Il campanile fu iniziato verso l’anno 1580
(la campana più grande porta la data del 1699) e probabilmente in quel
periodo si ha un nuovo allungamento della Chiesa nella parte che oggi
costituisce l’abside. Ancora due anni dopo, nella sua visita a Bronte del
settembre 1582, l'arcivescovo di Monreale mons. Torres raccomandava
che "si imbianchi et quanto prima si finisca il campanaro". Quest'ultimo nuovo ampliamento e la costruzione del campanile fecero
restare della struttura primitiva solo la porta ogivale laterale, le
monofore all’altezza del tetto e le nicchie degli altari curvate verso
l’esterno. Resero anche necessaria
la risistemazione dell’interno che, nello stesso periodo, fu
adornato di quegli affreschi venuti fuori durante un restauro del
1984. Quel che ne rimane, pur nella gaiezza dei colori e dei disegni,
evidenzia con semplicità ed immediatezza un carattere paleocristiano
con racconti di vite esemplari e di martiri. Ancora una ristrutturazione, tra il
1780 ed il 1788, ridisegnò
completamente l’architettura esterna della Chiesa dando nuove forma all’edificio,
più pulita e regolare. L’architettura
di stile ottocentesco, dalle forme pulite e lineari, nascondeva, ed
in parte ancora nasconde, vistosi rifacimenti che ne hanno
cancellato la primitiva antica struttura. |
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Il fianco destro della chiesa
ed un particolare dell'interno.
All'esterno
dove spiccano un antico ingresso laterale in pietra arenaria e tre
finestrelle ogivali a spiraglio, testimonia tutte le
trasformazioni fatte sull’edificio originario. Di buona fattura è
il portale d’ingresso in pietra lavica, opera della locale scuola
di scalpellini.
«Chi vuol conoscere l'antichità di questa chiesa, la miri dal suo
lato scoperto a mezzogiorno. Contemplandola attentamente vedrà,
che la sua primitiva estensione, era compresa nella piccola
estensione del muro, avente quattro finestrine non più larghe di oncie dieci, alte un sessanta; con una porta ad arco, della quale
non è la larghezza proporzionata all'altezza. Tali finestrine e
tale porta sono indizi di molta antichità». (p.
Gesualdo De Luca, Storia della
Città di Bronte") |
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