L'Annunziata

La Patrona di Bronte

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Cenni storici sulla Città di Bronte

L'Annunziata, Patrona di Bronte

2 Dicembre 1832, la proclamazione

A Bronte il culto verso la Madonna Annunziata è antico quanto lo stesso paese.

Se ne ha notizia, infatti, sin dalla obbligata unione dei 24 Casali disposta da Carlo V che vide dal 1535 al 1548 tutti gli abitanti sparsi nel territorio trasferirsi nel Casale Bronte per formare un solo popolo.

L’unificazione diede origine al nucleo primitivo dell’attuale città e, come celebra Pasquale Spanò in una sua poesia, fu la comune devozione verso l'Annunziata ad unire ed a creare una nuova identità negli abitanti.

Tant’è che in quel decennio, quando nel 1540 a Palermo fu stipulato l‘atto tra lo scultore Antonio Gagini e il nobile Nicola Spedalieri per la lavorazione e la vendita del gruppo marmo­reo dell’Annunziata, i circa tremila pastori e contadini brontesi spesero ben 48 onze, che a quell'epoca rappresentavano una vera fortuna.

Ma, stranamente, pur in presenza di tanta devozione e venerazione, dei solenni festeg­giamenti che periodicamente erano fatti, e – come scrive Vincenzo Pappalardo - «di un sodalizio affettivo e familiare tra il devoto brontese e la Vergine», l’Annunziata non era stata proclamata Patrona di Bronte. Lo divenne soltanto tre secoli dopo la riunione dei Casali.

Oggi, come risulta da una deliberazione fatta il 5 Dicembre 1832 dalla Deputazione dell’allora “Colleggio Borbonico del Comune”, sappiamo anche la data esatta: 2 Dicembre 1832, quando il «Corpo Decurionale rappresentante l’intiero publico, nonché tutta la popolazione» «ha dichiarato, e proclamato la SS. Annunziata per Patrona e Protettrice principale di questa Comune».

La data non è casuale. Il due dicembre di quell'anno, infatti, erano ancora vivi lo spavento e l'angoscia della popolazione che vedeva quasi sommergere Bronte da una devastante eruzione dell'Etna.

La lava, sgorgata il 31 Ottobre da Monte Lepre aveva raggiunto Bronte lambendo la zona di Salice. L'eruzione gradatamente si estinse il 22 novembre ma pochi giorni prima, il 18, «... il Cappellano della Vergine,... portò in processione i capelli virginei e le reliquie della Croce ripetendo le preghiere litaniche.

Al calar del sole il fuoco si fermò all'ordine della Vergine. All'uscire dal tempio della Regina e divina protettrice degli uomini e davanti alle preghiere del popolo di Bronte, il fuoco cominciò a ritenere la propria violenza».

Così recita la lapide murata nella chiesa dell'Annunziata, a testimonianza dello scampato pericolo. Ed il popolo brontese, riconoscente, dieci giorni dopo la fine dell'eruzione, proclamava l'Annunziata Protettrice e Patrona di Bronte.

La città, fino a tale anno, aveva avuto come Patroni San Biagio (probabilmente scelto durante una funesta epidemia in epoca anteriore al 1535) e Santa Rosalia (imposta, come allora si imponevano le gabelle, dalla Diocesi di Monreale e dai “pii” Rettori dell’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo).

San Biagio è tutt’ora co-patrone di Bronte mentre di Santa Rosalia è rimasta solo la piccola Cappella della chiesa di San Giovanni.

E' finita nel dimenticatoio perché, scrive Pappalardo, «…forse per la negativa compromissione con la spietata signoria palermitana, non doveva più attrarre la fede dei brontesi».

Vi proponiamo di seguito, integralmente e senza alcuna correzione, il documento che attesta la data certa della proclamazione dell'Annunziata a Patrona e Protettrice di Bronte.


La Deliberazione

di Franco Cimbali

Nota tratta dal «Registro delle deliberazioni (del Consiglio di Amministrazione) di questo Borbonico Collegio che inizia dal 23 Maggio 1819 e termina al diecinove Febbraro 1838».

La formula d’apertura è quasi sempre la seguente: «Riunitasi la Deputazione di questo real Colleggio Borbonico dietro legale invito del Sigr. Sindaco Presidente, come costa dalle relate (notifiche) del Serviente Comunale. Furono presenti …, e riconosciutasi legale il n° dei presenti si è dichiarata aperta la seduta».

In chiusura della seduta le firme dei presenti erano apposte sempre con lo stesso ordine.

Firmava per primo il “Sindaco Presidente” ed a seguire venivano apposte le firme della Deputazione nel seguente ordine: Deputato Direttore (o Rettore); Deputato Patrono; Deputato Nobile; Deputato Legale; Deputato Massaro (o Borghese); Segretario detentore (o provvisorio).

I punti all'ordine del giorno che la Deputazione doveva trattare il 5 Dicembre del 1832 erano due: nomina del Rettore per il triennio 1832-1835 e proclamazione della Madonna Annunziata a patrona e protettrice di Bronte.

Di seguito vi proponiamo la letterale trascrizione della delibera.

«Delibera N. 54

In Bronte lì 5: Decembre dell’anno 1832:



 

 

R. Collegio Capizzi, libro verbali della DeputazioneLibro della Deputazione, verbale n. 54

Il libro dei verba­li della Deputa­zio­ne del "Colleg­gio Bor­bo­nico del Co­mu­ne". A de­stra la deli­be­ra n. 54, le firme dei com­ponenti la Deputazione e la prima pagina del «...cifrato(7), che servir deve per le delibera­zioni  della ­pu­tazio­ne di que­sto Bor­bonico

Libro della Deputazione, firme della delibera 54
Libro verbali della Deputazione, prima pagina

Col­legio, di fogli  cento, escluso l'indice in fine alfa­betico». Il libro è "cifrato" con la firma del sindaco dell'epoca, Gioacchino Spedalieri. Il libro verbali «inizia dal 23 Maggio 1819 e termina al diecinove Febbraio 1838».

1890: La statua della Madonna Annunziata por­ta­ta in proces­sione davanti alla lava del­l'Etna. Il disegno è tratto da un libro di poe­sie di Filippo Isola ("Prosa ri­mata", Adernò, Tipo­grafia Lon­ghi­tano, 1898).



La chiesa dell'Annunziata di B. Radice
La nuova identità di P. Spanò

Riunitasi la Deputazione di questo Colleggio Borbonico del Comune sudetto di Bronte dietro il legale invito del Sigr. Sindaco Presidente furono presenti li Signori Deputati: Rev. Sac. Don Luigi Saitta, Direttore; Dott. Don Gennaro Minissale, Deputato Patrono; Barone Don Vincenzo Meli, Deputato Nobile; ed il Sigr. Michele Minissale, Deputato Borghese.

Riconosciutosi legale il numero dei presenti si è dichiarata aperta la seduta.

In seguito dal Sigr. Direttore Sac. Don Luigi Saitta si è presentata in piena Deputazione la di Lei nomina del Direttore da eligersi per occupare la detta carica di Direttore per il triennio venturo, nella quale nomina da esso Sac. Sigr. Saitta furono nominati: il rev. Sac. Ciantro(1) Don Giuseppe Saitta; rev. Sac. Don Filippo Lanza; ed il rev. Sac. Don Francesco Politi.

In seguito dalli Signori Deputati vennero presenti li eminenti meriti del rev. Ciantro Don Giuseppe Saitta, molto più che nell’Epoca dal 1820 restò eletto in detta carica di Direttore, ed intanto perchè allora trovavasi impiegato nella Comune di Morreale, e nel Seminario di detta Comune colla carica di Lettore di Eloquenza(2), e di Direttore degli Studii, e nella veste di Ciantro nella rispettabile, e venerabile Colleggiata del Santissimo Crocifisso di detto Moreale, stimò negarsi ad accettare una tal carica, ad onta di una Ministeriale(3) emanata dal Governo.

Credendolo però la Deputazione nelle presenti circostanze, necessario, ed utile ad occupare una tal carica, fidando molto nel di Lei sperimentato zelo, e conosciuto Patriotismo, e stando sicura, che non saprà negarsi, in sì urgente bisogno, ha creduto dovere altra volta eleggerla, riservandosi la detta Deputazione di pregarlo a compiacersi di accettare una tal carica, come a pieni voti passa ad eligerlo in detta carica di Direttore per il triennio venturo.

Fatto in Bronte il sopradetto giorno, mese, ed anno.

Di più dal Sigr. Sindaco Presidente fattosi presente alli Signori Deputati , e costando ad essi Deputati il miracoloso successo di essersi fermato il fuoco dell’Etna(4) per l’interces­sione della Santissima Vergine sotto il titolo dell’Annunziata, considerando che in conse­guenza di un tal portentoso miracolo il Decurionato ha dichiarato, e proclamato la SS. Annunziata per Patrona e Protettrice principale di questa Comune come dalla deliberazione de’ 2 andante rilievasi;

 - considerando, che questa Confraternita dei Nobili e Civili ha praticato lo stesso essendosi obligata in ogni anno di intervenire alla processione del Santo Capello, o dell’Immagine della Santissima Vergine come deliberazione dell’istessa giornata;

 - considerando che questo Real Colleggio ne risentì pure gli effetti del portentoso successo, considerando, che per le regole fondamentali di questo real Colleggio è tenuto il Convitto intervenire nelle sacre funzioni delli Patroni della Città, considerando ch’essendo stata riconosciuta per tale la Santissima Annunziata dal Corpo Decurionale(5) rappresentante l’intiero publico, nonché da tutta la popolazione;

 - considerando, che per ciò gli alunni di questo Colleggio devono intervenire alla processione sudetta, ha deliberato che gli alunni del real Colleggio Borbonico intervenissero in ogn’anno nella solenne processione del Santo Capello e dell’immagine della SS. Annunziata senza obligo di pagarsi cos’alcuna dell’opera(6), e ciò in segno di gratitudine e riconoscenza, che lo stabilimento dimostrar deve alla SS. Annunziata per l’ottenuta grazia d’averlo liberato dal Eruzione dell’Etna, come anche ha deliberato l’intiera popolazione;

i Rettori, che pro tempore saranno restano incaricati per l’esecuzione della presente deliberazione.

Fatto, e chiuso in Bronte il sopra detto giorno, mese, ed anno.

Il Sindaco Presidente
Giuseppe Dott. Zappia

La Deputazione: Sac. Luigi Saitta, Rettore, Gennaro Minissale, Deputato Patrono, Vincenzo Meli, Deputato Nobile, Michele Minissale, Deputato Borghese, Giacomo Dott. Cimbali, Detentore provvisorio da Segretario»



  • Note:

    (1) Dal francese “chantre”, cioè cantore primario del coro.

    (2) L’arte di parlare e/o scrivere con efficacia in modo tale da convincere l’uditorio.

    (3) Decreto emanato da un Ministero.

    (4) «Eruzione del 1832 (31 Ottobre, tremuoti, seguiti da varie scosse). La lava non cessava d’avanzarsi verso Bronte facendo guasto de’ coltivati campi a levante della città. Il Governo ne fu interessato e tutte le misure si presero perchè la desolazione non avvenisse., di una popolazione di presso a 13.000 abitanti; e muri a secco si alzarono ne’ colli superiori della città, ad esecuzione di quanto si fece a Catania nell’eruzione del 1669, e provisioni non si facevano mancare, e regolamenti per il buon ordine. Ma finalmente a 15 Novembre i fenomeni dell’eruzione indebolirono. L’esplosioni succedevasi a lunghi intervalli; la lava lenta scorreva ed in minor quantità, e nella contrada di Salici, il suo fronte non avanzava che pochi passi in un giorno, e gradatamente si estinse a 22 novembre». (La Vulcanologia dell’Etna, autore Carlo Gemmellaro, pp. 135-140. Catania 1858)

    (5) Decurionale –ato: nome che veniva dato ai decurioni cioè ai dieci membri che formavano il consiglio Comunale.

    (6) «Articolo IV – Delle Devozioni, Orazioni, ed altri Esercizi Spirituali – Punto 11: (I Collegiali – Convittori) assistano (partecipino) alle seguenti processioni, cioè: Corpus Christi, sì nel primo giorno, come pure nella Domenica infra octavam; nella festa dei Santi Padroni San Biagio e Santa Rosalia (etc.) e se mai vorranno l’intervento di detti Collegiali in qualche altra Festa o Processione, o Vespro o Messa cantata o funzioni di Defonti, invigili il Padre Rettore, in tal caso, a farsi dare once 3 per sollievo della Santa Casa (Scuole Pubbliche) e ne di ciò non possono dispensare né esso Padre Rettore, e neppure tutta la Deputazione, e se in caso volessero dispensare paghino di proprio le dette once tre». (Regole della R. Publiche Scuole di Educazione, Palermo 1853, pp. 26-27)

    (7) Ogni pagina del Libro verbali della Deputazione e siglata da Gioacchino Spedalieri, sindaco di Bronte nel 1819, anno della prima verbalizzazione.

      

  • Protettori e Patroni di Bronte

    di V. Pappalardo

    Quando comincia la venerazione patronale dell'An­nun­ziata? A dispetto della tradizione locale, il rapporto voti­vo tra i brontesi e la Vergine è tardo e, probabilmente, databile ai primi del secolo scorso. (…)

    Allora quali santi legarono a sé la devozione brontese ai primi secoli? L'Amico fa accenno al culto di S. Biagio (a destra una della tante statue brontesi del Santo, quella della Matrice, NdR), puntualizzandone la goduta dignità patronale. Tutto fa credere però che il culto reso al vescovo armeno sia anch'esso tardo e scoppiato in quegli stessi anni del '700 in cui scrive l'Amico.

    Il criterio onomastico informa di una praticamente totale assenza di battesimi di Biagio sino al 1740; da questo momento ha inizio un'ascesa veramente brusca che rag­giunge l'acme nel 1755 quando, su 359 nati, 104 bam­bini vengono votati al vescovo armeno. (…)

    Chi era allora il protettore della città di Bronte nei primi due secoli di esistenza della comunità etnea?

    Sappiamo da fonti storiche certe, e facilmente repe­ribili, della esistenza di almeno due co-patroni, il cui credito cultuale è documentato per epoche tra di es­se differenti: san Felice da Cantalice, venerato come patrono presso la chiesa dei Cappuccini nel corso del '600; san Vincen­zo Ferrer, il cui culto patronale era celebrato, nel corso dell'800, presso la cappella del Rosario.

    Ciò che invece sembra essersi smarrito nella co­scien­za degli storici e nella memoria popo­lare è il ruolo avuto nel­la fede brontese da santa Ro­salia.

    Eppure Bronte rimase sino al 1799 feudo del­l'Ospedale Grande e Nuovo di Palermo e non è possibile che i tre secoli di rapporti intensissimi che la comunità brontese fu costretta ad intrattenere con quella palermitana non abbiano lasciato traccia di alcuna forma di contamina­zione culturale.

    Una prima conferma del ruolo privilegiato avuto in quei secoli dalla santa palermitana viene dal son­tuoso altare ad essa dedicato presso la chiesa di s. Giovanni Evan­gelista, il cui rilievo artistico è segnale non trascurabile dell'alta considerazione devozio­nale. Lo stesso indice onomastico, già illustrato, evidenzia una frequenza so­ste­nuta delle Rosalie per i primi secoli dell'età moder­na.

    È possibile ipotizzare santa Rosalia come patrona della città di Bronte? Un elemento in grado di suffragare l'ipotesi è giunto, for­tunosamente, da una relazione testimoniale rac­col­ta dal­la Curia Spirituale di Bronte nel corso del 1754: in essa si fa, incidentalmente, accenno ad una festa in ono­re della co-patrona santa Rosalia, cele­brata a Bron­te il 4 di settembre.

    Co-patrona, sappiamo da Vito Ami­co, del patrono prin­cipale s. Biagio, che proprio in quegli anni dovet­te assumere tale dignità. Il culto di s. Biagio si è allora affiancato, sull'onda di avvenimenti intensa­mente emotivi di quegli anni, alla vecchia ma forse or­mai sbiadita e calante dignità della santa paler­mitana.

    Una marginalizzazione del culto lenta ed inesorabile fin­ché, probabilmente, la definitiva rottura dei legami con Palermo, in seguito al passaggio del feudo ai Nelson, do­vette sancire la sparizione di diritto di un culto che, forse per la negativa compromissione con la spietata signoria palermitana, non doveva più at­trarre la fede dei brontesi.

    Questo potrebbe spiegare la incredibile rimozione, an­che documentaria, di un culto che verosimilmente po­treb­be aver goduto la dignità patronale per i primi due secoli della esistenza di una comunità brontese.

    [Vincenzo Pappalardo, “La Corte Spirituale di Bronte”, Rubettino, 1993, pagg. 150-152]


    Tradizioni brontesi

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