da mesi le vie dell'Isola per portare informazione sulle politiche attive del lavoro promosse dalla Regione. Il progetto, voluto dall'Agenzia regionale per l'impiego e realizzato dal Ciapi di Palermo, è stato avviato con lo scopo di portare informazione ed orientamento nei luoghi in cui sono più carenti i Centri per l'impiego e mancano gli sportelli Multifunzionali. Durante i tre giorni di permanenza a Bronte, l'equipè di esperti che accompagna la Carovana incontrerà gli studenti delle scuole e quanti fossero interessati ad un colloquio di orientamento. Disoccupati, portatori di handicap o soggetti desiderosi di avviare un'attività imprenditoriale possono chiedere un colloquio con gli esperti nelle diverse aree di orientamento. Oggi e sabato, alcuni camper lasceranno il Job Village per incontrare gli studenti delle scuole del comprensorio. In ogni tappa, a suscitare notevole interesse è sempre la "bacheca -lavoro", posta all'ingresso del Job Village, dove si trovano esposte le offerte di lavoro disponibili sul territorio nazionale. (Fonte La Sicilia)




12 Ottobre 2004

I lavori sono terminati da mesi - Il finanziamento risale a circa 10 anni fa

Tempi lunghi per l’inaugurazione della Pinacoteca

Il Genio Civile non ha accettato i lavori perchè non è stato completato l’impianto di climatizzazione

I lavori sono terminati da mesi, ma l’inaugurazione della Pinacoteca di Bronte, realizzata all’interno del glorioso Real Collegio Capizzi, è ancora lontana. Un problema di carattere tecnico burocratico impedisce, infatti, al Genio Civile di accettare i lavori così come la ditta li ha realizzati, e non è escluso che la vicenda finisca diventi pane per gli avvocati. “I lavori sono stati ultimati da circa 7 mesi - afferma padre Giuseppe Zingale, rettore del Collegio Capizzi dal 1992 - ma vi sono questioni fra il Genio civile e la ditta. Quest’ultima, infatti, è stata multata di una grossa somma (circa 240 milioni delle vecchie lire) per non aver consegnato i lavori nel tempo stabilito. Così, forse per difendere i propri interessi, questa non ha completato l’impianto di climatizzazione e di conseguenza il Genio Civile non ha accettato i lavori come sono stati finiti, imponendo di perfezionare l’impianto.

In tutta questa storia - chiude il Rettore - chi ne paga le conseguenze sono i brontesi anche perché i locali, rimanendo chiusi, potrebbero rovinarsi. Io - conclude padre Zingale - comunque non mi arrendo, ed ho già telefonato al neo capo del Genio Civile, ing. Ragusa, che attende la relazione del suo predecessore ing. Fiore. Contatterò anche il direttore dei lavori per trovar insieme con loro una possibile soluzione”. E dire che sulla Pinacoteca l’Amministrazione comunale guidata da Salvatore Leanza aveva scommesso: “Mi auguro che questa vicenda presto venga chiarita - dice il sindaco - anche perché si tratta di un finanziamento di circa 10 anni fa. Del resto il Comune si è impegnato a realizzare l’impianto di illuminazione ed acquistare i mobili che non erano previsti nel progetto finanziato dalla Regione siciliana con i fondi del Leader plus Adrano Bronte recentemente approvato, puntando e credendo nel valore culturale della Pinacoteca di Bronte”.

I locali da adibire a pinacoteca occupano buona parte del piano terra del Collegio Capizzi, ed hanno accesso dalla via Cardinale De Luca. Sono stati previsti cinque ambienti da adibire a galleria espositiva, oltre agli spazi per la reception, l’ingresso, la segreteria e la direzione, ma chissà fra quando tempo verrà tagliato il nastro inaugurale. La Pinacoteca è nata anche grazie allo spirito di iniziativa ed al contributo del prof. Nunzio Sciavarrello. Raccoglierà oltre 500 opere di grafica interna­zionale, donate dall'Istituto per la Cultura e l'Arte oltre a dipinti, sculture e disegni di artisti brontesi (Rosetta Zingale ed altri) e di artisti provenienti da ben 50 nazioni.

Nella foto in alto a sinistra, l'ingresso secon­dario del Collegio (dalla via Card. De Luca) diventerà l'ingresso principale alla Pinacoteca di Bronte. Il Real Collegio Capizzi tenta così di entrare in una nuova fase operativa, che completa la prima, tradizionale e specifica (insegnamento della dottrina e delle umane lettere), assumendo la funzione di centro educatore per la formazione permanente del cittadino.



8 Ottobre 2004

Incendio in un fienile domato dopo 15 ore

C'è voluta tutta la notte fra mercoledì e giovedì per sedare le fiamme sviluppatisi all'interno del fienile di un podere sito in contrada Cisterna a Bronte, a pochi passi delle curve della Ss 284 Maletto-Bronte. L'incendio verosimilmente si sarebbe sviluppato in tarda serata dopo che il proprietario, il signor Biagio Galvagno, si era allontanato dal fondo agricolo. Ad avvertirlo che il fienile era in fiamme sono stati alcuni proprietari di terreni limitrofi e quando quest'ultimo è arrivato ormai il fuoco stava per divorare le capriate dell'immobile. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco volontari di Maletto che hanno iniziato a gettare acqua dal tetto, ed i carabinieri della Compagnia di Randazzo. Il fienile era pieno fino al tetto e conservava praticamente foraggio per l'inverno. Così spegnere le fiamme non è stato facile. Solo dopo 15 ore di ininterrotto lavoro e l'intervento di una squadra dei vigili di Maletto e di due da Adrano la situazione è tornata completamente sotto controllo. Difficile stabilire le cause del rogo che ha distrutto tutto. Potrebbe essersi verificata un'autocombustione, oppure una lampadina, che era vicinissima al fieno in qualche modo lo ha incendiato: "Questo fienile è stato utilizzato dai miei avi e da me per decenni - ci dice il proprietario - e non si sono mai verificati incendi. Adesso non so cosa dar da mangiare ai miei cavalli durante l'inverno. Credo proprio che li venderò".  (Fonte La Sicilia)



SALVIAMO LA MASSERIA LOMBARDO

5 Ottobre 2004

Bronte, il sindaco replica alla Lav

La Lav diffida il sindaco di Bronte, Salvatore Leanza, che non si occuperebbe degli animali custoditi nella Masseria Lombardo, dopo la morte del tutore Zino Lombardo. Ma Leanza rigetta le accuse, spiegando che il Comune ha organizzato diversi incontri con gli eredi, dichiarandosi disponibile a salvare gli animali. «La Lav di Catania - scrive il presidente Alfio Lisi - ha più volte ed inutilmente interpellato il sindaa fine ha risposto di non potersi occupare del bene valore internazionale, dove sono custoditi anche macachi giapponesi. Con la risposta, il sindaco ha negato ogni sua diretta responsabilità, quando la legge invece lo obbliga a soprintendere sul benessere degli animali. C'è il rischio che questi vadano a finire a Milano o Venezia.»
«La Lav - ha replicato Leanza - ha denunciato un problema serio senza avere la necessaria informazione. L'Amministrazione, infatti, ha seguito anche presso la Soprintendenza la posizione del vincolo di interesse storico e culturale della Masseria per richiedere un finanziamento regionale ed ha organizzato una serie di incontri con gli eredi Lombardo, ultimo dei quali tenuto dal vice sindaco Cuzzumbo, alla presenza del veterinario dell'Asl.

Gli eredi hanno assicurato che avrebbero provveduto alla cura degli animali fino all'8 ottobre, quando avrebbero deciso se accettare o meno l'eredità. Solo dopo questo passaggio, l'eventuale curatore potrà affidare al Comune la gestione della Masseria ed, infatti, la settimana prossima è previsto un ulteriore incontro dove inviteremo pure la Lav». (Fonte La Sicilia)



26 settembre 2004

Hanno rubato 250 chili di fichidindia

Credevano di averla fatta franca dopo aver fatto razzia di fichi d'india nelle campagne di Bronte. Purtroppo però non hanno fatto i conti con un apposito servizio mirato organizzato dalla Stazione dei carabinieri di Bronte che ha permesso di "beccare" sul fatto due pregiudicati catanesi che tentavano di uscire dal territorio di Bronte con la loro Fiat Regata carica di ben 250 chilogrammi di fichi d'india. Si tratta di Angelo e Salvatore Pellegrino rispettivamente di 40 e 35 anni, già conosciuti dai militari dell'Arma per reati contro il patrimonio. I due, venerdì mattina, sono arrivati nella zona agricola di Bronte conosciuta come "4 miglia" e, approfittando dell'assenza dei proprietari nelle campagne, sono entrati in alcuni poderi e hanno cominciato a raccogliere fichi d'india.

Così dopo aver riempito parecchi bidoni hanno caricato la refurtiva nel baule della Fiat Regata dove gli ammortizzatori posteriori erano stati sostituiti da una robusta balestra per evitare che l'auto si abbassasse. Nonostante ciò non sono passati ugualmente inosservati se è vero che al 112 è arrivata una telefonata anonima che denunciava il fare sospetto dei due. Così i Carabinieri hanno istituito alcuni posti di blocco. Quando i due hanno visto i carabinieri, non hanno potuto fare che fermarsi ed arrendersi consegnando la refurtiva. I due dovranno rispondere del reato di furto aggravato.  (Fonte La Sicilia)



23 Settembre 2004

ALL'ARRIVO IN OSPEDALE ERA GIA’ IN STATO DI CHOC ANAFILATTICO

Morso da una vipera: contadino salvato in extremis

Con i medici che lo rassicuravano e con un sorriso più largo dei proverbiali 32 denti, ci dice che avrà una bella storiella da raccontare ai nipotini, ma nonno Biagio per più di un'ora ieri mattina ha vissuto una brutta vicenda in quanto morso in campagna da una grossa vipera. Fortunatamente Biagio Grassia, un contadino di 64 anni in pensione, ha avuto la lucidità di incidere con un coltello in prossimità della ferita e far uscire tanto sangue per poi chiedere di essere accompagnato in ospedale dove i medici lo hanno salvato. Il vigoroso e simpatico nonnino ieri mattina intorno le 6,45 è uscito di casa per recarsi in una sua proprietà in contrada "Bozzitte" a Bronte dove coltiva pistacchio e ulivi. Bisognava togliere le erbacce ed i rami che erano cresciuti attorno gli alberi di ulivo. Così forbice in mano e tanta buona volontà ha cominciato il lavoro. Spostando con la mano sinistra alcuni rami da tagliare però ha sentito un forte dolore alla mano: "Non avevo visto la vipera - ci dice il signor Grassia - ma ho sentito il dolore del morso. Così mi sono guardato attorno ed ho visto l'animale. Era molto grossa e ovviamente ho avuto paura". Nonostante ciò nonno Biagio con coraggio ha prima ucciso la vipera servendosi della forbice utilizzata per potare, poi ha tirato fuori dalla tasca un coltello ed allargato i due buchi provocati dal morso, favorendo la fuoriuscita del sangue.

"Poi ho chiamato il proprietario di un terreno confinante - ha aggiunto - che mi ha accompagnato in ospedale". La velocità dell'intervento ed il coraggio del nonnino lasciava presupporre ad un soccorso tutto sommato tranquillo, ma la vipera era veramente grossa ed aveva iniettato tanto veleno. Così quando alle 7.35 arriva in ospedale il medico del Pronto soccorso, dott. Mario Tirendi e l'anestesista, dott. Angelica Escher hanno trovato un quadro clinico particolarmente preoccupante. Il signor Grassia, infatti, era in preda ad uno choc anafilattico e la sua pressione sistolica non superava i 50. Mostrava inoltre una forte sudorazione e si trovava in uno stato confusionale. In pratica il veleno stava producendo più velocemente di quanto si aspettasse i suoi effetti. L'unica soluzione a questo punto era iniettare il siero antivipera con il rischio di qualche risentimento allergico, ma a questo punto i due medici hanno deciso di rischiare salvando il simpatico contadino. Dopo 20 minuti, infatti, la pressione è ritornata normale e dopo un ora il quadro clinico era stabilizzato. "Tornerò presto in campagna - ci dice il signor Grassia - il lavoro mi attende. Paura o precauzioni: neanche a parlarne. Vado in campagna da quando ero bambino ed ho visto tantissime vipere. Ci sono voluti 64 anni prima che una di queste mi mordesse: vedrete - conclude - non capiterà più".  (Fonte La Sicilia)



17 Settembre 2004

Lavori in corso

Previsto un parcheggio nella via Scafiti

L'amministrazione comunale comunica che sono state ultimate le procedure di gara e di consegna dei sotto elencati appalti pubblici i cui lavori avranno inizio nel prossimo mese di ottobre:
- parco urbano da realizzare nello spazio retrostante le Scuole medie per un importo di euro 1.766.944,58
- costruzione di 3 sezioni di scuola materna in contrada Salice per un importo di 456.600,00 euro
- cantiere scuola per disoccupati per la realizzazione di marciapiedi lungo via Messina ed il corso Umberto per 26.231,77 euro.
E' stata anche deliberato dalla Giunta l'acquisto del terreno esistente tra la via Trento e la via Scafiti per la realizzazione di un'area attrezzata utilizzabile sia ai fini del parcheggio che di protezione civile. L'importo complessivo dell'opera è di 67.750,00 euro (di cui 45.000,00 per l'acquisto del locale).



 9 Settembre 2004

Scippano una borsetta, cadono e poi scappano

Scippo ieri mattina a Bronte 15 minuti prima di mezzogiorno. Vittima una signora di 55 anni. R. S. di Bronte appena uscita dall'Ufficio postale di via Umberto, dove aveva prelevato e messo in borsa la somma di 1400 euro. Due uomini a bordo di uno scooter ed a viso scoperto, infatti, appena giunta in strada, le si sono avvicinati e le hanno strappato la borsa dal braccio, facendola cadere a terra fortunatamente senza conseguenze fisiche. A mezzogiorno il tratto di strada in prossimità dell'Ufficio postale è sempre trafficato e, nel tentativo di fuggire a gran velocità schivando auto e pedoni, anche i due scippatori hanno perso l'equilibrio e sono rovinati a terra, ma hanno avuto la forza di rimettersi in sella allo scooter è fuggire per le vie del paese facendo perdere le tracce. La donna è stata soccorsa e sono stati chiamati i carabinieri che hanno iniziato le indagini. Secondo i militari dell'Arma i due non erano di Bronte, per questo guardano con particolare attenzione ai pregiudicati dei paesi limitrofi da dove, a bordo dello scooter i due sarebbero potuti arrivare. Per far ciò i Carabinieri si stanno avvalendo di sofisticati computer per ricostruire l'identikit di almeno uno dei due scippatori.  (Fonte La Sicilia)



3 Settembre 2004

Turismo ambientale sull’Etna

Finanziati i restauri della Scuola di sci di fondo di Maletto e della Casermetta di Piano dei Grilli a Bronte

La casermetta di Piano dei GrilliIl versante nord dell'Etna apre finalmente le porte al turismo ambientale. Il Parco dell'Etna, guidato dal presidente Cettino Bellia, infatti, ha comunicato che la Regione siciliana ha inviato i decreti definitivi di finanziamento per la sistemazione e restauro dei punti base per l'escursionismo di Bronte e Maletto. Si tratta della cosiddetta «Scuola di sci di fondo» di Maletto, il cui progetto di restauro prevede un importo di 77 mila e 400 euro, e della Casermetta di Piano dei Grilli a Bronte, che per essere rimessa in sesto avrà bisogno di lavori per ben 258 mila euro.

La Scuola di sci di fondo è raggiungibile dalla strada rurale di Poggio Monaco che, dalla Statale 120, s'inerpica sul vulcano. Proprio qui l'Etna offre forse una delle più belle vedute, indirizzando il turista non solo verso i più bei rifugi, ma anche verso la pista amatoriale di sci da fondo, posta a ridosso della pista altomontana. Situata accanto la strada comunale Poggio Monaco è circondata, inoltre, da tanti alberi di Roverella, poco distante dalle «Case Pappalardo». Bisognerà rifare completamente la facciata, il camino e realizzare la recinzione e la pavimentazione in basolato lavico nei vari passaggi pedonali e nella piccola area destinata a picnic. Si realizzeranno poi sedili e fioriere. Per finire, inoltre, sarà costruito un serbatoio di acqua di cinque metri cubi e uno per il gas dalla capacità di 1.650 litri, mentre l'immobile sarà dotato di reti idriche ed elettriche.

Più consistente l'intervento nella casermetta di Piano dei Grilli; per il suo recupero l'assessorato regionale al Territorio e Ambiente ha concesso un finanziamento di 258 mila euro per rimettere su la vecchia struttura, che sarà dotata di tutto il necessario per trasformarla nella vera «porta» del versante brontese dell'Etna. La casermetta, infatti, si trova nella zona «C» del Parco e può essere raggiunta con i mezzi gommati attraverso una caratteristica strada realizzata in basalto lavico dalla quale possono essere ammirate le caratteristiche «lave cordate» di rilevante interesse naturalistico e ambientale. «Raccogliamo oggi i frutti di un lavoro - ha affermato il presidente del Parco dell'Etna, ing. Cettino Bellia - mirato a consentire ai turisti di fruire il territorio del vulcano. In questa direzione grande importanza assumono i punti base per l'escursionismo. Il restauro della casermetta di Piano dei Grilli e della Scuola di sci di Maletto ci permettono di migliorare i servizi e favorire il turismo ambientale».  (Fonte La Sicilia)



2 Settembre 2004

BRONTE E MALETTO

Telefoni muti per 6 ore

Telefoni di rete fissa completamente muti ieri mattina a Bronte e Maletto dalle 9,21 fino alle 15,30. A provocare il disservizio, secondo le informazioni raccolte dall'Ufficio stampa regionale di Telecom Italia, un guasto provocato dalla ditta che, sulla provinciale Bronte-Adrano, ieri stava installando nuovi guard rail. Sembrerebbe, infatti, che durante i lavori un braccio meccanico di una ruspa abbia prima strappato da terra e poi tranciato circa 150 metri di un cavo a fibre ottiche Importantissimo per il collegamento telefonico dei due paesi. Così dopo le 9 e 21 per chiunque telefonare è stata un'impresa, con Comuni, l’ospedale di Bronte e tutti gli altri istituti ed enti costretti ad utilizzare esclusivamente i telefonini.

Secondo Telecom non si sarebbero verificati guasti alla rete di Maniace anche se a noi sono giunte segnalazioni dal centro a ridosso dei Nebrodi non solo per problemi alla rete fissa, ma anche a quella mobile. Appena verificatosi, il guasto e stato segnalato dai computer della Telecom che hanno inviato una squadra per le opportune riparazioni, con la linea che è stata ripristinata intorno le 15,30. «Si è trattato di un guasto particolarmente grave - ha detto il dott. La Barbera di Telecom - Si fosse trattato di un piccolo cavo tutto sarebbe stato più semplice. Comunque, vista l’entità del danno, i tempi di ripristino sono stati vera ente bassi». (Fonte La Sicilia)





31 Agosto 2004

Forse, finalmente, è arrivato il momento tanto atteso dai brontesi: vendere, lavorare ed esportare “pistacchio verde di Bronte” esclusivamente se prodotto nella nostre sciare, nei nostri “lochi” e dai nostri produttori.

La DOP “Pistacchio verde di Bronte”

Tignosella e "garìgghiu" (pistacchio di Bronte sgusciato)Le organizzazioni professionali agricole ed i proprietari di pistacchieti si sono incontrati Lunedì 30 Agosto, presso il Circolo di Cultura "Enrico Cimbali", per un incontro-dibattito nel quale è stato illustrato la bozza di Statuto per la costituzione del Consorzio di tutela DOP per il pistacchio di Bronte. Sono intervenuti Franco Cimbali, produttore agricolo e coordinatore dell'incontro, Gaetano Caruso, redattore dello studio per il riconoscimento del marchio Dop dall'Unione Europea, Gaetano Costanzo, capo Ispettorato agrario di Catania, Giacomo Sorge, consulente della XV Sagra del pistacchio.

L'evento era interessante e doveva anche servire alla presentazione del programma della XV Sagra del pistacchio e dei prodotti tipici locali che si terrà a Bronte dal 24 al 26 Settembre. Ma è stato un mezzo flop. Poche le persone e le organizzazioni professionali agricole presenti (la Cooperativa di produttori Smeraldo e la CIA). Non si sono fatti vedere, invece, nè il sindaco Salvatore Leanza (organizzatore dell'incontro) nè Biagio Schilirò, presidente dell'Associazione "Le Sciare" (ha fatto il primo passo per il riconoscimento della DOP) ed assenti, soprattutto, le tante organizzazioni ed associazioni ed i tanti proprietari di fondi rustici coltivati a pistacchieto.

Poche quindi le presenze e poco anche l’entusiasmo. Tutto farebbe sembrare che il prestigioso riconoscimento della DOP "Pistacchio verde di Bronte" abbia lasciato quasi indifferenti i brontesi. Oppure, come qualcuno sussurrava durante l’incontro, anche la costituzione del Consorzio è diventata a Bronte terreno di lotta politica ed i comitati promotori per costituirlo stanno sorgendo come funghi lottando ed ostacolandosi fra di loro.


31 Agosto 2004

CONSORZIO DI TUTELA DOP NELL’ALTO ALCANTARA

L'oro verde di Bronte: il pistacchio

La Sicilia è l'unica regione italiana dove si produce il pistacchio, "pistacia vera" e la cittadina di Bronte, con oltre tremila ettari in coltura specializzata, ne esprime l'area di coltivazione principale (più dell'80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche uniche.

L’”oro verde" di Bronte rappresenta la principale risorsa economica del vasto territorio della cittadina etnea e la pistacchicoltura locale, a differenza dei prodotti di provenienza americana o asiatica, produce frutti d'alto pregio, molto apprezzati e richiesti nei mercati europei e giapponesi per le dimensioni e l'intensa colorazione verde. Viene apprezzato nei mercati italiani ed esteri per l'originalità del gusto e l'adattabilità in cucina e in pasticceria e, secondo mode e tendenze d'oltralpe, anche per la cosmesi francese. E' usato nell'industria dolciaria soprattutto per preparare torte, paste, torroni, mousse, confetti, gelati, e granite, ma è squisito anche nei primi e secondi piatti o arancini; è utilizzato anche nella preparazione degli insaccati (ottimo nelle mortadelle e nelle soppressate).
A Bronte se ne raccolgono oltre 30 mila quintali e, quello con guscio (la "tignosella") si vende a circa 4,00/6,00 euro al chilo e a 9,00/15,00 quello senza guscio. Una ricchezza di quasi 15 milioni di euro che rappresenta poco più dell'1% della produzione mondiale di pistacchi. Proprio per tutelare questa produzione e questa fonte di ricchezza, da tempo si parla insistentemente di consorzio di tutela e produzione di origine protetta e l'operazione sembra procedere a ritmo serrato. Ieri sera, nuova riunione in programma per le organizzazioni professionali agricole ed i proprietari di fondi rustici coltivati a pistacchieto per illustrare lo statuto per la costituzione del consorzio di tutela Dop per il pistacchio di Bronte. Nel corso dell'incontro, presentato anche il programma della XV Sagra del pistacchio e dei prodotti tipici locali che si terrà a Bronte dal 24 al 26 Settembre. [Marcello Proietto, Gazzetta del Sud]




19 Agosto 2004

Ato, presentati cinque progetti

Sono realizzati da Bronte, Piedimonte, Randazzo e Riposto per la gestione dei rifiuti

Sono arrivati alla presidenza della Società Ato "Jonia Ambiente" che presto dovrebbe sostituire i Comuni nella raccolta dei rifiuti solidi urbani e nella raccolta differenziata nell'intera area che va da Bronte fino a Giarre. Sul tavolo del vice presidente, attualmente presidente facente funzioni, Antonello Caruso, sono arrivati cinque progetti provenienti dai Comuni di Piedimonte Etneo, Bronte, Riposto e Randazzo che intendono avvalersi della circolare del Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti che indica le norme applicative per l'erogazione dei finanziamenti finalizzati all'avvio operativo della gestione integrata dei rifiuti da parte delle società Ato. «Contiamo molto su questi finanziamenti. - ci dice Caruso - La gestione integrata dei rifiuti da parte degli Ato può rappresentare un'evoluzione positiva se riusciamo a migliorare e potenziare i servizi che ogni Comune attualmente espleta. A tal ragione il Commissario ha messo a disposizione dei finanziamenti che non possiamo perdere, ma che anzi dobbiamo tentare di utilizzare fino all'ultimo euro». Caruso in pratica si rivolge a quei Comuni, e sono tanti nell'arco settentrionale dell'Etna, che non hanno ancora presentato i propri progetti. Oltre a quelli citati, infatti, solo Fiumefreddo di Sicilia ha comunicato che prossimamente presenterà un progetto. «Oltre il 28 agosto - afferma Caruso - a meno di ulteriori proroghe, sarà impossibile presentare ulteriori progetti. Per questo lancio un appello agli altri Comuni affinché presto presentino i propri elaborati».

Ma vediamoli i progetti già presentati: il Comune di Piedimonte Etneo ha chiesto un finanziamento per il migliorare il funzionamento dell'isola ecologica attraverso un progetto realizzato dall'ufficio tecnico comunale; il Comune di Bronte, invece, ha presentato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un Polo integrato di gestione e di valorizzazione dei rifiuti, ed in più il progetto di un Centro comunale di raccolta differenziata da realizzare nella zona artigianale del Ss. Cristo. Lo studio di fattibilità prevede nelle contrade Sciarotta e Cantera la realizzazione di un impianto di compostaggio in precedenza già assegnato al Comune di Randazzo, un'isola ecologica con centro comunale di raccolta, un impianto di "trasferenza" finalizzato alla raccolta differenziata ed un impianto sperimentale di "cogenerazione" energetica destinato ai rifiuti tessili e agli scarti del mattatoio. Per finire il Comune di Riposto ha puntato ad avere finanziato il progetto del Centro comunale di raccolta denominato «Isola ecologica al servizio della raccolta differenziata nell’area dell'autoparco della nettezza urbana», ed il Comune di Randazzo ha inviato una copia del progetto di fornitura e pavimentazione per la piazzola di Stoccaggio sita in contrada Cittavecchia. (Fonte La Sicilia)



18 Agosto 2004

OLTRE 334 MILA EURO DALLA REGIONE

Pioggia di finanziamenti per strade, palazzi  e fognature

Pioggia di euro a Bronte dall’assessorato regionale ai Lavori Pubblici che ha inserito in graduatoria quattro richieste di finanziamento per la redazione della progettazione definitiva di interventi volti alla riqualificazione urbana ed al recupero del tessuto urbanistico, edilizio ed ambientale. A chiedere i finanziamenti l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Salvatore Leanza che ha posto l’attenzione su il recupero e valorizzazione del centro storico - “2’ stralcio”, progetto di 115.893,12 euro; la ristrutturazione Palazzo di via Annunziata, per 44.029,29 euro; il restauro del Palazzo Saitta da adibire a museo civico e centro di accoglienza turistica di 82.572,84 euro; la normalizzazione rete fognaria di via A. Gabriele di 39.541,44 euro.

“Si tratta di progettazione di opere - ha dichiarato il sindaco Leanza - contenute nel Piano triennale delle opere pubbliche e ritenute necessarie ed indispensabili per la promozione del turismo culturale del centro storico e dell’intero territorio comunale”. Guardando la graduatoria, infatti, Bronte è uno dei Comuni della Provincia di Catania che ha avuto maggiori finanziamenti. Ai quattro progetti appena citati si aggiunge anche quello per la progettazione del restauro del ponte di Serravalle per un importo di 52.884 euro. Complessivamente sono così 334.920,69 euro pari a circa 650 milioni delle vecchie lire ad arrivare a Bronte. Fra i progetti inseriti in graduatoria ricordiamo il recupero e valorizzazione del centro storico che a Bronte mantiene quasi inalterati la vecchia struttura urbanistica e i nuclei antichi, tuttora leggibili nell’originaria trama viaria e soprattutto per la conservazione di significativi elementi e forme architettoniche. I vecchi quartieri, infatti, dalla caratteristica struttura araba con successive sovrapposizioni d’elementi architettonici diversi, si stringono ancora, con i piccoli cortili e le strette stradine, attorno alle chiese che costituirono, fin dal tempo della unione dei 24 Casali in Bronte (1535 - 1548) i riferimenti monumentali dei cittadini brontesi: la chiesa della SS. Trinità (la Matrice), quella di Maria SS. del Soccorso ed il Santuario dell’Annunziata. (Fonte La Sicilia)



16 Agosto 2004

Cassonetti pieni d’immondizia dopo Ferragosto

E Leanza interrompe il servizio con la ditta

Bronte si è svegliata ieri con i cassonetti pieni d’immondizia, in quanto le società incaricate a svolgere il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e quella della raccolta differenziata ieri non hanno espletato il servizio, nonostante l’invito con il quale il Comune aveva disposto di continuare il servizio fino al 23 agosto, (data in cui il servizio sarebbe dovuto essere svolto dalla nuova ditta che si è aggiudicata l’appalto). Così il sindaco Salvatore Leanza, accortosi che i cassonetti sono rimasti inspiegabilmente pieni in tutto il paese, ha deciso di interrompere il rapporto di lavoro con le società inadempienti, requisendo i cassonetti ed ordinando alla nuova ditta di iniziare immediatamente le attività lavorative. Oltre a ciò il sindaco ha inviato un’opportuna comunicazione al Prefetto di Catania, ai Carabinieri ed alla Guardia di Finanza di Bronte.

“Gia dal 19 luglio - afferma Leanza - ci siamo accorti di alcuni disservizi nel centro comunale della raccolta differenziata e la situazione oggi non è mutata. Così, constatando che le due ditte hanno lasciato i cassonetti pieni d’immondizia con grave danno per l’igiene pubblica e per l’immagine della Città in un periodo caratterizzato da una consistente presenza turistica e ritenendo che si tratti di una interruzione di pubblico servizio, ho dato disposizione affinché venga formalizzata una apposita richiesta di risarcimento danni a carico delle due società inadempienti”. Il sindaco ieri ha anche incontrato gli operatori ecologici, comunicando che il loro lavoro sarà assicurato dalla nuova ditta.



28 Agosto 2004

Riscossione delle imposte»

«Il Comune si doti di uno sportello unico per riscuotere tutte le proprie imposte». La proposta è del difensore civico, Cataldo La Ferrera, che giovedì ha scritto al sindaco Turi Leanza, al presidente del consiglio comunale Aldo Catania ed al presidente della commissione bilancio, Giuseppe Galati. «Molti cittadini - sostiene - si sono lamentati per la chiusura dello sportello della Montepaschi Serit e per la mancanza di uno sportello all'interno del comune per il pagamento di imposte, tasse e contravvenzioni comunali». (lpu, Giornale di Sicilia)

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