Ma non era un Visconte. Era, invece, un giardiniere, un esperto giardiniere, di origine tedesca, botanico senza laurea, cui si doveva la realizzazione del Giardino Inglese della Reggia di Caserta, che all’epoca era uno dei quattro principali giardini d’Europa e che ancora oggi, a duecento anni di distanza meraviglia per quanto si è conservato. Il giardino inglese a Caserta
Ma come legò Graefer il suo nome a quello della Ducea? C’entra sempre la famiglia Hamilton (3) (4). Fra i molteplici e frenetici interessi culturali di Lord William, infatti, c’era anche la passione per il giardino informale, romantico, paesaggistico, di tipo appunto inglese. Non avendo, però, la possibilità di avere un giardino tutto suo disegnato secondo lo stile di W. Kent, pittore e botanico, riuscì comunque a dare sfogo alla sua passione a Napoli. Gli fu sufficiente convincere i reali di Napoli ed in particolare la Regina Maria Carolina, che così poteva emulare la sorella Maria Antonietta, regina di Francia, a realizzare un giardino inglese nel parco della reggia di Caserta. Per avere a sua disposizione nell’impresa un esperto di grande spessore si rivolse per la ricerca a Lord Joseph Banks, presidente della Royal Society cioè dell’accademia scientifica più importante d’Europa, botanico di indiscussa autorità, che aveva partecipato alla spedizione del Cap. Cook dal 1768 al 1771 con la nave Endeavour in Nuova Zelanda, Australia e Tahiti e che aveva inviato poi il Bounty a Tahiti. Banks suggerì ad Hamilton di fare assumere alle dipendenze dei Reali di Napoli appunto J. Andrew Graefer, che giunge a Napoli il 3 aprile 1786 solo con i suoi tre figli Giovanni, Carlo e Giorgio, essendo rimasto vedovo da poco. Graefer era all’epoca dipendente dei vivaisti inglesi Thompson e Gordon ed era noto per avere introdotto in Inghilterra alcune piante esotiche provenienti dal Giappone. La sua frenetica attività e la non comune competenza furono decisive per il giardino inglese alla cui realizzazione partecipò anche il Vanvitelli. Durante la fase cruciale dei lavori su un’area di circa 50 acri erano alle dipendenza di Graefer 80 uomini mentre altri 500 erano impiegati per la costruzione dei muri di cinta. I lavori in pratica si protrarranno sino al 1798 e porteranno alla realizzazione di prati, ruscelli, boschetti, alla sistemazione di reperti archeologici in un quadro naturale ed all’impianto di una “aperia” e di un orto botanico, che ancora molti anni dopo la fine della monarchia borbonica vendeva piante e sementi. Particolare successo fu ritenuto l’attecchimento e la rapida crescita di un albero di Canfora. Furono messe a dimora piante autoctone prelevate da Graefer a Capri, Ischia e nei dintorni di Napoli fino a Salerno e Vietri e piante esotiche come camelie e gardenie provenienti da Cina e Giappone nonché essenze introdotte in Europa da Banks direttamente da Australia e Nuova Zelanda. I costi furono enormi. Basti pensare che per l’acquisizione dei terreni non già pertinenti alla Reggia fu necessario spendere circa 27.000 ducati. I risultati malgrado l’ondeggiante interesse dei reali, che quasi si alternavano nell’innamorarsi e disinteressarsi del giardino, la penuria di fondi, le gelosie dei giardinieri locali e le vicissitudini storiche furono un’aureola per le capacità e la volontà di Graefer, doti di cui si rese conto anche Goethe, e per l’attivismo di Hamilton. La vita a Caserta
La vita di Graefer a Caserta non fu tuttavia sempre tranquilla, turbata soprattutto da difficoltà economiche a seguito di truffe subite. E’ vero, peraltro, che coronò il suo sogno d’amore sposando il 19 dicembre 1791 Elizabeth Dodsworth, inglese di Chester, conosciuta a casa degli Hamilton, dove era ospite in quanto amica della madre di Lady Emma. Al suo matrimonio seguì la nascita di due bambini. Il primo, chiamato Ferdinando in onore del Re che gli fu padrino, morì giorni dopo la nascita. Flora Fraser (5) ci ricorda che per la nascita del bambino Elisa ricevette dal re in dono un orologio d’oro con perle, dodici candelieri d’argento ed un servizio da tè pure di argento. La coppia fu poi rallegrata dalla nascita, il 15 ottobre 1794, di una bambina, alla quale fu dato il nome di Maria Carolina in onore della Regina (4). Gli avvenimenti politici del regno del 1798 posero fine alla avventura di Graefer nella realizzazione del giardino inglese. Lo ritroviamo, infatti, con la moglie Elisa e la figlia Maria Carolina in fuga in Sicilia, al seguito della famiglia reale e degli Hamilton. A seguire la vita del giardino rimasero i tre figli maschi, che lasciarono la loro discendenza a Caserta, dove ancora oggi è possibile vedere al cimitero la cappella gentilizia Graefer-Michitto. A Palermo J. A. Graefer alloggiò con la sua famiglia a palazzo Palagonia insieme agli Hamilton ed allo stesso Horatio Nelson. Al seguito di Nelson, duca di Bronte
Nell’agosto del 1799 l’Ammiraglio, “salvatore del Regno”, fu creato da Ferdinando IV a Palermo Duca di Bronte. Graefer era disoccupato e praticamente impossibilitato a garantire il mantenimento della propria famiglia. Come dice Carlo Knight (4) “qualche goccia d’oro era caduta anche sul povero Graefer”, quando fu assunto da Nelson come proprio procuratore per il Ducato e spedito a Bronte con uno stipendio annuo di 200 sterline per lui e di 50 sterline per la moglie. Graefer si trasferì a Bronte con la famiglia per prendere possesso del ducato e cominciare a tentare di garantire al nuovo padrone la rendita di diciottomila ducati annui. Benedetto Radice (6) ci ricorda che a Bronte fu subito capace di fare capire ai brontesi con le sue iniziative che il nuovo padrone dello Stato, a differenza dell’Ospedale Grande e Nuovo di Palermo, era deciso a difendere e fare valere i propri interessi. E deve avere avuto una tale determinazione da costringere Horatio Nelson a scrivere il 2 giugno 1800 al primo ministro del Re delle Due Sicilie, J. Acton, in risposta alle lamentele e resistenze dei brontesi (2, vol. IV). Scrive l’Ammiraglio: “Signore, il mio intendimento a Bronte è di fare felice la gente senza opprimerla ed arricchendo il paese per mezzo del miglioramento dell’agricoltura. Per questo motivo ho scelto Mr. Graefer come la persona più opportuna per fare da amministratore in quanto la sua onestà è impeccabile e la sua abilità come esperto di agricoltura indiscutibile; malgrado ciò è evidente che ci sono delle persone che desiderano per qualche ragione sminuire il magnifico dono fattomi dal re e anche rendere gli abitanti del paese più poveri di quello che erano prima che la proprietà venisse in mio possesso….(omissis). E’ possibile che io possa firmare impropriamente dei documenti, data la mia scarsa conoscenza della lingua italiana, (Dio non lo voglia!), se la persona in cui ho riposto la mia totale fiducia me li sottoponesse….(omissis). Queste sono in breve le lettere di Mr. Graefer. Pertanto richiedo a Sua Maestà, come suggeritomi, di: - Primo, che la fattoria ‘Fragila’ deve essere inclusa nel Diploma; - Secondo, un Biglietto Reale deve essere emesso per annullare i contratti dei feudi di S. Andrea e Porticello. Vi spedisco, Eccellenza, copie ed estratti delle lettere di Mr. Graefer, che provano la sua onestà ed integrità. Nell’aiutarmi ad aggiustare queste situazioni, si aggiungerà una ulteriore obbligazione nei riguardi di vostra Eccellenza del vostro obbediente ed obbligato, Bronte Nelson of the Nile.”
Bibliografia [1] T. Coleman, “Nelson”. Mondadori 2003. [2] H. N. Nicholas, “The dispatches and letters of Vice Admiral Lord Viscount Nelson”. Vol. III e IV. Henry Colburn Publisher, London 1845. [3] C. Knight, “Hamilton a Napoli”. Electa, Napoli, 2003. [4] C. Knight ,“Il Giardino Inglese di Caserta. Un’avventura settecentesca”, Napoli, 1986. [5] F. Fraser, “Lady Emma”, Mondadori, 2001. [6] B. Radice, “Memorie Storiche di Bronte” Ed. Banca Mutua Popolare di Bronte, 1984.
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