Il pistacchio di Bronte si raccoglie ogni due anni, in quelli dispari, ad inizio Settembre. Già sgusciato, si presenta racchiuso in una capsula coriacea color avorio, ricoperto da una pellicina rossastra: la sua polpa ha un tenero, inconfondibile color verde smeraldo. I semi hanno la consistenza delle mandorle e - come quelle - possono essere conservate sia entro la drupa, che sbucciati. L'«oro di Bronte» ha, però, un aroma delicatissimo, sottile, anche se lievemente oleoso, e per ben percepirlo ne occorre una buona quantità. Se adoperato con cibi da preparare in cottura, non cede il suo aroma, ma, consumato ad esempio con piatti di carne e selvaggina, se ne apprezzerà il particolare gusto nella masticazione. Particolarmente adatto per preparare torroni, gelati, sorbetti, creme crude e farcie per biscotteria; è, oltretutto, molto decorativo. In alcune zone italiane viene mescolato a salumi e mortadelle, e quale ingrediente per salse da accompagnare pesci. In Sicilia è notissimo, ed esistono tipiche preparazioni dolci soprattutto nelle aree di produzione (sopratutto a Bronte ma anche nell'agrigentino). Immancabili sui cannoli e nelle cassate siciliane. Eccellenti, ed unici, i confetti con l'anima di pistacchio e risultati lusinghieri sta ottenendo un liquore ottenuto dall'olio di pistacchio. E per finire alcune curiosità: Il termine dialettale frastùca deriva dall'arabo fòstak e fòstok, che a sua volta, aveva ereditato dalla voce persiana fistik. «'A frastùca» è utilissima ai sofferenti di ernia inguinale: la resina del tronco, applicata localmente, la guarisce ma solo... unitamente ad apposite formule magiche. Il pistacchio ha poi fama di ... potente afrodisiaco (se ne consiglia quindi un uso ponderato, al massimo 7 semi dicono i nostri anziani). E poi, per chiudere, una piccola raccomandazione: state attenti al pistacchio che comprate, non tutto, infatti, è «verde di Bronte». Anche se il pistacchio brontese è inconfondibile per il suo colore verde-smeraldo e le sue peculiari caratteristiche organolettiche, il «falso ed il taroccato» abbonda ed a volte un prezzo modico più che di aroma delle terre dell'Etna odora di lontane nazioni medio-orientali. Noi brontesi siamo orgogliosi del nostro prodotto; i nostri contadini aspettano ben due lunghi anni per poterlo raccogliere, ma, purtroppo, non sempre poi riusciamo a proteggere e salvaguardare il loro lavoro. E l'operatività piena del tanto sospirato Consorzio di tutela della Dop che dovrebbe “svolgere azioni di tutela” ed anche “vigilare sui prodotti similari che possono ingenerare confusione nei consumatori e recare danno alla produzione” ancora si fa attendere. Il Consorzio è pronto da tempo al decollo ma fin'ora solo a parole, ...sulla carta. Confezionati e conservati in luogo fresco ed asciutto i pistacchi di Bronte possono essere conservati per diversi mesi (meglio se in frigorifero) senza perdere l'intensità del profumo e la brillantezza del colore. Sgusciati e non pelati, inoltre, possono essere conservati per un intero anno. Bronte festeggia il suo pistacchio verde ogni anno, subito dopo la raccolta verso la fine di settembre ed i primi di ottobre. Ma se vieni a trovarci ti diamo un piccolo consiglio: prima di acquistare od assaggiare un dolce od un gelato cerca i prodotti con l'etichetta Dop. Ti costerà qualcosa in più ma così premierai i produttori, i trasformatori ma soprattutto... te stesso e la tua gola. La certezza di poter assaggiare il vero "Pistacchio verde di Bronte" si ha solo con l'acquisto di prodotti recanti nell'etichetta l'indicazione "Pistacchio di Bronte Dop" (Denominazione di Origine Protetta). | Gino Schilirò I sapori lontani della cucina siciliana Ho avuto il piacere di ricevere copia di questo libro e ne sono rimasto ammirato in primo luogo dalla presentazione grafica e di colore, perché su sfondo nero campeggiano, in bianco, le notizie essenziali con la riproduzione del famoso quadro di Renato Guttuso “La vuccirìa”, mentre in quarta di copertina è riprodotta la foto del “Mercato storico della pescheria di Catania” e, nel suo risvolto poche ed essenziali notizie sull’Autore: Gino Schilirò direttore del Dipartimento di Pediatrìa e del Centro di riferimento regionale di Ematologia ed Oncologia pediatrica dell’Università degli Studi di Catania, nostro illustre concittadino. Sull’aggettivo “storico” riferito al mercato del pesce devo osservare che esso era, a mia memoria, a Porta Uzeda e cominciava sotto l’arco e si estendeva fino alla Villa Pacini. Il volume è edito da Lancillotto e Ginevra di Leonforte (EN) e costa € 20. Da subito si nota che il lavoro del Prof. Schilirò è un lavoro dotto che si dipana dall’antichità ai nostri giorni con continui riferimenti storici, debitamente corredati da riproduzioni di documenti e testimonianze dei 18 capitoli di cui si compone. L’introduzione è una sentita memoria senza titolo che potrebbe essere una frase del quinto paragrafo che recita: “La cucina è un vocabolario della memoria. Il cibo è il nome”. L’Autore fa una proustiana “Ricerca dei sapori…da non perdere” dall’antichità ai nostri giorni non tralasciando il nostro pistacchio ormai affermato in mezzo mondo per il caparbio impegno dei nostri produttori per ottenere il marchio di origine controllata. Perciò il libro non va solo sfogliato o consultato per qualche vecchia e sempre nuova ricetta, ma va centellinato e assaporato nei suoi minimi particolari. Ma il Prof. Schilirò non ha voluto darci, con questo prezioso libro, non solo la prova della sua bravura nella sintesi storica facile e gradevole a leggere e dimostrazione di gusto non solo di bocca ma anche estetico, ma ha voluto continuare a far bene ai bambini, di cui si è occupato nella sua lunga vita professionale e di scienziato, destinando il ricavato della vendita del volume alla Ibiscus Onlus di cui a pag. 13 riporta la cronistoria e a pag. 8 tutti gli indirizzi per contattarla e richiedere il libro. Grazie prof. Schilirò e auguri per la sua nobile iniziativa! Nicola Lupo Di Gino Schilirò, vedi pure la Storia della cucina di Sicilia |
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