La elliot a Maniace di Raffaella Valenti A questo punto è bene chiarire i dubbi e le opinioni controverse riguardo alla presenza di Frances Elliot in Sicilia e alla collocazione storico-temporale del suo viaggio, con particolare riferimento alla sua visita alla famiglia Bridport a Maniace. A tal proposito, sarebbe opportuno ricordare che pochi viaggiatori avevano oltrepassato lo Stretto di Messina nell’Ottocento e solamente alcuni di loro avevano visitato l’entroterra siciliano; la presenza dei briganti e la mancanza di strade carrozzabili, infatti, erano ovvii motivi per scegliere di visitare la costa. Tuttavia, la brillante scrittrice inglese, all’età di 58 anni decide di seguire un itinerario insolito e dopo aver visitato Messina e Taormina parte per raggiungere l’amico Alexander Nelson Hood, a Maniace. E’ un giovedì del mese di marzo 1878, le strade sono innevate e il tragitto da Giardini a Maniace, in carrozza, è lungo (10 ore su per l’Etna tra sentieri ricoperti di nera lava). Sono state proprio le difficoltà del viaggio a far pensare ad una finzione letteraria ma i documenti ritrovati, le lettere autografe, le testimonianze di giornalisti e le descrizioni reali e umane di Frances Elliot all’interno del Diary of an idle woman in Sicily confermano che il viaggio è reale. Il Duca, Alexander Nelson Hood, il quale era solito annotare fatti ed eventi relativi alla Ducea così scrive: «Mrs Frances Elliot, the authoress of many books of travel, among other the ‘Idle Woman in Sicily’, and a friend of childhood of my mother (…) was here in 1878.» Anche il giornalista Paolo Lioy nel suo articolo “Nelle Isole” ne attesta la presenza: «Goethe vi arrivava in Aprile, ma era in inverno che Frances Elliot, la brillante scrittrice inglese, visitava a palmo a palmo la Trinacria, riportandone tanto entusiasmo.» Ed ancora Lioy ricorda quanto il brigantaggio fosse diffuso e quanto poche fossero le possibilità di trovare un alloggio sicuro: «Goethe in un’osteria di Castrogiovanni trovò scritto col carbone da un inglese: Viandante se vai a Catania guardati dall’entrare nell’albergo del Leòn d’Oro; meglio cadere in balia dei Ciclopi o sprofondare nei baratri tra Scilla e Cariddi”. ... Frances Elliot benché viaggiasse in Sicilia pochi anni or sono, riportò di parecchi alberghi dell’Isola (dove ne ha trovati) non meno tristi ricordi; veramente venne in momenti infausti quali il brigantaggio non era vinto; se non trovò l’Albergo del Leòn d’Oro, trovò il brigante Leone.» Nonostante le numerose difficoltà la scrittrice compie questo viaggio ed insieme alla cameriera Furiosa parte per raggiungere il suo caro amico Alec a Maniace. E’ facile intuire che Mrs Elliot nutriva per il Duca più di un sincero affetto. Nei giorni trascorsi a Maniace infatti non lo perde mai di vista e tramite lei lo conosciamo nell’intimità familiare e conosciamo le sue doti nel gestire la Ducea e nell’affrontare i problemi di ogni giorno. L’impulsiva e vulnerabile viaggiatrice deve spesso frenare i suoi slanci emotivi quando fa dei commenti sul Duca secondo quanto si evince dalle sue annotazioni.. Intrepida e sensibile si lascia sedurre dalla bellezza primitiva e selvaggia dei luoghi e non può non parlare dell’Etna. Nuove emozioni si risvegliano in lei quando contempla il paesaggio dominato dal Vulcano perché come lei stessa sostiene “nowhere is it so stupendous” come a Maniace. Rimane entusiasta del suo viaggio a tal punto che ci fa riscoprire l’incanto del viaggiare. Vulcanica, temeraria e ribelle trova in questo viaggio un limite da varcare ed una sfida da compiere in un’epoca in cui alla donna era riconosciuto il solo ruolo di madre e moglie. La sua voglia di libertà e di esotismo ben si sposa con il fascino della nostra terra. La saggezza e la compostezza – che si esigevano dalla donna vittoriana – probabilmente l’avrebbero distolta dall’intraprendere un viaggio che nell’immaginario collettivo era azzardato. La nostra viaggiatrice non si sofferma solamente sulle bellezze del paesaggio; non le interessa restituirci l’immagine di una nobildonna insensibile alle normali passioni che regolano la vita di ogni uomo e per questo non cela la sua paura per le alte vette, non nasconde di avere i capelli scompigliati dal vento e il viso arrossato e non reputa per nulla sconveniente parlare della povertà che legge negli occhi tristi dei contadini e soprattutto dei bambini. I riferimenti costanti ad elementi forse banali e il riferimento costante a toponimi, al contrario, confermano ancor di più che il suo viaggio è reale. Un breve accenno sulla vita e attività letteraria è necessario per conoscere meglio la stravagante e bizzarra idle woman. Frances Dickinson Elliot Minto nasce nel Somerset nel 1820. Non era una donna particolarmente bella ma la sua posizione di ricca ereditiera costituì un’attrazione per molti uomini. All’età di 18 anni, nel 1838, sposa lo squattrinato luogotenente scozzese John Edward Geils. Dal matrimonio, destinato a fallire, nascono quattro figlie. Nel 1845 si separa dal marito e ritorna in Inghilterra. Inizia lo scandaloso processo per il divorzio; lo stesso giudice dichiara: “Non posso sentire altro. Sono disgustato…”. Frances aveva accusato il marito di violenza nei suoi confronti e di adulterio. Le figlie furono affidate al marito e Frances inizia a viaggiare per l’Europa. Conosce Wilkie Collins e Charles Dickens e si dedica al giornalismo. Scrive per la Bentley’s Miscellany, per il New Monthly Magazine. Charles Dickens diventa presto un suo intimo amico; ne conosce le debolezze e lo spirito ribelle e cerca di essere discreto sulla sua vita sentimentale. Nel 1863, infatti, Frances sposa il reverendo Gilbert Elliot il quale sembrava essere a conoscenza delle sue avventure sentimentali e del divorzio ma nel certificato di matrimonio le si riconosce la condizione di “single”. Dickens chiede agli amici di mantenere il riserbo sulla vicenda sebbene avesse già intuito che il matrimonio era destinato a fallire e che alla scrittrice interessava solamente mantenere integra la sua dignità e situazione economica. Anche in questo caso, tra ricatti e compromessi Frances si libera del legame matrimoniale e ritrova un nuovo fervore. Si trasferisce a Roma e trascorre parecchio tempo a Siena presso la famiglia Chigi. Una delle figlie, Frances Clotilde, era andata in sposa al marchese Senatore Bonaventura Chigi Zondadari. La scrittrice scandalizzava anche il genero che si vergognava un po’ del carattere bizzarro ed estroverso della suocera. La sua vitalità, la sua esuberanza non l’abbandonarono negli anni. Era sempre occupata e gentile. Chi usciva con lei non sapeva dove si sarebbe ritrovato alla fine della serata. Muore all’età di 78 anni a Siena, durante i festeggiamenti per le nozze della nipote Margherita. I giornali senesi la ricordarono come nobildonna dedita alla famiglia, all’assistenza dei miseri e all’esercizio delle Arti belle. Raffaella Valenti Settembre 2006 RAFFAELLA VALENTI è nata a Bronte nel 1978. Si è laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Catania, con una tesi proprio sulla Elliot dal titolo “Una bizzarra viaggiatrice in Sicilia nel 1878” nella quale ripercorre il viaggio di Frances Elliot ed in particolare i giorni trascorsi presso la Ducea dei Nelson in compagnia del V Duca, Alexander Nelson Hood. Dotata di spirito di iniziativa, creatività, e buona capacità di adeguarsi negli ambienti multiculturali, ha svolto anche attività di marketing turistico multimediale, accompagnatrice turistica e di hostess per convegni ed eventi fieristici.
Ultimamente si è occupata della trascrizione e traduzione di lettere autografe inviate al Duca da ben noti letterati e artisti a lui contemporanei, collaborando, in occasione del Simposio Letterario in memoria di William Sharp, con alcune traduzioni ed in qualità di relatore sul viaggio della Elliot a Maniace. |