come uno di quello che lo portò in Chiesa lo raportò in Bronte, Avante di 2 Prete allora, e vuoi non sapete niente! Signore io non so niente e non mi metto nell'Affare del mio Signore Padrone, nè ora, è nè mai, ma se l’iscere lo sa mi leva la Messa, e chiude la Chiesa, rispose io Signore è inutile di dire questo a me non so niente, io so che hanno levato la pancia di quel muro, ma l'hanno messo più dentro del muro, queste brutti gente sempre che parlano molto di tutto, non sanno tienere una cosa iInsegreta nel suo Cuore, perché hanno il suo Cuore come una fila di paglia che casca atterra, brutti gente. Eccellenza lei domanda al Sign. Cappellano chi lo detto questo, il Signor Cappellano lo sa chi lo detto. Dell'Eccellenza Vostra umilissimo divotissimo Servitore G. Meli E spero di avere un Bellissimo Viaggio nel Canale di Malta, tutta la famiglia. La lettera, confusa e sgrammaticata, si riferisce al colloquio con il Cappellano della Chiesa di Maniace, Sac. Francesco Gatto[6], che intende assicurarsi il silenzio del Meli sul trasporto in Chiesa di una cassa (contenente dei resti umani, ndr), rinvenuta nella Stanza del Campiere (Corpo di Guardia, vedi Fig. 2, ndr), angustiato perché il fatto, che doveva rimanere segreto, era già noto a Bronte e rischiava di fargli perdere l’incarico e lo stipendio per la celebrazione della Messa a Maniace. Certo il nome di Graefer non compare nel testo, dove neanche si accenna a resti umani, mentre sul retro del foglio si legge, scritto a mano del Duca, l’oggetto della lettera[7]: “The Chaplain and her interview of Mr Greffer’s remaines on the Church”. Ciò significa che il Duchino o il Milordino Alexander a quando legge la lettera ne conosce bene il contenuto e dato che a Maniace nulla avveniva senza suo ordine, può dedursi che era stato proprio lui a disporre la traslazione della cassa dal muro, dove faceva “pancia”, in Chiesa, pretendendo riservatezza sulla operazione. Non sappiamo se sulla cassa era riportato il nome del defunto oppure se la sua attribuzione a Graefer fu resa possibile da qualche Documento in possesso dei Nelson Hood, come il manoscritto conservato nell’APN e intitolato Explanation of The Plan of The House of Maniaci[8], risalente probabilmente, come vedremo più in avanti, al 1817, e che è anche citato dal Duca nelle sue memorie[9] come legenda di una planimetria dell’Abbazia preparata per il II° Duca William Nelson e sfortunatamente andata smarrita. Nel documento si legge con chiaro riferimento al Corpo di Guardia: “f- room formarly part of a small house belonging to the Basilians afterwards converted by Graffer into a room for the Campieri. His Body was disinterred and removed into this room and his tomb built over it”. Senza perderci nelle varie interpretazioni della traduzione letterale il senso del testo è: la “stanza” risale al tempo dei basiliani; nel progetto di Graefer fu destinata a Corpo di Guardia; Graefer vi fu sepolto (probabilmente per la impraticabilità della Chiesa testimoniata dallo stesso Documento, ndr); anni dopo il cadavere, dissotterrato ed esumato, fu riposto nella stessa stanza, ma non più a terra. Quando Giuseppe Meli scrive al Duca, siamo alla metà del periodo (grossomodo anni 1875-1895) delle importanti trasformazioni del Castello, tese a renderlo funzionale sede della Amministrazione della Ducea e sempre più una comoda ed elegante dimora (“House”) degna del rango dei Duchi; trasformazioni che lo hanno portato all’impianto generale a grandi linee conservato (Fig. 2 e Fig. 3), sino al 1981, quando è stato venduto al Comune di Bronte. Il ritrovamento della cassa con i resti di Graefer avviene nel 1885 proprio in quel locale (“Stanza del Campiere”) a destra dell’ingresso, che sino al 1981 fu adibito a Corpo di Guardia, dove perennemente erano presenti i campieri in servizio di sorveglianza e controllo dell’accesso. J. A. Graefer fu il vero progettista della “Casa” di Maniace, della quale impostò l’architettura con l’esperienza ed il gusto acquisito durante gli anni trascorsi al lavoro nella Reggia di Caserta e certamente con l’equilibrio di sapersi adattare a quella che in definitiva era solo una casa di campagna anche se lussuosa residenza dei Duchi di Bronte. Egli non vide il suo progetto completamente realizzato, giacché visse a Maniace poco più di due anni(10), ma ebbe per avviarlo la fortuna della fiducia assoluta che immediatamente ripose in lui l’Ammiraglio Orazio Nelson. |